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Frank & Ruth: un album omaggio a Frank Zappa ed alla sua percussionista, Ruth Underwood, del tutto particolare, con risalto a vibrafono e marimba, fatto dal Marco Pacassoni Group che lo ha pensato con Pierre Ruiz, che ne è anche produttore esecutivo. E con una formazione di tutto rispetto che vede Alberto Lombardi alle chitarre, Enzo Bocciero al piano e tastiere, Lorenzo De Angeli al basso, nientemeno Greg Hutchinson alla batteria ed ospite la vocalist Pedra Magoni, ironica e abilmente istrionica nel brano Planet Of The Baritone Women.
Quella di Zappa, che si potrebbe dire una musica di complessitá ... semplice, cioè complessa nell'architettura (il genio di Baltimora amava Edgar Varèse) ma diretta nella esecuzione e fruizione, cosí appare nel cd della EsorDisco, come immersa in tonalitá dolci e suadente percussivitá, su una base ritmica di forte aderenza, vedansi For Ruth dello stesso Pacassoni. 
Fra le composizione riarrangiate risulta difficile stilare un ordine di preferenza. Forse Sleep Pink and Black (The Napkins Suite) si presenta più ariosa, per certi versi pinkfloydiana ma il tema più in tema, ci si scusi il bisticcio di parole, della produzione è probabilmente The Black Page, dalla scrittura molto articolata per marimba. A seguire Erchidna's Arf impressiona per il saliscendi di accordi e l'andirivieni di scale e centri tonali. Quasi orientale è l'attacco di The Idiot Bastard Son che poi prende una piega melodica zappianamente coerente. Anche Peaches En Regalia è riverente all' archetipo con stacchi e schiusure lungimiranti. 
Chiude Stolen Moments di Oliver Nelson, in versione swing "house", cover apprezzata da Zappa. Cosa che noi, da posteri suoi ... contemporanei, non possiamo che condividere.

Simone Graziano, pianista fiorentino, docente a Siena Jazz, codirettore artistico della rassegna A Jazz Supreme del Musicus Concentus nel capoluogo toscano nonchè attuale presidente Midj (Musicisti Italiani Di Jazz) è un jazzista che ha al proprio attivo numerose e qualificate esperienze a fianco ad artisti del calibro di Tim Berne, Paolo Fresu, Dan Kinzelman e vari altri. Cogliamo l'occasione della sua presenza in Calabria per conversare un pò.
Parliamo del concerto del 4 marzo, al Club La Sosta di Villa San Giovanni, in duo col sassofonista newyorkese David Binney, una collaborazione ormai consolidata anche da due cd della Auand, Frontal dl 2013 e Trentacinque del 2015.
In realtá con David abbiamo suonato all'interno del quintetto Frontal dal 2011 con Tamborrino, Evangelista, Binney, Chris Speed poi sostituito per impegni con Kinzelmann. Come duo abbiamo fatto si e no un paio di concerti, di cui uno a BargaJazz.

Che differenza c'è fra il duo e la soluzione 5et?
Il duo da una libertá maggiore che consente di spaziare, dilatare il repertorio, il quintetto è più rigido ma ha una esplosivitá maggiore. È come esplorare due paesi diversi. Ed è bello avere l'opportunitá con musicisti super come David, pronto a rilanciare la palla in ogni momento.

Il tuo disco Snailspace, uscito nel 2017, sempre della Auand, ha avuto bei riconoscimenti.
Sia al Top Jazz, fra i migliori dischi dell'anno, anche ad All About Jazz, e anche a livello personale mi sono classificato fra i migliori musicisti. Col disco saremo in giro quest'estate ma prima è previsto il nuovo disco di Frontal per fine aprile di quest'anno.

La tua musica è definibile "circolare" ?
Si. È un aspetto forte questo della reiterazione. È un tipo di comporre personale, ogni volta che fai un giro di cerchio è diverso; il concetto di diversitá/uguaglianza ha un valore che in musica è più forte, nello spettatore/ascoltatore dovrebbe generare un senso di trance o di viaggio, in quanto musica per perdersi con la mente.

