La UE invasa dai barconi di clandestini respinge i suoi stessi Cittadini

Tutto sta nell'ultimo giro di consultazioni che il presidente Ue uscente Herman Van Rompuy terrà con i leader dei 28 in questi giorni, in modo da arrivare a sabato con un quadro di massima di 'opzioni' possibili sul tavolo. In questo contesto, è arrivato l' 'endorsement' ufficiale dalla cancelliera Angela Merkel alla candidatura a presidente dell'Eurogruppo del ministro spagnolo delle Finanze Luis De Guindos. Il punto ora è sapere se l'olandese Jeroen Dijsselbloem resterà sino a fine mandato al giugno 2015 o se verrà nominato prima commissario Ue.

Quattro giorni cruciali da qui all'atteso vertice Ue straordinario di sabato, chiamato a decidere sulle personalità-guida dell'Ue dove la candidatura a 'Lady Pesc' di Federica Mogherini sembra mantenere quota, come sottolinea oggi lo 'Spiegel'. Anche se, fanno sapere qualificate fonti Ue, "gli scenari restano aperti" e rischiano di rimanerlo sino al giorno stesso del vertice.

E proprio la pressione crescente dei Baltici e dell'Est, con la crisi ucraina alle porte, è un altro nodo. Oltre alla questione dell'equilibrio di genere: c'è un disperato bisogno di donne e nominarne due per i 'top job' aiuterebbe il futuro presidente della Commissione Jean-Claude Juncker in difficoltà con le 'quote rosa'.

C'è poi la questione dell'equilibrio tra le famiglie politiche: i popolari hanno sì vinto le elezioni europee, ma di giustezza sui socialisti. E i liberali, che si sono alleati nella 'grosse koalition' all'Europarlamento con queste due famiglie, ora reclamano una "adeguata rappresentanza" ai massimi livelli delle istituzioni Ue, dove al momento a prevalere sarebbero di gran lunga i popolari. Altrimenti, ha avvertito il leader dell'Alde Guy Verhofstadt, sarà "impossibile" per loro dare il sostegno alla futura Commissione Juncker in Aula a Strasburgo.

Cancellerie, sherpa e negoziatori sono ufficialmente tornati al lavoro dopo la pausa estiva, quando i contatti sono proseguiti informalmente. Il nodo è da una parte l'elevato numero di candidature per sostituire Catherine Ashton - oltre a Mogherini, "considerata la favorita" dallo Spiegel, ci sono anche il polacco Radoslav Sikorski e la bulgara Kristalina Georgieva -, e dall'altro un'opposta 'carenza' per il successore di Van Rompuy, per cui continuano a circolare i nomi della danese Helle Thorning-Schmidt, dei baltici Andrus Ansip e Valdis Dombrovskis, e del polacco Donald Tusk.

Sarà però "impossibile", avvertono a loro volta le fonti Ue, "rispettare tutti questi criteri". A prevalere sarà quindi "un esercizio molto, molto politico" che i capi di Stato e di governo dovranno essere pronti a saper giocare. E mentre la UE sta cercando di trovare le nomine di chi governera i prossimi anni

E mentre i confini Europei sono un colabrodo dalla esodo dei immigrati clandestini i Paesi singoli come riferisce il quotidiano I Giornale manda via i suoi cittadini :

Si parla di immigrati comunitari da Romania e Bulgaria ma si pensa anche agli altri: polacchi, greci, spagnoli e soprattutto italiani, terza comunità straniera per nuovi ingressi (+40%) in Germania, che nel 2013 ha raggiunto il record di 400mila arrivi dall'Europa. Tutti a bordo della locomotiva tedesca, che però non vuole chi viaggia a scrocco.

Capita soprattutto a quei cittadini europei che emigrano da paesi in crisi ad alta disoccupazione verso paesi - sempre Ue - dove sperano di trovare qualcosa di meglio.

Lo prevede la direttiva europea 38 del 2004 (relativa, paradossalmente, al «diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di soggiornare e circolare liberamente nel territorio degli Stati membri»), che all'articolo 7 dice chiaramente: «Ciascun cittadino della Ue ha il diritto di soggiornare per un periodo superiore a tre mesi nel territorio di un altro Stato membro, a condizione di essere lavoratore subordinato o autonomo nello Stato membro ospitante o di disporre, per se stesso e per i propri familiari, di risorse economiche sufficienti, affinché non divenga un onere a carico dell'assistenza sociale dello Stato membro ospitante durante il periodo di soggiorno, e di un'assicurazione malattia che copra tutti i rischi nello Stato membro ospitante».Cosi :

Nell'Europa dell'euro crisi il Belgio non è l'unico a stringere i rubinetti del welfare domestico. «Chi non trova lavoro, deve andarsene» titolava a marzo il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung , riportando il dossier redatto dai ministeri del Lavoro e degli Interni del governo tedesco su «Aspetti legali e lotta all'utilizzo dell'assistenza sociale da parte dei cittadini degli Stati membri dell'Ue».

In sostanza un piano di difesa, formulato dall'esecutivo della cancelliera Merkel, per arginare gli effetti sulle finanze pubbliche nazionali dell'accesso al welfare da parte dei cittadini europei residenti in Germania. Tradotto: se entro sei mesi massimo non si trova un lavoro, auf wiedersehen , arrivederci, la Germania ti manda via. «Il numero di immigrati dalla Bulgaria e Romania e la quantità di problematiche sociali connesse sono inquietanti in alcune regioni. Meglio cercare soluzioni prima che diventi un grosso problema» dice il ministro dell'Interno Thomas de Maizière.

Capita dunque spesso anche agli italiani, tornati emigranti (in Germania, Inghilterra, Belgio...) in cerca di lavoro e opportunità. Attenzione però perchè chi parte per il nord Europa ma dopo tre mesi non può esibire un contratto di lavoro o almeno un'assicurazione sanitaria privata farà bene a preparare in fretta la valigia e comprarsi un biglietto di ritorno, perché altrimenti verrà invitato a farlo dalle autorità del Paese di cui è ospite (indesiderato).

La cosa si estende anche ai famigliari, come spiega un altro articolo: «I cittadini dell'Unione e i loro familiari beneficiano del diritto di soggiorno finché non diventano un onere eccessivo per il sistema di assistenza sociale dello Stato membro ospitante». Insomma, se non ha un lavoro e se diventa un peso per il bilancio pubblico del Paese che lo sta ospitando, l'ospite europeo diventa come il pesce: puzza. A quel punto la legge comunitaria la revoca del permesso di soggiorno, la conseguente decadenza dei benefici assistenziali (sanità pubblica) e, di fatto, lo status di clandestino (l'allontanamento con la forza è il caso estremo). La severità è variabile a seconda dei governi nazionali. Tra i più rigorosi c'è il Belgio, che nel 2013 ha ritirato il permesso di soggiorno e allontanato 2.712 cittadini Ue. Tra di loro ben 265 italiani. Ripetiamo, non si tratta di espulsioni di persone responsabili di reati, bensì di cittadini europei in un paese europeo (italiani in Belgio) ma che, non avendo un'occupazione stabile, godono del welfare di quel paese senza avere i mezzi per finanziarlo tramite le tasse.

L'Europa dai confini colabrodo, invasa dai barconi carichi di clandestini che in minima parte (circa un decimo) vengono rispediti a casa, è invece rigorosa quando si tratta di «respingere» i suoi stessi cittadini.

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