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"Ci sembrava che ci fossero dei sassi sotto il treno - ha raccontato Maurizio Lanzani, un collaboratore di Rtl 102.5 - poi il convoglio si è fermato". L'allarme è scattato alle 6.57, quando la centrale di Trenord ha perso i contatti con il treno. I pendolari stavano correndo a Milano per andare al lavoro, poi tutto d'un tratto uno schianto ha squarciato le carrozze e gettato i corpi nel vuoto. Quando sono arrivati all'altezza di Rugacesio, tra Pioltello e Segrate, i soccorritori e i vigili del fuoco hanno dovuto lottare contro il tempo per estrarre dalle lamiere alcuni passeggeri incastrati. Quello che si sono trovati ad affrontare, è una situazione senza precedenti. Dopo lo schianto alcuni vagoni si sono letteralmente accartocciati attorno ai palo della corrente elettrica.

Le vittime del deragliamento sono tre donne: Pierangela Tadini, 51enne originaria di Caravaggio ma residente a Vanzago (Milano), Giuseppina Pirri, 39 anni, di Cernusco sul Naviglio e Ida Maddalena Milanesi, aveva 61 anni, originaria di Caravaggio (Bergamo).

Un cedimento strutturale di circa 20 centimetri di binario, circa due chilometri più indietro rispetto al luogo del deragliamento del treno regionale Trenord, è stato accertato dai tecnici di Rete Ferroviaria Italia. Lo si apprende da fonti della stessa Rfi. Attraverso indagini successive si dovrà stabilire se il cedimento del binario sia stato causa o effetto del deragliamento del treno.

La procura di Milano ha aperto un'inchiesta per disastro colposo ferroviario. A uscire dalla loro sede sono state le carrozze centrali che hanno disallineato il treno: il treno ha percorso ben due chilometri con le ruote fuori dal binario prima che uno dei vagoni si mettesse di traverso, trascinando gli altri e accartocciandosi contro un palo della luce. "L'incidente ha profili di grave preoccupazione", ha commentato l'assessore lombardo alla Sanità, Giulio Gallera. A causarlo è stato, infatti, il cedimento strutturale della rotaia. Dopo la tragedia, si è subito aperto il dibattito sulla sicurezza sulla rete ferroviara Italiana. "Siamo, purtroppo, in debito su tutte le infrastrutture rispetto agli altri Paesi Ue - ha commentato Silvio Berlusconi a Rtl 102.5 - questo è un tema su cui ci dovremo impegnare a migliorare". "Ogni volta che si parla di interventi economici a Roma, c'è una riga sui tagli al trasporto pubblico locale", ha lamentato il leader della Lega, Matteo Salvini parlando a Mattino Cinque."Prima di tagliare sulla sicurezza e sulla manutenzione - ha continuato - bisognerebbe valutare dove farlo: in Italia gli sprechi da tagliare sono tanti". "Il diritto alla mobilità deve partire dalla sicurezza delle persone come garanzia imprescindibile", ha ammesso il ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio, "In questa direzione occorre continuare a lavorare da parte di tutti".

Secondo i primi rilievi, il convoglio viaggiava a 100 chilometri orari in una tratta in cui la velocità massima consentita è maggiore. Nonostante questo, la carrozza centrale di un treno formato da 5 vagoni è uscita dai binari, portandosi dietro le due seguenti.

Una dinamica "strana" per un deragliamento, che in genere coinvolgono le carrozze di testa o di coda. Per questo in un primo momento si pensava che alla base ci fosse un malfunzionamento di uno scambio ferroviario, scattato dopo il passaggio dei primi due vagoni.

Ipotesi subito scartata dai tecnici di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), la società di Fs che gestisce le ferrovie. Dopo una verifica, gli esperti hanno rilevato che i sistemi di sicurezza della rete hanno funzionato: i sensori posizionati sugli scambi hanno fatto scattare tutti i sistemi di segnalamento, bloccando di fatto la circolazione nell'area. Si sarebbe trattato invece di "un cedimento strutturale": un binario sarebbe collassato, facendo uscire le carrozze dalla rotaia. E il treno avrebbe percorso ben due chilometri con i vagoni fuori dal binaro, fino a che un vagone non si è messo di traverso e si è accartocciato contro un palo della trazione elettrica.

