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Il Grand Tour Poetico è un’iniziativa che nasce dall’esigenza di risvegliare e unificare l’identità poetica e artistica sopita della nostra penisola con l’intento di riappropriarci di una gloriosa tradizione troppo spesso dimenticata. È un viaggio a tappe, reale e simbolico, fra le varie arti che si estende in tutto il territorio italiano teso all’incontro e al confronto generazionale. A centocinquantatre anni dall’Unità d’Italia, la finalità del viaggio è quella di riconquistare e riunificare la coscienza culturale italiana, riqualificando il territorio nazionale in modo capillare, risvegliandolo alla bellezza e al valore dell’arte italiana contemporanea e antica, attraverso la scelta di luoghi significativi in cui celebrare le tappe. Questo movimento vuole valorizzare i talenti italiani, affermati e ancora sconosciuti, immaginati come principio di salvaguardia dal colonialismo culturale straniero. Nell’ottica del Grand Tour, gli artisti italiani possono rappresentare un fronte di resistenza al degrado culturale contemporaneo. L’Italia ha sempre rappresentato, sin dall’antichità, un punto di riferimento culturale incomparabile oltre che un vertice espressivo nelle diverse arti.  Il viaggio in Italia rappresentava la destinazione finale dei Grand Tour compiuti in Europa, fra il XVII e il XVIII secolo, da aristocratici e intellettuali attratti dalle rarità e dai capolavori del nostro paese, spinti dal desiderio di studiare l’inestimabile patrimonio classico. Il nostro percorso, sulla scia dei Grand Tour del passato, partirà dal nord d’Italia giungendo fino all’estremo sud per concludersi nuovamente al nord, attraversando luoghi fortemente evocativi dal punto di vista storico-artistico e della tradizione risorgimentale, dove avverranno le tappe, eterogenee e diversificate fra di loro per tematiche, artisti e percorsi. Convergeranno nel Tour diverse polarità espressive: da possibilità artistiche più strettamente sperimentali ad ambiti più fortemente correlati alla tradizione classica.

Il viaggio, nato su un piano virtuale e visionario, mira a creare un movimento vettoriale reale fra artisti che si incontrano, si confrontano, si interrogano sui principi ispiratori della nostra tradizione, su chi eravamo, chi siamo, chi possiamo essere, ripensando le radici dell’unità italiana, oggi sempre più frammentata. Questo confronto fra citazioni classiche e innovazioni sperimentali è comunque teso a riconsegnare la memoria, il senso di appartenenza all’ideale tradizionale di questa unità perduta. Si desidera stimolare un processo d’individuazione identitario dell’Italia di oggi, cercando di contestualizzarlo fra la poderosa tradizione e la contemporaneità.

 

La finalità di riconquista dell’anima perduta della nostra identità nazionale è il telos verso cui tende il progetto di bellezza e di valore principio ispiratore profondo del Grand Tour Poetico. Questi sono gli autori :

 

IRENE BATTAGLINI (1969), pittrice e studiosa di psicologia dell’arte, laureata in psicologia, di Barletta. Ha vissuto a Torino e si è trasferita in Toscana nel 2001. Ha curato nel 2012 per Aracne il saggio Psicodinamica del Sé e delle Relazioni Interpersonali nella collana Psicologia Clinica e Psicoterapia, cui partecipa con “Le origini del linguaggio immaginale nella Firenze dell’età di Dante”. Annovera tre mostre personali: Radici di fiume (2012), Ri-generazioni (2007), Re-visioni (2003). Coordina progetti di Alta Formazione in Psicologia dell’Arte, Criminologia, Skill professionali, ed è direttore dell’Agenzia Formativa riconosciuta da Regione Toscana Polo Psicodinamiche. È fondatore e direttore di «Frontiera_di_pagine_ magazine_on_line», di cui cura la rubrica “L’immaginale”. Attualmente coordina, per la Scuola di Psicoterapia Erich Fromm (di cui è socio fondatore, docente e membro dello ScientificCommettee), il progetto “Il narcisismo nell’arte contemporanea” ed è membro del comitato scientifico della collana “L’immaginale” per Aracne editrice, Roma, per la quale ha pubblicato assieme ad Andrea Galgano il volume Frontiera di Pagine(2013) che raccoglie saggi e interventi di psicologia dell’arte, poesia e letteratura.

