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Quando iniziarono gli scavi a Pompei, nel 1748, era persino vietato prendere appunti e fare disegni senza apposita autorizzazione da parte della corte borbonica. Oggi il Parco Archeologico di Pompei, istituto dotato di autonomia scientifica e gestionale del Ministero della Cultura, pubblica i dati scientifici da nuovi scavi e ricerche on-line in un’apposita rivista digitale, l’E-Journal degli scavi di Pompei, spesso mentre le indagini sul campo sono ancora in corso. Una “scelta di trasparenza radicale”, come l’ha definita il direttore del sito Unesco, Gabriel Zuchtriegel, che risale a maggio scorso. Ora i primi nove articoli, pubblicati nel corso dell’anno 2023 in occasione di importanti scoperte sul sito web del Parco Archeologico sono stati raccolti in un unico volume – sempre in formato digitale.  

“La rete sta cambiando il nostro modo di vivere e l’archeologia non si potrà sottrarre a questa trasformazione – dichiara il direttore Zuchtriegel – ora il nostro compito è di gestire la trasformazione digitale in maniera proattiva per sviluppare l’enorme potenziale. Tramite l’E-Journal e la nostra piattaforma open.pompeii sites.org, oggi possiamo raggiungere un livello di accessibilità dei dati inimmaginabile nel passato, e possiamo condividere i dati quasi in tempo reale. Tutto ciò cambierà il modo di fare archeologia: si va verso un modello di conoscenza collettiva e connettiva, supportata in futuro anche da strumenti di Intelligenza Artificiale che, come ha detto il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, va concessa e dominata. Pompei si conferma all’avanguardia dell’archeologia del XXI secolo.”

Dal  Editoriale,E-Journal 2023 :  

Il primo volume delle Notizie degli Scavi di Antichità uscì nel 1876, grazie soprattutto a un archeologo e manager della cultura con una grande visione: Felice Barnabei. Nato nel 1842 nel piccolo borgo di Castelli in provincia di Teramo, nel 1875 diventa il segretario del Direttore Generale dei musei e degli scavi, Giuseppe Fiorelli, al quale succederà nel 1896. Nel decennio precedente, dal 1865 al 1875, mentre Fiorelli dirigeva gli scavi di Pompei, Barnabei aveva insegnato latino e greco presso il Convitto Nazionale di Napoli: un’occasione per il giovane studioso di occuparsi anche dell’archeologia delle città vesuviane e non solo. 

La finalità di Notizie degli Scavi, rivista annuale pubblicata dall’Accademia dei Lincei, è semplice ma avrà un grande seguito, che continua fino ai giorni nostri: pubblicare tempestivamente i risultati delle indagini archeologiche in corso su suolo italiano, mese per mese, regione per regione. Il valore di tale iniziativa è inestimabile: chi è del settore sa quanto preziosa sia la rassegna annuale di nuove scoperte, e quanto ci mancherebbe oggi in termini di conoscenza e dati se l’idea di Barnabei non fosse divenuta realtà. Un periodico, con la possibilità della sottoscrizione, all’epoca era il mezzo più rapido e più efficace per diffondere le novità nelle biblioteche di università e studiosi in tutta l’Europa e oltre. Era l' internet di allora. Perciò, portare avanti la visione di Barnabei e Fiorelli oggi vuol dire usare la rete per diffondere tempestivamente e in formato digitale i dati che continuamente emergono dagli scavi e dalle ricerche in corso a Pompei e nel territorio circostante. 

È con questo obiettivo che nel 2023 il Parco Archeologico di Pompei ha fondato l’E-Journal degli Scavi di Pompei, a seguito di un confronto con il Consiglio Scientifico dell’ente. Il titolo è un voluto omaggio al “Giornale degli Scavi di Pompei” di Fiorelli. Con la fondazione della rivista online si è voluto aggiungere una base scientifica alla divulgazione mediatica di nuove scoperte, avvenute sia nell’ambito di interventi seguiti dal Parco sia nel corso di progetti di università italiane e straniere. Una divulgazione che corrisponde a un’esigenza giusta di trasparenza e informazione della comunità, che finanzia con fondi pubblici e con i biglietti d’ingresso il proseguimento delle ricerche.

Da maggio 2023, la diffusione delle importanti novità archeologiche è sempre accompagnata dalla messa in rete di un primo inquadramento scientifico dei dati emersi sul nostro E-Journal. In tal modo, il Parco Archeologico di Pompei si è allineato con le best practices della ricerca scientifica, dove è uso annunciare nuove scoperte contestualmente alla pubblicazione in rivista accreditata e sottoposta a controllo di qualità. Il comitato scientifico dell’E-Journal degli Scavi di Pompei, presieduto dal direttore del parco pro tempore, è composto dai funzionari archeologi, architetti, antropologi, restauratori e ingegneri del sito. 

Ciò non solo è una garanzia della qualità scientifica pluridisciplinare dei contributi, ma vuole essere anche un segnale: i musei e i parchi archeologici, da statuto ministeriale, hanno tra i loro compiti anche quello della ricerca. Coinvolgere i funzionari nella gestione della rivista è un tentativo di dare corpo a questa missione dei nostri enti e di valorizzare le competenze all’interno dell’amministrazione. Ovviamente questo non significa una chiusura verso il mondo dell’università, che anzi speriamo di avere sempre al nostro fianco nella realizzazione di una prassi archeologica all’altezza della società del XXI secolo: l’E-Journal per noi vuol dire archeologia trasparente, democratica, condivisa e accessibile per tutti e su tutti i livelli in tempi brevi.

