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Ritorna nell’edizione 2017, l’81a, della Fiera del Levante di Bari (9-17 settembre) il padiglione dedicato al turismo pugliese, organizzato dall’Agenzia regionale Pugliapromozione

Al suo interno venti  tavoli dove gli operatori  turistici pugliesi, che hanno risposto all’invito fatto dall’Agenzia sul DMS, potranno commercializzare i loro prodotti, naturalmente con offerte “speciale fiera”. Non solo; il pubblico della Fiera potrà fare un viaggio virtuale in Puglia grazie a dieci postazioni VR che offrono una scelta fra sei itinerari video : Daunia e Gargano, Puglia Imperiale, Bari e la costa, Valle d’Itria, Magna Grecia e Taranto e infine Salento. Nell’area convegni si alterneranno numerosi eventi aperti al pubblico e alla Stampa.  

Il giorno 11 settembre, dopo l’apertura del Polo Arte e Cultura, il Presidente  Michele Emilano e l’assessore Loredana Capone visiteranno con i giornalisti il padiglione del turismo. 

Il 12 settembre  alle 10.30 l’incontro Smart-in, i nuovi strumenti della regione Puglia per la valorizzazione del patrimonio culturale. A seguire alle 13.30 We are Creative in Puglia: diretta Skype da Monaco con l’artista pugliese Iacurci e la sua opera di arte da strada. Alle 4.30 l’ incontro sul tema “Il turismo russo in Puglia. Nuove opportunità di sviluppo” al quale partecipano l’Assessore Loredana Capone, il Vicepresidente di Aeroporti di Puglia Antonio Vasile, la responsabile marketing dell’Enit di Mosca, Irina Petrenko e Rocky Malaesta, esperto del mercato russo in Pugliapromozione.

il 13 settembre un incontro alle 12.30  su “L’offerta formativa dell’Università di Bari in ambito turistico” al quale partecipano il Magnifico Rettore, Antonio Felice Auricchio, l’Assessore Loredana Capone, il prof. Vito Roberto Santamato, Luca Scandale, Responsabile del Piano Puglia 365 ed Eleonora Giuliani, rappresentante degli studenti. 

Infine il 14 settembre ben due incontri di rilievo: alle 10.30 “Piano  strategico del turismo Puglia 365: a che punto siamo? Iniziative di destagionalizzazione” al quale partecipano il Presidente Michele Emiliano, l’Assessore Loredana Capone, il Direttore del Dipartimento Cultura e Turismo, Aldo Patruno e Luca Scandale, Responsabile del Piano strategico. Alle 15.00  la presentazione del Buy Puglia alle giovani start up innovative del turismo pugliese in collaborazione con Arti alla quale partecipano gli assessori Capone e Piemontese.

Sarà la Fiera della ripartenza. L'edizione numero 81 della Fiera del Levante di Bari guarda al futuro e fa il suo ingresso in una nuova era. Superata la crisi, quindi, così come ha ribadito stamattina durante la conferenza stampa di presentazione della Campionaria, la Commissaria, Antonella Bisceglia, che si è detta più che soddisfatta del lavoro fatto in questi anni da tutti coloro che hanno creduto nella ripartenza e hanno voluto restituire alla Fiera la dignità che merita. Una ripartenza confermata anche dai numeri “che – ha dichiarato la Bisceglia -  quest'anno ci rassicurano sulle scelte che sono state fatte”. Più di 400 espositori e due nuovi padiglioni rispetto allo scorso anno. “Il che ci dice – ha spiegato la commissaria - che il percorso di rinascita della Fiera del Levante è senz'altro in corso e che i nostri imprenditori locali soprattutto ci credono e investono nella Fiera del Levante. Speriamo – ha concluso - che anche i visitatori saranno numerosi e premieranno gli sforzi che tutti, istituzioni comprese, abbiamo fatto per raggiungere questi risultati”.

Per il presidente della Camera di Commercio di Bari, Alessandro Ambrosi, che ha aperto la conferenza stampa, quella di quest'anno è "una delle più belle edizioni degli ultimi anni".  Una edizione che comincia con molte più certezze e fiducia nel futuro rispetto allo scorso anno, grazie alla concretizzazione della partnership con Bologna Fiere che lancerà l'ente barese in un circuito di fiere che funzionano. Un'alleanza importante e quanto mai strategica quella con Bologna Fiere se è vero che, come ha ricordato Ambrosi leggendo i dati nazionali di Unioncamere, "in Italia sono 4 milioni e 200 mila metri quadrati la superficie espositiva delle Fiere, 200 le manifestazioni, 22 milioni i visitatori. Ma c'è un dato - ha sottolineato - molto significativo: il 50% delle esportazioni in Italia nasce dalla partecipazione alle Fiere. Il 75% delle imprese vede nella Fiera uno strumento importante di sviluppo". Le Fiere dunque sono uno strumento per nuovi servizi e per contattare nuovi clienti. Sono state queste, infatti, le motivazioni che hanno portato la camera di Commercio a cercare un partner affidabile. "Oggi siamo pronti - ha concluso Ambrosi- a prendere il testimone del percorso che la Fiera del Levante ha avviato cinque anni fa. Oggi è sotto gli occhi di tutti il recupero di attrattività della Fiera ed io sono certo che la collaborazione tra pubblico e privato riporterà l'ente ad avere il ruolo che merita".

Una Fiera che riparte con tante novità. “Ce ne sono davvero molte – ha detto la Bisceglia - e faccio fatica a selezionarne qualcuna. Sicuramente – ha sottolineato - vale la pena ricordare l'intensissimo programma di intrattenimento culturale e artistico realizzato con il Polo della Arti e della Cultura, perché questo rappresenta anche il racconto di quello che la Fiera sarà in futuro grazie all'investimento di Regione Puglia e Comune di Bari”. Tra le altre novità il padiglione di slow food, che per la prima volta ha deciso di investire nella Fiera del Levante con le sue eccellenze alimentari, l'anteprima mondiale del prototipo della L7 realizzato da Tua Autowork, la presenza di Edilportale e il padiglione della Domotica.

E la Fiera è anche “Casa della Partecipazione dei Pugliesi”. Il padiglione della Regione Puglia, infatti come ha annunciato il presidente Michele Emiliano, diventerà un luogo permanente, una casa per la Legge sulla Partecipazione, approvata dalla Regione, “un luogo specifico – ha spiegato Emiliano - nel quale tutti i sindaci, le associazioni, i cittadini, partiti politici avranno la possibilità di applicare le regole previste dalla legge, perché da oggi i pugliesi non subiscono le decisioni dei politici, della democrazia rappresentativa senza di loro.

La Puglia – ha sottolineato - nella Fiera che è simbolo di libertà diventa la Casa della Costruzione della libertà consapevole dei pugliesi. Ma Emiliano ha anche ribadito che “questa è l'edizione in cui abbiamo iniziato a crescere. Abbiamo capito che siamo di nuovo la Fiera del Levante. Con gli amici bolognesi- ha concluso - inizia un percorso tutto da verificare che non significa consegnare a loro la Fiera, ma inserirla in un circuito delle Fiere che funzionano e sono poche”.

Una Fiera di ripartenza e di certezze, che per il sindaco di Bari, Antonio Decaro, che ha parlato di fiducia nel futuro della Campionaria, significa aver vinto contro tutti coloro che hanno pensato che “forse quest'anno non avremmo inaugurato la Fiera del Levante. Invece – ha spiegato il primo cittadino - la determinazione delle istituzioni, dei dipendenti dell'Ente e dei baresi, ha permesso non solo di aprire questa Campionaria, ma di guardare con più fiducia al futuro di questa Fiera, di accettare questa sfida insieme alla Fiera di Bologna, alla Camera di Commercio che rilancerà non solo la Campionaria, ma anche le Fiere specializzate e poi contemporaneamente, grazie al rapporto con la Regione, quest'area diventerà un'area a vocazione sportiva e culturale”.

 

“Così si uccide il Meridione”, “Non svendiamo i nostri marchi storici”, “#stopCETA per salvare il Made in Italy”, sono gli slogan delle centinaia di agricoltori pugliesi, allevatori, oltre a consumatori, sindacalisti, ambientalisti, rappresentanti della società civile e cittadini, scesi in Piazza Montecitorio a Roma per fermare il trattato di libero scambio con il Canada, che per la prima volta nella storia dell’Unione Europea accorda a livello internazionale il via libera alle imitazioni dei nostri prodotti più tipici e spalanca le porte all’invasione di grano duro e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero.

L’iniziativa è della Coldiretti, insieme a un'inedita e importante alleanza con altre organizzazioni (Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch), che chiede di procedere senza fretta ad una discussione approfondita in Parlamento, prima di assumere una decisione di ratifica che porterebbe ad un'indiscriminata liberalizzazione e deregolamentazione degli scambi con una vera e propria svendita del Made in Italy. In piazza anche moltissimi gonfaloni dei Comuni pugliesi che hanno aderito alla mobilitazione.

Con la prospettiva dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada sono aumentati del 15% gli sbarchi di grano duro del Paese nordamericano nei primi due mesi del 2017, con manovre speculative che stanno provocando la scomparsa della coltivazione in Italia e il crocevia continua ad essere proprio il porto di Bari. Un Trattato che – denuncia la Coldiretti - spalanca le porte all’invasione dal paese nordamericano di grano, una delle produzioni simbolo della Puglia e che prevede anche il via libera all’importazione a dazio zero per circa 75.000 tonnellate di carni suine e 50.000 tonnellate di carne di manzo dal Canada, dove vengono utilizzati ormoni per l’accrescimento, vietati in Italia.

“Si continua a nascondere ai consumatori che un pacco di pasta su cinque prodotto in Italia è fatto con grano coltivato in Canada– denuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – perchè già lo scorso anno è arrivato in Italia oltre un milione di tonnellate di grano dal Canada, dove viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato che è, però, vietato in Italia perché ritenuto cancerogeno e. Le importazioni rischiano di essere favorite dall'approvazione dell’accordo CETA tra Unione Europea e Canada, primo esportatore di grano duro in Italia. Dobbiamo fare in modo che il Parlamento italiano, assurdamente e stranamente prima tra tutti i Paese Ue a volersi esprimere, non ratifichi l’accordo CETA tra UE e Canada che comporterebbe l’invasione di grano estero con l’azzeramento strutturale dei dazi, a prescindere dall’andamento di mercato. Importare grano proprio quando in Puglia gli agricoltori stanno trebbiando è un atto di violenta e inaccettabile turbativa commerciale”.

Oggi, con le quotazioni del grano a 24 centesimi al chilo -  denuncia la Coldiretti – gli agricoltori italiani ne devono vendere più di 4 chili per poter acquistare un caffè. Circa la metà del grano importato dall’Italia arriva, infatti, proprio dal paese nordamericano dove – continua la Coldiretti - le lobby in vista dell’accordo CETA sono già al lavoro contro l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per la pasta previsto per decreto e trasmesso all’Unione Europea, trovando purtroppo terreno fertile anche in Italia.

”Particolarmente grave e insidioso il principio di equivalenza delle misure sanitarie e fitosanitarie – incalza il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - che consentirebbe di vendere prodotti canadesi in Italia, evitando nuovi controlli, perché grano e carne sarebbero ritenuti equivalenti a quelli italiani. In Canada, però, sono usate 99 sostanze attive vietate nell’UE. Gran parte di queste sono molecole risalenti agli anni ’70, vietate nell’UE da circa 20 anni. Tra queste ci sono l’acefato, il carbaryl, il carbendazim, il fenbutatin oxide,  il paraquat, l’acido solforico per i quali, oltre all’elevata tossicità riscontrata,  sono comprovati o comunque non sono esclusi effetti neurotossici, cancerogeni, effetti sulla mutagenesi, sulla riproduzione e, più in generale, sugli ecosistemi. Alcune sostanze attive che sono impiegate nell’UE sotto controllo, come il glifosate ed i neonicotinoidi, non sono soggette in Canada ad alcuna limitazione. In Canada, inoltre, è consentito l’uso della streptomicina usata per la lotta alle batteriosi delle colture, mentre in Italia l’uso di antibiotici in agricoltura è vietato sin dal 1971”.

Le massicce importazioni di grano dal Canda hanno provocato la decimazione delle semine di grano con un crollo del 7,3% per un totale di 100mila ettari coltivati in meno che peseranno sulla produzione di vera pasta italiana nel 2017, oltre che sull’ambiente, sull’economia e sul lavoro delle aree interne. La situazione drammatica è determinata dal crollo dei prezzi pagati agli agricoltori che nella campagna 2016 si sono praticamente dimezzati per effetto delle speculazioni e della concorrenza sleale, tanto che oggi con 5 chili di grano non è possibile neanche acquistare un caffe.

Per denunciarne i rischi gli agricoltori della Coldiretti hanno distribuito sacchetti di grano canadese con la scritta “"No al grano canadese con glifosate in preraccolta vietato in Italia". Tale sostanza chimica è stata vietata in pre raccolta in Italia dal 22 agosto 2016, con l’entrata in vigore del decreto del Ministero della Salute, perché accusata di essere cancerogena. Un pericolo quindi anche per i consumatori visto che i cereali stranieri risultati irregolari per il contenuto di pesticidi sono praticamente il triplo di quelli nazionali, a conferma della maggiore qualità e sicurezza del Made in Italy, sulla base del rapporto sul controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti divulgato l’8 giugno 2017 dal Ministero della Salute. I campioni con un contenuto fuori legge di pesticidi - conclude la Coldiretti – sono pari allo 0,8% nel caso di cereali stranieri mentre la percentuale scende ad appena lo 0,3% nel caso di quelli di produzione nazionale.

In assenza dell’etichetta di origine non è possibile - sottolinea la Coldiretti -  conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma si impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionali e, con esse, il lavoro e l’economia nazionali. L’81% dei consumatori italiani - continua la Coldiretti - ritiene che la mancanza di etichettatura di origine nella pasta possa essere ingannevole secondo la consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal Ministero delle Politiche Agricole. 

 

Si dovranno incolonnare ben 1600 autoarticolati per svuotare completamente la nave carica di 50mila tonnellate di grano che da Vancouver ha impiegato oltre 40 giorni per raggiungere il porto di Bari. Per questo è scoppiata la #guerradelgrano organizzata da Coldiretti Puglia contro le importazioni continue e incontrollate di grano estero, proprio alla vigilia dall’avvio della raccolta di grano pugliese.

Le staffette, partite dall’uscita del porto ‘Varco della Vittoria’, hanno seguito i primi camion carichi di grano estero che hanno raggiunto due stabilimenti a Melfi e a Corato.

“E’ necessario accelerare l’iter di entrata in vigore della legge sull’etichettatura obbligatoria del grano usato per fare la pasta – spiega il Presidente di Coldiretti puglia, Gianni Cantele – che risponde alle richieste di 8 italiani su 10 che la ritengono necessaria per smascherare l’inganno del prodotto straniero spacciato per italiano in una situazione in cui un pacco di penne e spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che si sappia. Il “grano giramondo” ha contribuito a far crollare del 48% i prezzi del grano pugliese che continua così ad essere colpito da una speculazione da 145 milioni di euro. A tanto ammontano le perdite subite dagli agricoltori del ‘granaio d’Italia’ per il crollo dei prezzi rispetto allo scorso anno, senza alcun beneficio per i consumatori”. 

Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy mentre - denuncia la Coldiretti - dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%.

“In altre parole un pacco di pasta su cinque – denuncia Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia - prodotto in Italia è fatto con grano coltivato in Canada, dove viene fatto un uso intensivo del glifosate proprio nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato. Le importazioni di grano dal Canada rischiano di essere favorite dall'approvazione dell’accordo CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) tra Unione Europea e Canada, primo esportatore di grano duro in Italia. Un accordo che dovrà essere ratificato dal Parlamento nazionale e contro il quale la Coldiretti è pronta a scatenare una mobilitazione senza precedenti per scongiurare l’azzeramento strutturale dei dazi indipendentemente dagli andamenti di mercato. In Canada sono usate 99 sostanze attive vietate nell’UE e gran parte di queste sono molecole risalenti agli anni ’70 vietate nell’UE da circa 20 anni.  

L’Italia è il principale produttore europeo di grano duro, destinato alla pasta, che assume un’importanza rilevante data l’elevata superficie coltivata, pari a circa 1,3 milioni di ettari per oltre 4,8 milioni di tonnellate di produzione che si concentra nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano il 42% della produzione nazionale.

Riparte la guerra del grano, per il crollo dei prezzi del 48% che dal dicembre 2014 al febbraio 2017 sono passati da 38,25 euro al quintale a 19,97 euro al quintale e i continui sbarchi di navi cariche di prodotto proveniente dall’estero, a partire proprio dal Canada.

“Il granaio d’Italia non è più il tavoliere delle Puglia, piuttosto il porto di Bari – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti, in assemblea ad Altamura – dove, fino a domenica 9 aprile, saranno 5 le navi all’ormeggio, di cui 2 dall’Ucraina, 1 da Malta, 1 dalla Franca e 1 dal Canada, per un totale di grano scaricato di 66.654 tonnellate. Questo scenario a tinte fosche rischia di essere favorita dall'approvazione da parte dell'Europarlamento del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada che rappresenta il primo esportatore di grano duro in Italia. L’accordo tra UE e CANADA prevede l’azzeramento strutturale e totale dei dazi sul grano duro, il prodotto canadese più importato in Italia, e la Puglia rischia di risultare gravemente danneggiata se non ci sarà la ratifica e l’entrata in vigore dell’etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta”.

L'Ue è per il Canada il secondo partner commerciale dopo gli Usa e rappresenta quasi il 10% del suo commercio estero. Un rapporto impari, visto che per l'Europa il Canada è dodicesimo nella classifica dei rapporti commerciali. L’accordo dovrà essere ratificato dal Parlamento nazionale contro il quale - precisa Coldiretti Puglia - rischia di scatenarsi una nuova guerra del grano per tutelare la produzione pugliese pari a 12.733.110 quintali e un territorio che ha 352.000 ettari di terreni coltivati a grano duro, oltre agli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy.

Lo schema di decreto, frutto della battaglia del grano lanciata da Coldiretti e condiviso dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, è stato inviato alla Commissione Europea a Bruxelles e si attende il responso UE.

“Da qui la necessità di accelerare l’iter di entrata in vigore della legge sull’etichettatura obbligatoria del grano usato per fare la pasta – aggiunge Corsetti – che risponde alle richieste di 8 italiani su 10 che la ritengono necessaria per smascherare l’inganno del prodotto straniero spacciato per italiano in una situazione in cui un pacco di penne e spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che si sappia. Il “grano giramondo” ha contribuito a far crollare del 48% i prezzi del grano pugliese che continua così ad essere colpito da una speculazione da 145 milioni di euro che sono le perdite subite dagli agricoltori del ‘granaio d’Italia’ per il crollo dei prezzi rispetto allo scorso anno, senza alcun beneficio per i consumatori”.  

“Si tratta di un crack senza precedenti – incalza il Direttore di Coldiretti Bari, Marino Pilati - con i compensi degli agricoltori che sono tornati ai livelli di 30 anni fa, a causa delle manovre di chi fa acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da "spacciare" come pasta o pane Made in Italy, per la mancanza dell'obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato. Sono quadruplicate le importazioni (+315%) dall’Ucraina che è diventato nel 2016 il terzo fornitore di grano tenero per la produzione di pane, mentre per il grano duro da pasta il primato spetta al Canada che ha aumentato del 4% le spedizioni.

Fare pasta con grano 100% italiano si può, come ampiamente testimoniato dalla rapida proliferazione di marchi che garantiscono l’origine italiana del grano impiegato al 100%. L’accordo per garantire la produzione di pasta al 100% italiana venduta con marchio Voiello è un importante contributo per salvare il grano italiano, un percorso che è iniziato nei primi anni della crisi sotto la spinta dell’iniziativa del progetto di FDAI (Filiera degli Agricoltori Italiani) che si è esteso ad alcune etichette della grande distribuzione da Coop Italia a Iper, ai marchi più prestigiosi quali Ghigi, Valle del grano Jolly Sgambaro, Granoro, Armando, fino all’annuncio dello storico marchio napoletano “Voiello”, che fa capo al Gruppo Barilla, che ora vende solo pasta fatta da grano italiano al 100% di varietà “aureo”, all'ultimo accordo di filiera sottoscritto dalla Divella.  

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