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I tredici militanti, tutti con teste rasate e vestiti con giubbotti neri, sono entrati nel locale e si sono messi attorno al tavolo dove stavano discutendo una decina di persone, hanno interrotto la riunione e un portavoce ha letto il testo di un volantino dal titolo «Como Senza Frontiere: ipocriti di mestiere!». Nel testo c'erano critiche alle politiche nazionali sull'immigrazione «l'invasione» e alle associazioni in particolare, accusate di essere composte «di soloni dell'immigrazione ad ogni costo», guidate da una «logica schiavista» e una «logica malata».

Copie del volantino sono state distribuite ai presenti. Dopo la lettura della nota, i militanti di estrema destra si sono allontanati. Il tutto è avvenuto senza violenza o alterchi. La vicenda ha prevedibilmente provocato una lunga serie di reazioni che denunciano la gravità dell'irruzione. I diretti interessati, vale a dire i componenti della rete Como Senza Frontiere, parlano di «pesante intimidazione» e hanno stigmatizzato il rischio «di una pericolosissima deriva di stampo fascista, con vari gruppuscoli neofascisti che cercano consenso e creano guerra tra poveri, odio razziale, intolleranza e tensione».

Intanto sono stati identificati e denunciati dalla Digos quattro dei sedici giovani del gruppo di estrema destra 'Veneto Fronte Skinheads' che ieri sera hanno interrotto una riunione pubblica della rete 'Como senza frontiere' per leggere un volantino di accuse nei confronti della rete stessa e contro l'immigrazione.

I quattro skinheads finora identificati sono comaschi legati a frange di ultrà già conosciuti dalla polizia: la Digos sta identificando anche gli altri che verranno denunciati per il reato di violenza privata. L'irruzione è avvenuta alle 21.30 durante un'assemblea organizzata dalla rete 'Como Senza Frontierè, gruppo costituito da associazioni e movimenti tra gli altri Arci, Acli, Cgil,gruppi di sinistra e del volontariato attivi nell'accoglienza dei migranti, una rete nata sull'onda dell'emergenza dello scorso anno a Como e che si propone lo scopo di «modificare la percezione del fenomeno migratorio veicolando un'informazione solidale, non violenta, antirazzista e antifascista».

Dopo la lettura della nota, i militanti di estrema destra si sono allontanati. Il tutto è avvenuto senza violenza o alterchi. ma il clima da Repubblica di Weimar, nazismo alle porte, l'ombra nera sull'Italia. Il blitz degli skinhead ha svariati precedenti, ed e questo e il paradosso ma a sinistra. 

A Daniela Santanchè, donna di destra quindi meno rispettabile, ha raccontato in diretta, mentre discuteva di ius soli con Fiano del Pd il deputato che vuol mettere in carcere chi ha una immagine di Mussolini in casa di aver ricevuto un tremendo insulto più minaccia di morte come se niente fosse «Mi è appena arrivato su Twitter Sei una put... da uccidere». Ancora a Napoli l'ex candidato sindaco di centrodestra, Gianni Lettieri, denunciò un'aggressione per strada da parte degli attivisti di una casa occupata. 

Ne sanno qualcosa gli ex ministri Renato Brunetta e Mariastella Gelmini, bersaglio prediletto degli attivisti e centri sociali per le battaglie sui furbetti della pubblica amministrazione e sulla scuola, feudo della contestazione di sinistra. Brunetta, durante un convegno, fu vittima di un blitz della «Rete dei precari» fischi, insulti, striscioni a cui replicò definendoli «l'Italia peggiore». Non l'avesse mai fatto: «Diecimila post di insulti, minacce, addirittura pallottole, sul mio profilo Facebook. Molti legati anche alla mia statura fisica» calcolò l'allora ministro, sempre preciso anche nella contabilità degli insulti ricevuti. Per la Gelmini, si inventò persino un No Gelmini Day, con i collettivi studenteschi in piazza, al grido «Ci vogliono ignoranti, ci avranno ribelli», ma pure senza un chiaro nesso logico «Siamo tutti antirazzisti e antifascisti». Coi fumogeni e i lanci di uova. Tanto i fascisti sono solo a destra.

