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Ankara ha proposto un incontro tra Putin ed Erdogan

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiamato Putin al telefono "circa 7-8 ore dopo" l'abbattimento di un jet militare russo al confine tra Siria e Turchia: lo ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, precisando che "di questa richiesta" Putin "è stato informato". Secondo Erdogan, Putin non ha risposto alle sue telefonate

La Russia ha deciso di sospendere per un tempo indefinito la sua partecipazione alle esercitazioni navali sul Mar Nero 'Blackseafor', a cui partecipa anche la marina militare turca: lo fa sapere alla Tass il presidente della Commissione Difesa della Duma, Vladimir Komoiedov, precisando che è una risposta all'abbattimento del jet russo.

Ankara ha proposto un incontro tra Putin ed Erdogan a margine della Conferenza Onu sul clima a Parigi il 30 novembre e il presidente russo "è stato informato" di questa richiesta: lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov

La Turchia ha sospeso temporaneamente i suoi voli militari in Siria nell'ambito della Coalizione internazionale anti-Isis dopo l'abbattimento del jet russo al confine. Lo rivela oggi il quotidiano Hurriyet, citando fonti anonime della diplomazia di Ankara. Secondo Hurriyet la decisione sarebbe stata presa in accordo con la Russia per evitare il rischio di nuovi incidenti. Lo stop potrebbe durare fino a quando Ankara e Mosca non riapriranno i canali di dialogo, tra cui una 'hotline' per la trasmissione di comunicazioni militari ritenuta necessaria per la prevenzione di possibili episodi ulteriori di tensione al confine.

Mosca minaccia di bloccare il flusso di turisti russi che vale 4 miliardi di dollari l'anno e i voli da e verso la Turchia, ma anche di congelare o addirittura far saltare il progetto per il gasdotto Turkish Stream e quello, da 20 miliardi di dollari, per la centrale nucleare di Akkuiu. Le restrizioni potrebbero riguardare anche la cooperazione finanziaria, i dazi doganali, gli investimenti, l'edilizia e l'uso di manodopera turca, con gravi danni economici per Ankara, che rischia così di perdere i vantaggi ottenuti dal non aver aderito alle sanzioni occidentali contro la Russia per la crisi ucraina. Ma probabilmente anche per Mosca, che è il secondo partner commerciale della Turchia con un interscambio commerciale pari a 31 miliardi di dollari l'anno scorso.

E l'ulteriore prova del fatto che tra Mosca e Ankara non scorre buon sangue è il trattamento riservato dalle autorità russe ad un gruppo di circa 50 imprenditori turchi, fermati a Krasnodar con l'accusa pretestuosa di aver mentito sul motivo del loro ingresso nel paese. Intanto, se un conflitto militare tra Russia e Turchia è stato escluso già ieri dal capo della diplomazia russa, Serghiei Lavrov, tra Vladimir Putin e il presidente turco Erdogan ormai è guerra di parole. "Finora non abbiamo sentito le scuse dal massimo livello politico turco, né tantomeno le proposte di risarcire i danni e di punire i criminali per il reato commesso", ha tuonato Putin riferendosi all'abbattimento del jet russo, definito dal leader del Cremlino "una pugnalata alla schiena a tradimento da chi ritenevamo partner nella lotta al terrorismo". Pronta è arrivata la risposta piccata di Erdogan: "Se c'è una parte che deve scusarsi, non siamo noi" ma "chi ha violato il nostro spazio aereo". Poi però ha tentato di frenare: "La Turchia avrebbe reagito diversamente se avesse saputo che l'aereo era russo".

Intanto per i piloti del Jet abbattuto dai Turchi è finita come in un vecchio dramma di Gene Hackman: uno ammazzato, l’altro salvato. Murakhtin è «in buona salute», comunica personalmente Putin, dopo che l’ambasciatore a Parigi e il ministro della Difesa hanno già spiegato come il capitano «sia riuscito a scappare» nei boschi e sia stato «recuperato da un’operazione durata 12 ore, un commando congiunto russo e siriano penetrato per 4 chilometri e mezzo nei territori infestati dai terroristi». L’altro, no: l’aviatore Oleg Peshkov è stato impallinato dalle brigate turcomanne mentre planava col paracadute, il cadavere mostrato da un video. Medaglia pure a lui e a un terzo Eroe di Putin: il soldato Aleksander Pozynich, colpito a morte su un elicottero Mi-8 che stava cercando i due commilitoni dispersi.

Volavamo a seimila metri. Il cielo era limpido. Il missile è arrivato improvvisamente sulla coda dell’aereo. Non l’abbiamo proprio visto. Non c’è stato neanche il tempo di fare una manovra. Pochi secondi dopo, già precipitavamo. E ci siamo buttati fuori...». Gli eroi sono spesso tutti giovani e morti e al capitano navigatore Konstantin Murakhtin non pare vero: è vivo e passeggia per l’ospedale della base aerea di Hmeymim, terra siriana a 30 chilometri dalla Turchia, e Putin l’ha già onorato della medaglia d’Eroe di Russia. Paracadutato sulle montagne dei turcomanni nemici d’Assad. Trovato, non si sa come, dalle forze speciali. Scampato alla stessa, sicura morte del suo compagno di volo: «È escluso che siamo sconfinati in Turchia, nemmeno per un secondo - fanno subito dichiarare all’Eroe, abbattuto mentre bombardava i turcomanni di 24 villaggi siriani sulla frontiera -. Si può verificare perfettamente sulle mappe radar dov’è il confine e dov’eravamo noi». Ma perché non avete risposto all’allerta dei turchi? «Non c’è stato alcun tipo di contatto, non sono arrivati avvertimenti visivi, né via radio. Se i loro F-16 avessero voluto metterci in guardia prima di tirarci addosso, avrebbero potuto affiancarsi. E mostrarsi».

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