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Renzi-Merkel, confronto pacato

Un confronto ieri a testa alta, tra pari. Tra due Paesi chiave per l'Europa, che hanno bisogno l'uno dell'altro. Mettendo definitivamente in soffitta il complesso di chi deve fare i compiti a casa, perché l'Italia "non è un alunno somaro da mettere dietro la lavagna". Dopo aver rottamato buona parte dei politici italiani, ora per il premier Matteo Renzi è arrivato il banco di prova più difficile.

Ieri ha assicurato di essersi impressionata per le prime mosse di Matteo Renzi. Che essenzialmente sono due: ridurre le tasse e ridurre i vincoli su contratti a tempo determinato e apprendistato. .. Per il superamento della legge Biagi, ma anche per il suo ripristino. E potremmo andare più in là ancora: ricordando i tempi in cui a suggestionare positivamente Berlino erano le manovre di Giulio Tremonti. Il cancelliere Merkel è sempre là, e noi balliamo. Ma il suo Pantheon, a prenderla alla lettera, è un po' troppo variegato.

Parliamoci chiaro. L'interesse del cancelliere è che gli italiani non facciano troppo casino. Utilizzando un gergo renziano, potremmo sintetizzare l'incontro di ieri così: Renzistaisereno. Il punto non è cogliere le coperture puntuali della manovra fiscale, non è entrare nel dettaglio della nostra controriforma del lavoro, l'interesse della Merkel è tenere sotto controllo il nostro debito. Debito denominato, purtroppo per i tedeschi e per fortuna nostra, con la stessa moneta con cui vanno al supermercato a Francoforte o a Berlino.

L'Italia è uno dei pochissimi Paesi in Europa che spende meno di quanto incassa (se non si considerano gli interessi sul debito). Negli ultimi sette anni il nostro saldo primario è stato pari alla bellezza di 162 miliardi, nonostante la lunga recessione. Siamo secondi solo ai tedeschi che hanno fatto segnare 194 miliardi di attivo, ma anche un Pil in crescita. In Europa dopo tedeschi e italiani arrivano i belgi a distanze siderali, con un avanzo primario cumulato in sette anni di 8,2 milioni. Il problema è il macigno del debito. E su quello la Merkel non scherza. Non è un caso se ieri la cancelliera ha più volte ripetuto a Renzi l'impegno del fiscal compact. Che altro non è se non un ambizioso e obbligatorio mandato a ridurre il nostro debito pubblico nei prossimi anni. E su questo contratto ormai firmato la Merkel non si fa impressionare facilmente.

Intanto la stampa tedesca lo accoglie con scetticismo: "Il premier italiano provoca Merkel con l'anti-rigore" è il titolo della Welt, sulla bilaterale di oggi a Berlino fra il premier italiano e la cancelliera. "Renzi vuol fare altri debiti e spingere fino ai limiti del trattato di Maastricht", si legge nel sottotitolo.

Dobbiamo stamparci in testa che gli interessi della Germania non sono i nostri, anzi, commercialmente parlando, sono esattamente contrapposti: la morte di un'impresa italiana è la vita per un'impresa tedesca. L'approvazione della Merkel dovrebbe essere motivo di preoccupazione, non di compiacimento

Il ''punto delicato'' della visita di insediamento del premier, consiste nel fatto che voglia "finanziare il suo programma congiunturale coi debiti": una "dichiarazione di guerra alla politica europea tredesca". Per fare questo "ha avuto il bisogno dell'autorizzazione di Berlino e Bruxelles.

Pero va detto che la cancelliera tedesca fa benissimo a cercare la massima utilità per la Germania, e di certo non si è sognata di precipitarsi in Italia appena rieletta per domandare approvazione per le proprie linee di politica economica, cosa che invece ci ostiniamo a fare in una tradizione di continue umiliazioni che Renzi non ha pensato di interrompere: ogni volta che la Germania ha pensato di infrangere le regole europee (e ha iniziato subito sforando il limite del debito nei primissimi anni dell'euro) non ha certo chiesto prima il permesso: lo ha fatto e gli altri ne hanno dovuto prendere atto
E' chiaro che per quanto Frau Angela possa apprezzare l'enfant prodige della politica italiana, alla donna alla guida della locomotiva d'Europa che proprio ieri ha annunciato la possibilità di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2015 l'ipotesi di utilizzare come copertura i 2-6 miliardi ricavati dall'aumento del deficit, pur restando sotto la soglia del 3%, non può piacere fino in fondo.

Una differenza notevole rispetto al 2012, quando l'allora premier Mario Monti dovette impegnarsi con Frau Angela promettendo il massimo rigore per evitare di finire sotto la scure della Troika. Ora, si sottolinea in ambienti di governo, la situazione è cambiata e l'Italia non intende andare a dimostrare come pensa di tenere i conti in ordine. Lo farà e basta. Per i suoi figli, come va ripetendo Renzi.

E, è il ragionamento che si fa negli stessi ambienti, non punta nemmeno ad avere "viatici o bollinature" per le misure prese. Perché l'Italia sa che se fa bene il suo dovere "può essere alla guida dell'Europa e non l'ultimo vagone tra i ritardatari". L'obiettivo del vertice a Berlino, al quale Renzi si e presentato con 6 ministri del suo governo e una delegazione di imprenditori, è conoscersi, prendere le misure, dopo quell'incontro privato e informale voluto nel luglio scorso dalla Merkel quando Renzi era ancora sindaco di Firenze.

Ma già parlava di Europa in modo nuovo, tanto da colpire la cancelliera che decise di invitarlo dopo aver letto una sua intervista. Insomma il premier si e presentato con la maglietta di Mario Gomez per la cancelliera ma non con il cappello in mano. Questa volta non ha nulla da chiedere.

Pero attenzione a certi baci, potrebbero essere quelli della morte. Matteo Renzi si ricordi che è stato nominato premier degli italiani, gli applausi dei tedeschi sono quelli della squadra avversaria, non c'è da andarne troppo fieri.

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