Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Sabato, 20 Aprile 2024

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:528 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:558 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:741 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1341 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:1460 Crotone

Prosegue la formazione BL…

Feb 20, 2024 Hits:1294 Crotone

Si firmerà a Crotone il M…

Feb 14, 2024 Hits:1465 Crotone

Le opere del maestro Affi…

Feb 07, 2024 Hits:1512 Crotone

Mosca sostiene che in un raid vicino a Raqqa il 28 maggio. "Secondo le informazioni che si stanno verificando attraverso diversi canali", nel sobborgo a sud di Raqqa "era presente anche il leader dell'Isis Ibrahim Abu-Bakr Al Baghdadi, che e' stato eliminato inseguito al raid", fa sapere il ministero della Difesa russo, citato dal sito online della tv del dicastero, 'Zvezda'.

La Coalizione internazionale anti-Isis a guida Usa afferma di non poter confermare notizie della possibile uccisione del leader dello 'Stato islamico' Abu Bakr al Baghdadi in raid militari russi in Siria. In una email inviata all'Associated Press, il colonnello Ryan Dillon, portavoce della Coalizione, ha scritto: "Per il momento non possiamo confermare queste notizie

L'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) solleva dubbi sulla ricostruzione fornita dalla Russia circa la presunta uccisione del leader dell'Isis Abu Bakr al Baghdadi in un raid aereo nel nord della Siria. "Sembra che ai russi siano arrivate informazioni non accurate", afferma sul profilo Facebook dell'Ondus il suo direttore Rami Abderrahman

Ucciso in raid aerei, ferito e paralizzato, in fuga tra Mosul e Raqqa: le notizie mai confermate che da anni si rincorrono sulla sorte del capo dell'Isis, Abu Bakr al Baghdadi, hanno contribuito a renderlo una figura leggendaria. L'ultima notizia in ordine di tempo è arrivata stamattina dal ministero della Difesa russo che ha comunicato di avere probabilmente ucciso al Baghdadi in un raid aereo il 28 maggio scorso nel sobborgo a sud di Raqqa. L'ultima immagine verificata che si ha di al Baghdadi risale ormai a quasi tre anni fa, quando proclamo' la nascita del 'Califfato' dalla moschea Al Nouri di Mosul. 

Baghdadi nasce da una famiglia sunnita nel 1971 a Samarra, in Iraq, citta' simbolo dello sciismo. Il nome al secolo e' Awwad al Badri.

L'epiteto attuale e' composto dal nome di uno dei primi quattro califfi dell'Islam con l'aggiunta dell'origine geografica della citta' dove e' cresciuto: Baghdad. Nel 2003, durante l'invasione anglo-americana dell'Iraq, Awwad, allora trentaduenne, forma un gruppuscolo armato e si unisce alle formazioni jihadiste. Nel 2005 finisce nelle mani dei soldati americani e passa quattro anni in una prigione nel sud di Baghdad, per venire poi rilasciato.

Quando il 18 aprile del 2010 l'allora capo dello Stato islamico dell'Iraq, Abu Omar al Baghdadi, viene ucciso, i vertici della piattaforma nominano responsabile del gruppo Abu Bakr, da poco tornato in liberta'. Un mese dopo, il 16 maggio, e' proprio il nuovo leader ad annunciare la sua alleanza con al Qaida, guidata da Ayman al Zawahiri. Ma subito dopo Al Baghdadi comincia a sfidare l'autorita' del medico egiziano, successore di Osama bin Laden (ucciso nel 2011) e rintanato sulle montagne tra Pakistan e Afghanistan. 

Con l'inasprirsi della guerra siriana nel 2013 e con il ritiro di gran parte delle truppe governative di Damasco dal nord e dall'est siriano, gli uomini di Baghdadi risalgono facilmente l'Eufrate e prendono Raqqa senza colpo ferire, proprio come e' successo poi con Mosul, la seconda città dell'Iraq, caduta nel giugno 2014. Nell'aprile del 2013 Baghdadi - su cui gli Usa hanno messo una taglia di 25 milioni di dollari - rompe con al Qaida.

