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Qualcosa di strano aleggia sull’Italia. E il virus sembra esserne complice (o arma) inconsapevole. Perché anche nel momento di crisi, nella cosiddetta “ora più buia” come ha ricordato – ampiamente – il nostro Giuseppe Conte, c’è qualcosa che cammina e che va al di là delle semplici intenzioni del nostro Paese. Il mondo si è fermato: è vero. Scrive Lorenzo Vita sul Giornale : Ma non il sistema che coordina, armonizza, monitora e controlla l’Europa. E in questa Europa traballante c’è ancora chi governo, c’è ancora chi decide e c’è ancora chi esegue – più o meno pedissequamente e soprattutto ossequiosamente – i rigidi dettami dell’ortodossia burocratica europea.

Il Meccanismo già c’è e attenzione, potrebbe entrare in azione. Lo ha detto anche implicitamente lo stesso Financial Times, autorevole rivista finanziaria britannica, che nel suo consueto appuntamento sulle politiche europee ricorda come non solo in Europa vi sia il Meccanismo europeo di stabilità, ma anche che qualcuno inizia a pensare che possa entrare in azione. Perché alcuni Paesi come l’Italia, ricorda Ft, h”rischiano di minare la loro solvibilità se lanciano pacchetti di incentivi scarsamente mirati ed eccessivi in risposta al virus”. A ricordare il rischio che le manovre emergenziali varate dal governo possano attivare proprio quel meccanismo la cui riforma è stata rinviata, è anche Jörg Krämer della Commerzbank tedesca. Ed ecco l’altrta notizia del Financial Times: venerdì scorso, una telefonata tra alti funzionari dei dicasteri finanziari europei ha discusso proprio del ruolo del fondo salva-Stati in questa crisi.

Insomma, come fa notare il quotidiano Il Giornale la vittoria del governo nella “ora più buia” di churchilliana memoria rischia in realtà di essere semplicemente inutile. Il Mes non si forma: ma si rischia di attivarlo. Incatenando l’Italia al giogo di un Eurogruppo che non vede l’ora di saldare i conti con un Paese che ha da sempre un grosso difetto: altissimo debito pubblico e elevato risparmio privato. Una brutta faccenda per quei Paesi europei che invece da sempre chiedono all’Italia di ripianare il debito sovrano spostando il risparmio dei contribuenti.

Ora, il problema non è minimo. Perché se si attiva il Mes (che ripetiamo, già esiste) di fatto le già scarne libertà sovrane dell’Italia in termini finanziari verrebbero di fatto cancellate. A decidere il futuro dell’Italia, una volta intervenuto il Meccanismo, non sarebbe più il governo più o meno scelto dal popolo, ma direttamente un board di esperti con cui l’Italia dovrà firmare un memorandum attraverso il quale condizionare il piano di “salvataggio” a precise regole dettate non certo da Roma. Il Mes deciderà poi in base a quanto deciso dal Paese colpito, in coordinamento con la Commissione europea, la Bce (quella di Christine Lagarde) e forse del Fondo monetario internazionale.

Come riportato dall'edizione odierna de La Verità, l'agente patogeno si sarebbe diffuso a macchia d'olio in Veneto, in Piemonte, in Liguria, in Emilia-Romagna e forse anche nelle Marche. Perciò il docente all'Università Statale del capoluogo lombardo ha lanciato un avvertimento agli altri Paesi, dopo che l'Italia è stata descritta come focolaio a livello globale: "Quell'agghiacciante situazione che ha creato tutti questi lutti e tutti questi problemi è un monito anche per le altre nazioni, che cerchino di capire come può funzionare". Galli già diversi giorni fa aveva spiegato che "le nostre evidenze molecolari sull'analisi del virus dicono che quello circolato nella famigerata zona rossa è un virus strettamente imparentato con uno isolato a Monaco di Baviera". Proprio qui qualcuno "se l'è beccato" per poi "tornare a vivere e a lavorare nelle zone intorno a Codogno, o in qualsiasi altra maniera del tutto non percepita".  