MADDALENA CAPALBI Nata a Roma, vive a Milano dal 1973. Ha partecipato a numerosi concorsi tra i quali quelli organizzati da Arpanet nel 2003 e nel 2004 con pubblicazione sulle antologie ‘Meccano’, con nota di Elisabetta Sgarbi, e ‘Kermesse’ con nota di Aldo    Nove.  Una sua poesia, nel 2005, è stata inserita nell’antologia ‘Pace e libertà - la battaglia delle idee’ (La Comune) con intervento di Alberto Granado, un’altra nella raccolta ‘Ti bacio in bocca’ e nei diari poetici 2007 e 2009 ‘Il segreto delle fragole’ (LietoColle). Altri testi sono stati inseriti nell’antologia ‘L’Eco del vento’ Ed. Pagine. Un racconto in prosa è stato pubblicato nella raccolta ‘Carte Segrete’ (ed. Besa). Nel 2009 alcune poesie sono state inserite nell’agenda ‘Fotofanie’ Ed. Antony (Trieste). 
La sua opera prima è stata ‘Fluttuazioni’ (LietoColle - 2005) e alcuni testi sono stati tradotti in lingua slovena da JolkaMilic. È seguita ‘Olio’ (LietoColle – 2007), nel 2008 ‘Sapevo’ (Ed. Pulcinoelefante) con pastello di Nevia Gregorovich e ‘Il giardino di carta’ stampato dal laboratorio grafico ‘Fil de Fer’ Freedom Coop. Nel 2009 ha pubblicato ‘Arivojo tutto’ ( LietoColle) poesie in dialetto romanesco ed alcuni testi sono stati inseriti nell’antologia ‘Prova d’orchestra ’ curata da Guido Oldani. Nel 2011 ha pubblicato ‘Nessuno sa quando il lupo sbrana’ ( La Vita Felice), la raccolta si è classificata al terzo posto, sezione poesia edita, nel concorso Guido Gozzano 2013. 
Il testo Imploratio è stato musicato dal Maestro Luigi Donorà. Ha collaborato con Giuliano Turone responsabile del sito Dante Poliglotta, traducendo in dialetto romanesco alcune terzine tratte dal I e V canto dell’Inferno.È redattrice della rivista culturale Qui libri (La Vita Felice). Dal 2006 coordina il laboratorio di scrittura creativa presso la II Casa di Reclusione di Bollate curandone ogni anno le antologie poetiche.

PAOLO BARBIERI, giornalista professionista, ha iniziato a scrivere per il quotidiano Bresciaoggi alla fine degli anni ’70 per poi passare all’Agenzia Ansa, redazione di Milano, dove ha seguito avvenimenti nazionali e internazionali sia di cronaca che di politica. Appassionato di filosofia ha approfondito il pensiero di Martin Heidegger e di Emanuele Severino scrivendo diversi brevi saggi. Nel 2010 ha fondato con l’editore Gerardo Mastrullo la rivista culturale QuiLibri.

In passato ha collaborato con Corrado Augias nella trasmissione di Raitre Telefono giallo e per la casa editrice Editori Riuniti ha pubblicato La strage dai capelli bianchi, saggio sulla strage di piazza Fontana. Ha collaborato con una serie di interviste con Il Fatto Quotidiano e scrive recensioni di libri per la redazione culturale dell’Ansa. Collabora con Maddalena Capalbi e Anna Maria Carpi al coordinamento del Laboratorio di Poesia della Casa di reclusione di Bollate.

FLAMINIA CRUCIANI Romana, si ė laureata in "Archeologia e storia dell'arte del Vicino Oriente antico", presso "Sapienza Università di Roma" sotto la guida del Prof. Matthiae, e ha poi conseguito il Dottorato di Ricerca in "Archeologia Orientale" nella stessa Università, con una tesi sull'iconografia degli dei nella glittica paleosiriana. Ha poi conseguito un Master di II livello in "Architettura per l'Archeologia - Archeologia per l'Architettura" per la valorizzazione del patrimonio culturale.Per lunghi anni ha partecipato alle annuali campagne di scavo a Ebla in Siria, in qualità di membro della "Missione archeologica italiana a Ebla". Attualmente è iscritta presso "Sapienza Università di Roma" per il conseguimento di una laurea specialistica in "Storia della Critica d'arte".È esperta di glittica, di iconografia e di Visual Studies. Presso "Sapienza Università di Roma", tiene annualmente corsi sul rapporto tra l'iconografia e il testo nella tradizione mesopotamica. È autrice di pubblicazioni a carattere scientifico e consulente nell'ambito di diversi progetti archeologici dell'Università e del Comune di Roma.Successivamente, si è specializzata in Discipline Analogiche, attraverso lo studio dell’Ipnosi Dinamica, della Comunicazione Analogica non Verbale e della Filosofia Analogica, conseguendo il titolo di Analogista. Pratica quindi una professione di aiuto per la lettura e la decodifica delle dinamiche emozionali profonde, in grado di promuovere un efficace livello di comunicazione tra l'istanza logico-razionale e quella analogico-emotiva, che consente all'individuo di sbloccare disagi, uscire da difficoltà relazionali, schemi ripetitivi e di orientare la vita ad un rivoluzionario benessere. Da diversi anni è operatore certificato di Psych-K.Nel 2008 ha pubblicato "Sorso di Notte Potabile", ed. Lietocolle. Suoi testi letterari sono presenti in numerose antologie. Collabora con la rivista Qui Libri.

