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Day after per il sindaco di Roma Ignazio Marino

Day after per il sindaco di Roma Ignazio Marino che ieri ha rassegnato le dimissioni dal suo incarico. Dimissioni formalizzate e che scadranno il 29 ottobre.

Alle 10 in punto, giacca chiara e cravatta a strisce blu e rosse, Marino è uscito dalla sua abitazione. Ai cronisti che gli facevano domande ha risposto, entrando in macchina, "buon lavoro". Poi è arrivato in Campidoglio entrando da una porta secondaria, la cosiddetta 'Porta delle Lance' eludendo così i numerosi giornalisti e fotografi che attendevano il suo arrivo. "Sto molto bene, vado a celebrare un matrimonio", ha detto arrivato in Campidoglio per celebrare un matrimonio nella sala rossa.

Le dimissioni sono state protocollate. Quindi, i 20 giorni a disposizione di Ignazio Marino per confermare o ritirare le dimissioni scadranno il 29 ottobre. Il vicesindaco Marco Causi guarda avanti: nei primi giorni della prossima settimana annuncerà la nuova Giunta che traghetterà il Campidoglio alle elezioni e varerà i prossimi interventi per il Giubileo straordinario. "La situazione che si è creata a Roma - spiega Causi - rende difficile una ricomposizione della crisi prima dell’arrivo del commissario prefettizio in Campidoglio".

Ma Sel sembrerebbe disposto a tenere in vita Marino. .Intanto Sel apre a una verifica chiedendo, però, al sindaco di cambiare rotta. "Noi - scrive su Facebook il capogruppo di Sel in Campidoglio, Gianluca Peciola - vogliamo andare avanti con il programma elettorale: è giusto chiedere al sindaco un cambio di rotta, la verità, il rispetto del mandato. Altrimenti può anche "Care romane e cari romani, ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L'ho fatto avendo come unica stella polare l'interesse della Capitale d'Italia, della mia città". "Presento le mie dimissioni - spiega -. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un'astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche

L'assessore alla Legalità Alfonso Sabella rende noto ai cronisti che il sindaco ha firmato l’assegno di 19.704 euro, come promesso, per pagare le spese effettuate con la carta di credito del Comune. Come lui stesso ha spiegato ieri, rimarrà in carica ancora venti giorni per svolgere l’attività di ordinaria amministrazione prima dell’arrivo di un commissario nominato dal prefetto.

"Ci avevano provato con la Panda rossa, i funerali di Casamonica, la polemica sul viaggio del Papa. Se non fossero arrivati questi scontrini, prima o poi avrebbero detto che avevo i calzini bucati o mi avrebbero messo della cocaina in tasca". È l'amaro sfogo di Ignazio Marino. Il sindaco dimissionario l’ha presa malissimo. "Cacciarmi? Se lo fate farò tutti i nomi - avrebbe detto ai suoi - chi del Pd mi ha proposto Mirko Coratti e Luca Odevaine (due degli arrestati di Mafia Capitale, ndr) come vicesindaco e come comandante dei vigili. Vi tiro giù tutti". Secondo voci vicine al Campidoglio riportate dal corriere della sera, Marino avrebbe ricordato di "avere tutto scritto nei miei quaderni" e di "avere anche degli sms di dirigenti nazionali del Pd".

Marino avrebbe già messo mano alle bozze di quello che sarà un libro "esplosivo". Secondo fonti ben informate l’ex capo segreteria Mattia Stella, dimessosi quest’estate dopo la relazione di Franco Gabrielli, gli starebbe curando tutto l'editing. Pagine scomode per Matteo Renzi e, più in generale, per il Partito democratico che, fino all'ultimo scandalo, ha provato a tenere a galla il sindaco marziano

In una intervista alla stampa, Marino rivendica di aver "rotto le uova nel paniere del consociativismo politico" e ricorda che "Roma sarà parte civile nel processo di Mafia Capitale. Noi abbiamo tagliato le unghie a chi voleva mettere le mani sugli affari". E ora si augura che "chi verrà dopo di me non riporti Roma indietro". Afferma poi che nel Pd solo in due gli hanno espresso vicinanza: il ministro Graziano Delrio e Giovanni Legnini, "entrambi molto avviliti per quanto accaduto". Ma il grande assente è Renzi. Che ieri ha dettato la linea da Palazzo Chigi. "Non avendo avuto l’opportunità di parlare col presidente del consiglio - dice Marino - non ho potuto conoscere qual è il suo giudizio".

