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Tra conferme e defezioni, il vertice di Palermo alla fine si terrà. Le porte di villa Igiea per i partecipanti si apriranno intorno alle 19:00, quando il premier Giuseppe Conte accoglierà i capi delegazione che via via sfileranno all’interno della sede scelta per il vertice. Tra occasione per prendere la testa della cabina di regia per la Libia e timore per un suo possibile fallimento, il vertice segna comunque una tappa importante per la diplomazia italiana.

L’Italia, da quando ha annunciato l’organizzazione di una conferenza internazionale a Palermo sulla Libia, ha iniziato subito a lavorare per avere una platea di paesi più vasta possibile presente in Sicilia. Dagli Stati Uniti è arrivato subito il sostegno all’iniziativa, visto che l’idea di una cabina di regia italiana è stata formalizzata proprio a Washington. Il dubbio riguarda però il livello della presenza americana. Da Roma il “sogno” è poter avere Donald Trump, vista la visita del presidente americano prevista giorno 11 novembre a Parigi. Ma alla fine, a rappresentare gli Usa a Palermo sarò David Satterfield, sottosegretario con delega al Medio Oriente al consiglio di Stato. Sarà della partita anche l’altra potenza che ha spinto ed appoggiato l’Italia nell’azione sulla Libia: la Russia. Da Mosca a guidare la delegazione dovrebbe esserci il primo ministro Dmitri Medvedev. Per quanto riguarda l’Europa, è confermata la presenza dell’alto rappresentante della politica estera comunitaria, Federica Mogherini. Ma dal vecchio continente non verrà alcun capo di Stato, anche se ci saranno delegazioni da molti paesi.

­Per il governo di unità nazionale ci sarà invece il premier Al Serraj, assieme al suo vice Ahmed Maitig, uomo forte “moderato” di Misurata. Presenti inoltre altri due attori importanti: Aguila Saleh, presidente del parlamento di Tobruck, e Khaled Al Meshri, presidente dell’alto consiglio di Stato. In totale comunque, le delegazioni libiche dovrebbero essere molte di più comprendendo fazioni, tribù e partiti politici di ogni parte del paese. 

­C'e giallo su quello che dovrebbe essere l' ospite piu atteso ossia il generale Khalifa Haftar. Il leader della Cirenaica avrebbe dato il suo via libera definitivo alla presenza a Palermo nei giorni scorsi, ma nelle ultime ore tra conferme e smentite appare in forse la sua partecipazione. Un diniego di Haftar potrebbe compromettere seriamente l’andamento del vertice siciliano e far rimediare all’Italia una magra figura agli occhi della comunità internazionale. 

 A 24 ore dall'inizio dei lavori, ambienti dell'autoproclamato Esercito nazionale libico hanno fatto sapere in mattinata che il loro capo diserterà il summit perché non vuole sedere al tavolo con i rappresentanti del Qatar e di una fazione, il Libyan Fighting Group, secondo Haftar "legata ad al Qaida". 

L'indiscrezione poteva essere il frutto di un bluff del generale per alzare la posta del negoziato. Più tardi, però, si è avuta la percezione che la situazione stesse realmente precipitando. Altre fonti vicine ad Haftar infatti - rilanciate dapprima dal media libico Address Journal e in seguito, tramite la France Presse, dall'autorevole sito egiziano Al Ahram e da Al Arabiya - hanno diffuso la notizia che Conte in giornata sarebbe volato a Bengasi: una visita lampo, si legge nella ricostruzione, per discutere con Haftar "gli ultimi sviluppi sulla conferenza di Palermo". 

Palazzo Chigi ha smentito seccamente la notizia. Facendo trapelare che da parte del governo italiano "c'è la volontà di non interferire tra le parti libiche in una questione che è prettamente libica". La posta in gioco è però troppo alta per passare la mano, e le trattative per un ripensamento del generale proseguono. Per settimane la diplomazia italiana, ma anche i russi e gli americani, hanno cercato di convincere Haftar ad andare al summit. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero lo ha incontrato a Bengasi, lo stesso generale è stato ricevuto a Roma dal premier Giuseppe Conte. 