ANDREA LEONE è nato a Milano. Poeta, narratore e giornalista. Ha scritto L'Ordine (2006, Premio San Pellegrino Opera Prima), Il suicidio di Holly Parker (2008), Stirpe (2009), La sposa barocca  (2010), Lezioni di crudeltà (2010), 168 spaventi mortali (2012), Scena della  violenza (2013), Hyle -Selve di Poesia (2013). È incluso nell'Antologia Un’altra linea lombarda (2014), curata da Milo De Angelis. Letture pubbliche dei suoi testi in vari festival letterari italiani, Salone del Libro di Torino, Bookcity al Castello Sforzesco di Milano, Parco Poesia di Rimini, Contrasti poetici al Teatro Out Off di Milano. Ha appena pubblicato il romanzo Kleist

ADRIANA GLORIA MARIGO vive a Padova. Interrotti gli studi universitari in pedagogia, ha insegnato nella scuola elementare per una decina d’anni dedicandosi in seguito alla scrittura e alla lettura come una disciplina quotidiana. Cura la presentazione di libri, scrive recensioni, collabora con le riviste letterarie L’Estro Verso, Diwali, Samgha, Linea Carsica, il Centro di Ricerca ArtisticaImmaginario Sonoro, il giornale online Il Corriere del Verbano.Ha pubblicato le sillogi Un biancore lontano - LietoColle, 2009 e L’essenziale curvatura del cielo - La Vita Felice, 2012. Suoi testi di poesiae interventi critici compaiono in rete in diversi blog di settore, in antologie; altri contributi critici nell’ottica della relazione tra letteratura e psicoanalisi sono nati per la collaborazione con Polo Psicodinamiche di Prato. Da giugno 2012 partecipa al festival internazionale di Caorle “Flussidiversi. Poesia e poeti di Alpe Adria”, che riunisce i poeti dell’area culturalemitteleuropea. E’ tra i poeti che il 22-23 marzo 2013 partecipano a Trento all’evento annuale “Poeti al Castello” sul tema “ Poesia e Mito”; sempre nel 2013 è fra i tre poeti veneti presenti ai festeggiamenti per commemorare il poeta Andrea Zanzotto a Pieve di Soligo; partecipa agli inizi di agosto 2013 alla prima edizione “ Il soggiorno dei poeti” ad Arta Terme organizzata da Samuele Editore con il Comune di Arta. E’ presente all’edizione La Fiera delle Parole 2013di Padova e a Libri in Cantina 2013 – Susegana, fiera della piccola editoria - dove presenta L’essenziale curvatura del cielo. All’inizio del 2014 è tra le cinque fondatrici il movimento letterario “Saffo e le altre – La scrittura delle maestre” da un’idea di Dona Amati, atto alla salvaguardia e diffusione del patrimonio culturale della produzione letteraria delle donne. Sempre nel 2014 aderisce a “Compitu Re Vivi” sodalizio letterario composto da poeti critici letterari il cui intento è il rinnovamento della lettura critica del testo. Su invito dell’Associazione Scrittori Sloveni nell’aprile 2014 presenta a Lubiana L’essenziale curvatura del cielo e a Capodistria incontra gli studenti della Facoltà di Studi Umanistici dell’Università del Litorale per un dialogo sulla poesia e sul significato di essere poeti. Predilige la diffusione della poesia in una dimensione multidisciplinare e all’interno di altre espressioni artistiche, quali pittura e fotografia: a giugno 2014 presenta a Castelfranco Veneto il suo lavoro poetico sulle fotografie di viaggio di Imaire De Poli nell’evento “Di Terra e Arte” del Centro di Ricerca Artistica Immaginario Sonoro.

