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Una mostra per ricordare una vita spezzata, intervista in esclusiva

Sono passati vent’anni da quel 20 marzo del 1994, quando la giornalista Ilaria Alpi e l’operatore Miran Hrovatin hanno trovato la morte a   Mogadiscio, in Somalia, in circostanze mai completamente spiegate.
Paola Gennari Santori ha voluto ricostruire i 33 anni di vita di Ilaria attraverso i suoi oggetti personali, che Paola ci ha restituito attraverso le sue opere fotografiche. Quindici tappe che riuniscono le tracce di una vita intera, vissuta a 360 gradi, dove ogni singolo oggetto viene estrapolato dalla banalità del quotidiano per andare a costruire quelle “architetture del ricordo” cariche di una forza evocativa inequivocabile. La mostra sarà esposta al Maxxi di Roma dal 20 marzo, anniversario della morte di Ilaria. Rispondendo alle nostre domande in esclusiva per il Corriere del sud Paola ci ha dichiarato:
D: Paola Gennari, cosa raccontano gli oggetti di Ilaria Alpi che Lei ha fotografato?
P.G.S.: I sandali che Ilaria indossava durante i suoi viaggi, i vestiti, le fotografie, gli articoli che aveva pubblicato su tante testate di allora, sono tappe di un’esistenza che ho scelto insieme a Luciana, la madre di Ilaria. Ilaria teneva al valore simbolico delle cose, al ricordo, alla memoria che un oggetto rappresentava al di là del suo valore materiale.
D: La mostra è una tappa di un percorso lungo…
P.G.S.: Sì, questa mostra è voluta e promossa dall’Associazione Ilaria Alpi con l’appoggio di tanti personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo che ci hanno accompagnato con i loro scritti
in questo cammino. Ludovico Pratesi, che ne è curatore, ha voluto insieme a me che ogni mia opera fosse unita ad una testimonianza scritta, per dare vita ad una tessitura che unisca immagini
e parole, fuse insieme per potenziare il valore evocativo della mostra.
D: Che ricordo hai di lei?
P.G.S.: Gentile, attenta, sguardo chiaro e risata trascinante. Delicata, profonda. Vitale.
D: Qual è il messaggio di Ilaria, oggi?
P.G.S.: Il messaggio di Ilaria non solo è rimasto vivo, ma in questi anni è cresciuto, grazie all’impegno
dell’Associazione e alla tenacia dei suoi genitori. Il messaggio più forte è il suo desiderio di verità,
la sua determinazione civile. E’ questo, oltre al suo ricordo, che dobbiamo tenere vivo in noi.
A vent'anni dalla morte in Somalia della giornalista Ilaria Alpi e
dell'operatore Miran Hrovatin,Il Corriere Del Sud,  la Rai si impegna a ricordarli e arendere loro omaggio con "La strada della verità", una serata evento,stasera giovedì 20 marzo in prima serata su Rai3 in diretta dalla Sala A di via Asiago, condotta da Andrea Vianello. Con l'obiettivo dichiarato dinon dimenticare i due omicidi, che si intrecciano con il traffico di rifiuti tossici e di armi, e continuare a cercare la verità,
soprattutto giudiziaria, su una vicenda che dopo due decadi ancora
manca. "

A vent'anni dall'assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin giustizia e verità sono ancora assenti - ha detto il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi -. Si intravedono alcuni contorni, ma sono sfocati. Ci sono troppi segreti e troppe ombre. Ben venga l'iniziativa della presidente della Camera Laura Boldrini che ha deciso di desecretare i documenti relativi all'inchiesta. La Rai è impegnata a far luce e a fare emergere quanto successo. Dobbiamo evitare che, finita questa settimana, si aspetti il ventunesimo anniversario per riparlare della vicenda".

La storia di Ilaria e Miran, e di questi ultimi 20 anni, sarà raccontata attraverso testimonianze, letture, ricordi, a partire da quelli di Luciana, madre di Ilaria che continua a cercare un perché alla morte della figlia ("A 20 anni di distanza non ho né verità, né giustizia. Venti anni sono tanti per un'inchiesta. Ma almeno ho riavuto la speranza, grazie alla presidente Boldrini", ha affermato la signora Alpi). Due le interviste esclusive che saranno proposte: a Ian Hrovatin, che all'epoca dell'assassinio del padre aveva solo 8 anni e che parla per la prima volta, e a Hashi Omar Hassan, unico colpevole riconosciuto degli omicidi, condannato a 26 anni, pena che sta scontando nel carcere di Padova. "Era importante e doveroso fare una prima serata - ha aggiunto Andrea Vianello, direttore di Rai3 -. E' una storia all'italiana, in cui scompaiono sempre agende, taccuini e in questo caso anche le registrazioni. Ilaria e Miran erano di certo nel posto giusto al momento giusto, la loro morte non è stata un caso.
In più, i rifiuti tossici sono ancora un tema di grande attualità con la Terra dei Fuochi". "Ilaria era in Somalia per il suo lavoro, per raccontare una guerra che insanguinava il Paese insieme a Miran.
Persone che nella loro normalità sono eroi", ha spiegato il presidente della Rai Anna Maria Tarantola, che ha sottolineato anche il ruolo importante ricoperto dal Premio Ilaria Alpi, per il quale è stato pubblicato il bando della 20/a edizione la cui premiazione è in programma dal 4 al 7 settembre a Rimini, "che la Rai ha sostenuto e continua a sostenere per mantenere alta l'attenzione e ricordare questa vicenda che va ancora chiarita". Molte le personalità del mondo della cultura e dello spettacolo che hanno scritto frasi e pensieri per contribuire alla battaglia per non dimenticare.

