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Banca Mps porta a Reggio Calabria il “Festival della Cultura Creativa 2015”, la manifestazione promossa dalle banche e coordinata dall’ABI. L’iniziativa, sostenuta per il secondo anno consecutivo da Banca Monte dei Paschi di Siena, si tiene nella settimana dal 16 al 22 marzo sull’intero territorio nazionale e vede la realizzazione di una serie di progetti orientati alla creatività, alla sensibilizzazione delle capacità espressive e all’esperienza diretta dei laboratori, mirando a rendere la Banca un soggetto attivo al fianco della società civile, ma soprattutto un catalizzatore di cultura e creatività sul territorio. Tutto ciò con i giovanissimi al centro, per avvicinare bambini e ragazzi dai 6 ai 13 anni alla scoperta della cultura. Filo conduttore di questa seconda edizione è il tema dei segni: “L’alfabeto del mondo. Leggiamo i segni intorno a noi e raccontiamo”, declinato da ciascuna realtà con strumenti diversi e da punti di vista differenti, alla luce delle proprie specificità e di quelle del territorio di appartenenza.

A Roccella Ionica (RC) Banca Mps collabora con l’Associazione Don Milani Onlus per l’attivazione di un percorso multimediale e di animazione dedicato al “racconto” per far comprendere ai bambini il senso della narrazione, con i suoi elementi tipici, attraverso il coinvolgimento diretto nella storia. Nel progetto denominato “Miti ed emozioni” sono infatti i bambini stessi a mettersi in gioco, a raccontare dopo aver ascoltato le storie. Proprio come usava un tempo nella tradizione orale degli antenati, vengono recuperate due leggende dell’antica Locri Epizephirii, importante colonia della Magna Grecia, che fanno parte della cultura del territorio calabrese: il racconto di Persefone, figura mitologica greca, rapita dal dio Ade e diventata regina dell’oltretomba, di cui nella colonia di Locri era sviluppato il culto, e la storia di Zaleuco, legislatore dell'antica locride, il primo nella Magna Grecia a sviluppare un codice di leggi scritto. Al progetto, presentato oggi a Roccella Ionica, hanno partecipato circa 70 studenti dell’Istituto Scolastico Comprensivo cittadino.

Dopo il successo della prima edizione 2014 che ha visto 50 città coinvolte e più di 10.000 bambini e ragazzi cimentarsi con il tema del Museo Immaginario, Banca Mps conferma quindi il proprio appoggio al “Festival della Cultura Creativa”, perché scommettere sui giovani e sulla cultura significa scommettere sul futuro e promuovere lo sviluppo e la crescita di un’intera comunità, portatrice di valori e innovazione. Il programma del Festival vede quest’anno oltre ottanta iniziative dedicate ad arte, archeologia, musica, canto, lettura, teatro, robotica, nuove tecnologie, svolte in collaborazione con scuole e Associazioni del territorio.

Non tutto ciò che brilla è oro né tutto ciò che è marchiato Unione Europea è garanzia di qualità. In questi giorni si leggono molte dichiarazioni in cui monta la polemica e lo sdegno nei confronti del Consiglio comunale di Reggio Calabria reo di aver approvato una mozione che rifiuta gli ‘Standard Europei per l’Educazione Sessuale’, un documento stilato dall’ufficio regionale Europa dell’OMS e recepito dall’UE attraverso la relazione Estrela. Non una direttiva comunitaria dunque, né una normativa, ma un semplice documento in cui si tracciano delle linee guida per l’educazione sessuale proposte senza alcun vincolo ai Ministeri della Salute degli Stati europei. Ma che importa, se ce lo chiede l’Europa sarà sicuramente roba buona, anche se l’Europa ci chiede di mandare i nostri figli all’asilo per masturbarsi. Si perché i contenuti di questo documento sono totalmente incentrati su una iper-sessualizzazione dei minori sin dalla più tenera età, tanto da raccomandare di trasmettere informazioni sulla masturbazione ai bambini dai 0 ai 4 anni. Basta fare una ricerca su internet per appurare la verità di quanto qui affermato. C’è da chiedersi se davvero un genitore permetterebbe ad un insegnante di toccare il proprio bambino e non per pulirgli il culetto ma per eccitarlo sessualmente e fargli comprendere quali piaceri può dargli il proprio corpo. Ma dubito che queste teorie “educative” possano riscuotere grande successo, anche fra i neo-europeisti che in questi giorni si stanno sbracciando per additare come vergognosa e retrograda la corale delibera del Consiglio comunale reggino, così come dubito che gli stessi conoscano davvero il contenuto di questo documento. Non si pensi però che tali teorie non trovino già il consenso e l’applicazione negli asili italiani. È notizia di questi giorni, infatti, che ben 45 asili di Trieste praticano il “gioco del rispetto” in cui i bambini devono scoprirsi toccandosi reciprocamente i genitali. È questo è solo l’ultimo dei tanti casi che sempre più frequentemente vengono allo scoperto grazie alle denunce di genitori sdegnati.