Sul luogo dell'incidente sono presenti il questore di Milano Marcello Cardona, che ha confermato la prima ricostruzione parlando di "cedimento" dello scambio ferroviario, e il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Luca De Marchis. La procura di Milano ha aperto un'inchiesta per disastro colposo ferroviario.

Il 23 luglio scorso un treno di Trenord che viaggiava tra Milano a Bergamo era parzialmente uscito dai binari proprio all'altezza di Pioltello

Secondo il capo economista del gruppo bancario nordico Nordea, Helge J. Pedersen, la ripresa sincrona dell'economia globale rimane forte all'inizio del 2018. Molti paesi stanno ora lottando con carenze di manodopera qualificata e stanno emergendo segnali di aumento delle pressioni salariali soprattutto nella zona centrale e orientale dei Paesi europei. Ciò potrebbe diffondersi in altri paesi europei in una fase più matura del ciclo economico, tra cui Danimarca, Norvegia e Svezia.

La forte crescita è finalmente iniziata in Finlandia nel 2017 dopo quasi dieci anni di debole sviluppo. Si prevede che una forte fiducia e un solido ambiente generale sosterranno l'economia nei prossimi anni. Si presume che il rafforzamento del mercato del lavoro faccia aumentare i consumi e condizioni finanziarie favorevoli dovrebbero sostenere la crescita degli investimenti. La competitività dei prezzi dei beni e servizi finlandesi è migliorata di recente e si prevede che il commercio netto contribuirà positivamente alla crescita.

Il PIL svedese è cresciuto al di sopra della crescita potenziale nel 2017. La domanda interna continuerà a crescere nei prossimi anni, sostenuta da una politica fiscale espansiva. Il rallentamento del mercato immobiliare sta avendo un impatto. Il contributo degli ultimi anni alla crescita da parte degli investimenti nel settore abitativo si trasformerà in un ostacolo, ma l'ambiente internazionale fornisce un aiuto attraverso l'aumento delle esportazioni. La domanda di lavoro rimane elevata, ma il grande flusso di lavoro farà calare la disoccupazione solo gradualmente. Un rialzo dei tassi pronti contro termine dall'attuale -0,50% è molto lontano dal momento che l'inflazione non è sufficientemente elevata per una tale evenienza. La ripresa economica in Norvegia si sta consolidando, con una crescita su base sia produttiva che occupazionale. Persino le industrie petrolifere mostrano ora segni di crescita e i piani per l'aumento degli investimenti petroliferi in corso significano un avanzamento della crescita. Gli effetti della politica economica espansiva stanno svanendo, ma meccanismi autosufficienti prenderanno il sopravvento. I prezzi delle case, tuttavia, sembrano destinati a scendere ancora un po’, anche se non abbastanza da minacciare la ripresa. S’intravede  il primo rialzo dei tassi verso la fine del 2018, ma l'inasprimento della politica monetaria sarà molto graduale.

L'economia danese sta godendo di una solida ripresa. Le imprese traggono vantaggio dalla crescente attività generalizzata, mentre il potere d'acquisto dei consumatori è aumentato spinto da un aumento dell'occupazione, da bassi tassi di interesse e da tendenze positive dei salari reali. Per la prima volta in dieci anni, l'economia funziona a pieno regime. I Il bel tempo proseguirà probabilmente nei prossimi anni, anche se con l'intensificarsi della competizione per le risorse economiche, diventerà sempre più difficile mantenere i tassi di crescita a questo livello.

L'1% più ricco della popolazione mondiale possiede quanto il restante 99%. E si arricchisce sempre di più: l'82% dell'incremento di ricchezza netta registrato nel mondo tra marzo 2016 e marzo 2017 è andato in tasca a questi Paperoni, mentre al 50% più povero - 3,7 miliardi di persone - non è arrivato nulla.

Alla fine del primo semestre del 2017 in Italia la distribuzione della ricchezza nazionale netta (il cui ammontare complessivo si è attestato, in valori nominali, a 10.853 miliardi di dollari, registrando un aumento di 706 miliardi in 12 mesi) vede il 20% più ricco degli italiani detenere oltre il 66% della ricchezza nazionale, il successivo 20% (quarto quintile) controllare il 18,8% della ricchezza, lasciando al 60% più povero dei nostri concittadini appena il 14,8% della ricchezza nazionale. Il top-10% (in termini patrimoniali) della popolazione italiana possiede oggi oltre 6 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione.