Pure gli esiti delle ricerche del dottor Trevis Bedford, ricercatore al centro Fred Hutch di Seattle, parlavano del virus sequenziato in Germania come il "diretto progenitore degli altri virus comparsi successivamente, e che risultano collegati a una certa frazione dell'epidemia che circola in Europa oggi". Il giovane manager dell'azienda di componentistica per auto Webasto avrebbe contratto il Coroanvirus dopo essere stato a contatto con una collega proveniente dalla Cina, che in seguito al suo rientro in patria avrebbe mostrato i primi sintomi risultando infine positiva al test. L'uomo il 27 gennaio è stato dichiarato contagiato.  

Il nostro Paese è ancora martoriato dal Covid-19. Ma da dove è partito tutto questo? L'ultima forte accusa è rivolta a un "altro Paese europeo" che ci avrebbe "presi alle spalle dopo aver chiuso gli accessi dalla Cina". Uno scenario descritto senza mezzi termini dal professore Massimo Galli, che incentra la sua tesi sul paziente 1 tedesco: "Una persona infettatasi malauguratamente, e del tutto casualmente, nel contesto di un episodio epidemico avvenuto nei giorni tra il 20 e il 24 gennaio a Monaco di Baviera, dopo il contatto avvenuto con una signora cinese venuta a fare delle riunioni di lavoro da Shangai, ha portato l'infezione in Italia nella cosiddetta zona rossa".

Intervenuto nel corso della trasmissione Cento città su Radio 1, il responsabile del reparto di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano ha spiegato come la diffusione del contagio in tutto il Nord Italia potrebbe essere attribuita proprio a quel singolo caso: "Tutta l'epidemia iniziale nella zona rossa viene da quel contatto lì, che ha potuto consentire al virus di aggirarsi di nascosto e sottotraccia per quasi 4 settimane prima che si scoprisse l'esistenza del problema in quell'area geografica e anche oltre".

E mentre la Grecia segue l Italia chiudendo tutto e mettendo in quarantena i Greci
Il Direttore generale del Consiglio nazionale della sanità svedese ha ammesso che l'accesso a adeguate forniture mediche è limitato e ha affermato che le autorità stanno preparando meccanismi per dare le cure a coloro che hanno maggiori probabilità di sopravvivere.

Il triage viene utilizzato in guerre e situazioni di crisi, dove scorte e risorse sono insufficienti e dove gli operatori sanitari scartano le persone per le quali le cure potrebbero risultare inutili. Lo scopo è quello di utilizzare le scarse risorse sulle persone che hanno maggiori probabilità di sopravvivere.

“Saranno richieste priorità mediche, e qui è necessario un supporto decisionale nazionale per i professionisti e i dirigenti delle regioni. Quando si tratta di raccomandazioni sulle priorità, un gruppo di esperti medici lavorerà per soddisfare le esigenze emergenti", ha detto Wigzell durante una conferenza stampa del governo

Gli italiani in Svezia hanno scritto al governo di Stoccolma perché prenda misure per affrontare l'epidemia, guardando anche all'Italia. "Parlano del nostro Paese come se fosse terzo mondo. Le scuole restano aperte e non hanno risorse per rispondere a un'epidemia di massa", dice Alessandra, dottoranda a Örebro. Per l'epidemiologo Gaetano Marrone il modello è quello del Regno Unito: "Hanno precisato che non dichiareranno più quanti posti letto sono disponibili in rianimazione". Silenzio anche su mascherine e materiale sanitario. E c'è chi come Cristina, invalida, è rimasta bloccata senza potere tornare a casa: "Rischio di non avere possibilità di cure.
Qui vanno contro le raccomandazioni dell'Oms"

Parlando con Barbara  Caracciolo che vive in Svezia ci spiega che la cosa veramente peggiore e' che non misurando i casi danno stime completamente falsate dell'entita' del fenomeno in Svezia e in questo modo creano una falsa calma in molti che cosi' tengono la guardia abbassata e cadono vittime del COVID-19. ed e' criminale che lo stato voglia esattamente questo.

