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I visitatori stranieri in Finlandia sono aumentati in settembre, con quasi mezzo milione di pernottamenti registrati. L'industria del turismo in Finlandia è in piena espansione, con pernottamenti dei visitatori stranieri in aumento dell'11,3% a settembre rispetto al 2016.

Il maggior numero di visitatori proviene dalla Svezia,con poco meno di 50.000 mentre i russi hanno totalizzato 43.000 visitatori e i tedeschi quasi 41.000. La quarta nazionalità più rappresentata tra i turisti in Finlandia è la cinese, con i viaggiatori giapponesi che arrivavano al quinto posto. Nel mese di settembre, in crescita, del 6,2%, anche il numero dei pernottamenti di italiani.

Il tasso di occupazione degli alberghi è stato del 59%, secondo l’istituto statistico finlandese,, con un prezzo medio di una camera a circa 100 euro.

Compresi i viaggiatori domestici, l'industria ricettiva finlandese ha registrato circa 1,7 milioni di pernottamenti in settembre, con un incremento di circa il 4,2%.

Nove mesi di crescita

Il numero totale di pernottamenti in tutte le strutture ricettive è cresciuto del 5,1 % da gennaio a settembre 2017 ammontando a quasi 17 milioni, dato superiore del 5,1 % rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente.

In totale, sono stati registrati 11,8 milioni di pernottamenti per i turisti residenti e circa cinque milioni per i non residenti. I pernottamenti dei visitatori residenti sono aumentati dell'1,4 per cento e quelli di visitatori non residenti del 14,8% rispetto all'anno precedente da gennaio a settembre.

Il numero di pernottamenti di visitatori dalla Russia nelle strutture ricettive finlandesi è salito a 31.000 da gennaio a settembre 2017, il 16,8% in più rispetto al corrispondente periodo del 2016, posizionandosi come primo paese fornitore di visitatori in Finlandia. I tedeschi si piazzano secondi con 520.000 pernottamenti, dato salito del 14,7% su gennaio-settembre 2016. Gli svedesi sono in terza posizione con 495.000 pernottamenti, un aumento del 7,4%. I visitatori britannici seguono con quasi 340.000 pernottamenti, l'aumento rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno è stato del 23,9 %. Anche i pernottamenti da parte di ospiti olandesi e spagnoli sono aumentati notevolmente da gennaio a settembre: quelli dei turisti olandesi sono aumentati del 29 % per 187.000. I pernottamenti registrati per i visitatori spagnoli ammontano a 108.000, pari al 17,5% in più rispetto a gennaio a settembre 2016. I pernottamenti degli italiani sono aumentati del 7% rispetto al 2016, per 115.677.

I pernottamenti da parte di cinesi sono cresciuti raggiungendo i 249.000, il 36,9% in più rispetto al corrispondente periodo del 2016. Oltre ai visitatori cinesi, oltre 200.000 pernottamenti sono stati registrati per i turisti dalla Francia e dagli Stati Uniti, dal 14% al 16% in più rispetto al periodo gennaio- settembre 2016.

Nel complesso, una tendenza di crescita globale positiva; una idonea occasione di bilancio e prospettive per il turismo da e verso la Finlandia sarà rappresentato dal 18 al 21 gennaio 2018 dalla 32° edizione della fiera internazionale del Turismo MATKA ad Helsinki, la maggior fiera di settore nei paesi nordici, tradizionale termometro per sondare i mercati e programmare vacanze e viaggi d’affari.

La notizia non l’ho letta sui “grandi” giornali forse perché a questi è sembrata una barzelletta e, quindi, non hanno voluto abbassarsi a simili sciocchezze; tuttavia essa è circolata ugualmente e si è capito che, col pretesto della “laicità” etc. etc., in realtà per timore reverenziale dell’Islam – la religione ormai più praticata “oltre-Manica” –, in Inghilterra pensano di mettersi al sicuro cancellando perfino il Nome del Fondatore del Cristianesimo.

