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La festa della famiglia che non intende arrendersi ai falsi miti di progresso

convegno milano 17.1.15

Sabato 17 gennaio a Milano sono stato protagonista come tante altre persone di uno straordinario evento che non dimenticherò facilmente. Mi riferisco al convegno “Difendere la famiglia per difendere la comunità”, organizzato dalla Regione Lombardia in collaborazione con Alleanza Cattolica, Fondazione Tempi, Obiettivo Chaire e Nonni 2.0. Mentre facevo la fila per entrare nel palazzo, mi sono reso conto quasi subito che stava succedendo qualcosa di eccezionale, di straordinario. In tanti anni di militanza non avevo mai visto un convegno al coperto con la presenza di tanta gente. La cronaca, quella vera, dei giornalisti non faziosi, ha evidenziato che tra le sale e intorno all’avveniristico Palazzo Lombardia c’erano quasi tremila persone. Mentre in un’altra piazzetta vicino si è svolta la manifestazione arcobaleno del mondo gay, Lgbt e di tutte le varie sigle del sinistrume italiano (se esiste ancora), in tutto meno di un migliaio. A qualche amico manifestavo anche che con un popolo così è assurdo che nessuno lo rappresenti in parlamento.

Nei giorni precedenti, l’incontro milanese,ha subito una forte demonizzazione da quasi tutta la stampa che conta a cominciare da La Repubblica, che lo aveva bollato come omofobo, peraltro inventandosi di sana pianta che l’intento degli organizzatori era di parlare dei metodi riparativi per guarire gli omosessuali. In pratica si è dimostrata una “colossale mistificazione che ha trasformato un convegno sulla famiglia in una sorta di clinica degli orrori dove si accusano gli omosessuali di essere malati e se ne organizza a forza la cura”.

Per questo la lobby gay ha pianificato pressioni anche internazionali nei confronti del governatore della Regione Maroni che si era permesso di utilizzare il logo di expo. Tra l’altro a questa campagna di disinformazione si è prestato perfino una persona acuta come Giuliano Ferrara con il suo Foglio.

Ma perché, sia prima che dopo, c’è stato tanto accanimento contro un convegno pacifico sulla famiglia? Per Giuliano Guzzo, de “LaCroce”, “la risposta viene da lontano e conta numerosi precedenti”, a questo proposito l’editorialista del nuovo quotidiano cita l’appuntamento annuale a Roma della Marcia per la Vita, che si tiene a Roma, e che puntualmente viene raccontato dai media come un raduno ultracattolico, “che starebbe a designare una sorta di jihadismo cristiano”. Oppure il Family Daydel 12 maggio 2007, un evento straordinario, meraviglioso, che portò in piazza un milione di persone. “Ebbene – scrive Guzzo – trascorre appena qualche giorno e poi – coincidenza – ad Annozero avviano tutto l’iter burocratico per acquistare dalla BBC e poi mandare in onda Sex Crimes and the Vatican, il video spazzatura sulla pedofilia nella Chiesa (…)E’ dunque un caso? E’ un caso che ogni volta che in Italia i cattolici osano alzare la testa organizzando una manifestazione, una marcia o un convegno degno di qualche visibilità, com’è accaduto sabato scorso a Milano, si faccia tutto il possibile per screditarlo e per svelare il presunto marcio che vi starebbe dietro?” (G. Guzzo, Perché tanto odio mediatico contro i cattolici? 20.1.15 LaCroce)

Infatti non sono riusciti nell’intento di eliminare il convegno, hanno cercato di screditarlo con la studiata contestazione del solitario giovane, che ha interrotto le relazioni per qualche minuto e poi con la presunta presenza del prete pedofilo tra il pubblico. Sono dei pretesti studiati a tavolino che capisce anche un bambino. A questo punto è evidente, si vuole cancellare la vera notizia che per la prima volta dopo tanti anni si è mosso un popolo, scrive Mario Adinolfi, direttore de LaCroce.