Il Premier Conte in una sua intervista riguardo alla conferenza di Palermo sulla Libia al quotidiano  La Stampa ha dichiarato : L'Italia e la comunità internazionale sostengono l'operato dell'Onu. Occorre superare lo stallo in cui versa da tempo il processo politico libico. Ma soprattutto occorre prevenire l'escalation di violenza di cui abbiamo avuto un ampio assaggio nei mesi scorsi. Il popolo libico chiede stabilità e benessere ed è su questa linea, concreta e inclusiva, che ci siamo mossi per preparare la conferenza di Palermo. L'analisi esposta da Salamé pochi giorni fa al Consiglio di Sicurezza è in linea con gli obiettivi dell'iniziativa italiana, che non a caso è stata valorizzata quale occasione preziosa per ribadire la coesione internazionale e favorire passi avanti. Salamé, del resto, non ha presentato una nuova "road map" bensì una ricalibratura del piano già approvato e da noi sostenuto senza remore. Si tratta, insomma, di rafforzare le prerogative del popolo libico e adempiere alle responsabilità istituzionali volte a far "ripartire" un Paese amico a noi vicino

Gli oppositori continua il Primo Ministro Italiano sono tali fintanto che vi sarà spazio per agende nascoste e interessi contraddittori. Abbiamo promosso un evento inclusivo e stiamo parlando con tutti: con pragmaticità ma anche estrema chiarezza. Ho incontrato di persona, e a lungo, tanto Sarraj che Haftar. Ho raccolto forti incoraggiamenti e testimonianze di stima che mi confortano nella strada intrapresa. A dispetto delle speculazioni e dei facili giudizi, non stiamo improvvisando e non coltiviamo ambizioni velleitarie, ma credo che l'Italia abbia la responsabilità e la capacità di svolgere un ruolo utile in questo processo così come nell'intera area mediterranea. Ripeto, utile: nessuno vuole fare pedagogia politica o, peggio, velleitarie forme di tutoraggio. Intendiamo aiutare in un percorso e non "dettare" soluzioni. Tanto meno imporle.

Abbiamo preparato questa iniziativa con determinazione sottolinea il Premier Conte al quotidiano la Stampa e convinzione e continueremo con lo stesso spirito anche in seguito. Non intendiamo questa Conferenza come una vetrina o l'occasione di una photo opportunity. Ancora più importante sarà il lavoro che faremo in seguito per continuare a seguire questo processo. Ho parlato con molti leader internazionali, molti di più di quelli da lei citati, e da tutti ho raccolto interesse e sostegno, a prescindere dalle singole partecipazioni. I Paesi che cita saranno presenti e a livello più che adeguato, a partire dalla Russia e dalla Francia. Ma ciò che viene in questi giorni, poco citato e ne sono rimasto francamente sorpreso, è il fatto che Palermo riunisce intorno ad uno stesso tavolo i principali attori libici e il massimo livello politico di Paesi quali Algeria, Tunisia, Egitto, Ciad, Niger, Grecia e Malta. Basta guardare la carta geografica per rimettere in ordine questa costante e, a volte un po' superficiale, classifica delle adesioni. Ma anche il resto d'Europa e dei Paesi del Golfo vede non poche qualificate presenze. E parlo anche delle Istituzioni europee che saranno rappresentate da Tusk e Mogherini. Per rispondere alla sua domanda, dunque, non esito a definirmi soddisfatto che il nostro Paese abbia coagulato tanti - e indispensabili - partner intorno ad un tavolo dove i protagonisti saranno i libici.

Il nostro obiettivo, sottolinea il primo Ministro e condiviso dalla comunità internazionale, è una Libia stabile, con istituzioni scelte dal popolo libico. È questo lo scenario che mi vede totalmente favorevole. La Russia, quale membro permanente del Consiglio di Sicurezza e attore internazionale di primo piano, può dare un contributo importante.Per il governo italiano il contrasto al terrorismo è una priorità. E fortunatamente sono moltissimi i Paesi ad avere questa priorità, partendo dagli stessi membri della Ue. Il nostro ruolo è dunque di rilievo, si esprime con coerenza e impegno. Senza dimenticare che la stabilità politico-istituzionale e lo sviluppo socio-economico sono la migliore medicina per prevenire il diffondersi del fenomeno terroristico.

Il premier Giuseppe Conte è giunto a Palermo. "Mi aspetto che Haftar sia presente. La sua visione non è certamente coincidente con quella del presidente Sarraj", ma "Mandela ha osservato che 'il compromesso è l'arte della leadership e i compromessi si fanno con gli avversari, non con gli amici'". Così il premier Giuseppe Conte in un'intervista in apertura di prima pagina della Stampa.  