Alcune veloci considerazioni:

1) intanto a me non pare una barzelletta, né una sciocchezza, come probabilmente è sembrata ai “padroni” della grande stampa che non l’hanno presa neanche in considerazione, ma l’ulteriore segnale della mania di auto-annichilimento (“cupio dissolvi” in buon latino) dell’Europa moderna e neopagana; questa, infatti, dopo il clamoroso rifiuto – votato anni fa nel “sinedrio” di Strasburgo da tutte le Sinistre, anche italiana – di menzionare le “radici cristiane” nel Preambolo della Costituzione europea, cerca, con logica conseguente, di cancellare ad uno ad uno perfino i numeri e i nomi che a quelle “radici” possano riferirsi: l’abolizione dell’ “a.C.” e del “d.C.” forse potrà far sorridere qualcuno, data la volgare scemenza della trovata di cui i compassati britannici dovrebbero  chiedere scusa, ma di sicuro è parte di quella dissennata auto-punizione con cui l’Occidente “civile” si colpisce da anni con le sue stesse mani.

2) se l’Europa, ormai post-cristiana, spera con tali mezzucci di “dialogare” (“dialogo”, al pari di altre come “pace”, “tolleranza”..., è parola magica e talismano luccicante!) con l’Islam, in questo modo perde già in partenza la “partita”: infatti, vergognandosi e spogliandosi della sua storia – in massima parte cristiana – l’Europa si svuota della sua stessa sostanza e si riduce alla insignificanza e al “nulla”. Domanda: c’è qualche esperto, primo della classe, che pensa che l’Islam, religione diffusa in mezzo mondo, si cali a dialogare col… “nulla”? Così, esso vincerà su tutta la linea senza bisogno di “medici e speziali” della “guerra santa”.

3) per risolvere il problema che diverrà sempre più stringente nel prossimo futuro,  il nostro Continente nel fondo del suo cuore forse coltiva due “speranze”: la corruzione/assuefazione e la conversione degli islamici. La prima è la “speranza” di intellettuali laico-progressisti, “maestri”(!)di pensiero e di vita, filosofi, gazzettieri, politici presidenti ministri o assessori di qualcosa, teatranti e ripetitori applauditi a comando nelle televisioni, i quali nell’animo loro “sperano” che gli islamici, a contatto con il progresso, il mercato, le banche, la globalizzazione (e... il sesso liquido, la droga, la discoteca, il femminismo, l’aborto anche post-natale, le famiglie “altre”, l’utero in affitto con donne e bambini comprati, il gender nelle lezioni a scuola, la libertà assoluta…) si adeguino a tali costumi e si lascino “corrompere” diventando anch’essi quel “niente” in cui l’Europa sembra si stia riducendo soprattutto a causa della paurosa denatalità. La seconda è la “speranza” di quelli che sono o credono di essere ancora cattolici e che sperano nella “conversione”: cosa che la Chiesa, in verità, ha sempre cercato e voluto inviando i missionari “a convertir le genti”, si cantava in un inno dei miei tempi lontani di seminario.

Attenzione. Ambedue le “speranze” possono non avverarsi e rimanere solo desideri inappagati; io penso, infatti, che sia molto improbabile che gli islamici si lascino “assuefare” o “corrompere” o “convertire” da quello che in blocco, confondendo il buono e il cattivo della nostra società, giudicano con disprezzo essere il “nulla” dell’Occidente! Ovviamente, spero tanto di sbagliarmi e che i miei siano solo pensieri schematici di un “reazionario”, “populista”, “avanti negli anni”... con l’uzzolo di scrivere “foglietti” per i cinque benevoli amici lettori; intanto, come cattolico, prego affinché si avveri la “seconda speranza”, consapevole, però, che l’ “impresa” non riuscì neanche a Francesco d’Assisi ch’era partito con la Crociata!

4) obiezione: ma ciò che è accaduto in Inghilterra, in Italia non potrà avvenire…;

 risposta: e chi può garantire con sicurezza che esso non avvenga anche in Italia?