Comunque sia il convegno si è svolto, nell’auditorium “Testori” si è riempito subito, così gli organizzatori hanno dovuto aprire altre due sale per ospitare gli intervenuti. Ma non è bastato perché almeno un migliaio è rimasto fuori al freddo e si è dovuto accontentare di ascoltare le relazioni in maniera artigianale, via streaming audio-video con iPad e microfoni improvvisati, un vero miracolo.

I lavori del convegno sono state aperti dal moderatore Luigi Amicone, direttore del settimanale Tempi, per nulla intimidito dalla vigliacca aggressione subita il giorno prima presso la sede del giornale. Prima dei relatori è intervenuta l’assessore alle Culture, Identità e Autonomiedella Regione,Cristina Cappellini, che ha fortemente voluto il convegno.Subito dopo è intervenuto il reggente vicario nazionale di Alleanza Cattolica, Massimo Introvigne, con un articolato e denso intervento strutturato inquattro tesi.

Introvigne 2

La prima è che la famiglia non è solo - come ha detto Papa Francesco – “il motore del mondo e della storia”ma è anche, forse più modestamente, l'ancora di salvezza dell'Italia. Ma purtroppo la famiglia oggi è "bastonata da tutte le parti". Le statistiche fanno paura. L’Italia ormai è fanalino di coda del mondo per numero di figli per donna, è un dramma che giustifica la definizione di san Giovanni Paolo II, «suicidio demografico». E questo “non è solo un problema morale, ma un problema centrale della politica e dell'economia. Meno figli oggi significa domani meno produttori, meno consumatori, meno contributori per pagare le pensioni degli anziani, se non vogliamo ammazzarli tutti con l'eutanasia”. Ma la famiglia non si bastona da sola. Ha detto Introvigne, “C'è qualcuno che la aggredisce”. E il primo nemico della famiglia non sono i gay ma il fisco italiano, che si prende il 67% del reddito familiare, contro“il 46% degli Stati Uniti e della Germania e il 25% della Svizzera. Il nostro fisco è quello meno a misura di famiglia di tutta l'Europa Occidentale”. Infine, e siamo alla quarta tesi,Papa Francesco ricevendo il Corpo Diplomatico ha denunciato le legislazioni che privilegiano diverse forme di convivenza piuttosto che sostenere adeguatamente la famiglia per il bene di tutta la società». Lo stesso Papa Francesco l'11 aprile 2014, ricevendo l'Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia, ha affermato che “occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva. Continuando a maturare in relazione alla mascolinità e alla femminilità di un padre e di una madre”. Sono citazioni di buon senso, che tutti dovrebbero sostenere, laici, cattolici, o altro.

Dopo Introvigne sono intervenuti, padre Maurizio Botta, Marco Scicchitano, Costanza Miriano e Mario Adinolfi, “i quattro amici del bar”, come loro stessi amano definirsi. Da qualche anno, stanno portando in giro per l’Italia degli incontri affollatissimi col titolo, “Contro i falsi miti di progresso”. I temi che affrontano sono quelli della “questione antropologica: chi è l’uomo, come si definisce rispetto al suo sesso, come trasmette la vita, come si organizza per farlo, come vive i suoi affetti”. In pratica si occupano della questione del gender. Ognuno di loro quattro ha una storia diversa, eppure si ritrovano saldamente insieme su alcuni punti comuni che sono prepolitici e prereligiosi.

Dopo hanno chiuso i lavori, il presidente del Consiglio Regionale Raffaele Cattaneo, Massimiliano Romeo, primo firmatario della mozione “Giornata della famiglia” e infine ha chiuso in una apoteosi esaltante il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, che ha proposto al direttore di Tempi Luigi Amicone di prendersi la responsabilità di promuovere un forum permanente sulla famiglia, e, in barba alle polemiche sull’uso del logo Expo, ha lanciato l’idea di organizzare un convegno simile durante la rassegna espositiva internazionale.

 

 

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