GIANPAOLO G. MASTROPASQUA Medico, nato a Bari nel novembre del 1979, è vissuto a Santeramo in Colle nell'Alta Murgia. Dopo aver condotto parte degli studi a Siviglia, si è laureato all'Università di Bari discutendo una tesi in Psichiatria. Si è inoltre perfezionato nel Corso Post- Laurea, dalla stessa Università, in Bioetica con una tesi sul rapporto tra Psichiatria e Arteterapia. E' specializzando in Psichiatria, nella Scuola di Specializzazione dell'Università degli Studi di Brescia, città in cui attualmente vive. Maestro di Musica e Clarinettista, si è diplomato al Conservatorio di Brescia “Luca Marenzio”, dopo i precedenti studi musicali presso il Conservatorio “Egidio Duni” di Matera. E' periodicamente impegnato in una attività concertistica e performativa. Ha pubblicato Silenzio con variazioni, Edizioni Lietocolle 2005 (finalista al Premio Festival delle Arti di Bologna 2006 e vincitore nel 2007 del Premio Internazionale Nuove Lettere, dell'Istututo italiano di Cultura di Napoli) divenuto successivamente “PoesiaConcerto” su musiche originali di A. Ciavarella per “Le Grandi Narrazioni”. Nel 2008, sempre per le edizioni Lietocolle, ha dato alle stampe Andante dei frammenti perduti. Suoi testi sono presenti in riviste specializzate, antologie, quotidiani e blog letterari. Ha curato l'antologia Se/dici/anni, per un progetto anti-dispersione scolastica, e l’Antologia Taggo e Ritraggo (Ed. Lietocolle) sulla poesia ai tempi di Facebook. Con testi inediti, nel 2011, è stato inserito nella rosa dei finalisti del Premio Internazionale Mario Luzi e ha vinto il premio Internazionale Alda Merini, sempre nella sezione inediti, nello stesso anno. Ha promosso varie manifestazioni artistico-letterarie tra cui ricordiamo “Lietocolle Sud Tour” e “Artisti contro il Bavaglio”. Ha partecipato alla Biennale dei Giovani Artisti dell'Europa e del Mediterraneo. Nel 2013 una monografia sulla sua poetica è apparsa nell'Antologia “A Sud del Sud dei Santi – Cento anni di Storia Letteraria”, edizioni Lietocolle. Alcuni suoi testi sono presenti nel volume “L'evoluzione delle forme poetiche – la migliore produzione poetica dell'ultimo ventennio”, edizioni Kairos 2013.

ISABELLA VINCENTINI ta da una famiglia storica reatina, compiuti gli studi liceali, si trasferisce a Romaper conseguire la laurea in lettere classiche e un perfezionamento triennale in filologia moderna presso l’Università La Sapienza. Tema della sua tesi di laurea sono gli scritti filologici di Nietzsche e il mondo classico della tragedia greca. L’attrazione e la commistione con il mondo greco antico e in seguito contemporaneo, si configura subito come un intreccio inseparabile e una circolarità non casuale che caratterizza la sua intera riflessione poetica e saggistica. Dopo un felice esordio come antologista, recensore e critico della generazione poetica italiana al passaggio degli anni settanta-ottanta, ha pubblicato saggi, monografie, interventi critici, articoli e interviste su poeti, gruppi e tendenze della poesia del secondo Novecento, dai maestri come Andrea ZanzottoAmelia Rosselli Cristina Campo ai più giovani poeti come Milo De AngelisGiuseppe Conte Roberto Mussapi. La sua è una saggistica attenta al dibattito sulle teorie della letteratura e orientata verso una lettura tematica delle poetiche novecentesche. Ha pubblicato due raccolte poetiche, Le ore e i giorni[1] (2008), finalista al Premio LericiPea Diario di bordo (1998), vincitore del premio Alpi Apuane. E’ stata autrice di numerosi programmi culturali della RAI (Radio I, Radio II, Radio III, Isoradio, Rai international), consulente editoriale e redattrice delle riviste AgalmaGalleria, collaboratrice di diverse testate giornalistiche, riviste e e almanacchi tra cui il quotidiano Il TempoAlfabetaPoesia. Ha partecipato come relatore a convegni nazionali e internazionali sulle poetiche e l’estetica contemporanea, tiene dei seminari presso l'Università di Roma Tor Vergata e l’Università di Padova.Ha pubblicatoLa pratica del desiderio. I giovani poeti degli anni ’80, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta1986. Colloqui sulla poesia. Le ultime tendenze, Edizioni RAI, Torino1991. Varianti da un naufragio. Il viaggio marino dai simbolisti ai post-ermetici, Mursia, Milano1994. Diario di bordo, I Quaderni del Battello Ebbro, Porretta Terme1998. Atene. Tra i muscoli dei Ciclopi, Unicopli Edizioni, Milano2002. Le ore e i giorni, La Vita Felice, Milano2008. Lettere a un guaritore non ferito, La Vita Felice, Milano2009.