La sua preoccupazione è quella di tanti expat italiani che vivono in Svezia, conferma Gaetano Marrone, epidemiologo del Karolinska Institutet di Stoccolma, tra gli istituti di ricerca in medicina più importanti al mondo. “La Svezia, anche se non lo dice, credo si ispiri al modello inglese – dice, facendo riferimento all’immunità di gregge invocata da Boris Johnson convinto, almeno finora, che la vita nel Regno Unito debba procedere ‘as usual’-. Non stanno limitando gli spostamenti delle persone in età lavorativa né prendendo provvedimenti. Non sono stupidi – continua -: pensano che la malattia colpisca gli anziani in maniera più grave, stessa idea che ha Londra  

Intanto la Svezia ha annunciato un pacchetto di misure fino a 28 miliardi di euro per aiutare le imprese e i loro dipendenti a fare fronte alla crisi provocata dal coronavirus. 'E' una situazione senza precedenti per l'economia svedese. Vogliamo che il maggior numero di imprese la superi', ha detto il ministro delle Finanze, Magdalena Andersson durante una conferenza stampa. Una delle misure prevede che lo Stato di faccia carico in modo piu' consistente dell'onere finanziario derivante dalla cassa integrazione. I datori di lavoro saranno, inoltre, esentati in aprile e maggio dal pagare (come avviene di norma) le prime due settimane di malattia dei dipendenti, che saranno pagate invece dalle casse pubbliche. Le imprese potranno anche rinviare il pagamento delle imposte e dei contributi previdenziali. Secondo il Governo, le misure, che dovranno essere ratificate dal Parlamento potrebbero costare fino a 300 miliardi di corone (27,8 miliardi di euro), a seconda del numero di imprese che vi ricorreranno. Fino a ieri, i casi di coronavirus in Svezia erano 992 con tre morti.

Con il codice 1453 (l'anno della caduta di Costantinopoli), Ankara sta operando al confine con Evros. L'aeromobile senza pilota turco Bayraktar TB2 pattuglia al confine e trasferisce le informazioni a un centro informazioni dove viene monitorato dalle truppe turche. In particolare,stanno  identificando il punto in cui le forze greche devono essere respinte e informano immediatamente le forze armate e di polizia turche per trovare il punto dedole da poter attaccare, secondo il giornale Evros.gr    

L intervento di occupazione del nord siriano che nessuna risoluzione dell’ONU ha mai autorizzato e che vede le truppe turche combattere al fianco delle milizie jihadiste incluse quelle di al-Qaeda- Gli stessi miliziani che quando arrivano in Europa chiamiamo foreign fighters e terroristi.

Con una iniziativa chiaramente ostile alla Turchia ma che piacerà ad Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, ieri il governo siriano e quello libico guidato dal generale Khalifa Haftar hanno allacciato formali rapporti diplomatici con una visita effettuata a Damasco dal ministro degli esteri del governo libico di Haftar, Abdel Hadi Huayj

Sul piano politico e diplomatico, ritenere Damasco isolata e appoggiata solo dai “cattivi” russi e iraniani potrebbe costituire un grave errore: il governo di Bashar Assad è tornato nell’ambito della Lega Araba e viene di nuovo riconosciuto da ormai tutti i paesi arabi incluse le monarchie del Golfo che negli anni scorsi hanno finanziato e armato i ribelli e dove hanno riaperto le ambasciate siriane.

L’attuale scenario costituisce però anche una opportunità, forse l’ultima che ha l’Europa per smentire il vecchio adagio che la vuole “nano politico e verme militare”.

Certo sulla Ue non ci si può fare nessuna illusione e già si moltiplicano le pressioni dell’ampio fronte “immigrazionista” che vorrebbe accogliere i migranti che premono alla frontiera greca sospinti verso ovest dai poliziotti turchi.

Per ora la Commissione sembra tenere duro nel respingere il ricatto turco e nel sostenere la Grecia, anche perché neppure la Germania potrebbe reggere un altro milione o due di clandestini ma Erdogan minaccia di mandarne 4 milioni, in arrivo dai Balcani, ma la pressione politica del nutrito fronte immigrazionista non tarderà a farsi sentire se la crisi sul confine terrestre e nelle isole greche si dovesse prolungare.