Forte di successi militari ancora inspiegabili contro eserciti descritti come i più potenti della regione, il credito di Baghdadi conquista ormai i cuori di migliaia di giovani disadattati di mezzo mondo in cerca di una ragione per vivere e morire

Al Baghdadi era presente a una riunione dei leader del gruppo terroristico vicino a Raqqa presa di mira dai jet militari russi. Lo riferisce il ministero della Difesa russo. "In seguito ai bombardamenti dei Su-35 e dei Su-34 - riporta - sono stati uccisi comandanti di alto livello dei gruppi terroristici che facevano parte del cosiddetto Consiglio militare dell'Isis, nonché circa 30 comandanti di campo di medio rango e fino a 300 miliziani addetti alla loro sicurezza personale". Il raid - spiega il dicastero - è avvenuto dopo che i russi avevano avuto conferma dai droni del luogo in cui avveniva il vertice. L'incontro - secondo le informazioni ottenute dal ministero della Difesa russo - era stato convocato per discutere un piano di uscita dei terroristi da Raqqa attraverso il "corridoio meridionale".

"Per il momento io non ho la conferma al 100% di questa informazione": lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov riferendosi all'annuncio da parte del ministero della Difesa di Mosca della possibile uccisione del leader dell'Isis Ibrahim Abu-Bakr Al Baghdadi in un raid russo vicino Raqqa. "Tutti gli esempi di azioni simili per l'eliminazione di un leader dei gruppi terroristici - ha aggiunto Lavrov, citato da Ria Novosti - sono sempre stati presentati con parecchio entusiasmo, ma poi, lo si sa per esperienza, queste strutture hanno ripristinato la loro capacità combattiva. Continua per ora l'attività di queste strutture: dell'Isis, di al Qaida e delle sue numerose incarnazioni".

Il leader del sedicente Stato islamico è stato dato per morto diverse volte in passato. L'ultima risale a pochi giorni fa, l'11 giugno, quando la televisione di Stato siriana ha riferito che il 'Califfo' era rimasto ucciso in un raid sulla città di Raqqa il giorno prima, e cioè il 10 giugno. La notizia della tv di Damasco non ha poi ricevuto altre conferme.

La polizia francese sta intervenendo per rispondere a un presunto allarme a Parigi nei pressi della cattedrale di Notre Dame, dopo voci che parlano di colpi di arma da fuoco e di panico fra i presenti.

Gli agenti hanno sparato su un uomo sulla spianata davanti alla cattedrale parigina di Notre-Dame che, secondo le prime informazioni, avrebbe tentato un'aggressione a colpi di martello nei confronti di un agente della polizia municipale. Il quartiere è stato isolato.

Nuova perquisizione  in un quartiere vicino alle abitazioni di due dei jihadisti che hanno realizzato il sanguinoso attacco di sabato sera a Londra. La polizia e' entrata in azione a Ilford, circa tre chilometri a nord di Barking, nell'est di Londra dove vivevano almeno due dei terroristi del London Bridge. Almeno una dozzina di bombe Molotov sono state trovate nel furgone usato dai tre jihadisti. Secondo il giornalista dell'emittente Martin Brunt, la polizia ha trovato nel veicolo "quelle che sembravano essere bottiglie piene di un liquido incolore con stracci" al posto dei tappi: "Chiaramente sembravano essere cocktail Molotov".

La prima vittima ad essere identificata è stata la canadese Christine Archibald, detta "Chrissy". La ragazza lavorava in un ospizio per senzatetto prima del trasferimento in Europa per raggiungere il fidanzato. E' invece disperso un cittadino spagnolo di 39 anni: Ignacio Echeverria, residente a Londra, secondo la testimonianza di un amico, ha affrontato uno dei terroristi armati di coltello a Borough Market, prendendo la difesa di una donna che era stata ferita.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nella prima reazioni in pubblico agli attacchi di Londra, ha sottolineato la sua "determinazione, piu' forte che mai, a proteggere gli Stati Uniti e i suoi alleati da un nemico codardo che ha dichiarato guerra alla vita innocente, da troppo tempo".

Ancora una volta la pista dell'intelligence rimanda all'Italia, terra di passaggio sin dagli attentati al Teatro Bataclan di Parigi e all'aeroporto "Zaventem" di Bruxelles. L'identità di Youssef Zaghba è stata segretata fino all'ultimo perché le indagini portano dritto nel Belpaese. I genitori del terzo terrorista di Londra (lui marocchino, lei italiana) avevano vissuto insieme in Marocco. Quando si sono separati, la madre è rientrata in Italia ed è andata a vivere nella provincia di Bologna. Secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, Youssef Zaghba sarebbe passato "più volte" per Bologna finché nel marzo 2016 è stato denunciato per terrorismo internazionale. Sul suo cellulare, come rivela Reppublica erano state trovati inni allo Stato islamico. Dal momento che aveva un passaporto italiano, non era stato possibile espellerlo ma era stato comunque inserito nelle liste dei foreign fighter e l'informazione era stata, poi, passata ai servizi inglesi.