Intanto la negazione della fede cristiana è in atto anche nel nostro Paese, per accorgersi basta avere occhi aperti, guadarsi intorno e prendere nota: giorni fa – ma è solo l’ultimo esempio – all’università di Macerata una professoressa, per aver detto in pubblico un’Ave Maria per la pace, è stata insultata da un comitato di studenti di sinistra e contestata dal  rettore; se l’apostasia, poi, non arriva forse ai traguardi di altri paesi europei, è perché la nostra società, per ovvie ragioni storiche, è rimasta più legata di altre al Cattolicesimo e alla Chiesa di Roma la quale – al di là di preti, prelati e papi più e meno degni – nei secoli ha “protetto”, “difeso” e quindi “unificato” la cultura della Nazione italiana ben prima del 1861; a tal proposito riporto le auree parole di Ludovico Antonio Muratori – 1672-1750 –  (non è un “quidam” qualsiasi come sono io, ma il fondatore della storiografa moderna!): “Non c’è dubbio che, senza la presenza del Papato a Roma, parte dell’Italia [del Nord] sarebbe divenuta una provincia tedesca. E l’altra parte [del Sud] una provincia musulmana”.

Poche e precise proposizioni di un “esperto” vero di Storia che immediatamente fanno giustizia di tante favole raccontate contro la Chiesa nelle televisioni, nei film e ad alunni ignari da professorini di scuola che non hanno studiato. Tutto questo il vero Popolo italiano lo “percepisce” e lo “sente” nonostante che la propaganda contraria, soprattutto in questi ultimi decenni, si sia fatta più accanita e capillare; ecco perché da noi la marcia trionfale della Rivoluzione – ad esempio, contro la Famiglia naturale – può incontrare ancora delle resistenze: la manifestazione improvvisata  con milioni di persone al “dies familiae” o “family day” a Roma (30 gennaio 2016) contro la “legge Cirinnà” dimostra bene tale resistenza spontanea del “basso popolo”, di cui faccio parte.

Tuttavia quello che accade in altri paesi contro il Cristianesimo è esattamente ciò che una setta potentissima di manovratori auspicano che avvenga anche in l’Italia: è vero, da noi forse non si arriverà alla cancellazione ridicola dell’ “a.C” e del “d.C.”; da noi ancora le chiese non sono deserte e, quindi, non vengono vendute ai migliori offerenti miliardari che ne fanno ritrovi notturni per gente danarosa come succede nel Nord Europa dove molti si dichiarano ormai atei e non credenti; ma la “setta”, appollaiata sul vertice della “Piramide”, a tale risultato vuole che si arrivi anche nella nostra Patria: cioè alla distruzione, una tessera alla volta, del meraviglioso mosaico cristiano che i nostri Padri avevano composto in tanti secoli.

Conviene a tutti, credenti e non, saperlo prima.

“Quest’anno all’escalation sempre maggiore di eventi idraulici e idrogeologici, cui assistiamo da tempo, si aggiunge il problema della siccità: due fenomeni estremi, ma correlati tra loro, che purtroppo sono sempre più frequenti. Noi geologi, che siamo gli studiosi della Terra e delle sue dinamiche, avevamo già lanciato l’allarme su queste emergenze”. Così il Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Francesco Peduto, interviene nel corso del convegno nazionale “Acqua: analisi e gestione della risorsa tra siccità e alluvioni”, organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi e dall’Ordine dei Geologi della Regione Calabria, in collaborazione con la Regione Calabria, che si tiene venerdì 17 novembre 2017 presso laCittadella Regionale di Catanzaro.

“Nel campo del dissesto idrogeologico – prosegue il Presidente CNG -, è necessario ricostruire una filiera delle competenze e delle responsabilità, e il quadro normativo di settore nel campo della difesa del suolo va reso coerente con gli obiettivi di una moderna politica di salvaguardia e di tutela del territorio, di gestione e convivenza con il rischio. Anche nel campo della tutela e sfruttamento della risorsa acqua vale lo stesso discorso, il numero di norme e di enti che intervengono nella gestione della risorsa idrica è enorme, con procedure farraginose e obsolete. Basti pensare che la legge principale che le regola è un R.D. del 1933, eppure alcune soluzioni ci sono già nei Piani di settore previsti dalle norme, dai Piani di Gestione a quelli di Tutela delle Acque. E poi, servono investimenti per eseguire studi e ricerche idriche nei serbatoi geologici e per l’ammodernamento delle reti, che mediamente sono un vero e proprio colabrodo con perdite a volte superiori al 50%. Avremmo dovuto cominciare prima ad affrontare seriamente queste problematiche, siamo ancora in tempo, ma se vogliamo che il futuro sia davvero roseo, azioni e provvedimenti concreti non sono più derogabili” conclude Peduto.