Quanto sta accadendo ai confini tra Grecia e Turchia rappresenta una grave minaccia ma anche un’opportunità per l’Europa. Una minaccia perché Recep Tayyp Erdogan torna ad usare (dopo i flussi del 2015 di oltre in milione di immigrati illegali lungo la “rotta balcanica”) l’arma dei migranti per colpire la Ue e punire la Grecia che la scorsa settimana ha posto il veto a un documento della NATO che esprimeva solidarietà e sostegno ad Ankara impegnata nella guerra di aggressione in Siria.

In Grecia i rifugiati e richiedenti asilo sono circa 80 mila. Di questi, ben 42 mila si trovano confinati sulle isole dell’Egeo. L’Europa ha scelto di restare succube del “Ricattatore di Ankara”, al secolo il presidente turco Recep Tayyp Erdogan  La tensione però al confine greco-turco continua ad aumentare. Negli ultimi giorni, molti rifugiati hanno cercato di entrare in Grecia attraverso il confine settentrionale del fiume Evros. Le forze di polizia e l'esercito hanno aumentato le pattuglie al confine con la Turchia. Secondo il governo greco sarebbero oltre 32.000 persone bloccate al confine tra Grecia e Turchia e 231 i migranti arrestati.

La maggior parte non proviene dalla Siria ma dall'Afghanistan e dal Pakistan. “Ma - spiega Laura Stopponi, responsabile dell'ufficio Europa di Caritas Italiana - stando alle testimonianze di alcuni migranti sono state le autorità turche ad averli informati sull’apertura dei confini, così in migliaia si sono messi in viaggio». Il governo greco ha aumentato rapidamente la presenza di polizia ed esercito al confine con Evros. Il governo afferma che non consentirà alcun nuovo arrivo e si sta dissuadendo dal proteggere i confini della Grecia e dell'Europa da qualsiasi ‘violazione illegale’. Chiunque entri sarà arrestato”. Intanto, secondo Stopponi, “i migranti si sono radunati per tutta la lunghezza (212 km) del confine greco - turco. C’è chi tenta di attraversare il fiume in barca o addirittura nuotando”. “La Grecia -  spiega Stopponi, - impedisce anche a tutti i profughi bloccati sulle isole di raggiungere la terraferma. Se la raggiungessero il Governo greco teme che possa passare il messaggio che la Grecia appunto è pronta ad accoglierli. Il confine greco – turco, di fatto, è diventato la terra di nessuno ed è impossibile per le ong accedervi”.

Attualmente il governo greco ha deciso di aumentare al massimo livello le guardie di frontiera con forze di polizia ed esercito e sospendere tutte le domande di asilo con possibile rimpatrio immediato delle persone nel Paese di origine.

Finlandia, Francia, Germania, Lussemburgo, Croazia, Irlanda e Portogallo hanno accettato di accogliere minori non accompagnati, per un totale di circa 1.600 bambini. Sette Stati membri “sono pronti ad accogliere almeno 1.600 minori non accompagnati” da Grecia, Malta e Cipro, “altri Paesi ci stanno pensando, spero che i primi ricollocamenti possano iniziare già la prossima settimana. Non è una promessa, ma è inutile aspettare ancora”. ha dichiarato Johansson che a chi gli ha chiesto come questo sia compatibile con l’emergenza coronavirus ha risposto: “Bisognerà vedere se applicare misure specifiche per evitarne la diffusione”.

Chi invece si è rifiutato è il governo olandese. La ministra Broekers-Knol, del partito Vvd, guidato dal premier Mark Rutte, a margine del Consiglio Ue Affari interni ha dichiarato che la possibilità di accogliere i minori deve essere valutata “nel contesto della dichiarazione Ue-Turchia. I Paesi Bassi sono pronti a dare ogni supporto necessario alla Grecia, nell’inviare personale che possa aiutarli a identificare i migranti, la loro registrazione e qualsiasi cosa serva. Ma non siamo disposti a occuparci dei bambini”. Appellandosi all’accordo stipulato nel 2016 con Ankara sulla gestione dei flussi migratori, nonostante la sua palese violazione da parte del presidente Erdogan, il membro del governo di Amsterdam ha aggiunto: “Credo sia molto importante per l’Unione essere coscienti che la dichiarazione Ue-Turchia esiste ancora e dobbiamo lavorare duramente per mantenerla così”.

Il governo greco offre circa 2.000 euro ad ogni migrante che in particolare dalle isole dell’Egeo sarà disposto al rimpatrio.

Stretto tra il braccio di ferro sempre più serrato sui migranti con la Turchia e il timore del diffondersi del coronavirus anche nei campi sovraffollati di baracche e tende tra Lesbo, Chios, Samos, Leros e Kos, il governo di Atene ha concordato con la Ue un meccanismo temporaneo volto a favorire il rientro volontario al loro Paese d’origine di circa 5.000 persone.

“Il programma dipende dai fondi europei, durerà un mese ed è indirizzato a coloro che sono arrivati sul territorio greco prima del gennaio 2020” hanno detto dopo il loro incontro ad Atene giovedì il commissario Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, e il ministro ellenico per le Migrazioni, Notis Mitarakis.Un piano, quello dell’Ue, che sarà finanziato proprio con i 700 milioni messi a disposizione dalla Commissione guidata da Ursula von der Leyen.

Le operazioni di rimpatrio saranno gestite dall’Oim in collaborazione con Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera, che in contemporanea ha anche inviato 100 guardie al confine terrestre greco-turco per frenare Il piano che ha lo scopo di alleggerire la pressione migratoria sulla Grecia.

Intanto come sottolinea il quotidiano il Giornale Yanis Varoufakis tira dritto, non si ferma di fronte nemmeno alla crescita dell’emergenza coronavirus e pubblica gli “EuroLeaks”, audio e trascrizioni delle riunioni riservate dell’Eurogruppo a cui ha partecipato negli intensi sei mesi passati ricoprendo il ruolo di ministro delle Finanze del governo greco di Alexis Tsipras,dal gennaio al luglio 2015.

Varoufakis, che dopo le dimissioni ha a lungo tenuto un atteggiamento ambiguo cercando, col senno di poi, legittimazione da quegli ambienti di sinistra europeista che lo avevano a lungo snobbato durante la sua tenuta da ministro, pubblica le dichiarazioni private dei ministri dell’Economia dell’Eurozona che dimostrano un vero e proprio accanimento contro Atene e una cieca accettazione dei dogmi dell’austerità che hanno travolto Atene.

Ascoltando gli EuroLeaks ce n’è per tutti.scrive il Giornale, Il socialista francese Pierre Moscovici, nell’Eurogruppo di Riga di aprile, chiede conto al governo ellenico delle misure per il pignoramento delle case ai debitori e la loro vendita all’asta: “abbiamo visto poca ambizione, in alcune riforme chiave come quella del mercato del lavoro, delle pensioni, o la moratoria sulle aste immobiliari”. Una negazione enorme del diritto umano alla casa che sarebbe sancita come illegale in qualsiasi ordinamento europeo e che Tsipras, dopo l’uscita di scena di Varoufakis, ha invece legittimato.  

Un semestre vissuto da Varoufakis, da Tsipras e dalla Grecia sull’ottovolante, nel tentativo di dare attuazione al mandato elettorale di rinegoziare i termini di accordo con la Commissione Europea e le istituzioni finanziarie internazionali sulla ristrutturazione del debito greco.

Varoufakis contestava, come scrive il Giornale in primo luogo, l’eccessiva durezza dei termini imposti alla Grecia per pacchetti di aiuto e salvataggio che avrebbero finito, in larga misura, per ricapitalizzare le banche private del Paese e, di converso, gli istituti francesi e tedeschi loro creditori. Il terzo pacchetto di salvataggio alla Grecia, quello negoziato da Tsipras e Varoufakis, era messo sotto condizione di termini draconiani (avanzo primario di bilancio pari al 3,5% del Pil, riforme del mercato del lavoro, riforme dei servizi pubblici, riforme del mercato interno, taglio delle pensioni, inasprimento delle tasse) diventati, purtroppo per la Grecia, realtà dopo la capitolazione di Tsipras.

L’uscita di scena di Varoufakis seguì alla sua extrema ratio per evitare il cedimento alla Troika: il referendum consultivo sull’accettazione del memorandum di aiuti al Paese tenutosi il 5 luglio 2015. Un referendum contestato, secondo gli EuroLeaks, dal ministro dell’Economia italiano Pier Carlo Padoan, che lanciò a Varoufakis velate minacce sulle conseguenze del rifiuto del pacchetto da parte della popolazione ellenica (“intendi illustrare ai greci le conseguenze dell’ esito del referendum, quale esso sia, o pensi di dire che con il referndum si risolva tutto?”).

La somma delle pressioni ricevute dall’economista secondo il quotidiano Italiano divenuto ministro giustifica le durissime dichiarazioni da lui esposte a El Mundo alla vigilia del voto: “Quello che stanno facendo con la Grecia ha un nome: terrorismo. […] Perché ci hanno costretto a chiudere le banche? Per instillare la paura nella gente. E quando si tratta di diffondere il terrore, questo fenomeno si chiama terrorismo. Ma confido che la paura non vinca”. Al referendum il “No” al memorandum vinse con un vantaggio talmente ampio da spingere lo stesso Varoufakis alle dimissioni, sotto il peso del successo delle sue idee. Varoufakis si era spinto troppo oltre per il primo ministro Tsipras, favorevole a un qualche tipo di accomodamento con Bruxelles di fronte alla marea montante della pressione comunitaria.

Sottolinea il Giornale che  molti anni di distanza, possiamo solo domandarci perchè Varoufakis non abbia pubblicato prima il suo ampio inventario di registrazioni e trascrizioni dei meeting. Tentativo di non tagliare la strada all’ex compagno di battaglie Tsipras? Timore di conseguenze penali? Opportunismo politico? Pavidità? La realtà dei fatti è che gli EuroLeaks saranno un grande patrimonio informativo per storici e analisti, ma escono in una fase in cui la Grecia è oramai compromessa. Passata dalla pavida sinistra di Tsipras al governo del neoliberista Mitsotakis in una fase in cui la sicurezza sociale, gli stipendi e le pensioni sono state fortemente decurtate. Il semestre sull’ottovolante di Varoufakis non è servito a cambiare il destino di Atene. Ma viene da pensare a cosa sarebbe successo se l’economista ed ex accademico non si fosse dimesso dopo la notte da tregenda del referendum. In cui, per poche ore, il Paese ellenico riuscì a scoprire un orgoglio che pareva dimenticato.

Quando Mario Draghi lanciò il quantitative easing si mise a iniettare sul mercato 60 miliardi di euro al mese. E, quando si accorse che ancora non bastava, decise di alzare la cifra a 80 miliardi. Grazie a questo intervento, che fu presto ribattezzato “bazooka”, le economie dell’Unione europea riuscirono presto a rialzare la testa da una crisi economica, quella del debito sovrano esplosa dopo la bolla dei subprime negli Stati Uniti, che stava mordendo l’intero sistema con violenza. Oggi la linea della Bce è drammaticamente cambiata. E con Christine Lagarde alla guida sembra più allinearsi alla totale inadeguatezza che gli organi europei ci hanno abituati in tutti questi anni.

Laureata in giurisprudenza, avvocato, donna d’affari, ministro dell’economia in Francia, direttore generale del Fondo monetario internazionale e ora presidente della Banca centrale europea. Non si può dire che Christine Lagarde non abbia fatto carriera. La sua nomina ai vertici dell’Eurotower, ratificata al termine di una lunga trattativa tra i capi di Stato e di governo dell’Unione europea insieme a quella di Ursula von der Leyen alla Commissione, Charles Michel al Consiglio e Joseph Borrell come Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, è senza dubbio la più importante. E al tempo stesso la più delicata, dato il ruolo che l’Eurotower ha nel mantenimento della stabilità dei prezzi in Europa e soprattutto nel sostegno dato agli Stati membri più in difficoltà nel rifinanziamento dei propri debiti, in primis l’Italia. Un percorso, il suo, certo non privo di ombre.  

