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Ancora continuano a spendere e a (tar)tassare

Ormai da troppo tempo i gruppi politici che sostengono i vari governi, che di volta in volta si alternano, continuano a ripetere che per la nostra situazione economica, finalmente, si intravede “la luce”. Tutte le occasioni sono buone per garantire agli italiani che anche il debito pubblico è, ormai, sotto stretto controllo e che, comunque, è rientrato entro il tetto programmato.

Considerati questi positivi risultati l’intero Governo è ora al lavoro per pensare solo alla “crescita” ed alle riforme. Ma di quale crescita si tratti e in che modo stimolarla, lo sanno solo loro: i nostri politici.

Però, anche questa volta, i sotterfugi e le menzogne, hanno le “gambe corte” e, quando meno te lo aspetti, la verità affiora all’orizzonte.

Ecco spuntare ulteriori scandali: quelli alla Regione Lazio, alla Regione Lombardia, Calabria, Basilicata, Sicilia, Emilia, Liguria, Abruzzo, Puglia, Campania, ecc., che offrono agli italiani, ancora una volta, l’occasione di capire bene quali direzioni prendano i vari finanziamenti statali, ma soprattutto di rendersi conto dove il Governo dovrebbe allungare le mani per sanare le sue malridotte finanze.

Sono ormai parecchi mesi che i nostri governanti continuano a discutere, tra approvazioni ed altrettante immediate ritrattazioni, di abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti politici. Continuano a discutere della ormai imminente chiusura delle tante Agenzie ed Enti superflui ed inutili: “Li sopprimeremo tutti”, ripetono ogni qual volta se ne presenta l’occasione. Parlano ancora di legge elettorale da cambiare con immediatezza; continuano ad annunciare che è ormai giunto il momento di procedere a drastici tagli agli sprechi; di aiuti alle famiglie, al lavoro dei giovani e delle donne, di sostegno alle imprese, di sgravi fiscali, ecc. Ne parlano con una tale veemenza da lasciare presupporre come se questi problemi si fossero presentati ora per la prima volta. Nel porre in evidenza la gravità dell’attuale situazione, si dimostrano particolarmente meravigliati e falsamente turbati, impensieriti ed ansiosi di discuterne, da subito, in Parlamento.

Peccato che da decenni le facce dei nostri governanti siano sempre le stesse e anche l’italiano più smemorato non può fare a meno di chiedersi: “Ma voi, dove eravate?”.

Alla risonanza mediatica di questi temi, non corrisponde alcuna iniziativa politica: gli Enti inutili sono ancora tutti al loro posto, veri e propri “carrozzoni” gestiti, il più delle volte, da sfruttatori e approfittatori; la riforma della legge elettorale è ancora in alto mare; i tagli agli sprechi non sono arrivati e le nuove manovre continuano a tartassare chi ha sempre pagato e continua, faticosamente, a pagare.

Nonostante i decantati buoni propositi, i partiti continuano a ricevere finanziamenti milionari e i politici a spendere e sperperare denaro pubblico per acquisti personali, per cene e banchetti, lampadari, tende, oggetti in ceramica, il caffè al bar, per l’acquisto di salumi, dolci, nutella, gratta e vinci, per il pagamento delle tasse, per l’uso dei servizi pubblici, ecc.

Ognuno propone le più variegate soluzioni sia per scongiurare l’incombente rischio del tracollo della nostra nazione, sia per arginare e risolvere i tanti problemi dei nostri concittadini. Si continua a parlare di “Spendingreview” e, per far quadrare i conti dello Stato, dalla terza decade del mese di ottobre, è stato nominato anche il commissario straordinario nella persona di Carlo Cottarelli, ma la messinscena, la commedia sui tagli alla spesa pubblica continua a mantenere vivi i dibattiti politici.

Il compito prioritario del Cottarelli è l’eliminazione degli sprechi della pubblica amministrazione con conseguente riduzione delle tasse.

Ed ecco che mentre si discute proprio di questi problemi, spunta un nuovo regalino per gli italiani: l’aumento dell’IVA, con la conseguente lievitazione dei prezzi, a discapito, soprattutto, dei ceti maggiormente in difficoltà e la reintroduzione dell’IMU per la prima casa che “uscita dalla porta rientra dalla finestra” in un caos di dati e scadenze da far dire alla stessa Camusso “L’unica cosa seria sarebbe quella di rimetterla!”.

E’ ormai consolidata abitudine dei nostri governanti demandare ad altri la “spendingreview”: il governo Amato aveva affidato l’incarico a Francesco Giavazzi, quello Monti ad Enrico Bondi, il governo Letta a Carlo Cottarelli. Nessuno mette in dubbio le capacità, le risorse e le competenze di questi illustri economisti. Il vero dilemma è, invece, perché scomodarli, se nessuno riesce a tagliare le spese inutili? Non si tratta affatto di capire come bisogna fare, ma di avere la capacità e la volontà politica di farlo. Nel momento in cui manca questa determinazione, anche gli esperti diventano una spesa superflua ed inutile.

A questo punto, per usare una espressione cara ad Antonio Lubrano, “sorge spontanea una domanda”: è legale il comportamento dei nostri politici, i quali continuano imperterriti a prenderci in giro? È lecito che questa gente continui a chiedere ulteriori e sempre più asfissianti sacrifici agli italiani? È moralmente corretto che questi nostri governanti continuino a dilapidare e sprecare, senza ritegno alcuno, il denaro pubblico per soddisfare interessi personali, offensivi della dignità, della legalità e dell’intelligenza della gente?

Ebbene, tutti i partiti politici, proprio per il modo in cui agiscono, non ci rappresentano affatto. Rappresentano solo se stessi e i loro affiliati. Sono degli autentici mezzi di potere gestiti dalle solite persone; sono divenuti, ormai, veicolo di sopraffazione nei riguardi del cittadino.

Le tasse, in definitiva, hanno fatto lievitare, in modo costante e progressivo, la soglia di povertà, e per non fare una seria riforma fiscale si continua a ricorrere a pessimi aggiustamenti estemporanei.

Per far quadrare le ormai malridotte finanze si finisce sempre con il tagliare sulla sanità, sulla scuola, sulla cultura. Ma, in effetti, i nostri politici si sono mai chiesti che cosa consente ad un popolo di crescere e di prosperare? Non sono le ricchezze che si è riusciti a mettere da parte, né il disporre di un notevole quantitativo di materie prime, ma, di certo, la spinta propulsiva può venire solo dalle risorse culturali. Infatti, sono proprio le risorse culturali, le capacità di saper inventare e creare cose nuove che offrono alla società la possibilità e gli strumenti necessari per evolversi e risolvere i propri problemi economici creando nuove e diverse opportunità di lavoro per tutti, abbassando, così, anche il tasso di disoccupazione che tanto preoccupa la maggior parte delle famiglie italiane.

Questo significa che, in questo periodo particolarmente complesso per la nostra nazione, forse l’unica valida opportunità di ripresa è data proprio dalla valorizzazione delle risorse culturali ed umane di cui l’Italia dispone, risorse che valgono più di ogni altra; siamo convinti che la questione relativa alla ripresa economica del nostro Paese è, soprattutto, una questione morale: quando sarà la “Morale” a guidare il comportamento dei cittadini e dei governanti, la ripresa, anche quella economica, sarà garantita. Non esiste la politica sporca, esistono i politicanti disonesti.

Ecco perché sta a noi cittadini onesti riappropriarci della politica e cercare di cambiarla!

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