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Importanti scoperte di giacimenti di gas e petrolio nell'area del Mediterraneo

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una serie di importanti scoperte di giacimenti di gas e petrolio nell'area del Mediterraneo, dai mari Ionio ed Egeo in Grecia verso le acque al largo di Cipro, Israele.
L'entità delle scoperte è tale che, anche considerando soltanto le stime più prudenti, la conoscenza di questi depositi avrebbe notevolmente migliorato le posizioni negoziali di Grecia e Cipro, contribuendo a ridurre la pressione per avviare le cessioni di attività del governo ed i massicci tagli alla spesa richiesti dall'Ue e per ricevere l'assistenza del Fmi in questo momento di grave crisi.

Pero tra il 14 e il 16 agosto di 41 anni fa, l’esercito di Ankara completava l’occupazione militare del 36% del territorio della Repubblica di Cipro. L’invasione turca iniziò il 20 luglio del 1974, quando, a seguito di un tentato colpo di Stato contro il presidente Makarios, appoggiato dalla giunta militare in Grecia, la Turchia approfittando del caos politico e denunciando la violazione del Trattato di Garanzia firmato nel 1960 con Cipro, Grecia e Gran Bretagna, colse l’occasione per invadere l’isola. 

Sul territorio occupato dall’esercito turco si autoproclamò nel 1983 la Repubblica Turca di Cipro Nord (RTCN), attualmente priva di riconoscimento internazionale, fatta eccezione, ovviamente, per quello turco. Da allora vanno avanti a più riprese e senza nessun risultato apprezzabile i negoziati per la riunificazione dell’isola. Oggi però, complici le recenti scoperte dei giacimenti di idrocarburi, questi negoziati potrebbero forse, presto, arrivare ad una svolta....

Il noto Giornalista Francesco De Palo esperto sulle questioni Elleniche sulla sua analisi del argomento ci fa notera che : il 16 dicembre si terrà a Gerusalemme il vertice dei segretari generali di Israele, Grecia, Cipro per preparare il vertice di gennaio e anche la riunione dei ministri dell'Energia. Inoltre sempre a dicembre ad Atene si terrà il Trilaterale Grecia, Cipro, Egitto con Mosca attentissima ai possibili sviluppi, mentre il presidente russo Putin ha incontrato proprio in questi giorni i leader supremi della Repubblica Islamica dell'Iran, Ali Khamenei, e il presidente Hassan Rouhani nel quadro della visita a Teheran programmata per partecipare al Forum dei paesi esportatori di gas Gecf.

È un fatto - continua De Palo - che il mancato accordo sulla questione cipriota rappresenti, ad oggi, un po' la cartina di tornasole per orientarsi su scelte e dinamiche in quella macro area. Se da un lato Washington non sembra interessata a richiamare “all'ordine” Ankara su molteplici questioni come la libertà di stampa, il ruolo obliquo del presidente Erdoğan nel primo approccio all'Isis a Kobane, le intransigenze su Cipro, dall'altro Tel Aviv sente che è arrivato il tempo delle decisioni. Anche per via della scoperta del nuovo giacimento “Zor” in Egitto, che cambia sia l'impostazione dei tanti ragionamenti fin qui costruiti che i ruoli giocati dai singoli attori. Il nuovo gas, per assurdo, potrebbe essere liquefatto nei due terminali egiziani e quindi in nave prendere la direzione dell'Europa ma anche dell'Asia sfruttando il recentissimo raddoppio del Canale di Suez.

Gli israeliani secondo De Palo puntano  alla costruzione di un gasdotto che parta dal deposito "Leviathan" a Cipro, dove ci sarà il gas liquefatto che sarà in seguito trasportato da navi "eccezionali" in Grecia al fine di alimentare condotte future, come TAP e IGB soprattutto in vista della costruzione di un secondo terminale GNL ad Alexandroupolis. Tuttavia vi è un nuovo elemento che potrebbe complicare questo scenario: le intenzioni degli americani di vendere shale gas in Grecia, alimentando in futuro Bulgaria e altri paesi balcanici attraverso la IGB in collaborazione con il gruppo Copelouzos che opererà sulla stazione GNL a Alexandroupolis. Come si fa a fare sponda con Tel Aviv se gli Usa entrano così a gamba tesa nel Mediterraneo?

Il gruppo Copelouzos, come ci fa notare Francesco De Palo attraverso Prometheus Gas SA, detiene una posizione di leadership nel mercato greco del gas naturale. Prometheus Gas SA è una società greco-russa fondata nel 1991 ad Atene assieme a Gazprom, nata con l'obiettivo di importare e commercializzare gas naturale russo nel mercato greco. Un piccolo grande risultato Prometheus lo ha già ottenuto, assicurandosi grandi quantità di gas naturale in eccesso rispetto ai quantitativi contrattuali dal Public Gas Corporation (DEPA). Queste quantità sono pari a 3,1 miliardi di metri cubi all'anno fino al 2016 e di 7 miliardi di metri cubi all'anno dal 2016 in poi.

Intanto sono trascorsi cinque anni dall'inizio della nuova fase di dialogo tra Grecia e Israele nata nel 2010. Erano i giorni in cui si incrinavano, in maniera significativa, i rapporti tra Israele e la Turchia, e Atene assumeva il ruolo di interlocutore numero uno di Tel Aviv nell'intera area. Nel frattempo si è acuita la fase di stallo con Ankara, complice anche l'accordo sul gas raggiunto tra Tel Aviv e Nicosia nell'ottobre del 2013. E oggi, alla vigilia di una serie di decisioni strategiche nel comparto energetico come quelle relative ai gasdotti, ecco che l'asse fra i due paesi potrebbe essere nuovamente determinante.

Grecia e Israele secondo De Palo ora sono a un bivio: è arrivato il momento in cui entrambe le parti devono decidere se ampliare la loro cooperazione anche in campo energetico, al di là degli stretti legami nel settore della difesa resi ancora più saldi da due lustri di contratti. In questo contesto la visita di Alexis Tsipras in Israele il 25 novembre acquisisce un peso specifico chirurgico. Ma Atene non sembra sapere esattamente quello che cerca e soprattutto con quale metodo ottenerlo, in un momento in cui non può disattendere i diktat di Bruxelles e Berlino, anche perché la nuova classe dirigente al governo non ha una lunghissima esperienza nel settore. La parte israeliana per molto tempo ha tentato un approccio diretto con Tsipras, ma la contingenza delle trattative con la troika e la continua emergenza del dossier migranti non hanno concesso occasioni utili.

Secondo fonti diplomatiche, nonostante le rassicurazioni fornite agli israeliani prima della salita di Syriza al potere, Tel Aviv nutre ancora seri dubbi sulla continuazione della cooperazione. Il tifo per le vicende palestinesi che la stragrande maggioranza della classe dirigente di Syriza non ha mai nascosto e l'accordo sul nucleare iraniano sono stati, fino a questo momento, due precisi deterrenti. Ma l'esigenza di creare nuove partnership in campo energetico, senza incrinare rapporti che potrebbero essere decisivi per il futuro dei due paesi, è il primo punto nell'agenda di Atene e Tel Aviv.


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