In primo luogo, il suo pugno di ferro nei confronti della Grecia attraverso la Troika che, per stessa ammissione del Fondo Monetario Internazionale, è stato un autentico fallimento. “La fiducia nel mercato non è stata ripristinata, il sistema bancario ha perso il 30% dei suoi depositi e l’economia ha registrato una recessione molto più profonda del previsto con una disoccupazione eccezionalmente elevata” riporta un rapporto del 2015. Ma il dato di fatto è che le misure di austerità promosse dalla Troika – e avvallate da Lagarde – hanno devastato la Grecia: come ricorda Mauro Indelicato su InsideOver il Paese fa i conti con sanità al collasso, istruzione non più garantita, tasso di suicidi aumentato del 40%, numero dei senzatetto quadruplicato dal 2008 al 2016. È lo specchio di un paese devastato, colpito, con una società che vive un momento paragonabile a quello del periodo bellico. In poche parole, un Paese in ginocchio.  

Cosi l'Europa si è disciolta come neve al sole alla prima avvisaglia di un'emergenza neanche nazionale, ma globale. E anzi, quello che appare sempre più evidente, è che anche chi ha per anni parlato di unità, compassione e problemi comuni, si è invece riversato nel peggiore degli egoismi.

"La pandemia è controllabile" se i diversi Paesi "non mollano", è tornato a ripetere l'Oms, spronando i governi a prendere misure sempre più drastiche per non doversi "ritrovare con un problema più grande". Ma mentre la Cina ha superato il picco e sta ormai rallentando la corsa dei contagi (ieri solo 15 in più e il 77% dei guariti), in Europa - nonostante gli appelli della Commissaria europea per la Salute Stella Kyriakides al coordinamento e a "un'aggressiva azione di contenimento" - ogni Stato continua ad andare in ordine sparso.

L'Europa alle prese con la pandemia sembra perdere uno dei suoi pilastri: la libera circolazione. Confini che ricominciano a chiudersi, frontiere sempre più difficili da oltrepassare, lunghe code ai controlli, documenti e certificazioni. E' vero che il Trattato di Schengen prevede deroghe in caso di emergenza o di minaccia che ne consentono la sospensione fino a due mesi, ma è anche vero che dalla sua entrata in vigore - che a piccoli passi ha coinvolto 22 Paesi Ue - non si erano mai viste rialzarsi le barriere tra uno Stato e l'altro come in questi giorni.

Dalle prime settimane di emergenza coronavirus in Italia, il governo guidato da Giuseppe Conte ha chiesto una mano all'Unione europea. Risultato: non solo porte chiuse in faccia ma anche il finto sorriso di chi pensa che l'emergenza sia altrove. Tutte bugie: l'Europa sapeva e sa perfettamente che quello che sta avvenendo nel nostro Paese, con il numero di contagi che aumenta a livello esponenziale, è perfettamente in grado di replicarsi anche in altri Stati dell'Unione europea. La differenza è che hanno semplicemente finto, o meglio, barato. Spacciandolo come un problema italiano ma soprattutto imponendo restrizioni che hanno di fatto costretto il nostro Paese a rimanere sull'orlo del collasso sanitario.

La prova, incredibile, arriva da Startmag, che ha ricevuto una missiva della'azienda 3M, specializzata nella produzione di dispositivi di protezione sanitari, in cui si conferma che la ditta non potrà far fronte alla richiesta di nuovi camici chirurgici, mascherine protettive, occhiali e visiere perché la Germania, con una lettera dei primi di marzo, ha confermato le restrizioni sull'esportazione di prodotti essenziali per il sistema sanitario nazionale. Una scelta che ha condotto 3M a dire ai propri clienti che è impossibilitata a rispettare gli ordini e che sta facendo il possibile per cercare forniture altrove.

Il coronavirus accelera in tutta Europa, rispuntano i confini e molti Paesi cominciano a prendere esempio dall'Italia adottando misure più o meno drastiche. La Spagna, il secondo Paese europeo più colpito, conta 3.000 contagi e 84 morti, sono risultati positivi leader di Vox e un'altra ministra. Anche il La Francia segue da vicino, con 2.900 casi e 61 vittime: in un messaggio alla nazione in diretta tv, il presidente Emmanuel Macron ha annunciato la chiusura di tutte le scuole e università da lunedì "fino a nuovo ordine".

