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Al via la XXX edizione del "Premio Letterario Camaiore - Francesco Belluomini", il consueto rendez vous con la poesia, che da quest'anno, su decisione del Comune di Camaiore, è appunto  intitolato al suo ideatore e fondatore Francesco Belluomini, indimenticabile poeta e scrittore.
Un tributo che ha ottenuto unanimi consensi da parte  dei suoi abitanti e di tutte le persone che lo  hanno conosciuto ed apprezzato per le sue nobili qualità umane ed artistiche e per le energie profuse ai fini dell'organizzazione e della crescita di questa manifestazione culturale, divenuta di respiro internazionale, anche grazie alla partecipazione di poeti di notevole levatura provenienti da ogni parte del mondo.
La Giuria Tecnica, ora presieduta da Rosanna Lupi, consorte ed infaticabile braccio destro di Belluomini, anche in questa speciale edizione è composta da Corrado Calabrò, Emilio Coco, Vincenzo Guarracino, Paola Lucarini, Renato Minore e Mario Santagostini.
Il termine ultimo di invio delle opere edite in lingua italiana di autori viventi, pubblicate tra il 1° aprile 2017 ed il 31 marzo 2018, è fissato al 31 maggio 2018.
Dopo la competente valutazione da parte della Giuria delle opere pervenute, sarà selezionata la cinquina degli autori finalisti, che arriveranno al Galà di premiazione, insieme ai vincitori della XXIV edizione del Premio Camaiore - Proposta "Vittorio Grotti" e del "Premio Internazionale Camaiore 2018".
Il bando di concorso è visualizzabile sul sito del Comune di Camaiore nell’area tematica cultura e spettacolo.
La Giuria Popolare, da sempre tratto distintivo del "Premio Letterario Camaiore", composta da cinquanta membri, fra cui dieci studenti, che risulteranno  vincitori dell'XI Rassegna "La Poesia dei Ragazzi", nel corso dell'estate curerà la lettura delle cinque opere finaliste, per poi esprimere la propria preferenza, che sarà consegnata in busta sigillata all'inizio della serata. Contestualmente nel corso della Cerimonia di Premiazione, fissata come da tradizione per il mese di settembre 2018, sarà proclamato il vincitore del "Premio Letterario Camaiore - Francesco Belluomini 2018".

Di seguito la scheda di partecipazione:

Il Comune di Camaiore bandisce la XXX Edizione del Premio Letterario Camaiore per l’anno 2018 riservato a libri di poesia editi.
Saranno prese in esame le opere in lingua italiana di autori viventi pubblicate nel periodo compreso tra il 1° aprile 2017 e il 31 marzo 2018.
Ad ognuno dei cinque autori finalisti, decretati dalla Giuria Tecnica, sarà assegnato un premio di € 500,00.
Al vincitore, designato dalla Giuria Popolare, sarà assegnato un ulteriore premio di € 1.750,00.
Al Premio Internazionale (autore straniero tradotto) decretato dalla Giuria Tecnica, sarà conferito un premio di € 2.250,00.
Al Premio Speciale, indicato dal Presidente, sarà assegnato un premio di € 1.000,00.
All’autore del Camaiore-Proposta segnalato sarà assegnato un premio di € 500,00.
Termini e scadenza
Le Case Editrici o gli autori interessati devono far pervenire copia di ogni pubblicazione entro il 31 maggio 2018 ai componenti della Giuria Tecnica sotto indicati.
Modalità di presentazione della domanda
Le Case Editrici o gli autori interessati devono far pervenire copia di ogni pubblicazione ai componenti della Giuria Tecnica e al Comune di Camaiore ai seguenti indirizzi:
Rosanna Lupi – Presidente Premio Letterario presso la sua Segreteria - via ltalica, 143 - 55041 Lido di Camaiore (Lucca)
Corrado Calabrò - via Flaminia, 441 - 00196 Roma
Emilio Coco – via La Piscopia, 89 – 71014 San Marco in Lamis (FG)
Vincenzo Guarracino - via Masaccio, 12 – 22100 Como
Paola Lucarini - via Cardinal Leopoldo, 34 - 50124 Firenze
Renato Minore – via Collalto Sabino, 89 – 00199 Roma
Mario Santagostini - via Stradella, 2 - 20129 Milano
Comune di Camaiore - Ufficio Cultura Piazza S. Bernardino, 1 - 55041 Camaiore (Lucca)
A cosa fare attenzione
I plichi, contenenti l’opera, inviati al Comune e al Presidente, dovranno contenere
dati anagrafici dell’autore
un recapito telefonico fisso o mobile
l’indirizzo e-mail
dichiarazione di accettazione, da parte della Casa Editrice, di quanto previsto al successivo capoverso, utilizzando la “Scheda di partecipazione Premio Letterario Camaiore - Francesco Belluomini 2018” disponibile in calce.
L’Amministrazione Comunale acquisterà cinquantacinque copie del libro di ogni autore finalista e del vincitore del Premio Internazionale, scontate del 50% rispetto al prezzo di copertina.
Le opere saranno destinate in omaggio ai Giudici Popolari per l’espletamento del loro mandato.
Criteri di giudizio, selezione finalisti e designazione vincitori
Ogni componente della Giuria Tecnica dovrà indicare, operando in tal modo una preselezione:
tre autori di libri di poesia nella rosa dei concorrenti
un autore del “Premio Internazionale”
un autore del “Camaiore Proposta-Vittorio Grotti” – XXIV Edizione.
Le suddette proposte devono essere inviate tramite raccomandata alla Presidente del Premio, Lupi, entro il 9 giugno 2017.
La Giuria Tecnica nella sua prima riunione collegiale selezionerà i cinque finalisti, che saranno quindi sottoposti al giudizio di una Giuria Popolare.
La Giuria Popolare, costituita da cinquanta membri, sarà così composta:
quaranta cittadini sorteggiati fra coloro che avranno fatto domanda, in rappresentanza delle diverse fasce sociali del territorio
dieci studenti vincitori della “Rassegna Poesia dei Ragazzi”, concorso dedicato agli studenti delle classi terze delle scuole secondarie di primo grado del nostro territorio e agli studenti dell’Istituto Galileo Chini, con l’intento di sensibilizzare le nuove generazioni alla poesia contemporanea.
I Giudici Popolari, dopo la lettura dei cinque libri finalisti, formuleranno le proprie preferenze su scheda e consegneranno personalmente la stessa in busta sigillata la sera della cerimonia conclusiva, nel corso della quale si procederà al pubblico spoglio delle schede.
Gli autori designati vincitori e i finalisti saranno avvisati tempestivamente e ospitati per il giorno della serata finale, anche per presenziare allo scrutinio finale.
La non partecipazione degli autori alla serata conclusiva fa decadere, salvo grave e provato impedimento, la designazione al premio, salvo delega di rappresentanza.
La cerimonia conclusiva per l’assegnazione del premio avrà luogo entro il mese di settembre 2018 e comunque in data preventivamente comunicata.
Camaiore–Proposta ‘’Vittorio Grotti” XXIV Edizione
L’intento del Camaiore-Proposta è di valorizzare una giovane voce poetica, quindi verrà segnalata un’opera prima di un autore che non abbia superato il 35° anno di età.
L’opera sarà prescelta fra quelle che perverranno al Presidente e ai membri della Giuria Tecnica nei termini e nelle modalità previste dal regolamento del Premio Letterario Camaiore.
Il partecipante dovrà specificare che trattasi di opera prima e indicare la propria data di nascita.

Per informazioni
Segreteria del Presidente:
Raffaella Belluomini
cell. 3339306270
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Segreteria Organizzativa
Comune di Camaiore
Tel. 0584 986356 - 986334
Fax 0584 986264
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PEC Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Adriana Gloria Marigo (Padova, 1951) vive  a Luino (VA). Attualmente è curatrice della collana di poesia  Alabaster di Caosfera Edizioni; autrice di recensioni e prefazioni a testi di poesia, articoli in alcune riviste online (Imperfetta Ellisse, L’Estro Verso, Samgha, Limina Mundi), ha pubblicato le sillogi Un biancore lontano, LietoColle, 2009; L’essenziale curvatura del cielo, La Vita Felice, 2012; Senza il mio nome, Campanotto Editore, 2015 (finalista al Premio Camaiore 2016, Menzione al Premio Montano 2016); Minimalia, Campanotto Editore, 2017; le plaquette Impermanenza, Pulcinoelefante, 2015; Santa Caterina d’Arazzo, GaEle Edizioni, 2017; 15 Poesie da “Senza il mio nome” e una inedita, Caosfera Edizioni, 2017.