Aggressioni, minacce, lanci di uova, però più politicamente corretti rispetto a quattro teste rasate, e quindi non meritevoli di allarme per la democrazia in pericolo. Eppure a lungo, per un giornalista come Giampaolo Pansa colpevole di aver messo in discussione la vulgata partigiana sulla guerra civile italiana dopo l'8 settembre, è stato quasi impossibile presentare un semplice libro, considerato negazionista dall'estremismo rosso che accoglieva le presentazioni con insulti, minacce, propaganda a pugni chiusi. Qualche cenno di solidarietà in privato dai leader di sinistra, ma mai pubblico, perché Pansa è un diffamatore della Resistenza, un nemico del popolo. Identica sorte toccata ad Angelo Panebianco, editorialista del Corriere e docente all'Università di Bologna: «Fuori i baroni dalla guerra», gli hanno urlato i collettivi lo scorso febbraio, durante la sua lezione. «Panebianco cuore nero», la scritta lasciata dai centri sociali sulla porta del suo ufficio anni fa.

Dalla presidente della Camera al leader del Pd Matteo Renzi fino al numero uno di Si Nicola Fratoianni e a Francesco Laforgia di Mdp, su una cosa finalmente si trovano d'accordo. Ed è già fissata la data: 9 dicembre a Como, una grande manifestazione «contro ogni intolleranza», annuncia il vicesegretario dem Maurizio Martina.

Superiamo le divisioni, è l'appello di Renzi, e la «condanna sia unanime». D'accordo sull'appuntamento del 9 è il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che nel Pd rappresenta la minoranza. E la Boldrini chiede di «ricorrere a misure adeguate anche con una mobilitazione civile».

La Cgil ha invece chiesto al Prefetto di Como la convocazione di un tavolo che veda un'ampia partecipazione delle forze sociali democratiche. Numerose le attestazioni di denuncia a solidarietà da parte di esponenti di Pd, Sinistra Italiana, Verdi Mdp, Possibile, Cigl e Fim Cisl. La vicenda è anche oggetto di un'interrogazione al ministro dell'Interno Minniti firmata dai deputati Pd Emanuele Fiano, Chiara Braga e Mauro Guerra che parlano di «intimidazione in stile squadristico» e di «azione gravissima e inaccettabile». Per questo chiedono al ministro «quali interventi ritenga opportuni per affrontare quella che sta divenendo per molti territori del nostro Paese una reale emergenza». 

«Il problema dell'Italia è Renzi - dice Matteo Salvini - non è il fascismo che non può tornare, né le fake news che non esistono. Da una settimana assistiamo a dibattiti surreali. Ovvio che non si entra in casa d'altri non invitati e non è quello il modo di risolvere i problemi. Bene, invece, fanno i nostri sindaci che con azioni concrete combattono l'invasione di immigrati».

«Maroni fa bene il presidente della Regione, ma ognuno deve fare il suo mestiere», ha poi aggiunto il leader della Lega rispondendo alla domanda di un cronista sulle dichiarazioni rilasciate dal president edella regione Lombardia  Roberto Maroni, che ha condannato fermamente l'episodio di Como dicendo che «la Lega non è né di destra, né di sinistra». Per Salvini il problema vero è l'immigrazione incontrollata. «Il 10 dicembre a Roma abbiamo organizzato una manifestazione nazionale su legalità, sicurezza, protezione per i confini e interesse per gli italiani. Solo l'Italia sta subendo un'immigrazione simile, senza reagire, anzi incentivandola», ha proseguito Salvini.

«La violenza di qualunque colore va condannata - ha aggiunto il capo leghista -. E io sono spesso vittima di violenza della cosiddetta sinistra, e mi piacerebbe che ci fosse altrettanta attenzione quando ci sono i centri sociali a picchiare, non a leggere i volantini, ma a picchiare leghisti e poliziotti. Un razzista è un idiota, uno che si ritiene superiore a qualcun altro ha dei problemi mentali. Io non mi ritengo superiore a nessun altro però pretendo che se do rispetto chi arriva a casa mia porti rispetto. Rispetti la nostra storia, la nostra cultura, la nostra tradizione, il nostro concetto di famiglia», ha sottolineato ancora Salvini su RaiTre.

«Ho fatto un appello per condannare agli skinheads, che negano la Shoah e parlano bene di Hitler», aveva detto Matteo Renzi, intervenendo a Radio Capital. « Salvini ha detto quello che ha detto, Meloni che sono ridicolo, è pazzesco, mi colpisce che attaccano me, invece di dire che questi sono fuori dal mondo, è una cosa pazzesca».

