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Il Sesto Rapporto sulla Dottrina sociale nel mondo presentato a Roma

Copertina Sesto Rapporto DSC

Presso un’affollata sala Marconi della Radio Vaticana si è svolta a Roma la presentazione del VI Rapporto sulla Dottrina Sociale della Chiesa nel mondo dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuândedicato quest’anno a un’esaustiva panoramica sulla situazione della dibattuta ‘questione femminile’ nei cinque continenti (cfr.Sesto Rapporto sulla Dottrina Sociale della Chiesa nel Mondo. La rivoluzione della donna, la donna nella rivoluzione, Cantagalli, Siena 2014, Pp. 304, Euro 16,00). Introdotto dal Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori (MCL) Carlo Costalli, tra i promotori dell’evento, il tavolo dei relatori – moderati dal giornalista di Avvenire Andrea Galli – ha visto nell’ordine gli interventi della deputata Eugenia Roccella (NCD), già Sottosegretario alla Salute, di monsignor Fabiano Longoni, direttore dell’Ufficio Problemi sociali e il Lavoro della CEI e di monsignor Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo di Trieste e Presidente dell’Osservatorio stesso, mentre il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin – impossibilitata a intervenire all’ultimo momento – ha inviato un messaggio. Significative le parole in apertura di Costalli che descrivendo il passaggio storico attuale ha parlato di più e diverse “rivoluzioni in atto”, tutte caratterizzate – comunque – “soprattutto da una revisione, spesso contraria al progetto di Dio, della natura e del ruolo della donna. Mi riferisco ai noti pungenti temi della procreazione, della maternità, dell’identità sessuale, del gender, delle ‘nuove famiglie’, della filiazione” affrontati ampiamente e in dettaglio in più passaggi del Rapportosulla Dottrina sociale di quest’anno.

A seguire, è intervenuta Roccella – che nel volume ha curato un focus apposito sul tema delle teorie di genere – la quale ha denunciato la perniciosità delle nuove ideologie del politicamente corretto attualmente imperanti soprattutto relativamente a temi fondamentali e costitutivi dell’identità umanain generale e della donna in particolare, considerata al centro della ‘questione antropologica’ contemporanea. Si sente in effetti spesso dire superficialmente sui mezzi di comunicazione nostrani – ha argomentato l’onorevole – che le battaglie pubbliche intorno allo status post-moderno della donna, alle nuove possibilità di generare in età avanzata o in laboratorio, in Occidente e non solo, e ai nuovi tipi di unioni siano battaglie di libertà: “invece il tema è molto più complesso, e ci porta nello sfondo del post-umano, nella dimensione del non umano. Le tecniche di parto in laboratorio trascinano l’uomo fuori dal corpo, che è il luogo originario della vita. Quello di cui si sta parlando è una vera e propria disumanizzazione, dove il luogo concreto è il laboratorio, e il luogo astratto è il mercato. La nuova generazione va così formandosi, perché non sono più nemmeno certa si possa dire generandosi, attraverso dei contratti dove ad essere ceduto è il diritto di maternità” e l’essere umano non viene più concepito come un progetto ma al contrario come un prodotto che si può liberamente fare e disfare. Un panorama, metaforicamente e non, da vero e proprio film dell’orrore evocato non a caso anche dall’intervento successivo di monsignor Longoni quando ha ricordato come paradigmatica per la nostra epoca la celebre, lapidaria battuta del film Frankenstein (che a suo tempo, erano appena gli anni Trenta, anticipava molti dei temi in discussione oggi) sulle possibilità in proiezione tendenzialmente sconfinate della tecnoscienza, indipendentemente da ogni valutazione etico-morale: “si può fare”. Contro questa tentazione di “sentirsi onnipotenti” Longoni ha auspicato, citando la filosofa spagnola Marìa Zambrano, la nascita di un ‘nuovo umanesimo’ – ne tratterà fra l’altro il prossimo convegno nazionale ecclesiale in programma a Firenze – dai connotati valorialmentesolidi, saldamente ancorato al messaggio della Rivelazione, che riscopra la bontà originaria del progetto della Creazione e la difenda dallo strapotere avanzante del tecnicamente possibile. Per fare questo, però, è necessario che a livello ecclesiale si entri finalmente in una logica missionaria (la famosa “Chiesa in uscita” di cui spesso parla il Pontefice) che guardi alla verità cristiana come al tesoro più grande che oggi i cattolici possono offrire al mondo: ciò potrà richiedere forse talora “il martirio della testimonianza” ma nell’attuale società ormai semi-pagana, se non già compiutamente tale, dovrebbe ormai essere chiaro a tutti che la ‘nuova evangelizzazione’ dovrà passare necessariamente per una paziente ri-trasmisione a trecentosessanta-gradi dell’alfabeto, naturale e sociale, derivato dalla legge evangelica senza escludere nemmeno – anzi, oggi più che mai – i preamboli un tempo di per sé ovvi del senso comune.

Nel suo messaggio il Ministro Lorenzin ha invece sottolineato come la questione della donna oggi assuma sempre più una rilevanza “decisiva”, essendo diventata a tutti gli effetti oggetto tematico di discussione e confronto anche all’interno dei grandi consessi internazionali, dai tavoli programmatici dell’Unione Europea all’agenda delle Assemblee delle Nazioni Unite. Per affrontare con successo le numerose sfide all’orizzonte, puntualmente delineate nel Rapporto dell’Osservatorio, tuttavia, sarà imperativo elaborare – almeno a livello politico – “un approccio coordinato” che coinvolga diversi attori e portatori d’interesse a vari livelli perché non è più pensabile che le idee dei singoli Stati nazionali possano affermarsi automaticamente perché c’è un esecutivo che (spesso tra l’altro solo formalmente, ma non nella sostanza) le sostiene. Qualcosa su cui invece si può lavorare subito con più successo é l’implementazione di un sistema sanitario che sul territorio nazionale valorizzi maggiormente le differenze di genere e quindi venga incontro alle necessità dei pazienti incontrandoli proprio nella loro specificità fisiologica e sessuale, da cui ad esempio i piani per il rilancio della fertilità o le campagne pubbliche per la promozione sociale della maternità e della famiglia. A chiusura della serata, monsignor Crepaldi (il cui intervento integrale è disponibile qui: http://www.vanthuanobservatory.org/notizie-dsc/notizia-dsc.php?lang=it&id=2100) ha sottolineato la necessità di ricollocare pienamente le tematiche della biopolitica all’interno del quadro complessivo della Dottrina Sociale della Chiesa (era ciò che auspicava d’altronde anche l’Evangelium Vitae, che fu il primo documento in tal senso)e di ritrovare l’unità dei cattolici in politica almeno sul terreno dei princìpi non negoziabili che – con gli attuali disegni di legge pendenti in Parlamento su materie sensibilissime – rappresentano “una questione enorme”. Insomma, se pure le grandi ideologie politiche che hanno dominato il Novecento sono uscite dalla storia non è affatto vero che sia terminato il tempo delle ideologie in quanto tali, anzi le ultime sentenze delle Supreme Magistrature – anche in Italia – dimostrano semmai che siamo ancora in un tempo fortemente caratterizzato dalle ideologie in cui la giurisprudenza ‘più creativa’ ultimamente arriva ad occuparsi addirittura di temi metafisici, soprannaturali e in ogni caso pre-politici: un monito e un invito deciso all’azione pubblica per chiunque sia impegnato seriamente nella costruzione del bene comune, cattolici e non.

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