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Perché il convegno di Milano sulla famiglia rimarrà nella storia del movimento pro family

assessore cappellini

A qualche settimana dallo straordinario Convegno di Milano vale la pena riflettere ancora sull’evento.

In una lettera interna inviata ai militanti di Alleanza Cattolica, il professore Massimo Introvigne, reggente vicario della medesima associazione ha spiegato la grande e straordinaria importanza del convegno “Difendere la famiglia per difendere la comunità”, svoltosi il 17 gennaio scorso a Milano presso i nuovi locali del Palazzo della Regione Lombardia. Certamente è stato importante perché forse per la prima volta hanno partecipato a un convegno al chiuso quasi tremila persone. Ma soprattutto è stato importante ha sottolineato Introvigne perché per la prima volta un convegno dove si è proclamata, senza infingimenti, la verità naturale e cristiana della famiglia è stato promosso e organizzato da un grande ente pubblico, la Regione Lombardia, e i suoi contenuti sono stati indossati in apertura dall'Assessore alla Cultura e in chiusura dal Presidente del Consiglio Regionale e dal Presidente della Regione”.

Essendo credenti dobbiamo ringraziare la Madonna, Regina delle Famiglie, poi gli organizzatori e i collaboratori, tra questi Alleanza Cattolica di Milano, e la Regione Lombardia, in particolare il suo presidente Roberto Maroni, che non si è lasciato intimorire dalla contestazione di “quattro pirla”, definiti da lui stesso, ma soprattutto contro “l'artiglieria pesante dei poteri forti e di «Repubblica»”. Ma qui occorre ricordare anche la giovane assessore alle Culture, Identità e Autonomia, Cristina Cappellini, che ha sostenuto e difeso l’evento contro le pressioni mediatiche proprio perché è stata la Regione Lombardia, come istituzione, a organizzare il convegno, rompendo il presunto consenso intorno al presupposto ideologico che la “famiglia non esiste più”, anzi è solo una costruzione sociale. Siamo grati all’Assessore per la determinazione e il coraggio dimostrato”, ha scritto la Comunitàmbrosiana.it. Per la verità le associazioni e i movimenti, che in questi mesi hanno riempito le piazze e le sale, in particolare “Le Sentinelle in piedi”, avevano bisogno di un “ombrello”, scrive Marco Invernizzi, che in qualche modo si facesse carico di rappresentare a livello politico e istituzionale il desiderio di proteggere e promuovere la famiglia naturale come cellula fondamentale della società.Questo “ombrello” si è in un certo modo concretizzato con il Convegno del 17 gennaio e potrebbe estendersi ad altri soggetti istituzionali, come la Regione Veneto oppure presso alcuni Comuni, proprio perché la famiglia ha un rilievo politico oggettivo, che coinvolge inevitabilmente la vita pubblica. In questo senso, un altro testo della Santa Sede di enorme importanza è la Carta dei diritti della famiglia, che risale al lontano 1983 ma mantiene una straordinaria attualità, proprio perché ci ricorda il significato pubblico e politico della famiglia, le cui prerogative vanno rivendicate di fronte alle politiche degli Stati e dei governi”. (M. Invernizzi, Il domani della famiglia e della comunità, 25.1.15, comunitàmbrosiana.it)