«Il problema vero non sono i quattro ragazzi che hanno fatto irruzione, ma un'immigrazione fuori controllo, voluta da qualcuno, organizzata e alimentata da una certa sinistra che fa favori ai poteri forti e cerca lo scontro sociale». Così il leader della Lega, Matteo Salvini, a Castel Volturno (Caserta), sul blitz dei neofascisti a Como.

Intanto l'avvicinamento alla sfida di stasera contro la Juventus è passato in secondo piano oggi a Napoli, dove l'argomento del giorno è la foto di Lorenzo Insigne e José Callejon, insieme al vicepresidente del Napoli Edoardo De Laurentiis, con Mattteo Salvini. I napoletani si sono scatenati in migliaia di post di delusione e rabbia dopo aver visto lo scatto del leader della Lega che ieri è stato in visita a Castel Volturno, dove ha sede anche il quartier generale del Napoli. Il più bersagliato, da napoletano, è ovviamente Insigne. 

«Questa foto è un calcio in faccia alla nostra città, da napoletano che punta ad essere un simbolo per questi colori e questa città dovresti vergognarti! La Lega Nord ci ha chiamati »Terroni e colerosi« per decenni ed ora si ricordano del Sud per racimolare qualche voto in più! La maglia si onora anche fuori dal campo», scrive un utente su una pagina dedicata di solito alla celebrazione delle imprese di «Lorenzinho». E anche su Twitter c'è una valanga di polemiche. «Profonda vergogna per Insigne che da napoletano avrebbe dovuto rifiutare la richiesta di una foto da quest'uomo. Uno che mai ha rispettato la nostra identità e il nostro amore per Napoli», scrive un utente, mentre molti rivedono anche l'idea di asssegnare a Insigne la maglia numero 10: «Ma quello della foto con Salvini, è lo stesso Insigne a cui si vuole dare la numero 10, simbolo della napoletanitá?», scrive un utente di Facebook.

Giorgia Meloni riconosce che si tratta di «un atto di intimidazione e per me l'intimidazione è inaccettabile», però trova «ridicolo» l'appello di Renzi, perché «non è un atto di violenza». Quella, sottolinea la leader di Fdi, « l'abbiamo invece vista un sacco di volte dai compagni dei centri sociali, quelli che distruggono intere città e bruciano le macchine degli italiani, e nessuno ha mai fatto gli appelli per la condanna di quelle violenze. Quello si può fare. Perché è gente di sinistra».

Ma proprio di violenza parla Renzi, che su Twitter chiede a tutte le forze politiche di essere unanimi nella condanna e cerca di far emergere le differenze nel centrodestra: «Qualsiasi gesto di violenza va condannato senza se e senza ma. Intimidazioni e provocazioni di segno fascistoide vanno respinti non solo dalla sinistra ma da tutta la comunità politica nazionale, senza eccezione alcuna. Su questi temi non si scherza». Tony Iwobi, responsabile Immigrazione della Lega Nord, risponde che «la responsabilità politica delle tensioni nel nostro Paese, compreso quanto accaduto a Como, è soltanto del Pd e dei governi Renzi-Gentiloni».

Poi c'è il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, «meravigliato che negli ambienti di destra non prendano radicalmente le distanze». Mentre Francesco Laforgia di Mdp, annuncia un'interrogazione al ministro dell'Interno. E Ivan Rota di Idv esorta Salvini a «pesare meglio le parole».

L'Italia sia sempre più un «Paese per vecchi» non lo dicono solo i dibattiti sull’innalzamento dell’età pensionabile. Ma anche la sconfortante discesa della curva demografica, testimoniata dagli ultimi dati Istat sul calo drammatico delle nascite. Nel 2016 in Italia sono nati 473.438 bambini, oltre 12 mila in meno rispetto al 2015. Nell’arco di 8 anni (dal 2008 al 2016) le nascite sono diminuite di oltre 100 mila unità. 

Il calo, scrive l'istituto di statistica, è attribuibile principalmente alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani. «I nati da questa tipologia di coppia scendono a 373.075 nel 2016 (oltre 107 mila in meno in questo arco temporale) - spiegano gli esperti dell' Istat.