Ci sarà anche il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk - oltre al "ministro degli Esteri" europeo Federica Mogherini - alla conferenza di Palermo sulla Libia. Lo si apprende da fonti di governo che spiegano come saranno 38 le delegazioni presenti al summit. Ed è prevista, al momento, anche la presenza del premier russo Dimitri Medvedev. Al tavolo sulla Libia parteciperanno inoltre delegazioni di Lega Araba, Fmi e Banca Mondiale mentre i giornalisti accreditati sono 450.

Alla Conferenza parteciperà anche il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. Lo annuncia la tv di Stato egiziana. "Il presidente Sisi va oggi nella città italiana di Palermo per una visita ufficiale di due giorni. Deve partecipare al summit dei leader interessati al dossier libico su invito del primo ministro italiano" Giuseppe Conte, annuncia un banner della tv. 

Sono una ventina le sigle - tra comitati, centri sociali, associazioni e movimenti - che nel pomeriggio, a partire dalle 17, sfileranno in corteo, da piazza Marina fino a piazza Politeama, per il contro-vertice sulla Libia. Ieri sera centinaia di giovani hanno partecipato alla 'street parade' dei centri sociali, partita da piazza Rivoluzione. "Politiche guerrafondaie, falsi processi di pacificazione, speculazione sui poveri e discriminazione razziale" gli slogan dei manifestanti che hanno protestato "contro una città militarizzata e negata di cui non si è più liberi abitanti ma ostaggio dei potenti e delle loro necessità". 

"Non possiamo accettare che la nostra città ci venga sottratta per permettere lo svolgimento di un summit assolutamente inutile parecchio dispendioso economicamente e che, peraltro, si manifesta come fallito ancor prima di iniziare - dice Nicola Calcavecchia dei centri sociali palermitani - Bisogna assolutamente sottolineare, oltre all'assenza dei grandi capi di Stato al posto dei quali vi saranno i semplici delegati, la defezione di una delle fazioni libiche, particolare non da poco se si considera che l'intento manifesto del summit era proprio quello di trovare un accordo tra le fazioni". La carovana, con cori, speakeraggio e musica ad alte frequenze, è stato organizzata proprio per "arrecare disturbo a danno degli ospiti del summit che si trovano a soggiornare presso alcuni degli alberghi del centro storico". "A loro i lussuosi alberghi e i salotti per le conferenze, a noi le strade e le piazze della nostra città da vivere e attraversare come meglio crediamo", afferma Alessandro Tagliarini, giovane dei centri sociali palermitani.

­La Francia invierà il ministro degli esteri, Jean-Yves Le Drian. La Germania sarà pure presente e rappresentata dal sottosegretario agli esteri, Niels Annen. Diplomatici e rappresentanti arriveranno anche da Spagna, Grecia e Malta. Per quanto riguarda l’Africa invece, la “pattuglia” dovrebbe essere abbastanza nutrita. Nelle scorse ore è stata infatti confermata la presenza con capi di Stato e di governo da parte di molti paesi confinanti con la Libia. Si tratta, in particolare, di Tunisia, Algeria, Egitto per il nord Africa. Per il Sahel invece, a Palermo dovrebbero arrivare anche rappresentanti di Niger e Ciad. Per la Tunisia sarà a Palermo il presidente Beji Caid Essebsi, per l’Algeria invece il primo ministro Ahmed Ouyahia. Non si sa ancora se in Sicilia l’Egitto sarà rappresentato o meno dal presidente Al Sisi. 

Presenti a Palermo anche Turchia e Qatar.Tali presenze avrebbero infastidito proprio l' Egitto essendo Ankara e Doha due importanti sponsor dei Fratelli Musulmani e quindi del movimento fortemente osteggiato da Al Sisi nel suo paese. Sarà presente anche l’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Ghassan Salamè. Sarà lui a rappresentare le Nazioni Unite in Sicilia. 

 

Secondo la nota del Presidente del Consiglio Conte sul sito ufficiale del Governo Italiano scrive  : "Le previsioni di crescita della Commissione Ue per il prossimo anno sottovalutano l’impatto positivo della nostra manovra economica e delle nostre riforme strutturali. Andiamo avanti con le nostre stime sui conti pubblici, sulla crescita che aumenterà e sul debito e il deficit che diminuiranno. Non ci sono i presupposti per mettere in discussione la fondatezza e la sostenibilità delle nostre previsioni.

Per questo riteniamo assolutamente inverosimile qualsiasi altro tipo di scenario sui conti pubblici italiani. Il deficit diminuirà con la crescita e questo ci permetterà di far diminuire il rapporto debito/PIL al 130% nel prossimo anno e fino al 126,7% nel 2021. 

L’Italia non è affatto un problema per i Paesi dell’Euro zona, scrive la nota del Premier al  sito ufficiale del Governo, e dell’Unione europea, ma anzi contribuirà alla crescita di tutto il continente. Le riforme strutturali che mettiamo in campo, dalla riforma dei centri per l’impiego alla semplificazione del codice degli appalti, alla riforma del codice e del processo civile insieme al piano investimenti, daranno maggiore impulso alla crescita rispetto a quanto previsto dalla Commissione Ue. Sulla base di queste valutazioni, guardiamo positivamente agli sviluppi del dialogo intrapreso con le Istituzioni europee".

I numeri sulla manovra usciti ieri dalla Commissione Ue sarebbero "totalmente campati per aria". Così il leghista Claudio Borghi, presidente della Commissione Bilancio a Montecitorio, è pronto a dare battaglia.

Secondo Pierre Moscovici quelle diffuse sono invece "proiezioni su dati reali" e rivedono in forte rialzo il Deficit/Pil, che salirebbe al 2,9% il prossimo anno e al 3% nel 2020. "Mi sembrano numeri totalmente campati per aria - ha commentato Borghi nel corso di un'intervista a La Stampa-, che non possono per definizione essere reali in quanto proiezioni. Quindi stime, e come per tutte le stime, conta quello che avviene dopo".

"In passato sono stati forniti numeri totalmente avulsi dalla realtà. Il Def 2015 del Pd prevedeva per il 2018 un rapporto Debito/Pil al 127,4%. Siamo al 131,8. Parliamo di uno scostamento di quasi 80 miliardi. Direi che ci sono due pesi e due misure, altroché", ha denunciato il leghista.

Senza cambiamenti nel Documento di Bilancio, il prossimo 21 novembre l'Unione europea avvierà la procedura di infrazione per mancato rispetto della regola del debito."Non è uno scenario che ci preoccupa - ha spiegato Borghi -. Se la Commissione sanzionerà noi e non chi sforerà il 3% Deficit/Pil questo sarà un ottimo argomento per noi, per chiedere un cambiamento totale alle prossime elezioni europee". 

"Il debito - ha detto Di Maio - non deve rappresentare una colpa degli italiani. Il nostro obiettivo è ridurlo facendo degli interventi che ridanno diritti ai cittadini, col massimo dialogo con l'Ue e mai oltre il 2,4% di deficit che abbiamo fissato nella legge di bilancio". Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio in conferenza alla stampa estera. "La garanzia che diamo è che il 2,4 è il termine massimo di deficit e saremo pronti a garantirlo e ad intervenire quando servirà nella legge di bilancio", ha aggiunto  

Intanto botta e risposta sulla manovra tra il presidente dell'Eurogruppo, Mario Centeno, e il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, dopo l'incontro a Roma.

In questi giorni - ha spiegato Tria - il governo è impegnato nella predisposizione di una risposta sugli aspetti ancora controversi" della manovra, una manovra "che il governo intende confermare nei suoi pilastri fondamentali".  "Ci rendiamo conto - ha detto ancora il ministro - che i problemi rilevati richiederebbero una manovra espansiva più incisiva ma è stato necessario trovare un corretto bilanciamento tra la stabilità finanziaria e sociale, entrambe necessarie".Intanto il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio si mostra fiducia su una eventuale multa. "In questo momento - ha detto - non c'è in previsione una multa per l'Italia. Io credo nel dialogo che avremo con Bruxelles". "Ieri il Ministero dell'economia ha contestato le previsioni della Commissione, perché pensiamo che dal punto di vista econometrico siano sbagliate. Ma allo stesso tempo il nostro obiettivo è spiegare a Bruxelles i punti di partenza di questo Governo che partiva dal 2 di deficit senza far nulla", ha aggiunto.  

"Non ho dubbi sull'impegno dell'Italia per l'euro e la crescita sostenibile. E' essenziale che la legge di bilancio dimostri questi impegni", afferma Centeno. 

"Abbiamo avuto un confronto sulle rispettive opinioni sulla manovra di bilancio italiana che come voi sapete preoccupa gli stati membri - ha detto il ministro - . Noi abbiamo spiegato che queste preoccupazioni non sono fondate sul contenuto reale della nostra manovra di bilancio". E ancora: "Per evitare questa procedura sul debito noi dovremmo fare una manovra di restrizione fiscale violentissima, andare a un deficit dello 0,8%, che per una economia in forte rallentamento sarebbe un suicidio, non credo che la Commissione si aspetti una reazione di questo tipo anche se formalmente rispettosa delle regole di bilancio". 

Il rallentamento dell'economia evidenziato dagli ultimi dati, "anche alla luce dell'incertezza internazionale, rafforza ulteriormente gli obiettivi della manovra, contrastare il rallentamento della crescita e fornire uno stimolo con gli investimenti pubblici". Lo ha detto il ministro dell'economia, Giovanni Tria, in audizione sulla manovra, ricordando l'impatto espansivo della legge di bilancio, pari allo 0,6% del Pil. "La manovra 2019 - ha evidenziato - è stata pensata "per uscire dalla trappola della bassa crescita". "Le nostre preoccupazioni su un rallentamento sono confermate" e questo rende ancora "più necessario confermare l'effetto anticiclico della manovra". Le misure contenute nella legge di bilancio, ha proseguito, "aiuteranno il Paese a crescere per assicurare un maggior benessere ai nostri concittadini". 

 

 

Che la manovra del governo non piacesse all'Europa è ormai cosa nota. Ma dopo la bocciatura ufficiale della legge di Bilancio e la spada di Damocle della procedura di infrazione, ora la Commissione Ue taglia anche le stime di crescita dell'Italia nel 2018, portandole all'1,1% dall'1,3% previsto a luglio.

Bruxelles rivede al rialzo le stime sul deficit italiano: nel 2018 dall'1,7% previsto in primavera sale a 1,9%, per poi schizzare al 2,9% nel 2019 "a causa delle misure programmate" come reddito di cittadinanza, riforma Fornero e investimenti pubblici che "aumenteranno significativamente la spesa". Nel 2020 sfonda il tetto del 3%, raggiungendo il 3,1%. La Ue precisa che tale cifra non tiene in considerazione la clausola di salvaguardia, cioè l'aumento dell'Iva, data la "sistematica sterilizzazione".

La Commissione Ue prevede "solo un lento miglioramento" per il mercato del lavoro in Italia, e rivede leggermente al ribasso le stime della disoccupazione: dal 10,8% nel 2018 previsto la scorsa primavera si scende al 10,7%, e dal 10,6% del 2019 si cala al 10,4%, per poi arrivare al 10% nel 2020.

Su questo punto, in particolare, interviene il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, spiegando che "Le previsioni della Commissione europea relative al deficit italiano sono in netto contrasto con quelle del Governo italiano e derivano da un'analisi non attenta e parziale del Documento Programmatico di Bilancio (DPB), della legge di bilancio e dell'andamento dei conti pubblici italiani, nonostante le informazioni e i chiarimenti forniti dall'Italia". Tria si dice "dispiaciuto" della "défaillance tecnica della Commissione". E aggiunge: che la "defaillance tecnica" non "influenzerà la continuazione del dialogo costruttivo con la Commissione stessa in cui è impegnato il Governo italiano. Rimane il fatto che il Parlamento italiano ha autorizzato un deficit massimo del 2,4% per il 2019 che il Governo, quindi, è impegnato a rispettare".

"A causa del deterioramento del bilancio, unito ai rischi al ribasso sulla crescita, l'alto debito italiano rimarrà stabile attorno al 131% su tutto il periodo delle previsioni" cioè 2018, 2019 e 2020. Lo scrive la Commissione Ue nelle nuove previsioni economiche autunnali. "A causa del deterioramento del bilancio, unito ai rischi al ribasso sulla crescita, l'alto debito italiano rimarrà stabile attorno al 131% su tutto il periodo delle previsioni" cioè 2018, 2019 e 2020.Le previsioni Ue tagliano il Pil italiano del 2018 da 1,3% a 1,1% e ritoccano quello 2019 da 1,1% a 1,2%. E' quanto emerge dalle previsioni d'autunno della Commissione Ue. "Dopo una crescita solida nel 2017 l'economia italiana ha rallentato nella prima metà di quest'anno per l'indebolimento dell'export e della produzione industriale. Una ripresa degli export e una maggiore spesa pubblica sosterranno la crescita moderatamente ma l'associato rischio nel deficit, assieme ad interessi più alti e considerevoli rischi al ribasso, mette in pericolo la riduzione dell'alto debito", si legge nel testo.