Non entro nel merito scientifico di certe teorie che avranno anche la loro validità nonostante cozzino con gli studi di altre valide correnti psico-pedagogiche, ma delle opinioni e delle perplessità in merito posso sicuramente farle. Intanto, checché ne dica l’Europa, l’educazione dei figli è di dominio esclusivo delle famiglie, così come sancito sia dalla Costituzione italiana (art. 30) che dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (art. 26). Imporre qualsiasi teoria o metodo educativo è una grave violazione del sacrosanto diritto alla libertà educativa delle famiglie. Ma scendendo nello specifico di quanto proposto dall’OMS negli ‘Standard Europei per l’Educazione Sessuale’, mi sembra folle credere nella necessità di far conoscere il sesso a dei bambini i quali certamente preferiscono giochi più candidi e spensierati, come già la nostra esperienza ci suggerisce. Tra l’altro, una società che fortunatamente ancora si indigna alla pedofilia, come può poi avallare certi metodi come educativi? Sessualizzare il bambino precocemente sembra essere più una perversa volontà degli adulti che di fatto così violentano la psiche ingenua e fragile del bambino. Ma non solo. I sostenitori di questi metodi educativi sono convinti che così un bambino sin dalla tenera età imparerà il rispetto per se stesso e per il prossimo. Anche qui mi sembra tutto una grande sciocchezza, soprattutto se considero che in una società come la nostra, già fortemente sessualizzata, gli episodi di violenza, soprattutto nei confronti delle donne, sono in crescita e sempre più frequenti in fasce d’età giovanissime. Installare la convinzione sin da bambini che il corpo non sia altro che un oggetto del piacere, non produrrà invece un escalation di violenza sessuale? Ed ancora, una teoria estremamente individualista come questa, di fatto non annulla totalmente la figura ed il ruolo del genitore? Infine, davvero la masturbazione infantile è da considerarsi una conquista del progresso e della civiltà?

Consapevolmente o inconsapevolmente, tutte queste perplessità sono state in questi giorni tacciate di bigottismo. In realtà determinate questioni, troppo spesso disconosciute, banalizzate ed argomentate attraverso vuoti slogan ideologici, meritano approfondimenti più ampi in un clima di serenità e vera tolleranza. Noi abbiamo una responsabilità verso il futuro e questa responsabilità non si esercita usando i bambini per esperimenti sociali, ma consiste nel proteggerli, anche perché a me sembra di ricordare che era nel medioevo che i bambini venivano usati come cavie.

 

Giorgio Arconte – rappresentante circolo reggino LMPT Italia

La Manif Pour Tous Italia

“La Manif Pour Tous” è movimento apartitico ed aconfessionale che nasce per ribadire l’unicità della famiglia fondata sull’unione tra un uomo ed una donna, riconosciuta con il matrimonio, ed il diritto di ogni bambino di avere un padre ed una madre. I benefici sociali dati dalla loro tutela e promozione sono per tutti e non ledono la dignità personale di nessuno.

Apprendiamo con sorpresa che l’amministrazione comunale, con la riunione del 26.02.2015 della ‘Commissione Permanente Speciale Statuto e Regolamenti’, ha inteso iniziare il suo iter per l’istituzione del registro delle unioni civili a Reggio Calabria. È nota la volontà di questa amministrazione di avviare detto registro, ma stupiscono le modalità con le quali si intende portarlo avanti, ovvero senza un trasparente ed aperto confronto con la società civile. Tali tematiche, di natura etica e perciò molto delicate, necessitano invece di un dibattito e di un coinvolgimento molto più ampio delle sole aule consiliari. Dibattito che per adesso manca e che congiuntamente l’Associazione Italiana Genitori, l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, il Forum delle Associazioni Familiari, il circolo de La Manif Pour Tous, il circolo Voglio La Mamma, intendono animare per ribadire e motivare la propria netta contrarietà.

Il registro delle unioni civili innanzitutto è un provvedimento illegale! Secondo l’art. 117 comma 2 lettera i) della Costituzione, la materia ed i poteri relativi a “stato civile ed anagrafi” non spettano ai Comuni ma solamente al Parlamento, e di fatto è già in discussione presso la Commissione Giustizia del Senato il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili.

Il registro delle unioni civili risulta così essere uno strumento inutile, non solo perché illegale, e quindi privo di ogni valenza giuridica, ma anche perché l’ordinamento civile italiano di fatto già riconosce la quasi totalità dei diritti rivendicati dalle coppie che scelgono la convivenza al matrimonio. Questo perché, come ha pure sottolineato il nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di insediamento, lo Stato italiano nell’art.29della Costituzionericonosce la famiglia naturale fondata sul matrimonio come cellula fondamentale della società. Da altro lato, giustamente,già riconosce anche i diritti individuali dei suoi cittadini i quali fanno altre scelte che però non sono sovrapponibili al matrimonio nè equiparabili alla famiglia naturale. Dividere l’ordinamento dedicato alla famigliadai diritti individuali non solo è opportuno per non parificare situazioni oggettivamente diverse e creare così una discriminazione nei confronti delle famiglie che si assumono degli impegni di fronte lo Stato, ma è anche educativo nei confronti delle giovani coppie. Pretendere diritti senza alcun dovere, come nel caso delle unioni civili, risulta essere sicuramente una scelta diseducativa per lo sviluppo di ogni tipo di società, soprattutto in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo.

A tal proposito chiediamo al sindaco Falcomatà, quale politica fiscale vuole adottare per alleviare le famiglie reggine che ad oggi risultano essere il più valido ammortizzatore sociale in un tessuto cittadino sempre più povero economicamente e dove si fatica a trovare occupazione? Quale politica sociale intende rivolgere concretamente alle famiglie reggine? A che punto sono i tre asili nido la cui apertura è stata promessa in campagna elettorale? Per tutti questi interrogativi prioritari chiediamo un incontro ufficiale con il sindaco Falcomatà e con l’assessore con delega alla Famiglia, Giuseppe Marino. Nello stesso incontro ribadiremo la nostra contrarietà al registro delle unioni civili perché non basta una firma per fare una famiglia, e se non saremo ascoltati siamo pronti già da ora a scendere in piazza.

 

Achille Cilea – presidente provinciale ‘Forum delle Associazioni Familiari’

Antonio Laganà – coordinatore regionale ‘Associazione Nazionale Famiglie Numerose’

Giorgio Arconte – rappresentante circolo reggino ‘La Manif Pour Tous- Italia’

Giusy Casile – presidente provinciale ‘Associazione Italiana Genitori’

Paolo Gelsomino – presidente circolo ‘Voglio La Mamma’

Foto tavolo

In una sala stracolma di gente, circa 500 partecipanti, venerdì 30 gennaio, presso la sala don Orione, si è tenuto il convegno “Teoria gender e la sfida antropologica”, organizzato dal circolo locale de La Manif Pour Tous insieme ad altre realtà sociali tra cui, Associazione Italiana Genitori, Associazione Medici Cattolici Italiani, Associazione Nazionale Famiglie Numerose, Circolo Voglio La Mamma, Consultorio Familiare “Pasquale Raffa”, Forum delle Associazioni Familiari. Ad animare il dibattito sono intervenuti il dottore Daniele Torri, medico bioeticista di “Scienze&Vita”, e l’avvocato Gianfranco Amato, presidente nazionale “Giuristi per la Vita”.

Il compito di spiegare questa teoria gender è stato affidato al dottor Torri, il quale, attraverso l’uso di slide ha tracciato una ricerca di senso tra dati scientifici e dinamiche relazionali sull’identità sessuale. Si è partiti da una domanda: maschio e femmina sono una realtà oggettiva o una libera scelta? La risposta, dice Torri, è contenuta nella realtà biologica della specie umana; nasciamo tutti o maschi o femmine a seconda dei cromosomi. Ma la teoria gender nega questa realtà sostituendo il concetto naturale di “sesso” con quello culturale e fluido di “genere”, ovvero con la percezione e la determinazione che ognuno ha di sé stesso, tra l’altro continuamente modificabile tra settantasette generi diversi. Una teoria smentita da diverse ricerche scientifiche, tra le quali lo studio del professor Richard Lippa dell’università della California, in collaborazione con la BBC. In questa ricerca sono state raccolte duecentomila risposte in cinquantatré Paesi differenti fra Europa, Americhe, Africa ed Asia. Alla domanda su quale mestiere preferissero svolgere, nel confronto delle risposte dei vari Paesi, emerge che le donne preferiscono lavori di tipo relazionale, come l’infermiera, mentre gli uomini preferiscono mestieri di tipo materiale, come l’ingegnere. Se la cultura fosse davvero un fattore influente nella scelta del proprio sesso, invece, si sarebbe dovuto avere un cambiamento di risposte da Paese a Paese, da cultura a cultura. Cade, così, il concetto di stereotipo di genere, maschio e femmina non sono il risultato di un’imposizione della società, ma dati di natura. La teoria gender non riesce quindi ad imporsi nel mondo scientifico ed a trovare validità. Per affermarsi allora ha intrapreso altre strade descritte dall’avvocato Amato, il quale inizia affermando che “in Italia oggi si sta costruendo l’impalcatura di una micidiale propaganda ideologica: l’omofobia”. Un’affermazione forte che spiega nel momento in cui domanda al pubblico che cos’è l’omofobia e non trova risposta alcuna. Di fatto, non esiste una definizione di omofobia né in campo medico-scientifico, né in campo giuridico. Eppure, con la legge Scalfarotto, per la prima volta nell’ordinamento italiano si sta introducendo un reato, quello di omofobia, senza definirne il presupposto, con la duplice conseguenza che ciò che sarà punita sarà soltanto l’opinione, sulla base di ciò che sarà percepito come omofobo dalla (presunta) vittima e che il comportamento contestato sarà sottoposto alla valutazione soggettiva del giudice che dovrà autonomamente riempire di contenuti il concetto di omofobia arbitrariamente. A ciò si aggiunga il parallelismo fatto dall’avvocato a quanto diversi anni fa si verificava in Unione sovietica, allorquando si veniva arrestati anche per la semplice supposizione o percezione di attività antisovietica. Ancora oggi, chiarisce il presidente dei “Giuristi per la Vita”, a distanza di più di venticinque anni dalla caduta del muro di Berlino non si conosce il contenuto nè il presupposto del reato di attività antisovietica, per il quale in tantissimi venivano arrestati e deportati nei gulag. Secondo Amato, ad oggi esiste solo una definizione di omofobia, quella rinvenibile nei libretti “Educare alla diversità” redatti dall’Unar, ente governativo, in cui Amato dice che “si traccia la il profilo dell’individuo omofobo secondo quattro criteri: primo, il grado di religiosità concorre a configurare il profilo di omofobo; secondo, credere ciecamente nei precetti religiosi della Chiesa è omofobia; terzo, sostenere che l’omosessualità è peccato è omofobia; quarto, sostenere che l’unica attività sessuale lecita è quella aperta alla vita cioè finalizzata alla procreazione è omofobia. Io quando ho letto questo roba mi sono detto, io sono un omofobo.”

Foto sala

L’intervento dell’avvocato Amato ha poi preso in considerazione il fenomeno della diffusione silenziosa e nascosta della teoria gender all’interno delle scuole, dalle elementari alle superiori, e degli asili, attraverso la diffusione di opuscoli e libretti dal “linguaggio da rivista pornografica” e la predisposizione di corsi di rieducazione a nuove forme di affettività, rivolti a studenti, insegnanti e personale. Tutto questo senza informare le famiglie, alle quali, secondo la Costituzione, nonché l’articolo 26 della Carta internazionale dei diritti dell’infante, spetta la priorità nell’educazione dei figli. È stato, quindi, messo in evidenza il tentativo di trasformare le scuole in campi di concentramento culturale, attraverso la colonizzazione feroce delle menti e delle coscienze dei bambini, per il tramite della strategia nazionale per combattere l’omofobia che rappresenta un cavallo di trova per introdurre la teoria gender attraverso diversi strumenti. Tra questi strumenti Amato cita l’invito rivolto ai bambini di scegliere la propria identità di genere, la visione della masturbazione infantile come strumento educativo e la presentazione di nuovi modelli familiari composti da più individui dello stesso sesso completamente intercambiabili nel corso del tempo. In particolare sono usate come strumento pedagogico favole per bambini che nel racconto decostruiscono la realtà della famiglia naturale, negando la maternità, sostituita dalla pratica dell’utero in affitto. Si cerca di insegnare, così, ai bambini che un figlio non nasce dall’unione di un uomo e una donna ma dal desiderio di due persone che si recano in una clinica e comprano il bimbo creato in provetta. La pratica dell’utero in affitto, secondo l’avvocato Amato, in particolare, colpisce indirettamente i bimbi che nascono e direttamente quelle donne che vivono nei Paesi in via di sviluppo in gravi condizioni socio-economiche e che sono messe nelle condizioni di vendere il proprio corpo, per pochi soldi, rischiando tragiche conseguenze psicologiche o anche la propria vita, a seguito dei trattamenti fortemente invasivi a cui sono sottoposte.

L’intervento si è concluso con un lunghissimo applauso da parte della platea, rivolto ai relatori e all’organizzazione dell’evento.

 

GiorgioArconte- Rappresentante Circolo Reggino - “La Manif Pour Tous - Italia”

 

La Manif Pour Tous Italia

“La Manif Pour Tous” è movimento apartitico ed aconfessionale che nasce per ribadire l’unicità della famiglia fondata sull’unione tra un uomo ed una donna, riconosciuta con il matrimonio, ed il diritto di ogni bambino di avere un padre ed una madre. I benefici sociali dati dalla loro tutela e promozione sono per tutti e non ledono la dignità personale di nessuno.

Oggi, venerdì 5 dicembre 2014, alle ore 8, presso la stazione ferroviaria di Reggio Calabria Centrale, in piazza Giuseppe Garibaldi, il sindaco di Reggio Calabria, GIUSEPPE FALCOMATA' ha salutato i ragazzi e le ragazze dell'U.N.I.T.A.L.S.I. (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) in partenza per Lourdes in occasione del VII pellegrinaggio nazionale dei giovani.

Per tale occasione, nell'ambito dell'accordo "I treni della speranza" tra la Fondazione Banco Farmaceutico onlus e l'U.N.I.T.A.L.S.I., verranno consegnati i medicinali per la farmacia del treno.


Partecipano AMELIA MAZZITELLI, presidente sezione Calabria dell'U.N.I.T.A.L.S.I., CARMELO DAMIANO STRAROPOLI, presidente FEDERFARMA Reggio Calabria, GIUSEPPE FALCOMATA' e delegato Fondazione Banco Farmaceutico di Reggio Calabria, GIUSEPPE MUSCIANISI.

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