Il sindaco in una nota ha poi smentito alcune indiscrezioni di stampa secondo le quali avrebbe 'minacciato' di 'vendicarsi'. "Leggo su alcuni quotidiani - ha scritto in una nota - frasi che mi vengono attribuite. Le smentisco. Non ho mai detto 'ora farò i nomi': tutto ciò è falso e sono costretto ancora una volta a procedere con le querele oltre alle richieste di danni in sede civile". "Si tratta di falsità che non ho mai pronunciato -prosegue Marino- Vedo che si parla di mie telefonate con Matteo Orfini che nella giornata di ieri non sono mai avvenute, vedo mie frasi su inesistenti mail di Walter Veltroni pubblicate su La Repubblica, frasi uscite sul Corriere della Sera in cui mi si attribuisce che "ora farò i nomi". Tutto ciò è falso e sono costretto ancora una volta a procedere con le querele oltre alle richieste di danni in sede civile".Ma vediamo come e andata la giornata che ha portato le dimissioni del Sindaco di Roma e che cosa potrebbe succedere fino alle elezioni per il nuovo sindaco di Roma ad aprile :

E in una nota, in serata, il Partito Democratico: "Esprimiamo apprezzamento per il gesto di responsabilità con cui Ignazio Marino ha ritenuto di presentare le proprie dimissioni da sindaco di Roma. È una scelta giusta che dimostra la sua volontà di mettere al primo posto l'interesse della città".

Con le dimissioni del sindaco Marino in Campidoglio si apre la stagione del commissariamento con il voto in primavera. Anche se, per legge, il sindaco ha 20 giorni di tempo durante il quale può revocarle. A disciplinare tutta la materia è il Testo Unico sugli Enti locali (Tuel), aggiornato dal Decreto legislativo 267 del 2000 che prevede tre strade in una vicenda come quella del Campidoglio. Oltre all'addio del sindaco, la mozione di sfiducia e le dimissioni della maggioranza più uno dei consiglieri capitolini.

Le dimissioni del sindaco diventano esecutive dopo 20 giorni - lasso di tempo nel quale può revocarle -; a quel punto scatta la procedura di scioglimento del Consiglio comunale, con la sospensione di tutte le cariche istituzionali. Viene nominato un commissario - del rango di prefetto, nel caso di Roma - che porta la capitale alle elezioni. Il voto avverrebbe in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno 2016, in base alla Legge 120 sulle elezioni negli enti locali del 1999. A Roma ci sono i due precedenti delle dimissioni da sindaco di Francesco Rutelli nel 2001 e di Walter Veltroni nel 2008, entrambi per correre come candidati premier nelle elezioni politiche.

Il Consiglio comunale può votare una mozione di sfiducia al sindaco. Anche in questo caso l'amministrazione decade, viene nominato il commissario e si va comunque a nuove elezioni la primavera prossima. La mozione deve essere sottoscritta da almeno due quinti dei consiglieri, senza contare il sindaco, e viene messa in discussione non prima di dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione. Se la mozione viene approvata, si procede allo scioglimento del consiglio e alla nomina di un commissario ai sensi dell'articolo 141, con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del ministero dell'Interno.

C'è poi la possibilità delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali - la metà più uno - con scioglimento dell'amministrazione, nomina del commissario ed elezioni. Tutta la procedura di scioglimento si deve concludere entro 90 giorni. Lo scioglimento del Consiglio comunale determina in ogni caso la decadenza del sindaco e della giunta. I consiglieri cessati dalla carica per effetto dello scioglimento continuano ad esercitare, fino alla nomina dei successori, eventuali incarichi esterni.

Il commissariamento durerebbe invece fino alla primavera del 2017 nel caso il sindaco si dimettesse e l'amministrazione decadesse dopo il 24 febbraio prossimo. Si voterebbe quindi nella primavera del 2017 a meno che il governo non fissi per decreto una nuova tornata elettorale negli Enti locali.

Quanto all'ipotesi che sia lo stesso prefetto di Roma Franco Gabrielli - che è anche coordinatore del Giubileo - ad essere nominato commissario, questa non viene esclusa dalla legge, ma - sottolineano fonti della prefettura - non è mai accaduto in Italia e viene ritenuta "impossibile".

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