Intanto Youssef Zaghba, identificato come il terzo terrorista dell'attacco di Londra, fu fermato a marzo 2016 all'aeroporto di Bologna, città da cui stava per prendere un volo diretto a Istanbul. Il ventenne era italo-marocchino e aveva con sé solo un piccolo zaino, il passaporto e un biglietto di sola andata: circostanze sospette, che insieme alla rotta aerea per la Turchia, ne fecero disporre il fermo per accertamenti. Fu contattata la madre, che risiederebbe tutt'ora nella provincia del capoluogo emiliano.

Come rivela il Corriere, infatti, il giovane è nato a Fez nel gennaio 1995 da padre marocchino, allora sposato con una donna italiana. La coppia, che viveva in Marocco, si era poi separata e la donna era tornata a vivere in provincia di Bologna.

Proprio il suo legame con l Italia avrebbe portato la polizia britannica a non rivelare fino ad ora il suo nome. Youssef, infatti, sarebbe passato spesso nel nostro Paese per andare dalla madre. Ma anche per sfruttare le sue origini per unirsi all'Isis: già il 15 marzo 2016 fu fermato all'aeroporto di Bologna mentre cercava di imbarcarsi zaino in spalla e biglietto di sola andata - su un volo per Istanbul, da dove poi voleva raggiungere la Siria per combattere insieme al Califfato. Alla madre aveva raccontato che sarebbe andato a Roma.

Quando è stato fermato si era agitato e sul suo telefono erano stati trovati immagini e video di matrice islamica, anche se non inneggianti al jihadismo. Inizialmente denunciato per terrorismo internazionale, era stato prosciolto da ogni accusa, ma era stato iscritto nel registro dei sospetti "foreign fighter" negli archivi internazionali.

Era quindi ben noto all'intelligence italiana, che ultimamente aveva segnalato i suoi spostamenti sia alle autorità marocchine che a quelle britanniche, dal momento che lavorava in un ristorante di Londra.

Accanto a Khuram Shazad Butt, nel documentario di Channel 4, c'è tra gli altri anche Mohammed Shamsuddin, un predicatore radicale che vive di sussidi statali. In più di un'occasione aveva elogiato pubblicamente il supporto di Khuram Shazad Butt alla causa dello Stato islamico

Nel documentrio di Channel 4 è visibile anche Abu Haleema, un imam di origine pachistana che di lavoro fa l'autista dei pullman. Arrestato nel 2015, con l'accusa di simpatizzare per i tagliagole dello Stato islamico, era stat rilasciato nel giro di pochissime settimane. In quell'occasione, però, le autorità gli avevano ritirato il passaporto.Come costruisce il quotidiano Italiano Il Giornale , Haleema potrebbe essere il punto di congiunzione tra l'attentato di Westminster avvenuto lo scorso 22 marzo e l'attacco sul London Bridge di sabato sera. "L'imam - fanno sapere fonti vicine ai servizi inglesi - avrebbe infatti fornito nozioni di integralismo a Khalid Masood, l'assassino a bordo della Hyundai Tucson grigia".

Theresa May si aspetta una revisione dell'operato di polizia e servizi segreti dopo le polemiche sulle falle dell'anti-terrorismo. La premier britannica lo ha detto nel corso di un'intervista a Sky News affermando che auspica venga fatto come nel caso dell'attacco di Manchester, rispetto al quale l'MI5 ha avviato un'inchiesta interna per fare luce su possibili errori nella prevenzione della strage.

Di fronte ad ogni attentato terroristico islamista ormai da tempo si ripetono gli stessi commenti, le stesse reazioni, gli stessi rituali, c'è chi parla di guerra di religione, chi di guerra economica, chi di guerra civile interna all'islam, chi di scontro di civiltà. Forse sono tutte queste cose messe insieme. E' probabile che hanno ragione tutti quelli che accampano queste ipotesi. Di sicuro il terrorismo jihadista islamico ce lo porteremo con noi per molto tempo. Anzi qualcuno sostiene che entro dieci anni succederà qualcosa di grosso con protagonisti i terroristi del fondamentalismo islamico.