Aumenta il numero delle donne senza figli ma anche il numero di quelle con un solo bimbo. Il numero medio di figli per donna scende a 1,34 (1,46 nel 2010) . Le donne italiane hanno in media 1,26 figli (1,34 nel 2010), le cittadine straniere residenti 1,97 (2,43 nel 2010). La «colpa» del calo negli ultimi otto anni è per quasi tre quarti dell’età delle donne: le donne italiane in età riproduttiva sono sempre meno numerose. La restante quota dipende invece dalla diminuzione della propensione ad avere figli. Osservando le generazioni, il numero medio di figli per donna in Italia continua a decrescere senza soluzione di continuità. Si va dai 2,5 figli delle donne nate nei primissimi anni Venti (cioè subito dopo la Grande Guerra), ai 2 figli per donna delle generazioni dell’immediato secondo dopoguerra (anni 1945-49), fino a raggiungere il livello stimato di 1,44 figli per le donne della generazione del 1976.

Ciò avviene fondamentalmente per due fattori: le donne italiane in età riproduttiva sono sempre meno numerose e mostrano una propensione decrescente ad avere figli». La fase di calo della natalità avviatasi con la crisi è caratterizzata da una diminuzione soprattutto dei primi figli, passati da 922 del 2008 a 227.412 del 2016 (-20% rispetto a -16% dei figli di ordine successivo). La diminuzione delle nascite registrata dal 2008 è da attribuire interamente al calo dei nati all'interno del matrimonio: nel 2016 sono solo 331.681 (oltre 132 mila in meno in soli 8 anni). Questa importante diminuzione è in parte dovuta al contemporaneo forte calo dei matrimoni, che hanno toccato il minimo nel 2014, anno in cui sono state celebrate appena 189.765 nozze 57 mila in meno rispetto al 2008. 

Secondo l’Istat, il calo è attribuibile principalmente alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani:al primo posto per numero di figli iscritti in anagrafe si confermano le donne rumene (19.147 nati nel 2016), seguite da marocchine (11.657) e albanesi (8.961), che coprono il 42,7% delle nascite da madri straniere residenti in Italia. La distribuzione delle cittadinanze dei genitori per tipologia di coppia rivela l’elevata propensione a formare una famiglia con figli tra concittadini (omogamia) delle comunità maghrebine, cinesi e, piu’ in generale, di tutte le comunità asiatiche e africane. All’opposto le donne ucraine, polacche, moldave, russe e cubane mostrano un’accentuata propensione ad avere figli con partner italiani piu’ che con connazionali  

Sono Francesco e Sofia i nomi preferiti dai neo genitori italiani e Adam e Sofia i nomi preferiti dai neo genitori stranieri residenti nel Bel Paese. A livello nazionale si conferma quindi il primato del nome Francesco che si è rafforzato tra il 2013 e il 2014 in seguito, verosimilmente, alla elezione di Papa Francesco. Il secondo nome più frequente è Alessandro, seguito da Leonardo, che però è il nome preferito, a livello territoriale, in ben 10 regioni, raggiungendo un primato. Sofia, Aurora e Giulia si confermano i nomi più diffusi tra le bambine, con frequenze che distanziano decisamente tutti gli altri nomi femminili. 

Intanto la crescita del Pil rimarrà sostanzialmente stabile all'1,5% nel 2018 e scenderà all'1,3% nel 2019: è quanto afferma l'Ocse nelle prospettive economiche 2018. Secondo l'organismo internazionale con sede a Parigi, i consumi privati continueranno ad essere il principale motore della ripresa, che continuerà ad avere effetti positivi su investimenti ed export."Tra i grandi Paesi del G7 l'Italia è probabilmente tra quelli che ha davanti a sé le sfide maggiori" ma anche "i più ampi margini di progressione", ha commentato il segretario generale dell'Ocse,Angel Gurria,

Per il ministro italiano dell'Economia, Pier Carlo Padoan, quelli dell'Ocse sono "dati lusinghieri sull'Italia", ma il Paese "ha enorme bisogno di investimenti, a lungo termine, che abbiano un impatto positivo sulle grandi infrastrutture". "Il paese sta mostrando segnali di ripresa non effimeri" e "la stima di crescita del 2017 dell'Ocse è migliore di quella del governo: è 1,6%", ha proseguito il ministro sottolineando che "siccome l'Ocse sa far bene il suo mestiere, mi fido delle stime che ci ha fornito oggi".