Il governo della Catalogna ha deciso di isolare quattro città nella provincia di Barcellona (Igualada, Vilanova del Camí, Santa Margarida Montbui e àdena) per un totale di 70mila persone dopo che un focolaio di coronavirus ha colpito l'ospedale di Igualda causando 3 morti e 49 contagi, tra cui 33 operatori sanitari. La misura è entrata in vigore alle 21 di giovedì e non si potrà entrare né uscire da queste località, mentre da oggi saranno chiuse le scuole della regione. Il governo del Belgio ha deciso di chiudere scuole, ristoranti, bar e caffé per contrastare la diffusione del coronavirus.

Lo ha annunciato la premier belga, Sophie Wilmes. Le scuole saranno chiuse da questo weekend fino al 3 aprile. Anche il Portogallo ha deciso di chiudere tutte le scuole a partire da lunedì fino al 9 di aprile, a ridosso di Pasqua. Lo ha annunciato il primo ministro, Antonio Costa, con una serie di provvedimenti di contrasto al coronavirus, come la chiusura delle discoteche e la limitazione delle visite nelle case di riposo. Le scuole chiuse lasceranno a casa 1,6 milioni di alunni. Il Portogallo ha 78 casi conclamati di Covid-19 e aveva già proibito gli assembramenti di oltre 1.000 persone al chiuso e di 5.000 all'aperto.

Al Brennero, dopo il caos di ieri con un serpentone di tir lungo 80 km, in serata si registravano appena 4 km di code per entrare in Austria (che oggi conta la sua prima vittima). Ma c'è voluto un intervento diretto del governo italiano con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha fatto sapere agli austriaci che Roma avrebbe applicato le stesse misure nei confronti dei loro cittadini se la situazione non si fosse risolta.

A sua volta però la Repubblica Ceca ha istituito controlli ai confini con Austria e Germania e chiuso a chiunque arrivi da 15 Paesi, compresi Francia e Regno Unito, e vietato ai suoi cittadini di recarsi negli stessi posti. In serata poi, in base a disposizioni del ministro degli Interni tedesco Horst Seehofer, si sono visti i primi controlli della polizia tedesca alla frontiera con la Francia, con agenti in mascherina e guanti che chiedono agli automobilisti che passano da Strasburgo a Kehl, sull'evocativo 'ponte dell'Europa', se hanno febbre o altri sintomi. Chiudere le frontiere per lottare contro la propagazione del coronavirus "sarà probabilmente necessario ma dovrà essere deciso al livello europeo", ha avvertito in serata Macron. Il numero dei decessi per il coronavirus nel mondo ha raggiunto quota 5.000 mentre i contagi hanno superato i 130mila.

Il leader del movimento di estrema destra spagnolo Vox, Santiago Abascal, è stato trovato positivo al coronavirus e anche Carolina Darias, ministra alle politiche territoriali del governo Sanchez: la seconda ministra il cui contagio è stato reso noto oggi oltre a Irene Montero, titolare delle Pari Opportunità, compagna del leader di Podemos Pablo Iglesias.Lo si legge su El Pais, che cita la Moncloa. Il resto dei membri del governo e del parlamento, si legge, sono stati dichiarati negativi ai test. La Liga ha sospeso il campionato per due turni, mentre è stato deciso il divieto di eventi con più di 1000 persone.

"E' l'emergenza sanitaria più grave degli ultimi 100 anni in Francia", ha detto Macron ai suoi concittadini preparandoli a misure drastiche. Oltre ad aver chiuso le scuole, ha chiesto a chi ha più di 70 anni di uscire di casa il meno possibile ma ha confermato la tenuta delle elezioni amministrative del 15 marzo. Anche in Germania, dove i contagiati hanno superato i 2.000, si sta discutendo sull'opportunità di chiudere o meno le scuole, come invece ha già fatto l'Irlanda. Mentre la Gran Bretagna con un picco di 134 casi in più in 24 ore (meno di 600 il totale) sembra aver preso coscienza della minaccia: "L'emergenza durerà mesi", ha avvertito il premier Boris Johnson, che ha disposto l'isolamento di una settimana per chiunque abbia febbre alta e tosse e ha lanciato un monito inquietante ai concittadini: "Voglio essere onesto con voi. Molte famiglie, molte altre famiglie perderanno prematuramente dei loro cari".

L'India ha annunciato la sua prima vittima per coronavirus. Nel continente al momento ci sono 73 persone contagiate dal Covid-19



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