Tuttavia non bisogna illudersi il terrorismo prima o poi colpirà anche qui in Italia, lo scrive Giampaolo Pansa, su “La Verità” e sostiene che sono necessari leggi speciali e forse una “Guantanamo”. Dobbiamo combattere un nemico forse imbattibile. “Colpisce quando vuole e dove vuole, con una cadenza che nessuno è in grado di prevedere”. Abbiamo visto l'attentato contro i ragazzini che stavano uscendo dal Manchester Arena e poi subito dopo qualche giorno il massacro dei cristiani copti che stavano andando a pregare in una santuario in Egitto. L'ultimo in pieno centro a Kabul di ieri con oltre 90 morti. Certamente è una guerra mondiale a pezzi come ama dire papa Francesco.

Tutti sembrano concordi nel dire che“dobbiamo essere pronti a combattere questa guerra con il massimo della determinazione e dell'energia, sapendo che non potremo mai dirci sicuri, perchè non esiste questa possibilità”, lo scriveva qualche giorno fa Mario Calabresi, direttore di “Repubblica”. Allora se questi sono i termini per Pansa non resta che una sola strada:“adottare una ferrea strategia difensiva e blindarsi. In altre parole dovremo fare l'opposto di quanto siamo abituati a gridare nei cortei o nei talk show televisivi: 'le stragi del califfato non cambieranno il nostro modo di vivere!'. Invece saremo noi a mutarlo. E nel profondo”.

Pansa è convinto che bisogna abbandonare il concetto di “società aperta” e subito adottare leggi restrittive e limitare la libertà, inoltre occorre adeguare le nostre strutture carcerarie, magari creando una Guantanamo italiana.

Questi sono alcuni dei suggerimenti che si leggono e si ascoltano sui media e che possono essere utili per prevenire attacchi o scontri. Certamente bisognerebbe evitare di fare quegli errori che ha elencato il magistrato Alfredo Mantovano a proposito del terrorista italo tunisino Hosni Ismail, catturato nella Stazione Centrale a Milano. La questione per Mantovano non è che Hosni sia italiano, ma che fosse ancora a piede libero dopo aver commesso una serie di reati gravi. La stessa cosa si può dire per Anis Amri, l'attentatore al mercatino di Natale a Berlino. Tuttavia una volta attuate tutte le strategie difensive contro il terrorismo, non basta dobbiamo fare una svolta radicale, sono utili le considerazioni socio culturali e politiche espresse qualche giorno fa dal reggente nazionale di Alleanza Cattolica, Marco Invernizzi.

Per rispondere efficacemente al terrorismo islamista, all'odio ideologico del terrorismo del fondamentalismo jihadista islamico non si può rispondere con un altrettanto odio ideologico di matrice occidentale, come è stato fatto negli anni settanta del secolo scorso, quando, soprattutto in Italia si combatté il terrorismo comunista delle Brigate Rosse. Infatti per Invernizzi, in Italia stiamo vivendo dei tempi che assomigliano molto a quelli degli anni settanta, del dopo sessantotto.

Dopo la rivoluzione russa del 1917, l'odio ideologico comunista prese piede e tentò di conquistare il mondo. “Chi, come me, cercò di ribellarsi, impiegò del tempo a comprendere che quell’odio non poteva essere sconfitto da un altro odio, ma dal contrario dell’odio, dalla Verità e dall’amore. Fu allora che capii, troppo lentamente forse, il detto di Joseph de Maistre, che «la Contro-Rivoluzione non è una Rivoluzione di segno contrario, ma il contrario della Rivoluzione». Oggi viviamo una condizione analoga”.(M. Invernizzi, “Contro l'odio,l'amore per la Verità”, 28.5.17, in www.alleanzacattolica.org)

I terroristi islamici che hanno trucidato 28 cristiani copti, tra cui 8 bambini:“hanno chiesto loro di rinunciare a Cristo e di diventare musulmani. Se avessero accettato li avrebbero salvati, ma i pellegrini hanno rifiutato e così sono stati uccisi. Gli hanno messo la pistola sulla testa e sul collo per ucciderli in modo diretto”. E' importante conoscere questi drammatici dettagli, sono stati raccontati a La Verità da padre Antonio Gabriel, parroco della chiesa copta San Mina a Roma. E' una guerra di religione? Per i commentatori del quotidiano diretto da Belpietro si. Del resto per dichiarare una guerra,“non serve essere in due, basta che uno solo lo voglia”. Peraltro tutti gli attentati dell'Isis o delle altre ramificazioni hanno quasi sempre un carattere religioso.

