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L'Europa è sotto attacco

L'Europa è sotto attacco. L'islam radicale sta preparando nuovi attacchi. E, dopo Londra, Madrid e Parigi, si preparano nuovi obiettivi da colpire. Le forze di intelligence di Regno Unito, Norvegia, Finlandia, Germania e Svizzera, coordinate da Eurojust, sono riuscite a portare alla luce un'altra rete islamista di cui facevano parte almeno sedici cittadini curdi e un kosovaro. "Sei sono stati arrestati in Italia ed un settimo è stato localizzato in Iraq dagli inquirenti italiani - spiegano gli inquirenti - quattro sono stati arrestati in Gran Bretagna, tre in Norvegia, due sono le misure in carico alla Svizzera nei confronti di una persona che si ritiene morta in Siria in combattimento e di un’altra che è già stata perquisita e nei cui confronti pende una richiesta di arresto a fini di estradizione".

Un esponente della cellula finlandese, infine, sarebbe morto in Iraq. L'aggancio con le nuove "reclute" avveniva ovviamente attraverso il web. Abdul Rahman Nauroz, per esempio, è risultato "particolarmente attivo nell’attività di reclutamento, sia attraverso internet sia attraverso 'lezioni' che teneva nel proprio appartamento di Merano, luogo di riunioni segrete e crocevia di aspiranti jihadisti".

Cosi Merano una tranquilla cittadina termale altoatesina con i turisti che passeggiano nei parchi, dove si stanno costruendo le casette del mercatino di Natale.
Eppure proprio qui i carabinieri del Ros hanno scovato la cellula di jihadisti, parte di una rete internazionale. Il presunto centro di reclutamento si trova in via Mainardo 66, in pieno centro storico, a pochi passi dalle Terme e dal famoso Kursaal in stile liberty. I carabinieri hanno fatto irruzione in un appartamento al primo piano e hanno portato via Eldin Hodza, kosovaro, che nel 2014 sarebbe stato addestrato dall'Isis, per poi rientrare in Italia.

"L'organizzazione era collegata allo Stato Islamico", ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti. "Gli indagati, comunque, non preparavano attentati in Italia", ha affermato il comandante dei carabinieri del Raggruppamento operativo speciale, generale Giuseppe Governale. "È buono morire per Allah, qualsiasi cosa io faccia per Allah è come se non avessi fatto abbastanza... non avrò pace fino a che non ucciderò qualche ebreo".

L’intercettazione ambientale nell’abitazione di Merano tra Abdul Rahman Nauroz e Hasan Saman rivela quale fosse l’intenzione dei presunti terroristi scoperti dal Ros: arrivare al martirio. Ed è proprio Nauroz, ritenuto la figura centrale in Italia, che definisce il martirio "la cosa più gratificante" per un jihadista. E aggiunge: "Un uomo deve tollerare la tortura".

Gli elementi raccolti durante le indagini hanno consentito di documentare "le minacce di compiere azioni violente in Norvegia come ritorsione verso quelle autorità per la perdurante detenzione carceraria del Mullah Krekar". Ma non solo. Secondo informazioni giornalistiche delle agenzie stampa e del Il Giornale tra gli obiettivi della cellula jihadista c'era anche il tentativo di reperire armi da destinare in territorio europeo e, in particolar modo, nei Paesi Bassi. Era stato poi avviato il progetto, avallato dal vertice dell'organizzazione, di "sequestrare personale diplomatico norvegese presente in un Paese europeo o in Medio Oriente" e di tenerlo in ostaggio al fine di negoziare con le autorità norvegesi la liberazione del Mullah Krekar.

Mullah Krekar, già fondatore nel 2001 del gruppo terroristico Ansar al Islam, è uscito alla ribalta nel 2012 quando finì in carcere per minacce di morte a Erna Solberg, l’attuale premier e allora figura emergente del partito conservatore. Precedentemente aveva minacciato l'ex premier Kjell Magne Bondevik ed era finito al centro di accesissime polemiche per le sue "uscite" su una interpretazione molto radicalizzata dell'islam. Al momento dell'arresto si trovava in regime di domicilio in un centro per rifugiati a Kyrksaeteroera, un villaggio di appena 2.500 abitanti a circa 500 chilometri da Oslo. "Dal carcere - spiegano gli inquirenti - continuava a essere la guida ideologia e strategica dell’organizzazione con diramazioni in tutta Europa, Italia compresa". È già all’esame un accordo per l'estradizione del mullah vicino all'Isis in Italia.

Lo scopo era quello di "convincere gli allievi" e tra questi in particolare Hasan Saman Jalal, a "partecipare a azioni armate di guerra o terroristiche pianificate come suicide". Mentre l’intenzione di Hasan Saman Jalal "non si è mai tradotta in azione", altri membri di Rawti Shax, l’organizzazione facente capo al Mullah Krekar, sono riusciti a raggiungere il teatro siro-iracheno per combattere. "Tra questi Sheda Sameer, membro della cellula svizzera dell’organizzazione, giunto in Siria nel giugno 2014 e inseritosi in un gruppo armato legato ai terroristi di Jabhat Al-Nusra - raccontano gli inquirenti - Seddek Kadir Karim, già responsabile della cellula finlandese, unitosi alle milizie dell’Isis e morto in Iraq nel dicembre 2014; Ali Mohammed Ali, membro della cellula finlandese, presente in Siria fin dalla metà del 2013 tra le fila dell’Isis e verosimilmente ucciso il 27 marzo 2014 in combattimento; Ali Mohammad, che dopo aver militato in Siria con l’Isis ed essere stato respinto dalle autorità finlandesi, il 15 luglio 2014 è giunto in Italia dove ha ricevuto supporto a Merano da Abdul Rahman Nauroz, uno degli arrestati".