 

Fonte : UF.ST. Parco Archeologico di Pompei

 

 

 

“Dall’ambientalismo all’ambiente, dall’ideologia alla realtà”. È questo il tema della ottava edizione del Festival della cultura della libertà, che si svolgerà a Piacenza venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 gennaio su iniziativa dell’Associazione Luigi Einaudi, della Confedilizia, della Banca di Piacenza, dell’Associazione liberali piacentini, di European Students For Liberty e della Fondazione di Piacenza e Vigevano, con la direzione scientifica di Carlo Lottieri.

Venerdì 26 alle 18, la figura di Corrado Sforza Fogliani – ideatore dell’evento – sarà ricordata attraverso la presentazione del libro “Liberale di natura. Raccolta di scritti di Corrado Sforza Fogliani”, che vedrà gli interventi di Giorgio Albonetti, Daniele Capezzone e Pierluigi Magnaschi.

Sabato 27, il Festival si aprirà con i saluti di Antonino Coppolino, Giorgio Spaziani Testa e Giuseppe Nenna.

Questi i temi delle otto sessioni programmate nel corso del Festival:

Sessione I: “Unione Europea e transizione verde” (Daniele Capezzone, Francesco Ramella, Sandro Scoppa, Giorgio Spaziani Testa);

Sessione II: “Siamo troppi per il pianeta? Ecologismo e malthusianesimo” (Sergio Belardinelli, Marco Respinti, Michael Severance);

Sessione III: “Liberilibri: Le ragioni della libertà, le follie dell’ecologismo” (Roberta Modugno, Novello Papafava, Nicola Porro, Michele Silenzi);

Sessione IV: “Il dibattito scientifico tra nuove censure e nuovi dogmi” (Dario Caroniti, Raimondo Cubeddu, Riccardo Manzotti, Riccardo De Caria);

Sessione V: “Esternalità e proprietà privata. Le ragioni dell’economia” (Bernardo Ferrero, Alessio Cotroneo, Riccardo Puglisi);

Sessione VI: “L’uomo e l’ambiente: una prospettiva politico-giuridica” (Andrea Favaro, Vincenzo Nasini, Andrea Venanzoni, Luigi Marco Bassani);

Sessione VII: “Riscaldamento globale: le ragioni di una scienza libera” (Eugenio Capozzi, Stefano Magni, Martina Pastorelli);

Sessione VIII: “La mitizzazione della natura: alle radici di una cultura politica” (Guglielmo Piombini, Diana Thermes, Dario Fertilio).

Previste anche le Lectio magistralis di Loris Zanatta su “La libertà contemporanea e i suoi nemici” e di Angelo Panebianco su “La cultura della libertà di fronte alla guerra”.

Le conclusioni saranno tratte da Carlo Lottieri e Giorgio Spaziani Testa.

Dopo la chiusura del Villaggio di Natale il Castello di Santa Severa, spazio della Regione Lazio gestito dalla società regionale LAZIO crea, d'intesa con il MIC e il Comune di Santa Marinella, riparte con il consueto orario invernale di apertura al pubblico e con gli appuntamenti della domenica con le visite guidate.

Le visite prenotabili sia online che in biglietteria permettono al pubblico di scoprire la storia millenaria del complesso monumentale.

Il biglietto include anche la visita ai Musei esistenti nella fortezza. Il Museo del Castello con una superficie interna di 800 metri quadrati si snoda su tre livelli dove sono esposti alcuni dei reperti portati alla luce, grazie agli scavi svolti in contemporanea ai lavori di restauro, curati dalla Soprintendenza e dai volontari del Gruppo archeologico del territorio Cerite.

Il museo è arricchito da pannelli illustrativi, gigantografie, video-proiezioni e ricostruzioni 3D e realtà aumentata di ambienti, strumenti, armi e strumenti che raccontano la storia e la vita del Castello, del Borgo e della tenuta, dall'epoca etrusca al martirio di Santa Severa, dall'età romana e medievale ai giorni nostri. Sono visibili una ricostruzione della cucina e della mensa medievale con i resti dei pasti e gli oggetti originali rinvenuti negli scavi; il sigillo di Pietro Romano Bonaventura. Visitabili anche la cappella interna della Rocca, la sala con gli affreschi dell'epoca di Papa Urbano VIII e le due torri angolari cilindriche sul lato sud.

Grazie a un'indagine antropologica sul cimitero medievale condotta dall'Università di Tor Vergata, si possono ammirare le ricostruzioni dei volti e dei costumi, l'alimentazione, le malattie, la vita e la morte della popolazione vissuta in età medievale nel Castello. Nei tre piani del Museo sono esposti gli abiti, fedelmente ricostruiti da Teresa Venuto Riccardi, che ripercorrono le varie epoche storiche.

Il Museo del mare e della navigazione antica è stato completamente rinnovato e arricchito. Sette sale e oltre cento reperti, lungo un percorso espositivo e didattico incentrato sull'archeologia subacquea e la navigazione antica, che raccoglie anche le testimonianze provenienti dai fondali del litorale cerite, tra Alsium e Centumcellae, con particolare riferimento al porto di Pyrgi.

Alle visite guidate si aggiunge la visita alla Torre Saracena, l'antica fortificazione cilindrica edificata a metà del IX secolo per volere del papa Leone IV che, a seguito di continui rifacimenti, è giunta a noi nella sua struttura visibile oggi e datata tra il XVI e il XVII secolo.

 

 

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