L'Ocse invita quindi i prossimi governi a non rallentare il ritmo delle riforme strutturali e il consolidamento dei conti pubblici dopo le elezioni programmate nella prima parte del 2018, perché questo "ridurrebbe la fiducia e farebbe deragliare una ripresa duratura" in Italia.

Se l'Italia vuole rafforzare la "coesione sociale" e la "crescita potenziale" deve dunque "continuare le riforme strutturali" e continuare ad impegnarsi nella riduzione di spese fiscali "senza logica sociale ed economica". Il via libera alla legge sulla Concorrenza e i progressi compiuti in parlamento sulla riforma del sistema di insolvenza "vanno nella giusta direzione", recita la scheda consacrata all'Italia dell'Economic Outlook. Inoltre, per l'Ocse, il "turnover dovuto al pensionamento di una quota importante di dipendenti pubblici nel prossimo futuro è una opportunità di ristrutturare la pubblica amministrazione".

L'Ocse rivede al rialzo la crescita italiana per il 2017 all'1,6%.  Le più recenti previsioni del governo indicano una crescita per l'anno in corso all'1,5%. Nelle precedenti stime l'Ocse prevedeva per il Pil dell'Italia una crescita dell'1,4% nel 2017 e dell'1,2% nel 2018

Le riforme contenute nella Manovra 2018 "rafforzeranno la crescita inclusiva e la riduzione del debito" in Italia. L'organismo internazionale con sede a Parigi plaude allo stop agli aumenti dell'Iva per il 2018, ma anche all'estensione dei bonus fiscali per le imprese e i "miglioramenti" nell'edilizia.

Bene anche l'introduzione da parte del governo di bonus permanenti per l'assunzione di giovani under 30, "conservando comunque le risorse per aumentare i salari dei funzionari". Inoltre, secondo l'Ocse, la prevista introduzione dell'obbligo di fatturazione elettronica tra privati "è un importante passo avanti per ridurre l'evasione fiscale. Ridurre la soglia di pagamento in contanti completerebbe questi sforzi", aggiunge l'organismo.

Per quanto riguarda le donne, "sebbene la partecipazione femminile al mercato del lavoro sia aumentata, meno della metà delle donne in età lavorativa sono occupate. Rafforzare le strutture per l'infanzia amplierà le opportunità di occupazione". L'organizzazione economica internazionale dice anche che se il nuovo reddito di inclusione adottato dalle autorità italiane "verrà ben finanziato, consentirà una riduzione della povertà, soprattutto tra i bambini".

L'Ocse insiste poi sull'importanza del collegamento tra età pensionabile e aspettativa di vita per garantire "l'equità tra generazioni" e la "sostenibilità del sistema previdenziale sul lungo periodo". All'Italia viene infine chiesto di proseguire gli sforzi per "aprire i servizi pubblici locali alla concorrenza" oltre che di attuare pienamente le misure contenute nel Jobs Act, in termini di ricerca del lavoro e formazione, collegandole alle indennità di disoccupazione, per aiutare chi è alla ricerca di un impiego.

Sul fronte delle banche, infine, l' "ampio stock" di crediti deteriorati (Npl) e l'"alto livello" di debito pubblico rappresentano altrettanti elementi di "vulnerabilità finanziaria" per l'Italia. Gli Npl "pesano sui bilanci delle banche, aumentando i rischi per i conti pubblici in caso di crisi", come anche l'alto debito che limita il margine di manovra nelle politiche fiscali. L'Ocse sottolinea tuttavia che la strategia messa in campo dall'esecutivo italiano per affrontare i problemi legati alla debolezza delle banche sta "dando i suoi frutti" e i crediti deteriorati degli istituti di credito cominciano a "diminuire".

L'uomo moderno non conosce il silenzio, anzi spesso ha paura del silenzio. Eppure l'uomo, anche chi non è cristiano, ha estremamente bisogno del silenzio. Soltanto che in questo mondo postmoderno rumoroso e confuso è difficile, non è facile trovare spazi di silenzio, talvolta neanche nella Chiesa. Che dire delle tante, troppe, celebrazioni svolte nella confusione e nel rumore all'interno dei templi di Dio? Allora bene venga uno strumento per riscoprire il silenzio, un ottimo libro: “La forza del silenzio”, dal sottotitolo significativo: “Contro la dittatura del rumore”, si tratta dell'ultimo libro del Cardinale Robert Sarah, scritto insieme a Nicolas Diat, giornalista e scrittore, con una prefazione d'eccezione del Papa emerito Benedetto XVI. Il saggio è stato pubblicato nei mesi scorsi dalla casa editrice Cantagalli.

Nel retro della copertina si scrive: “In un'epoca sempre più rumorosa, in cui tecnica e consumismo irrompono nella nostra vita, è senza dubbio una follia voler scrivere un libro dedicato al silenzio. Eppure, il mondo fa tanto di quel rumore che la ricerca di qualche goccia di silenzio diviene ancora necessaria”.

Il testo si avvale anche della collaborazione di Dom Dysmas De Lassus, Priore del “Grande Chartreuse” e Ministro generale dell'ordine dei certosini, fondato da San Bruno nel 1084.

Il libro di monsignor Sarah è un inno al silenzio, leggendolo ci permette di fare un cammino di alta spiritualità, anche se siamo seduti davanti alla nostra scrivania, ci fa vivere, qualche ora di vita silenziosa, come in un eremo dei frati certosini. “La forza del silenzio” rappresenta un ottimo alimento spirituale per chi intende disintossicarsi della vita moderna che difficilmente lascia spazio al silenzio. Nella prefazione il Papa emerito scrive:“Dobbiamo essere grati a Papa Francesco di avere posto un tale maestro dello spirito alla testa della Congregazione che è responsabile della celebrazione della Liturgia nella Chiesa[...] Pertanto, “Con il cardinale Sarah, un maestro del silenzio e della preghiera interiore, la Liturgia è in buone mani”.

Il libro del Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei sacramenti, è nato all'interno della Grande Certosa, nelle Alpi francesi, insieme al Priore Generale Dom Dysmas. In questo mondo pieno di spiritualità, tra il canto gregoriano certosino, dove le anime si abbandonano a Dio e per Dio, nasce il gioiello che ci ha donato il cardinale africano. E' incantevole la descrizione che fa del luogo Nicolas Diat nell'introduzione:“Alla fine dei vespri, i monaci intonano il Salve Regina solenne […] Fuori, era scesa la notte e le fioche luci del monastero finivano di fermare il tempo. Il silenzio era rotto soltanto dallo scivolare lento della neve che cadeva dai tetti. La nebbia sembrava risalire dal fondo della stretta valle e gli scuri fianchi della montagna avevano un che di straordinariamente dignitoso e triste”. Il giornalista, immerso nel “cuore di questa geografia mistica”, ricorda una frase del fondatore dei certosini, San Bruno: “Qui, per la fatica del combattimento, Dio dona ai suoi atleti la ricompensa desiderata, cioè la pace che il mondo ignora, e la gioia nello Spirito Santo”.

Il saggio è composto di soli cinque capitoli, ma tutti abbastanza corposi. Nel 1° si riflette su “Il silenzio contro il rumore del mondo”. Importante coltivare il silenzio per essere davvero con Dio.“Nessun profeta ha mai incontrato Dio senza ritirarsi nella solitudine e il silenzio”. Attenzione il cardinale, non parla “unicamente di una solitudine o di uno spostamento geografico, ma di uno stato interiore. Non è sufficiente tacere. Bisogna diventare silenzio”. Peraltro per il cardinale per trovare Dio è indispensabile il silenzio.“E' necessario uscire dal tumulto interiore per trovare Dio. Nonostante l'agitazione, il commercio, il facile piacere, Dio rimane silenziosamente presente”.

Tuttavia questo silenzio si può trovare dentro noi stessi, nel nostro cuore. Monsignor Sarah, fa un'affermazione di grande spessore:“Non ho timore di affermare che i falsi sacerdoti della modernità, che dichiarano una specie di guerra al silenzio, hanno perduto la battaglia. Poiché possiamo restare silenziosi  in mezzo alla più grande confusione, all'agitazione più abietta, in mezzo al chiasso e allo stridore di queste macchine infernali che spingono al funzionalismo e all'attivismo e che ci allontanano da ogni dimensione trascendente e da ogni forma di vita interiore”.

Ma come possiamo definire il silenzio? Un'assenza della parola, del rumore, del suono?