È prevista tra poco la pubblicazione presso l’Editore Campanotto del libro Minimalia di Adriana Gloria Marigo  

Minimalia vedrà la luce uno di quei progetti (non frequenti) che sanno superare le obsolete frontiere tra i generi letterari e proporsi come avventura della mente, oppure come livre de chevet, o anche quale perturbante (e salutare) revoca a dubbio delle innumerevoli idées reçues che infestano la mente anche di chi (a torto o a ragione) si reputa persona colta e/o svezzata alle “questioni del mondo”.

Si tratta di una raccolta di aforismi ove è presente un processo noumenico davvero profondo, un logos che si fa ricerca veritativa, una dinamica etico-estetica che coglie il rapporto tra Kronos e Kairos, realismo e metafisica, immanenza e trascendenza, finito ed infinito, e dove la parola si fa «Bellezza dei linguaggi che intersecandosi creano l'oltre che amplia e affina i saperi: è la natura della Poesia».

 

'Più infuria la densità della terra' più ci 'solleva ardente la Poesia', capace di portarci in alto, verso mari di luce, oltre la sempre più 'indecorosa vanità dei sapienti.' Quando è autentica e 'attraversata dal suono della luce', la Poesia serve: offre le risorse per proteggersi dal 'serpentario di morso e veleno' generato 'dall’incuria delle parole'. Ed è vero: urge 'infeudarsi alla luce'; sanare il 'claudicare delle parole'; 'salvare la parola che non s’addomestica'; coltivare il taumaturgico 'terrore per il buio senz’arte'; 'scorgere la faglia d’altro destino'; 'sciogliere le ombre dalle ore' 

Le “cose minime” fissate sulla carta da Gloria traverso un lungo lavorìo durato alcuni anni e consustanziale alla sua scrittura in versi sono, in realtà, un orizzonte molto vasto di riflessioni, sciabolate di pensiero, meditazioni in versi, appunti entro la dimensione brevissima di brevissime prose, bellissime polaroid verbali …

Accade in Minimalia qualcosa di cui abbiamo ancora disperatamente bisogno: una stratificazione di riflessioni le quali secondo un costume ormai desueto e che risale ai journaux intimes, agli zibaldoni e scartafacci privati, agli epistolari danno senso ai diversi momenti del giorno, della settimana, del mese e della stagione, quindi dell’anno solare, ristabilendo un andamento ciclico il quale, lungi dall’essere ripetitivo, testimonia d’una volontà di vivere con consapevolezza totale l’andanza del tempo mentale e psicologico.

Riflessioni e sensazioni, testi in versi o in prosa che paiono ancora in nuce e forieri, dunque, di molteplici sviluppi futuri, non feti di testi, ma semi e, spessissimo, perfette creature solo apparentemente “minime”  si adagiano sul foglio bianco affidandosi a uno stile elegante e nobile, appena accennando a luoghi geografici, autori, testi, luoghi mentali che sarà poi cura del lettore partecipe e complice riprendere, ampliare, arricchire ammettendoli nella propria sfera personale e consentendo loro di continuare a risonare e riverberare, suggestionare e rifrangersi in mille coloriture e consonanze o, anche, dissonanze e contrasti.

Sono trascorsi già alcuni anni dal mio primo incontro con il Missionario Claudio Turina; anche stavolta i temi di discussione della nostra intervista riguardano l’opera che egli, insieme ad altre persone di buona volontà, svolge presso Accra, capitale del Ghana e puntualmente scopro degli aspetti, a tutti noi sconosciuti, di una realtà ai limiti della sopravvivenza. Ritengo, pertanto, doveroso puntare i riflettori su tematiche delle quali a pochi interessa parlare, in un tessuto sociale intriso di egoismo, superficialità e totale disattenzione verso situazioni lontane, o semplicemente diverse. L’uomo contemporaneo si ripiega su se stesso, preso esclusivamente da ciò che lo riguarda direttamente ed è distratto verso tutto il resto, non trovando conforto in quell’universo valoriale che non esiste più.