Ad aprire i lavori è Alfonso Aliperta, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Regione Calabria, che affronta il problema della siccità e delle alluvioni a livello territoriale. “La Calabria a causa delle proprie caratteristiche geologiche e morfologiche – afferma Aliperta - è una regione particolarmente afflitta da questi eventi estremi”. “Appare chiaro che, in merito alle politiche messe in campo ai vari livelli tanto è stato fatto ma molto resta da fare. A tal proposito, da tempo, l’Ordine dei Geologi della Calabria richiede la necessità di istituire dei presidi territoriali permanenti, costituiti da geologi e ingegneri idraulici adeguatamente formati, atti a monitorare il territorio, aggiornando continuamente i quadri conoscitivi e programmando gli interventi necessari per la messa in sicurezza che si può raggiungere solo attraverso una corretta conoscenza dei territori e attraverso una corretta pianificazione territoriale” spiega il geologo.

È il Presidente della Regione Calabria, Gerardo Mario Oliverio, a fare i saluti istituzionali. "Ritengo che sia necessaria, e non più procrastinabile in Italia, una riflessione e un’iniziativa per realizzare una strategia nazionale al fine di mettere il Paese nelle condizioni di fronteggiare un problema molto serio, determinato dai cambiamenti climatici, attraverso adeguate misure, rispondenti alle diverse condizioni territoriali” – dichiara il governatore -. In Calabria, abbiamo programmato 230 milioni di euro per frane e alluvioni, 80 milioni per erosione costiera e altri 26 milioni sempre per frane sui fondi nazionali e stiamo completando un accordo di programma per un valore di 220 milioni di euro. Sarà necessario, inoltre - sottolinea il Presidente della Regione Calabria - implementare lo stato conoscitivo del territorio, fondamentale per la gestione adattiva delle acque in risposta alle condizioni mutevoli del clima".

“È necessario uscire dalla logica dell’emergenza per la mancanza di risorse idriche poiché l’intervento emergenziale rischia di portare al nulla”. È quanto dichiara Arcangelo Francesco Violo, segretario nazionale e coordinatore della Commissione Risorse idriche del Consiglio Nazionale dei Geologi: “Noi geologi proponiamo interventi strutturali e non strutturali sul territorio, valorizzazione e riorganizzazione delle strutture pubbliche, ma soprattutto prevenzione a tutto campo”. Per il geologo, le risposte concrete al problema della scarsità delle risorse idriche sono numerose e possono essere persino a basso costo. Innanzitutto, molte formazioni geologiche funzionano come immensi serbatoi naturali di acqua con regime poco influenzato da periodi di siccità. Conoscendo, gestendo, monitorando (e, in alcuni casi, ricaricando) questi serbatoi, possiamo disporre di un volano con cui far fronte alle emergenze. Inoltre è possibile ridurre l’impatto delle derivazioni di acque (soprattutto quelle più preziose come le acque sotterranee), infatti, ancora troppo spesso le opere di derivazione vengono eseguite senza le necessarie buone regole per preservare l’ambiente geologico o, addirittura, in maniera abusiva. Inoltre, si potrebbero adottare soluzioni su scala di bacino che mitighino i fenomeni alluvionali trasformando, dove possibile, gli eccessi in risorsa nei periodi di scarsità.

Tra i presenti, anche: Fabio Tortorici, Presidente della Fondazione Centro Studi del CNG; Riccardo Nencini, vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti; Fabiola Anitori, Componente XIII Commissione Permanente Territorio, Ambiente, Beni Ambientali al Senato della Repubblica; Mauro Grassi della Struttura di missione #ItaliaSicura presso la Presidenza del Consiglio e Gianluca Callipo, presidente dell'Associazione Regionale Comuni (ANCI Calabria).

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