Per il cardinale, “il silenzio non è un'assenza. Al contrario, è la manifestazione di una presenza, più intensa di qualsiasi altra presenza”. E poi secondo Sarah, “Le vere domande della vita si pongono nel silenzio”. A questo proposito sono significative le parole pronunciate da Benedetto XVI, per l'ottavo centenario della nascita di Papa Celestino V:“viviamo in una società in cui ogni spazio, ogni momento sembra debba essere 'riempito' da iniziative, da attività, da suoni; spesso non c'è il tempo neppure per ascoltare e per dialogare. Cari fratelli e sorelle! Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di dio, ma anche la voce di chi ci sta accanto, la voce degli altri”.

Per comprendere la preziosità del silenzio il cardinale Sarah ci invita a riflettere sull'episodio evangelico della visita di Gesù a Marta e Maria. C'è un apparente contrasto tra le due donne, una troppo attiva e l'altra passiva. Così avviene nella nostra vita religiosa.“In realtà – afferma monsignor Sarah – Gesù sembra indicare i contorni di una pedagogia spirituale: noi dobbiamo sempre vigilare per essere Maria prima di diventare Marta. Altrimenti, rischiamo di impantanarci in un attivismo e un'agitazione le cui conseguenze sgradevoli affiorano chiaramente nel brano evangelico: il panico, la paura di dover lavorare da soli, l'atteggiamento dissipato, l'irritazione di Marta nei confronti di sua sorella, la sensazione che Dio ci lasci soli senza intervenire in modo efficace”.

Pertanto è fondamentale che ogni attività deve essere preceduta da un'intensa vita di preghiera, di contemplazione, di ricerca e di ascolto della volontà di Dio. E nella lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, Giovanni Paolo II ci ricorda che “il nostro tempo di continuo movimento che giunge spesso fino all'agitazione, col facile rischio del fare per fare. Dobbiamo resistere a questa tentazione, cercando di essere prima che di fare”.

L'uomo non può incontrare Dio in verità che nel silenzio e nella solitudine, interiore ed esteriore. Più potere possediamo “e più dobbiamo progredire nell'umiltà e coltivare con cura la dimensione sacra della nostra vita interiore cercando di vedere il volto di Dio nella preghiera, nell'orazione, nella contemplazione e nell'ascesi”. E a questo proposito il cardinale ammonisce i propri confratelli che talvolta presi dal proprio potere, dai bisogni materiali, dal desiderio di prestigio, di promozioni, rischiano di nuocere a se stessi e al gregge a loro affidato.”Corriamo tutti di essere monopolizzati dagli affari e dalle preoccupazioni del mondo se trascuriamo la vita interiore, la preghiera, l'orazione, lo stare ogni giorno faccia a faccia con Dio, l'ascesi necessaria a ogni contemplativo e a ogni persona che vuole vedere l'Eterno e vivere con Lui”.

Nella vita quotidiana, sia profana che religiosa, il silenzio esteriore è necessario. Thomas Merton, scrive che “il silenzio è necessario per denunciare e riparare la distruzione e i danni provocati dal 'peccato' del rumore”. Nel mondo moderno regna la litigiosità, le offese, le critiche o semplicemente le chiacchiere. Talvolta a questo mondo di confusione e di depravazione, si associano anche i cattolici, “che penetrano nella Babele delle voci, in certa misura si costringono all'esilio dalla città di Dio. La Messa diventa un baccano confuso; la preghiera, un rumore esteriore o interiore – la ripetizione frettolosa e meccanica del rosario”.

Merton ci consiglia di non rassegnarsi a vivere in questa società“sovraccarica di attività e affogata nel rumore delle macchine, della pubblicità, della radio e della televisione che chiacchierano senza sosta”. Cosa possono fare i cristiani? “Coloro che amano Dio devono cercare di preservare o di creare l'atmosfera in cui potranno trovarlo.I cristiani dovrebbero avere delle famiglie calme, perchè il loro corpo così come la loro casa è un tempio di Dio”. Inoltre secondo Merton, occorre, “abituare i nostri bambini a non urlare troppo. I bambini sono per natura silenziosi, se li si lascia in pace, poiché se li si stuzzica fin dalla culla diventeranno cittadini di uno stato in cui tutti urlano”. Ed io che insegno alla primaria ne so qualcosa.

“Il silenzio della vita quotidiana è una condizione indispensabile per vivere con gli altri. Senza la capacità del silenzio, l'uomo non è capace di ascoltare coloro che stanno vicino, non è capace di amarli e di comprenderli”.