L'Italia si conferma ultima per crescita in tutta Europa sia per il 2018 che per il 2019 e il 2020. Con l'1,1% quest'anno, persino la Gran Bretagna nonostante le difficoltà legate alla Brexit fa meglio con l'1,3%. Nel 2019, allo stesso livello di pil dell'1,2% dell'Italia ci sarà solo Londra ma ormai sarà già fuori dall'Ue. La peggiore crescita dopo l'Italia sarà l'1,5% del Belgio, secondo con l'1,4% anche nel 2020 dietro l'1,3% italiano.

"Le prospettive di crescita sono soggette ad elevata incertezza e ad intensificati rischi al ribasso" e "le misure previste" dall'Italia "potrebbero rivelarsi meno efficaci, con un impatto minore sulla crescita", scrive la Commissione Ue nelle nuove stime economiche.

La Ue avverte anche sullo spread: "Un aumento prolungato dei tassi d'interesse peggiorerebbe le condizioni del credito delle banche e ridurrebbe ulteriormente la fornitura di credito, mentre la spesa pubblica potrebbe ridurre gli investimenti privati. "In alcuni Paesi dell'eurozona altamente indebitati, soprattutto in Italia, il circolo vizioso tra banche e debito sovrano potrebbe riemergere in caso di dubbi sulla qualità e la sostenibilità dei conti pubblici, che in un ambiente di riprezzamento complessivo dei rischi e di un aumento dei costi di rifinanziamento, potrebbe sollevare preoccupazioni di stabilità finanziaria e pesare sull'attività economica". Tra gli altri rischi negativi per l'economia segnalano la guerra commerciale Usa-Cina e la Brexit.

Una "crescita sostenuta ma meno dinamica in un'incertezza elevata". Le previsioni economiche Ue d'autunno rivedono al ribasso le stime di crescita dell'eurozona per il 2019 a 1,9% dal 2% dell'estate e pronosticano 1,7% nel 2020, mentre confermano il 2,1% per il 2018 dopo il 2,4% del 2017. "Incertezza e rischi, sia interni che esterni, sono in aumento e cominciano a pesare sul ritmo dell'attività economica", avverte il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis.

l'Italia cresce lentamente secondo le stime. Eppure gli italiani sono più ricchi anche se producono meno.

A dirlo è l'Ocse, secondo cui nel secondo trimestre di quest'anno il reddito individuale è schizzato al +1,6% contro l -0,4% del primo trimestre. Cala però il pil pro capite rallenta: ora è +0,2% da +0,3% dei primi tre mesi dell'anno.

Secondo il rapporto, nei primi 9 mesi dell'anno, nell'Ocse, la crescita del Pil reale pro capite ha superato la crescita del reddito pro capite reale delle famiglie di 0,7 punti percentuali, contro i 0,5 punti percentuali dell'Italia, gli 1,2 punti della francia, gli 0,3 punti della Germania, gli 1,7 punti della Gran Bretagna e gli 0,2 punti degli Usa. Dal primo trimestre del 2010, tra le sette maggiori economie mondiali, il divario tra crescita del reddito disponibile pro capite reale e Pil reale pro capite è stato più alto nel Regno Unito (7,1 punti percentuali), mentre negli Stati Uniti e in Canada, la crescita il reddito pro capite reale delle famiglie ha superato la crescita del Pil reale pro capite rispettivamente del 3% e dello 0,3%. Anche l'Unione europea nel suo complesso ha mostrato un notevole divario negativo tra crescita reale del reddito familiare e Pil pro capite, pari al 6,8%.

Per quanto riguarda il solo secondo trimestre la crescita del reddito individuale rallenta a +0,3% da +0,7%, mentre il Pil pro capite cresce da +0,4% a +0,6%. Nell'area euro il reddito individuale avanza marginalmente rispetto al Pil pro capite: +0,5% contro +0,4%. In Germania la ricchezza individuale frena a +0,1%, contro il +1,2% del primo trimestre e il Pil pro capite cresce a +0,4%, mentre in Francia il reddito individuale s'invola a +0,5%, contro il -0,5% dei primi tre mesi dell'anno e il Pil pro capite è stabile a +0,1%. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna la ricchezza individuale cresce rispettivamente dello 0,4% e dello 0,3%, mentre il Pil pro capite accelera da +0,4% a +0,9% negli Usa e solo dello 0,2% nel Regno Unito.

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