"Sono schifata da questa giustizia": lo ha detto al settimanale 'Oggi' la madre di Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 uccisa 20 anni fa in Somalia assieme all'operatore Miran Hrovatin. "Ilaria aveva toccato il segreto più gelosamente custodito in Somalia: lo scarico di rifiuti tossici pagato con soldi e armi - ha affermato Luciana Alpi -. La verità è che c'è un filo invisibile che lega la morte di mia figlia alle navi dei veleni, ai rifiuti tossici partiti dall'Italia e arrivati in Somalia. Ci sono documenti che lo provano. Ci sono le testimonianze dei pentiti. Eppure nessuno ha avuto il coraggio di processare i colpevoli. In carcere è finito un miliziano somalo che sta scontando 26 anni, ed è innocente". "Ilaria è sempre presente nella mia vita, non c'è giorno che non pensi a mia figlia, mi mancano le sue risate, i suoi racconti, i suoi baci - ha detto ancora Luciana Alpi in un'intervista per il numero della rivista che sarà in edicola da domani -. Finché avrò vita chiederò il nome dei mandanti dell'omicidio di mia figlia. Perché Ilaria e Miran sono stati giustiziati".

A vent'anni dall'assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin giustizia e verità sono ancora assenti. Si intravedono alcuni contorni, ma sono sfocati. Ci sono troppi segreti e troppe ombre". Lo ha detto il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, presentando questa mattina le iniziative Rai, tra cui la serata-evento La strada della verità, in onda giovedì 20 marzo in prima serata su Rai3. "La petizione lanciata da Articolo21 su Change.org per chiedere alla Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, che vengano resi pubblici documenti ancora segreti ha appena raggiunto oltre 50.000 adesioni". A comunicarlo in una nota Stefano Corradino e Giuseppe Giulietti, direttore e portavoce di Articolo21 e promotori della raccolta di firme. "A 48 ore dal triste anniversario dell'uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ci auguriamo che la voce di oltre 50.000 persone che chiedono che venga tolto il segreto all'inchiesta possa essere ascoltata e accolta dalle istituzioni", dichiara Stefano Corradino. ..aggiunge Giuseppe Giulietti - ha raccolto 50.000 firme in meno di otto giorni. "L'incredibile sostegno all'appello che abbiamo lanciato su Change.org dimostra come, nonostante siano passati 20 anni dall'uccisione di Ilaria e Miran, la loro memoria e la voglia di verità suscitino ancora grande mobilitazione dell'opinione pubblica". Nei giorni scorsi - ricorda Art.21 - il legale della famiglia Alpi, l'Avvocato Domenico D'Amati, aveva spiegato quanto fosse importante per la ricerca della verità poter accedere ai documenti secretati. "È fondamentale - aveva dichiarato D'Amati - che queste carte siano rese pubbliche e che ai cittadini sia data la possibilità di sapere. C'è molto da fare e speriamo che tutti gli organi dello Stato collaborino.
In primo luogo la Camera dei Deputati che deve desecretare questi documenti fondamentali sui traffici dei rifiuti tossici". "Ci auguriamo che già nel corso della cerimonia di domani alla Camera dei Deputati la presidente Boldrini, che ha sempre mostrato grande sensibilità sulla vicenda Alpi-Hrovatin, voglia dare un segnale positivo alla richiesta di desecretazione", concludono Corradino e Giulietti

"Ho sottoscritto con convinzione l'appello a togliere il segreto di Stato sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, avvenuto venti anni fa. Si tratta di rendere finalmente omaggio alla verità e onore a due colleghi che, per cercarla e proporla con cura - la verità - hanno pagato con la vita". E' quanto afferma in una nota il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, in occasione del ventesimo anniversario della morte della giornalista Rai e del suo operatore in Somalia. "Tanti documenti sul lavoro d'inchiesta che stavano compiendo, in particolare sul traffico internazionale di rifiuti tossici e di armi, sono stati prodotti da chi si è occupato a vario titolo di dare una risposta alle domande sui misteri del loro assassinio, ma questi documenti risultano ancora inaccessibili perché "segretati" - ha aggiunto Siddi -. A distanza di tanti anni e dopo che il Gip di Roma ha disposto nuovi accertamenti sui questi traffici illeciti e sui mandanti dell'assassinio dei due giornalisti, è giunto il tempo di rendere pubbliche le carte segrete".
Per il segretario della Federazione della stampa "la raccolta di firme lanciata da Articolo 21, che ha già ottenuto decine di migliaia di sottoscrittori, indica una tensione civile alta e profonda perché sia soddisfatto un desiderio di verità e di giustizia. La Fnsi è da sempre impegnata su questo terreno, per la trasparenza e per il riconoscimento della funzione della libera informazione al servizio dei diritti di cittadinanza, per una democrazia e per istituzioni migliori. Per questo liberare le verità nascoste è un servizio alla libertà e alla giustizia". "Grazie, amici di Articolo 21, insieme per la libertà di espressione, per una stampa senza censure né omissioni, per un'informazione fatta da testimoni di verità, per il pieno diritto di cittadinanza di ogni persona", conclude Siddi.
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