Il cardinale Sarah è convinto che viviamo in una dittatura del rumore. “Quante persone sono obbligate a lavorare in una agitazione che li angoscia e le disumanizza? Le città sono diventate fornaci ardenti in cui neanche la notte è risparmiata dalle aggressioni sonore. Senza rumore, l'uomo postmoderno cade in un'inquietudine sorda e lancinante. E' abituato a un rumore di fondo permanente, che lo rende malato e lo rassicura”. Il rumore ormai per l'uomo d'oggi è diventato come una droga. “Assomigliando ad una festa, il rumore è un vortice che impedisce di guardarsi dentro”. Pertanto, “l'agitazione diventa un tranquillante, un sedativo, una siringa di morfina, una specie di sogno, di onirismo senza consistenza”. Ma attenzione per il cardinale, “questo rumore è una medicina pericolosa ed illusoria, una menzogna diabolica che permette all'uomo di scappare senza confrontarsi con il proprio vuoto interiore. Il risveglio non può che essere brutale”.

A volte abbiamo la sensazione che “il silenzio sia diventato un'oasi irraggiungibile”. “Che diventerà il nostro mondo se rinuncia a cercare spazi di silenzio?”Ecco perchè oggi dobbiamo entrare in una forma di resistenza su tutti i fronti della nostra società. Anche nella musica occorre fare pulizia, bisogna scegliere,“la grande musica”, non quella “volgare”. Perchè senza “buon gusto si suona nel brusio, in mezzo alle urla e al baccano, un'agitazione diabolica ed estenuante”. Questo tipo di musica, che vediamo e ascoltiamo spesso nei vari happening giovanili,“rende l'uomo sordo, lo rende ebbro di vuoto, di confusione e di disperazione”. Naturalmente qui non si possono trovare la purezza, l'eleganza, l'elevazione dello spirito e dell'anima, quando ascoltiamo in silenzio Mozart, Beethoven o un canto gregoriano.

E anche qui, il cardinale usando parole forti, può dire:“Con un'arroganza funesta, la modernità esalta l'uomo ubriaco d'immagini e di slogan rumorosi e uccide l'uomo interiore”.

E in merito al parlare a sproposito, il cardinale si rifà a San Giacomo che paragona la lingua al timone di una nave. “E' un piccolo pezzo di legno che permette, però, di dirigere tutta l'imbarcazione. L'uomo che tiene a freno la sua lingua controlla la sua vita, come il marinaio controlla la nave. Al contrario, l'uomo che parla troppo è una barca impazzita”. Infatti secondo Sarah,il chiacchierone è lontano da Dio e da qualsiasi attività. Tutta la sua vita scorre sulle sue labbra e scorre via in fiotti di parole che trascinano con sé i frutti sempre più poveri del suo pensiero e della sua anima”.

Il cardinale continua nella sua esposizione coraggiosa e soprattutto controcorrente: “Oggi sono la parola facile e l'immagine volgare a dominare molte esistenze. Ho la sensazione che l'uomo moderno non sappia più fermare la fiumana ininterrotta di parole retoriche, falsamente morali, e il bisogno bulimico di icone adulterate. Il silenzio delle labbra  sembra impossibile agli uomini dell'Occidente […] Gli schermi luminosi hanno bisogno di un nutrimento pantagruelico per distrarre l'umanità e distruggere le coscienze. Il fatto di tacere sembra indice di debolezza, d'ignoranza o di mancanza di volontà. Nel regime moderno, l'uomo silenzioso diviene colui che non è capace di difendersi. E' un sub-uomo. A contrario, l'uomo che si proclama forte è un essere fatto di parole. Schiaccia e affoga l'altro con i suoi fiumi di parole”.

Monsignor Sarah non risparmia forti critiche ai sacerdoti, infedeli alle promesse della loro ordinazione. Che non smettono mai di parlare per far conoscere e imporre la loro visione personale che ripetono spesso le stesse banalità. Sacerdoti che “continuano a parlare e ai media piace ascoltarli per diffondere le loro stupidaggini se si dichiarano a favore delle nuove ideologie post-umane, nel campo della sessualità, della famiglia e del matrimonio”.

E citando Jean Guitton, ripete che in questo momento c'è un grande turbamento nel mondo e nella Chiesa, “all'interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non-cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all'interno del cattolicesimo diventi domani il più forte”.

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