In Italia e in Olanda, la rete di musulmani radicalizzati mirava a formare cellule dormienti, definite in codice "comitati segreti" e attivate con il sostegno logistico e finanziario dell’organizzazione. "L'incessante opera di proselitismo e radicalizzazione di alcuni indagati - spiegano gli inquirenti - servivano a stimolare la partenza e l’arruolamento nelle fila di organizzazioni terroristiche, attraverso il convincimento della violenza quale unico mezzo di imposizione della legge islamica". Tanto che, nel corso delle indagini, è stata documentata la disponibilità da parte dei membri dell’associazione a morire in azioni suicide facendosi "saltare in aria". Il denaro raccolto in Europa non serviva soltanto a finanziare il jihad, ma veniva anche destinato alle famiglie dei combattenti deceduti nei teatri di conflitto e a ai vertici dell’organizzazione e dalle componenti stanziali in Italia, Finlandia, Svizzera e Inghilterra "per il reclutamento, l’instradamento e la partecipazione attiva di aspiranti combattenti stranieri al conflitto siriano".

Per quanto riguarda l'Italia, il ruolo di Rawti Shax, quale "filiera di facilitazione per la Siria", è emerso in particolare nella vicenda che ha riguardato il cittadino di origine kosovara Hodza Eldin, pure lui indagato e destinatario di misura cautelare. Gli investigatori infatti spiegano che la rete di Rawti Shax, tramite Abdul Rahman Nauroz, si è adoperata per realizzare il proposito di Hodza di partire per la Siria, finanziando il viaggio in aereo per Istanbul con 780 euro forniti da due degli indagati, responsabili delle cellule finlandese e svizzera. La partenza di Hodza è avvenuta il primo gennaio 2014 e l’intero suo viaggio per la Turchia è stato monitorato dagli investigatori del Ros. Hodza Eldin è quindi riuscito a passare il confine e ad essere accettato in un campo di addestramento "sotto la bandiera nera" dell’Isis. A metà febbraio 2014, l’uomo è però precipitosamente rientrato in Italia attraverso la Svizzera, anche se poi ha maturato nuovamente l’intenzione di partire per la Siria, condividendo con la cellula italiana la sua esperienza terroristica sul campo e diventando un "esempio da seguire".

Abdul Rahman Nauroz, il referente dell’organizzazione che viveva a Merano, ma che da tempo si trova in carcere per altri reati. Fuori, però, aveva tutto pagato. Dopo aver ottenuto l'asilo politico gli erano stati, infatti, garantiti un appartamento e il sussidio sociale pagato dalla provincia di Bolzano. Eppure, nonostante fosse completamente mantenuto dallo Stato italiano, odiava l'Italia e gli italiani. Tanto che nell'appartamento, "pagato totalmente dai servizi sociali" di Merano, i Ros hanno registrato "una nutrita comunità di origine curdo irachena più o meno inserita ma che si rivelerà essere un ottimo bacino per gli obiettivi e le intenzioni future di Nauroz". "Quanti altri delinquenti stiamo mantenendo? Cosa fare?", chiede Matteo Salvini invitando il governo a fare "controlli a tappeto e poi espulsioni". "Renzi, Alfano e Boldrini - tuona il leader della Lega Nord - siete pericolosi".

Uno degli scopi della rete era l’instaurazione in Kurdistan di uno Stato islamico. Hodza è sospettato di aver divulgato materiale di propaganda jihadista e di aver partecipato in Siria, prima del suo ritorno a Merano, ad azioni terroristiche. Tra gli altri inquilini nessuno ha voglia di parlare, entrano ed escono dalla palazzina con lo sguardo basso e non rispondono alle domande dei cronisti. Il blitz del Ros questa mattina è durato pochi istanti. "Ho notato una berlina bianca senza lampeggiante fermarsi sotto casa - racconta la proprietaria di un negozio - poi improvvisamente dal portone sono sbucati alcuni carabinieri con il passamontagna, che hanno portato via un uomo con una lunga barba, l’hanno caricato sulla macchina che è sfrecciata via". A una trentina di metri da via Mainardo si trova un piccolo centro di preghiera islamico, gestito dall’associazione Pace Merano e di solito ben frequentato, ma oggi deserto. Fedeli, che si avvicinano, tornano indietro appena vedono i giornalisti e le telecamere. Lo stesso Nauroz, spiegano i carabinieri del Ros, "assume da subito un basso profilo sociale limitando i propri contatti alla cerchia curdo irachena e a quella che ruota attorno alla moschea della vicina Sinigo".

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