Utilissimo il confronto dialettico con Claudio Turina, un uomo che nel suo difficile e multisfaccettato percorso esistenziale  ha scelto le opere di carità e si muove da anni in tale direzione; una lectio vitae verso la “società liquida della postmodernità”, parafrasando il famoso sociologo Zygmunt Bauman,  che utilizza le metafore di modernità liquida e solida per rappresentare le pesanti anomalie della nostra civiltà, sulle quali una volta o l’altra ci soffermeremo.

Lo scrittore, che ha all’attivo numerose opere, parlerà anche della sua ultima fatica editoriale, un libro storico dal titolo “Il piccolo Istriano”, edito da grafiche 2AM Editore - Venezia, nel quale ripercorre la diaspora giuliano-dalmata, un periodo storico che ha segnato l’umanità, attraverso dettagliate descrizioni e stati emozionali di un bambino al quale furono drammaticamente recise le radici affettive e socio-culturali.

Da diversi anni lei è Missionario Laico della Carità ed effettua la sua volenterosa ed incessante opera fra Italia e resto del mondo; negli ultimi tempi trascorre lunghi periodi dell’anno in Ghana, dove porta avanti insieme ad altri Missionari il progetto City of God presso lo slum di Accra, la capitale di questo Paese, del quale per la verità il sistema mediatico si occupa pochissimo. Vorrebbe parlare ai nostri lettori di tale realtà sociale?

Rispondo con molto interesse alla sua domanda. Per la precisione, sono un ex MCC di Santa Teresa di Calcutta, non avendo più rinnovato i voti religiosi con loro, ma privatamente. Lo slum di Accra è noto con il nome di Sodom and Gomorrah. In realtà, si tratta di un insediamento illegale di circa 100 mila persone, le quali vivono in catapecchie fatte di nulla, più o meno; non ci sono le fognature, non l’acquedotto, non la luce elettrica e quello che c’è è tutto abusivo. Ovviamente, nessuno ha il bagno e tutto il resto. In ambienti improvvisati ci dormono intere famiglie, quindi, potrete ben  immaginare quale igiene ci sia… Lo slum si trova nel cuore della città, proprio perché la gente, arrivando dalla periferia del Paese, in centro trova un minimo di lavoro. Per intendere bene il nostro progetto, consiglio di visitare i nostri due siti web: www.cityofgodaccra.com e www.claudioturina.it.

Ha all’attivo numerose pubblicazioni, fra cui “City of God – The most toxic place on Earth”, la cui versione italiana, che ho letto con interesse,  è stata presentata con successo nel maggio del 2015 al Salone del Libro di Torino. Quale ricordo conserva di tale esperienza?

Il Salone del Libro di Torino mi ha dato la possibilità di conoscere molte persone, fra cui lei, e di far conoscere il progetto di City of God di Accra, in Ghana. La vera importanza della pubblicazione del libro si è rivelata, giustamente ad Accra, diventando un denuncia; così si è parlato ad ogni livello, si sono mosse diverse persone e, in un certo senso, sono stato un piccolo profeta: alcune cose che auspicavo avvenissero, si sono verificate, come la realizzazione dell’infermeria e il servizio gratuito di due medici e tre infermieri. A me, le pubblicazioni servono come strumento per raggiungere continuamente delle nuove persone, da coinvolgere nei progetti, sempre di carità.

Recentemente ha dato alle stampe un’altra grandiosa opera letteraria, dal titolo “Il piccolo istriano” (Grafiche 2AM Editore – Venezia), nella quale ripercorre l’esodo della popolazione giuliano-dalmata, drammatico evento storico che iniziò alla fine della  Seconda Guerra Mondiale, quando avvenne la diaspora forzata dei cittadini di etnia e lingua italiana, che erano nati e vivevano in Istria.  Vorrebbe spiegare ai nostri lettori in prima persona, in quanto nativo di Verteneglio (Istria), come visse, lei e la sua famiglia, questo periodo della sua vita?

Grazie per aver letto le trecento e più pagine, in cui parlo di quel periodo ed oltre. Chi fosse interessato a leggerlo, può contattare l’editore. Il libro è stato presente alla grande Fiera di Roma “Più libri più Liberi” negli spazi della famosa Nuvola di Fuksas. Fare un riassunto della mia infanzia e adolescenza è davvero difficilissimo. Per avere un’idea di quali sentimenti abbia vissuto, è sufficiente immaginare un bambino che improvvisamente rimane senza i suoi coetanei e contemporaneamente si vede inserito in una classe di lingua diversa, il serbocroato, che nemmeno esiste più, quindi, abolita la propria lingua madre. Si viveva nel terrore di un silenzio forzato, per paura di essere sentiti e finire in qualche foiba e poi, per un lungo periodo isolati da Trieste, dal momento che non si poteva espatriare per nessun motivo. E ovviamente tanto altro, fino ai diciotto anni, quando lasciai per sempre l’Istria.

Quali sono gli stati d’animo che accompagnano un bambino, nei suoi primissimi anni di vita, nel momento in cui le radici famigliari, affettive e culturali vengono violentemente strappate?

Smarrimento, disorientamento, perdita del senso dell’appartenenza, quindi dell’identità. Da allora, ho sempre avuto la famosa “Voce interiore” che mi diceva e mi dice di andare, andare e andare, ma dove? Soltanto dopo la mia grande e vera crisi esistenziale ho capito che si trattava della chiamata del Signore, così finii con i Missionari della Carità di Madre Teresa di Calcutta.

Bruno, il protagonista della storia, chiamato in famiglia el piculo, fa parte di quella esigua minoranza che preferì restare a casa, vivendo negli anni ’50 un’infanzia difficile, segnata psicologicamente dal tentativo di superare realtà non gradite. Finchè, la consapevolezza della sua identità perduta, lo spinse a lasciare la sua Terra, diventando così un esule, che non troverà mai più una Patria. Forse, sarebbe più corretto parlare di “infanzia violata, derubata”?

Beh, la mia infanzia, come dico sopra, è stata deturpata dall’orrore del nulla di quel tempo, di quella politica di terrore, di chiusura dal mondo, di una nuova lingua imposta, da me mai amata, né imparata perfettamente. L’italiano, la nostra lingua, era sinonimo di fascismo, quindi, bisognava fingere di non saperla. Le religioni erano vietate, per cui a Natale si andava a scuola.

Nel sottotitolo del suo libro leggo: Tito, e le conseguenze della sua vittoria. Ciò che è accaduto tanti anni dopo nell’ex Iugoslavia è la prova che le differenze etniche presenti in quell’area geografiche non sono mai state radicalmente superate. A tal riferimento, mi viene in mente l’analisi sociologica  del politologo statunitense Samuel  Huntington, il quale sostiene che le differenze culturali provocano uno scontro fra civiltà e per capire i conflitti presenti e futuri bisogna innanzitutto comprendere le divergenze culturali. È d’accordo?

Sono d’accordissimo. Tito vinse la guerra ed ha avuto il diritto, come tutti i vincitori, di ottenere i territori vinti; ma è stato troppo disinvolto, audace e presuntuoso nel mescolare etnie, culture, lingue, religioni e così via, in uno Stato centralista, controllato da Belgrado, quindi dai serbi, da sempre odiati da croati, sloveni e parte dei bosniaci. Ha fatto il grandissimo errore di abolire le religioni, pensando i mettersi lui al posto di Dio, e ciò rappresenta il massimo degli errori di tutti i dittatori. Tutto ha retto nei primi anni, a causa del disastro del dopoguerra, ma appena morto lui, è morto tutto.

Nel ringraziarla per la sua cortese disponibilità, vorrebbe fornire altre indicazione ai nostri lettori interessati alle sue iniziative umanitarie?

Come già detto sopra, invito tutti a visitare i due siti web, in essi si trovano tutte le informazioni e le foto di tanti anni di vita missionaria, compresa una bellissima fotografia con  Santa Madre Teresa a Calcutta.

 

 

 

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