 

 

fiabeleggende RODIA

Fiabe e leggende di Terra d’Otranto, di Cosimo Rodia, edizioni Progedit, è una raccolta di 45 fiabe recuperate dalla tradizione orale nell’area geografica della vecchia provincia pugliese (Lecce, Brindisi e Taranto), illustrata in modo accattivante da Francesca Noya e prefata da Angelo Nobile, docente Università di Parma, che offre al lettore una guida per inoltrarsi nei racconti di Rodia e comprendere subito il collante tra le fiabe, i metaconcetti espressi nei personaggi, gli archetipi riscontrabili nelle storie.

I racconti dello scrittore tarantino sono legati alle masserie, ai vigneti, agli ulivi secolari dalle foglie argentate, tra le quali rimangono imbrigliati i raggi di sole e l’odore del mare. Non mancano chiaramente i personaggi in carne ed ossa, l’eroe e l’antieroe. In genere è il contadino e il massaro ad avere la parte principale, tanto da rubare addirittura la scena al re. Questa idea del contadino spesso furbo, rozzo di modi ma di mente acuta, alcune volte ingenuo o gabbato dal pastore, è di antica memoria. Lo troviamo nelle novelle del Boccaccio o ancor più nell’opera secentesca di Giulio Cesare Croce “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno”.

Come nella tradizione medievale il popolo nelle fiabe non urla, sussurra appena, vinto dalla fame e dal giogo del sovrano. Proprio per questo stato di subordinazione il contadino in questi “cunti” immagina il riscatto sociale attraverso la magia, l’opera di fattucchiere e di pozioni magiche, anche se i filtri magici in questo caso sono sostituiti da pane, formaggio, olive. Elementi con poteri straordinari che solo nelle fiabe meridionali possono trovarsi: questo era quanto conoscevano i villani, non certo le bacchette magiche; era già un miracolo portare il pane, un po’ di olive e un bicchiere di vino sulla tavola! Già, e questo poteva fare invidia alla comare, vicina di casa, che non aveva neanche quell’essenziale. In genere le donne invidiose sono anche brutte e col naso ricurvo, mentre le principesse sono sempre belle, sole e indifese. In alcuni casi, per un amore non corrisposto o per tradimenti, le belle fanciulle finiscono nei flutti del mare per mano dell’uomo: sotto le vesti del mito si nascondono, evidentemente, non pochi drammi familiari. Tanti gli spiritelli che vagano tra tratturi e masserie; certamente bambini morti prematuramente come avveniva agli inizi del ‘900 nel Sud, tanto da non avere avuto la possibilità di ricevere il battesimo; piccoli che diventano nell’immaginario collettivo laùri.

E si continua con storie di nani, giganti, bambine e piccole bambole di pezza. Storie con personaggi del paese che sicuramente avevano lasciato dei segni tanto nel bene quanto nel male. Molti i bimbi, preti, fanciulle che si perdono nei pozzi delle campagne. E queste storie ci portano anche a fatti recenti, come a voler dire che si tratta di fiabe, con radici però che affondano in tragedie realmente consumate e trasformate in …c’era una volta, con l’omicida che si trasforma in orco e la fanciulla in sirena. Ma si scorge il dolore e la presenza della donna con la falce di luna.

Racconti quelli di Rodia costruiti come le cattedrali gotiche, ovvero, con capitelli con draghi, pietre con proverbi popolari, gocciolatoi a forma di leoni, dipinti del Vecchio e Antico Testamento, storie di Santi ma anche di personalità illustri del paese. Tutti questi elementi si trovano in compiuta contaminatio nelle fiabe e leggende di Terra d’Otranto, e la narratio porta il lettore ad ondeggiare tra santi, contadini e massari, fin quasi a perdere l’equilibrio, ma questo è il bello dei racconti popolari: far perdere l’equilibrio a chi ascolta di fronte all’inatteso. Buona lettura.

