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A livello di arpa, modernamente intesa, un primo nome che balza in mente a chi scrive e' quello di Andreas  Vollenweider. Ma si è nel vasto campo ricompreso fra New Age e World Music. Nei combo's italiani un possibile riferimento e' quello di Genni Tommasi degli Etnoclassic, nei quali peraltro la componente classica ed etnica ispanica paiono in varie situazioni sovrastare quella jazz.
La novità della proposta discografica racchiusa nel cd Still Chime (Abeat ) sta intanto nell'approccio anzitutto jazzistico, anche se non solo tale, della musicista sarda Marcella Carboni. La sua arpa e' poi affiancata da una formazione che vede, oltre alla sinuosa voce di Francesca Corrias e alla batteria nervosamente compatta di Francesco D'Auria, il morbido contrabbasso del russo Yuri Goloubev e l'armonica eterea dell'ospite Max De Aloe: tutti protesi a fare il paio, in termini di melodia e flessuosità, col pizzicato delle corde, deputate a "risuonare ancora" come e con gli altri strumenti. Una musica di echi, dunque, di linee sonore invisibili appese fra Wonder e Carmichael, Ellington e Baden Powell, e brani degli stessi interpreti, che creano effetti di delicata suggestione. Per un progetto in cui sono equalizzati interventi e ruoli dei musicisti che partecipano all'album, i quali paiono professare il verbo di un jazz sussurrato, intimo, di scavo interiore, e di estese latitudini. Anche di genere: dove l'arpa, approdata a nuovi mondi ed atmosfere, conferisce un proprio proficuo contributo in tal senso.

Skelters, due dischi all'attivo, un cd e un e.t., un singolo in uscita "Siamo" assieme al relativo videoclip, dal 6 di novembre su Youtube e su varie piattaforme digitali.
Ma chi sono questi ragazzi di Calabria, che musica fanno, cosa si aspettano dal mondo dello spettacolo? Lo chiediamo a Domenico Martinis, chitarrista solista della band.
D.  Il termine Skelters, al di la' del significato letterale, sta esattamente per ... ?
R. E' il senso delle cose che scivolano via. Come nel brano omonimo dei Beatles. E' anche un tributo a loro, da parte nostra che siamo nati come formazione brit pop.
D. Come si riflette, il titolo, nella vostra musica?
R. Nei testi, anzitutto. Noi siamo un missione per conto di Dio, dicevano i Blues Brothers. Da parte nostra vorremmo dare dei messaggi alla gente, una comunicazione positiva, trasmettere i valori dell'amore. all you need is love, tanto per citare ancora i miti pop di Liverpool. In questo mondo frenetico, dove non ci si ferma, ci distraggono dal lato spirituale della vita, tentiamo di dare un peso alle
cose, piccole e grandi, che ti scivolano via tutto attorno attraverso la nostra musica.
D. Parliamo della esperienza sul palco con i Subsonica.
R. Molto positiva. Dal punto di vista musicale abbiamo assunto sonorità più elettroniche, suoni più curati, di tipo pop-rock.
D. E con Mogol, il Cet?
R. Si, l'ha avuta Giuseppe, il cantante, che in gran parte produce i testi, ama Beatles e Oasis, e fino a un certo punto scriveva in inglese. E' lui che, grazie a una borsa di studio presso la struttura di Mogol, ha maturato l'idea di scrivere in italiano.
Avendo deciso di stare qui in Italia meglio una lingua consona per il nostro target.
D. Siamo, il singolo in uscita, e' un brano che nell'epoca dei selfie pare di grande attualità ...
R. Un'idea del regista Paolo Ranzani; nonostante l'omologazione, i selfies dimostrano come si sia differenti, a partire da ognuno di noi. Il video e' molto eloquente, noi ci visualizziamo, in quanto artisti, in quanto giovani, in quanto persone.
D. Un mese di novembre pieno di impegni come concerti, fra cui Cosenza il 20 e Catanzaro il 22 poi altre tappe nel centro nord per il batterista Emanuele Russo, Luigi Longo, il basso, il frontman Giuseppe Russo, che completano la formazione. Tutti calabresi, di Catanzaro, ma milanesi d'adozione. Ma quanta Calabria vi è rimasta dentro?
R. Dal punto di vista caratteriale tutta, sul palco abbiamo grinta, siamo accesi, vivaci. Di certo dispiace esser dovuti andar via. Purtroppo la regione non offre molto come scena live tranne che per qualche locale. Spesso si preferiscono gruppi di cover band e non gruppi che propongono propri inediti, sia musica che testi. E noi Siamo e vogliamo essere musicisti. E questa la vita che abbiamo scelto. La musica e' la nostra vita.

foto

Un libro con due compact allegati, per il lavoro di un poeta calabrese messo in musica. La Nuova Santelli ha sfoggiato un'edizione di pregio per dare adeguata cornice alla nuova fatica di Gregorio Viglialoro, poeta, antropologo, critico d'arte, artista di estrema sensibilità: un FolkBook relativo al periodo 1958-1990. Dimostrando, in tal modo, come l'anima popolare non sia anticaglia culturale che per vivere anzi rivivere deve essere trapiantata su corpi nuovi od anche estranei dando luogo a coacervi non sempre riusciti. Certo la contaminazione non la si può evitare perché fa parte del nostro vivere quotidiano. Ed in tal senso recita il sottotitolo del volume, Dalla tradizione alla contaminazione. Ma è possibile ancora oggi che l'espressione poetica, in uno con quella musicale, venga fuori in modo naturale e naturalmente trasmetta il proprio messaggio senza necessariamente indulgere in nostalgie o attardarsi in vagheggiamenti di un passato bucolico ormai scomparso.
Viglialoro ha questa dote, conservativa e innovativa, di riprendere la tradizione e di ritrasmettere, con voce propria, in versi, storie usi idee impressioni attinenti aspetti sociali, familiari, socio politici, affettivi, domestici. Poetici, in una parola. Che con la collaborazione di musicisti accreditati fra cui il pianista Francesco Perri e la Serrensemble, divengono canti popolari, con tanto di partitura, da servire anche all'ascolto in una forma classicheggiante che nulla ha a che vedere con certe esecuzioni grezzamente rese che in molti casi banalizzano i contenuti, testuali e musicali, folkloristici. Il tutto è nobilmente adattato si' da dare il giusto risalto ai vari componimenti che, pur rifacendosi alla invenzione collettiva o anonima del popolo, vanno ascritti ad un Autore che vi ha trasfuso in pieno il proprio spirito poetico e la propria anima musicale. Con un'inflessione reggina che, fra Laureana e le terre grecaniche, ha un sapore d'antico.

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