A proposito della tua riflessiva "lentezza" anche se forse sarebbe più opportuno parlare di un bilanciamento fra tecnica e improvvisazione creativa, e fra più fonti ispirative, a partire dal minimalismo, ė un giudizio che condividi?
Vero. Precisiamo che l'aspetto lentezza - Snailspace significa a passi di lumaca -è nel senso di prendersi il tempo necessario per un lavoro artistico in modo tale che il prodotto che emerge riflette quello che si è, certo se continuiamo tutti ad andare a duemila si perde un senso della creazione che è un tempo prezioso. Il lavoro diventa cosí uno specchio esatto di ciò che sei.

Il tuo rapporto con l'elettronica?
La vivo come un mezzo per avere un colore diverso durante il concerto, col sinth col Rodhes è oltretutto una sfida divertente. 

L'esperienza didattica a Siena incide in qualche modo sul tuo percorso artistico e professionale?
Beh, insegnare a Siena è come andare a fare un concerto, si è in una realtá unica, altre situazioni sono belle ma diverse, insomma Siena è un'esperienza straordinaria e i giovani che escono da quei corsi sono giá maturi.

A proposito della tua carica istituzionale di presidente della Associazione Musicisti di Jazz, in cosa si differenzia il Midj dalla vecchia AMJ, altro sodalizio di jazzisti italiani?
Non ho notizie dell'Amj ma Midj sicuramente ha molta aderenza sul territorio, come il progetto Air Artisti in Residenza che ha mandato giovani in Italia e per il mondo con residenze artistiche. 

Non ritieni che un settore in crisi come quello della musica dal vivo debba essere agevolato sul piano degli adempimenti formali di chi organizza spettacoli? E che possa diventare una battaglia del Midj?
È una battaglia in atto. Ho partecipato alle sedute della legge sullo spettacolo, proponendo una revisione dei costi del lavoro musicale oltre al cumulo delle posizioni fiscali, legge peraltro scaduta. Confidiamo comunque che i decreti attuativi , per detta del ministro Bonisoli, possano essere emanati entro fine anno.

Chissá se la visione dello Stretto ispirerá qualche composizione....
Lo conosco bene, lo Stretto. Adoro Sicilia e Calabria. Poi David è originario della zona vicino Roccella Jonica. Il suo cognome deriverebbe da Binnato. 
Anche per lui il paesaggio e l'ambiente sono importanti specie quando si improvvisa.

“Viva Moira !” è il grido che si è levato dal pubblico alla parata finale del nuovo spettacolo del Circo Moira, ora del figlio Stefano Orfei, il più amato dagli italiani,  che sarà a Napoli,  presso il Pareo Park di Licola, fino al 27 gennaio, in un tripudio di bandiere con l’effige dell’indimenticabile Moira. La Sua presenza si avvertiva distintamente in ogni cosa o animale, quasi a proteggere quel circo che, specialmente a Napoli, tanto amava. Il calendario degli eventi è consultabile sul sito di Moira Orfei.

In accordo con la Diocesi di Napoli e provincia, sono state individuate famiglie meno abbienti per le quali diversamente sarebbe risultato proibitivo sostenere l’esborso necessario per poter regalare ai propri figli una serata indimenticabile. Sono stati inoltre invitati 250 bambini figli di militari dell’Esercito impegnati in missioni all’estero. “Dare la possibilità di gioire di un’attrazione meravigliosa come quella del circo a tante famiglie è per noi un’opportunità straordinaria per vivere l’atmosfera del Natale in maniera più autentica e più sentita” ha dichiarato Vincenzo Schiavo amministratore del Pareo Park.

«Il vero senso del Natale lo ritroviamo negli occhi dei bambini, che si illuminano grazie allo spettacolo messo in scena. Non ci sono festività senza Circo!“: queste le parole del Cardinale Crescenzio Sepe allo show inaugurale del nuovo spettacolo del circo di Moira Orfei.