 

demodore

 

Caro Malacoda,

l'estate che avanza si avvinghia persino alla mia fronte (il caldo dalle parti dei figli del Nemico sa essere quasi più insidioso dell'inferno), e oggi, attaccato vigliaccamente allo zelo della giovane matricola che mi è capitata a tiro di recente, mi sono imbattuto in un fatto fresco di zizzania, ma allo stesso tempo preoccupante.

Per fartela breve, la palla di un moccioso, rotolando, aveva colpito alla testa un cane che doveva avere molta fame. Il bamboccio si era avvicinato per recuperare la palla, e l’animale, senza pensarci due volte, gli si è attaccato alla caviglia, con la speranza di spolparsela.

Al nostro arrivo, ovviamente, era rimasto quel che bastava per animare un dibattito in un crescendo esponenziale di voci.

"La colpa è del bambino che lo ha provocato in un momento di chiara debolezza psicologica dell'animale";

''Per me la colpa è dei genitori che non hanno saputo badare al bimbetto lasciandolo libero di correre";

"Quel cane avrebbe bisogno di un po' d'amore";

"Sono i cani la vera specie protetta, non i bambini";

"Nessuno che si preoccupi come si deve degli animali, nessuno che li difenda e neppure la Chiesa spende una parola per loro";

"Più conosco gli uomini più apprezzo gli animali";

E ne ho sentite così tante che è difficile star qui a sciorinare tutta la loro idiozia.

Il loro amore smodato, ma anche moderato, per gli animali è un modo come un altro perché l'uomo odi se stesso, e sai benissimo che la cosa ci fa più che comodo. Tant'è che all'inizio della sceneggiata mi stavo divertendo come un matto, salvo poi rendermi conto che si stava tramutando, per noi, in tragedia.

Di questi tempi, i figli del Nemico si sono messi a fare il nostro lavoro. Se presti attenzione, ultimamente, a noi non resta che starli a guardare. Al massimo, si tratta di stuzzicarli un po'.

Remano contro se stessi. Sono così disordinati da rendere sciatta questa virtù tanto perfetta che ha inventato il Nostro Padre. Sono così assuefatti dalla società che gli abbiamo costruito da essersi inseriti in un vortice che li vede letteralmente vittime di se stessi.

Hanno ceduto alla stupida menzogna dell’uguaglianza totale, che sopprime ogni differenza, che abbiamo loro suggerito. Così, oggi ritengono gli animali uguali agli uomini.

Insomma, ti ricordi quando spiegammo a Freud le funzioni intellettuali ed emotive dell'uomo e degli animali? Che l'uomo non fosse nulla di più e nulla di meglio dell'animale era solo una maniera come un'altra per distrarli un po' dal fatto che a loro soltanto fosse dedicata la Creazione. Che il Nemico li avesse messi al centro di un progetto d'amore. Ma hanno finito per relativizzare la vita cosciente, l'intelletto e la volontà cancellando così quel rapporto privilegiato tra uomo e uomo, e quindi la base della carità e della solidarietà.

Esigono la carità per gli animali, e poi il mero "rispetto" per il loro prossimo. E non viceversa. Anzi sentono di dover imparare da loro.

In Italia, poi, gli animali e i cani sembrano intoccabili. Il che ha creato uno strano fenomeno, per cui ormai gli italiani hanno difficoltà nel distinguere sostanzialmente le bestie da se stessi.

Capisci quanto sia diventata drammatica la realtà? Ci toccherà lavorare per le bestie e non per i figli del Nemico?

Poi uno che passava mi ha dato un po' di quella cosa odiosa che chiamano "speranza", di cui abbiamo bisogno persino noi. "Cagnacci maledetti! Perché le donne invece di pensare ai figli si dedicano a raccogliere le feci di una bestia? Chi accudisce solo le bestie rischia di dimenticare l’amore per il suo prossimo umano! E non quello generico, ma proprio quello che gli è vicino, quello concreto delle persone che vede e incontra ogni giorno."

Una cosa intanto è certa: io preferisco i figli del Nemico, e se gli animali diventeranno i nostri nuovi pazienti mi dimetterò!

 

Il tuo amareggiato zio

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