intervento di maroni

L’evento reale c’è statoma anche l’evento finto mediatico, quello dei giornali come “Repubblica” per cui i 3.000 del convegno diventano quattrocento e i cinquecento contestatori fuori, forse mille, diventano 2.000. Poi ci sono i “giochini patetici delle Iene o del ragazzotto che ha cercato di salire sul palco e di leggere un intervento scritto che non c'entrava nulla con la materia del convegno, con una sceneggiata e un pistolotto che sono apparsi sul sito di «Repubblica» meno di trenta secondi dopo che il protagonista salisse sul palco. Non c'è che dire, sono bravissimi i giornalisti di «Repubblica»: scrivono la cronaca non solo appena dopo il fatto ma addirittura prima che il fatto si verifichi”.
A proposito di distoniadi un evento, è capitato al Concilio Vaticano II, lo ha detto Benedetto XVI, ora sta capitando e molto spesso a quello che dice e fa Papa Francesco. Pertanto l’unico insegnamento che dobbiamo ricavare è che non bisogna mai fidarsi dei media, “ma il problema non è arrabbiarsi - scrive Introvigne - perché «Repubblica» fa il suo mestiere, è costruire media alternativi a «Repubblica». Senza alcuna fiducia ingenua e taumaturgica nella Rete o nei social network - si manipolano anche quelli - oggi creare alternative si può e quindi si deve”. Ricordo agli amici che leggono che da qualche anno si possono trovare degli ottimi blog, veri giornali quotidiani online, come LaNuovaBussolaQuotidina.it, dove giornalmente, in tempo reale si possono trovare le informazioni utili per una buona battaglia.

Interessante il riferimento al caso del presidente della FgciTavecchio che il professore fa. Sempre “Repubblica” si stupiva che nonostante l’intervento contro di lui dei poteri forti mondiali , dopo la sua battuta sul calciatore che mangiava banane, gli elettori della Federazione Calcio - che in maggioranza non rappresentano le grandi squadre ma le piccole società di provincia - lo avessero eletto comunque a larga maggioranza. Naturalmente qui non ci interessa se tavecchio sia un buon o un pessimo dirigente sportivo, forse non interessa neanche a “Repubblica”. Ma sicuramente interessa il fatto in sé: da una parte c’era la stragrande maggioranza dei media che non lo voleva e quindi lo invitava a ritirare la candidatura, dall’altra, la maggioranza dei dirigenti sportivi che invece lo hanno eletto presidente.

Dunque “Un Tavecchio non fa primavera?”Si domanda Introvigne. “Abbiamo avuto un secondo esempio a Milano. Né la Regione né il governatore Maroni - nonostante «telefonate da Roma» di cui ha parlato nel suo intervento - né Alleanza Cattolica su cui, senza far torto ad altri che hanno dato un validissimo contributo, facevano perno l'organizzazione e i volontari, hanno ceduto di un millimetro di fronte a un'offensiva mediatica alimentata da 19.000 (avete letto bene: diciannovemila) articoli sulla stampa e sui blog, compresi il «New York Times» e diversi giornali giapponesi. Il convegno si è fatto e agli oppositori è stato anche dato del pirla”.

Certo l’organizzazione dei convegni può essere migliorata, anche se i Media sono sempre pronti a “bruciarti”, di sicuro però, secondo il professore, non bisogna mai “alzare loro delle schiacciate”, come nel caso di qualche partecipante indesiderato.

L’ultima riflessione, la più importante, del professore Introvigne, la trae dal libro di Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi, “Papa Francesco. Questa economia uccide”, Piemme, una chiave per capire il Papa argentino è la sua convinzione che i poteri forti di questo mondo esercitino un dominio sulla finanza, l'economia e i media che non si è mai verificato nella storia. “Gli attacchi alla vita e alla famiglia sono uno dei loro tentacoli. Il Papa non se ne disinteressa - e lo ha mostrato nella giornata dedicata alle famiglie nelle Filippine - ma si pone il problema di colpire i poteri forti andando al cuore del loro sistema di dominio. Il cuore è molto complesso da identificare - sono sempre possibili errori ed equivoci - e da colpire, ma certamente si presenta come uno spaventoso groviglio di interessi e di poteri che a partire dalla finanza controllano i grandi media e «scartano» quello che non è funzionale ai loro progetti: i poveri, gli anziani, i malati, i bambini non nati e anche la famiglia”.
E a Milano si è sperimentato quale potenza abbia questo mostro, e la sperimentiamo ancora nei resoconti mediatici falsi e bugiardi sull'evento. Ma abbiamo anche sperimentato - scrive il reggente vicario di Alleanza Cattolica - che, sotto la bandiera di Cristo Re e di Maria Regina, si può - e dunque si deve - almeno cominciare a colpire il mostro al cuore. In Jesu et Maria”.

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