Ma che senso ha ai giorni di oggi uno spettacolo circense per i bambini e i ragazzi abituati alla realtà virtuale dei video-giochi?  Risponde Stefano Orfei: “I bambini si divertono moltissimo, appena varcano l’ingresso del tendone vengono catapultati in un mondo fantastico che è proprio dei loro anni”. Quanto sia vera questa affermazione si scorge dalle minute cose: una piccola spettatrice - e con essa tutti gli altri - è rimasta incantata giocando a ping-pong col il clown con una pallina invisibile! Ci siamo chiesti, dove va la carovana degli artisti dopo le feste di fine anno? “ Giriamo per l’Italia, una volta ci recavamo in tournée nelle capitali europee, ora preferiamo il nostro Paese, dove riscuotiamo tanti consensi” risponde i direttore e patron Stefano. E a chi gli chiedeva se fosse possibile un circo senza animali, subito ha detto: “ Tutto è possibile, ma sarebbe uno spettacolo teatrale, non certo il circo, il cui futuro è questo, lo stesso come lo si conosce da sempre, ma sempre diverso con nuove spettacolari attrazioni”.  Gli animali sono il perno centrale intorno al quale ruota tutto l’esilarante spettacolo, durante la pausa il pubblico è stato invitato a visitare i recinti in cui gli animali alloggiano e si può vedere con i propri occhi che essi sono accuditi con attenzioni riservate ai veri protagonisti e davvero amati da tutti, dal loro ammaestratore ai numerosi inservienti. Un’ Arca di Noè è stata definita dal presentatore: cavalli di varie razze; grandi elefanti; leoni marini (con i quali si fa la fila per una foto-ricordo ); leoni bianchi; una tigre siberiana e una zebra (predatore e preda a dividersi gli applausi); una famiglia di tre non meglio individuati bovini con corna gigantesche; e ancora, struzzi, lama, caprette, cavallini tutti per il giro d’onore e per la gioia dei piccini che vedevano per la prima volta nella loro giovane esistenza la jungla materializzarsi davanti a loro, quasi come fosse uscita dai libri di scuola o di avventura. Moira Orfei è stato il primo Circo Italiano, che festeggia i 250 anni di attività,  a conquistare, nel 1987, un Clown d'Oro al Festival Internazionale di Monte Carlo, con un numero di 12 tigri presentato da Massimiliano Nones seguito poi da tanti altri riconoscimenti. La star della serata è stata il più giovane nipote di Moira, Manfredi Orfei, di dieci anni, che con il numero di cavalli - piccoli e giganti - ha rubato la scena a al padre Stefano, anche egli applauditissimo per il numero con i leoni, la tigre siberiana e i bellissimi cavalli.

Tutto lo spettacolo di circa due ore si avvale della scoppiettante regia di Brigitta Boccoli, moglie di Stefano. Appena terminato un numero già inizia uno nuovo, attirando in modo continuo l’attenzione dei grandi e piccoli spettatori, anche grazie alla felice scelta dei brani musicali moderni e classici. Applaudite le ballerine del corpo di ballo nei loro tanti sgargianti costumi  con piume, lustrini e corolle illuminate, che hanno allietato con il loro fascino. Una sirena, nata da una gigantesca conchiglia fosforescente, si è esibita volteggiando sul pubblico senza la rete di protezione, come anche un giovane trapezista che ha lasciato tutti senza fiato. Si sa che i giovani amano la musica rep, mai si sarebbero aspettati di assistere ad un virtuosismo di un giocoliere che ha suonato una batteria senza mani ma con palline di gomma. E allora “Viva il circo e viva Moira !” che, come ha detto Stefano: ”Si rinnova continuamente nel solco della tradizione”.  Gli artisti infatti provano continuamente nuovi numeri e nuove attrazioni, magari riformando le precedenti, cercando sempre di stupire superando i limiti, di li a poco giudicati impossibili da oltrepassare.

Al circo di Moira Orfei ogni personaggio è un vero e autentico protagonista, che mette in quello che fa un pizzico di sogno e di energia, che ogni giorno riesce a regalare al pubblico.

 Ed è proprio questo il segreto per cui uno spettacolo da millenni attira sempre nuove schiere di spettatori sotto il tendone per applaudire i loro beniamini. Proprio dal mondo del circo ci viene un insegnamento per la vita: non fermarsi davanti alle prime difficoltà ma impegnarsi per raggiungere i traguardi che ci vengono posti dalla vita.

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