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Grazie a Papa Francesco crolla un altro muro e comincia una nuova era dei rapporti tra Stati Uniti e Cuba

"Voglio ringraziare Papa Francesco", ha detto Obama, così come Castro, che ha ringraziato il Vaticano "e in particolare Papa Francesco" per la sua mediazione. A sua volta, il Pontefice, nel giorno del suo 78/mo compleanno, ha espresso il suo "vivo compiacimento per la storica decisione dei Governi degli Stati Uniti d'America e di Cuba di stabilire relazioni diplomatiche". Soddisfazione per "la notizia molto positiva" è stata espressa anche dal segretario generale dell' Onu Ban Ki-moon, così come dal premier Matteo Renzi, che ha definito il disgelo tra i due Paesi "un passo avanti straordinario verso quegli obiettivi di apertura e dialogo che l'Italia, anche nella sua veste di presidente di turno dell'Ue, considera essenziali".

"Ho dato al segretario di Stato John Kerry il mandato di avviare negoziati immediati con L'Avana per riavviare il dialogo fermo dal 1961", ha detto Obama, aggiungendo che Cuba verrà rimossa dalla 'lista nera' dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo. E ancora, Obama ha annunciato di aver autorizzato "un aumento dei collegamento di telecomunicazioni tra Stati Uniti e Cuba", in modo che le aziende "saranno in grado di vendere merci che permetteranno ai cubani di comunicare con gli Usa e con altri Paesi". E Kerry è pronto a partire. "Non vedo l'ora di essere il primo segretario di Stato americano a visitare Cuba in 60 anni", ha affermato. Allo stesso tempo, Obama parlerà al Congresso per arrivare alla revoca dell'embargo. Un risultato che vorrebbe raggiungere entro la fine del suo mandato, nel 2016. Non sarà però facile. Lo speaker della Camera, il repubblicano John Boehner, ha già bollato la svolta del presidente come "una concessione stupida", mentre l'influente senatore Marco Rubio, possibile candidato della destra alla Casa Bianca nel 2016, ha annunciato che farà "ogni sforzo per bloccare il tentativo disperato e pericoloso del presidente di lucidare la sua eredità a spese del popolo cubano".

Un proposito già assunto anche da altri esponenti repubblicani, che sono già sul piede di guerra. Ma Obama non intende mollare: "Todos somos americanos", siamo tutti americani, ha affermato dando alla sua decisione anche un aspetto emotivo che va oltre la politica tradizionale. E la Casa Bianca fa sapere che il presidente non esclude una sua visita a Cuba.

"L'isolamento non ha funzionato", è giunto il momento di "un nuovo approccio" tra i due Paesi che porti anche alla fine dell'embargo: con una mossa storica, che a sorpresa archivia mezzo secolo di tensioni, Barack Obama ha annunciato in diretta tv che gli Usa ristabiliranno piene relazioni con Cuba, che Washington aprirà un'ambasciata all'Avana e che, grazie a contatti segreti portati avanti anche con l'aiuto di Papa Francesco, le autorità cubane hanno deciso di rilasciare "per motivi umanitari" Alan Gross, un americano che era detenuto a Cuba da oltre cinque anni. E ancora, gli Usa hanno revocato le restrizioni su viaggi e rimesse in denaro verso l'isola caraibica e hanno accettato di liberare tre agenti cubani detenuti in Usa per spionaggio.

Il regime dell'Avana ha rilasciato anche uno degli agenti segreti americani detenuto a Cuba da 20 anni e ha disposto la liberazione di "persone riguardo alle quali gli Usa avevano espresso il loro interesse", ovvero 56 prigionieri politici detenuti nell'isola: ad annunciarlo, in una diretta televisiva contemporanea a quella di Obama, è stato proprio Raul Castro.

In un discorso ai cubani il fratello di Fidel ha affermato che le decisioni su Cuba prese dal presidente Obama "meritano il rispetto e il riconoscimento del nostro popolo", anche se, ha aggiunto, si tratta di misure che "non risolvono la questione principale, cioè il blocco economico, commerciale e finanziario che provoca enormi danni economici e umani, e deve cessare". Resta però il fatto che la svolta impressa dai due leader, maturata in contatti segreti avviati un anno e mezzo fa e giunta dopo un colloquio diretto martedì scorso ha una portata enorme. E sia Obama che Castro hanno affermato che un importante ruolo per giungere a questo risultato lo ha svolto il Pontefice, che negli ultimi mesi aveva scritto ad entrambi, mentre ad ottobre il Vaticano ha ospitato anche un incontro tra le delegazioni dei due Paesi.

E' stato proprio papa Francesco, infatti, a scrivere due lettere separate, all'inizio della scorsa estate, al presidente cubano Raul Castro e a quello americano Barack Obama, esortando i due leader a perseguire relazioni più strette tra i due Paesi. In ottobre, poi, in assoluta riservatezza, delegazioni di Cuba e Stati Uniti sono state fatte incontrare in Vaticano, con l'obiettivo di favorire la piena normalizzazione dei rapporti. Una mediazione che ha dato pienamente i suoi frutti, con il disgelo annunciato oggi, con una notizia di rilevo epocale, che si traduce nel ripristino delle relazioni e nell'apertura di una sede diplomatica statunitense a L'Avana. E che in prospettiva porterà la fine dell'embargo e la cooperazione tra i due paesi su varie questioni, compresa la lotta al crimine e l'eliminazione di Cuba dalla lista nera degli Stati terroristi. Papa Francesco esprime ora "vivo compiacimento" per la "storica decisione" dei governi di Washington e L'Avana "di stabilire relazioni diplomatiche, al fine di superare, nell'interesse dei rispettivi cittadini, le difficoltà che hanno segnato la loro storia recente".

La Segreteria di Stato vaticana, in una nota, conferma come, "nel corso degli ultimi mesi", papa Bergoglio abbia scritto a Raul Castro e a Barack Obama, sottolineando che l'iniziativa aveva lo scopo di "invitarli a risolvere questioni umanitarie d'interesse comune, tra le quali la situazione di alcuni detenuti, al fine di avviare una nuova fase nei rapporti tra le due Parti". Quindi la Santa Sede, "accogliendo in Vaticano, nello scorso mese di ottobre, le delegazioni dei due Paesi", "ha inteso offrire i suoi buoni offici per favorire un dialogo costruttivo su temi delicati": dialogo "dal quale sono scaturite soluzioni soddisfacenti per entrambe le parti". Ora la stessa Santa Sede "continuerà ad assicurare il proprio appoggio alle iniziative che le due Nazioni intraprenderanno per incrementare le relazioni bilaterali e favorire il benessere dei rispettivi cittadini". Entrambi gli ex contendenti hanno voluto sottolineare il ruolo della Santa Sede nella trattativa conclusasi positivamente. Raul Castro ha ringraziato oggi il Vaticano "e in particolare papa Francesco" per la sua mediazione nel dialogo con gli Stati Uniti.

"Voglio ringraziare papa Francesco" per il ruolo svolto nel riavvicinamento tra Usa e Cuba, ha detto a sua volta Obama. Intanto lunedì scorso il segretario di Stato Usa John Kerry si è recato in Vaticano per un colloquio di un'ora con il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin: e in quell'occasione, evidentemente memore di quanto già prodotto dalla diplomazia pontificia nella trattativa con L'Avana, ha espresso il desiderio che "la Santa Sede favorisca soluzioni umanitarie adeguate" per la chiusura del carcere di massima sicurezza di Guantanamo, situato nella base navale americana proprio a Cuba.

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