I terroristi jihadisti che uccidono i cristiani, lo fanno nel nome dell’islam, come le Brigate Rosse uccidevano nel nome del comunismo. Non tutti i musulmani sono terroristi, come non tutti i comunisti uccidevano, aspettavano sotto casa, imprigionavano e torturavano i dissidenti, ma ci vollero anni e coraggio perché qualcuno prendesse le distanze dalla violenza comunista dopo la rivolta di Budapest del 1956, dopo l’invasione della Cecoslovacchia nel 1968, la repressione dei dissidenti in URSS.

Pertanto a sconfiggere il terrorismo islamista ,“non sarà un’altra ideologia[...] tanto meno l’ideologia nichilista di chi contrappone all’islam radicale i modesti valori del nostro Occidente attuale, che nessuno ben capisce quali possano essere dopo che la classe politica che sta “facendo l’Europa” ha rinnegato le radici cristiane del nostro continente. Non sarà il nulla o quella cultura “sazia e disperata” di cui parlava il card. Giacomo Biffi a salvarci dall’islam”.Secondo Invernizzi,“sarà soltanto l’amore per la Verità a salvare i nostri popoli, attraverso la conversione e la penitenza indicate dalla Madonna a Fatima nel 1917, nei mesi precedenti la Rivoluzione d’Ottobre”.

Certo ognuno di noi potrà fare la propria parte,“con una preghiera, con un gesto di solidarietà nei confronti dei nostri fratelli che vivono, nei Paesi islamici, la stessa paura di coloro che vivevano oltre la Cortina di ferro, o dei giovani anticomunisti che andavano a scuola o all’università dominate dalla violenza dei collettivi”.

Intanto però per vincere il male bisogna ricorrere alla forza legittima e doverosa della politica e degli eserciti.

Infine per vincere il jihadismo, sono utilissime le considerazioni di monsignor Luigi Negri, subito dopo la strage dei poveri ragazzi di Manchester. A qualcuno sono sembrate un po' dure, ma rappresentano molto bene il grado di in-civiltà che stiamo vivendo in Europa. Scrive il vescovo riferendosi alle giovani vittime:“nessuno vi ha dato delle «ragioni adeguate per vivere», come chiedeva il grande Bernanos alla generazione dei suoi adulti. Vi hanno messo nella società con due grandi princìpi: che potete fare quello che volete perché ogni vostro desiderio è un diritto; e l’importanza di avere il maggior numero di beni di consumo”. Continua monsignor Negri, Siete cresciuti così, ritenendo ovvio che aveste tutto. E quando avevate qualche problema esistenziale – una volta si diceva così – e lo comunicavate ai vostri genitori, ai vostri adulti, c’era già pronta la seduta psicanalitica per risolvere questo problema. Si sono solo dimenticati di dirvi che c’è il Male. E il Male è una persona, non è una serie di forze o di energie. È una persona. Questa persona s’è acquattata lì durante il vostro concerto. E l’ala terribile della morte che porta con sé vi ha ghermito.

Figli miei, siete morti così, quasi senza ragioni come avevate vissuto. Non preoccupatevi, non vi hanno aiutato a vivere ma vi faranno un "ottimo" funerale in cui si esprimerà al massimo questa bolsa retorica laicista con tutte le autorità presenti - purtroppo anche quelle religiose - in piedi, silenziose. Naturalmente i vostri funerali saranno fatti all’aria aperta, anche per quelli che credono, perché ormai l’unico tempio è la natura[...]Non dimenticheranno di mettervi sui marciapiedi i vostri peluche, i ricordi della vostra infanzia, della vostra prima giovinezza. E poi tutto sarà archiviato nella  retorica di chi non ha niente da dire di fronte alle tragedie perché non ha niente da dire di fronte alla vita”. (Luigi Negri, "Poveri figli della società che non riconosce il Male", 23.5.17 LaNuovaBQ.it)

Il vescovo emerito infine auspica che almeno per questa tragedia, i vari guru culturali, politici e religiosi, ci dispensano dai soliti discorsi che“non è una guerra di religione, che “la religione per sua natura è aperta al dialogo e alla comprensione”.

 

 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI