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Azione anti-terrorismo portata a termine in Italia

Azione anti-terrorismo portata a termine a Brescia. Nell'operazione denominata "Van Damme", scattata a Brescia, in collaborazione con le autorità kosovare sarebbero stati arrestati 4 individui.

Un'operazione che ha visto la collaborazione tra gli agenti della Digos e della Direzione centrale della Polizia di prevenzione della Polizia di Stato. Il blitz ha permeso lo smantellamento di una cellulla terroristica che, atraverso l'uso del web, in particolar modo dei social network, propagandava l'ideologia jihadista.
Per uno di questi, un macedone residente a Vicenza, è stata disposta la misura di sorveglianza speciale per terrorismo, su richiesta avanzata direttamente dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo.
È la prima volta che viene avanzata una richiesta simile. Gli arrestati sarebbero accusati dei di "apologia al terrorismo" e "istigazione all'odio razziale". Il capo della cellula è stato preso in Kosovo, mentre gli affiliati presi in Italia accoglievano una serie di messaggi propandistici di istigazione all'adesione al Daesh.

Nelle chat degli arrestati, spiegano gli inquirenti, sono state ritrovate conversazioni dove si annunciavano "visite dai parte dei terroristi dello Stato Islamico" e frasi rivolta contro il Pontefice, "questo sarà l'ultimo Papa". Per un kosovaro è già scattata l'espulsione, nel frattempo continuano le indagini sul materiale web. Dalla conferenza stampa è emerso che il gruppo scoperto dalla polizia di Brescia fosse "altamente pericoloso", inoltre ha chiari "collegamenti diretti accertati con filiere jihadiste attive in Siria, riconducibili al noto terrorista kosovaro daesh Lavdrim Muhaxheri".

I primi riscontri investigativi hanno evidenziato la presenza di "pericolosi indicatori di fanatismo religioso estremistico a carico dei componenti del gruppo criminale, i quali sul web si mostravano con armi e atteggiamenti caratterizzanti i combattenti del sedicente Stato Islamico".

Intanto : La Russia ha motivo di "sospettare" che il jet sia stato abbattuto "per assicurare forniture illegali di petrolio dall’Isis alla Turchia". Vladimir Putin non solo snobba Recep Tayyip Erdoğan, negandogli quell’incontro che il leader di Ankara aveva auspicato a margine della Conferenza Onu sul clima organizzata a Parigi, ma anzi rincara la dose.

Le parole del presidente russo hanno suscitato l’immediata reazione della controparte: Erdogan ha detto di essere pronto a dimettersi se le dichiarazioni di Putin fossero confermate. "È immorale - ha tuonato con la stampa internazionale a Parigi - accusare la Turchia di comprare il petrolio dall’Isis. Se ci sono i documenti, devono mostrarli, vediamoli. Se questo viene dimostrato, io non manterrò il mio incarico.

E dico a Putin: lui manterrà il suo?". Ma, aldilà delle dichiarazioni di facciata di Erdogan, la verità è che, come emerge dal rapporto sull'emergenza terroristica preparato dal Financial Action Task Force (Fatf) e riportato da Italia Oggi, la maggioranza dei governi non solo non prende sul serio la lotta alle commistioni tra la finanza internazionale e le reti del terrore, ma ddirittura chiudono un occhi. Un esempio tra tutti è proprio l'Arabia Saudita che "usa gli standard del Fatf per difendersi in casa sua" e "li viola totalmente nelle sue attività estere e internazionali". Se infatti da una parte Riad detiene il primato delle azioni contro i reati di collegamento tra terrorismo e finanza, dall'altra è, a fianco del Qatar, la più grande finanziatrice e sostenitrice dei tagliagole.

Ma Putin  colpisce duro. "Difendere i turcomanni - aggiunge a proposito della linea ufficiale della Turchia - è solo un pretesto". Il Cremlino ha ricevuto "recentemente" nuovi rapporti d’intelligence che mostrerebbero un traffico di petrolio dai territori controllati dall’Isis alla Turchia "su scala industriale". Le parole di Putin aprono un vaso di Pandora. Perché, se la Turchia protegge i jihadisti dello Stato islamico, ci sono Paesi come l'Arabia Saudita e il Qatar che li finanziano.

Nell'audizione dedicata al Terrorism Financing and the Islamic State, organizzata il 13 novembre 2014 dalla Commissione per i Servizi fianziari del Congresso americano, è emerso con chiarezza che "mentre al Qaeda poteva contare dopo l'attentato dell'11 settembre su circa mezzo milione di dollari di sostegni al giorno, l'Isis aveva introiti di 1-2 milioni di dollari al giorno attraverso la vendita di petrolio, i riscatti degli ostaggi e i sostegni da parte delle organizzazioni caritatevoli soprattutto dei Paesi del Golfo, a cominciare dal Qatar e dall'Arabia Saudita".

Nel commercio del petrolio il partner principale dei tagliagole dello stato Islamico e sicuramente la Turchia :"Circa 30mila barili al giorno, trasportati da 250 autobotti - spiegano l'ex sottosegretario all'Economia Mario Lettieri e l'economista Paolo Raimondi - transitano attraverso i confini porosi della Turchia e del Nord Iraq per essere venduti a compiacenti acquirenti, consapevoli di sostenere le operazioni terroristiche". Soltanto negli ultimi otti mesi i tagliagole dello Stato islamico hanno venduto al mercato nero turco petrolio e gas iracheno. Un business che, grazie alla complicità di Erdogan, ha fatto fruttare al Califfato 800 milioni di dollari.

Intanto pure la Germania va in guerra. Il consiglio dei ministri tedesco, presieduto da Angela Merkel, ha ufficialmente approvato la missione militare di sostegno alla Francia contro l’Isis.

La missione contempla il dispiegamento di fino a 1.200 soldati e l'invio di alcuni aerei da guerra e due navi. Ora è necessario il voto del parlamento.

La missione è limitata inizialmente a un anno, ma potrà essere prorogata

Ma quali forze metterà in campo la Germania, in concreto? Una fregata, per proteggere la portaerei francese Charles de Gaulle, che incrocia dinanzi alle acque siriane, e anche alcuni aerei da ricognizione Tornado, oltreché mezzi per rifornire di carburante i bombardieri francesi.

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