 Confrontando il vertice della piramide della ricchezza con i decili più poveri della popolazione italiana, il risultato è ancora più sconfortante. La ricchezza dell’5% più ricco degli italiani (titolare di quasi il 40% della ricchezza nazionale netta) è pari a 44 volte la ricchezza del 30% più povero dei nostri connazionali. Il rapporto sale a 240 volte circa, se si confronta lo stato patrimoniale netto dell’1% più ricco degli italiani (che detiene il 21,5% della ricchezza nazionale) con quello detenuto complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana.

Sono gli ultimi dati del rapporto Oxfam diffuso alla vigilia del World Economic Forum di Davos che registra un aumento del divario ricchi-poveri, con l'arrivo di un nuovo miliardario ogni due giorni.

Il rapporto calcola, inoltre, che un giorno di reddito di un amministratore delegato vale in Usa un anno di salario di un dipendente. Un terzo del volume dei dividendi dei cinque principali marchi dell'abbigliamento garantirebbe salari dignitosi per 2,5 milioni di vietnamiti impiegati nel settore.

Oxfam, in una lettera nella quale contiene i dati sulla disuguaglianza in Italia, ha poi inviato una lettera ai candidati premier delle prossime elezioni del 4 marzo per sollecitare un impegno contro la povertà e per ridurre il divario della ricchezza. Il testo, pubblicato sul sito, sollecita risposte concrete dai premier e si impegna a pubblicare le risposte che arriveranno.

Le misure proposte da Oxfam in campo fiscale sembrano andare controcorrente rispetto ad un dibattito che sembra ora concentrato sulla "flat tax", un'aliquota unica per la tassazione sui redditi. Secondo l'ong, infatti, "una maggiore progressività dei sistemi fiscali e misure di contrato all'evasione e all'elusione garantiscono una più equa distribuzione delle risorse in Italia".

Sul fronte del lavoro, invece, si chiedono "misure e incentivi a sostegno di modelli imprenditoriali virtuosi, che praticano una maggiore equità retributiva e garantiscono livelli salariali dignitosi" ma anche "l'introduzione di un tetto agli stipendi dei manager, in modo da contenere il divario retributivo nel rapporto da 20 a 1" oltre all' "eliminazione del divario retributivo di genere" tra uomini e donne.

Il terzo capitolo riguarda la spesa pubblica e viene sostenuto che "per ridurre le disuguaglianze sono fondamentali servizi pubblici di qualità in ambito sanitario ed educativo, adeguatamente sostenute dal bilancio pubblico" e "senza disparità dovute al contesto territoriale".

Roberto Barbieri, Direttore Generale, Oxfam Italia ha spedito la lettera aperta di Oxfam ai leader dei gruppi politici che si presentano alle elezioni italiane del 4 Marzo 2018

Come sottolinea la lettera in analisi  : Oggi 7 cittadini su 10 vivono in un Paese, Italia compresa, in cui la disuguaglianza è aumentata negli ultimi 30 anni. L’1% più ricco della popolazione mondiale detiene più ricchezza del restante 99%. In Italia, il 40% della ricchezza nazionale netta nel 2017 è stata appannaggio del 5% più ricco di nostri connazionali.  

E il divario nella distribuzione dei redditi non è da meno: secondo gli ultimi dati Istat disponibili il 20% più povero dei cittadini italiani dispone solo del 6,3% del reddito nazionale contro il 40% posseduto dal 20% più ricco. In un sondaggio realizzato da Demopolis per Oxfam Italia la maggioranza dei cittadini italiani intervistati (61%) ha dichiarato di aver percepito un trend crescente della disuguaglianza in Italia tra il 2011 e il 2016. L’80% del campione intervistato ritiene prioritario ed urgente il contrasto alle disuguaglianze.Per operare in questo ambito, molte misure possono essere intraprese. 

Il rapporto Ricompensare il lavoro, non la ricchezza ne evidenzia alcune: In merito alla fiscalità, secondo Oxfam una maggiore progressività dei sistemi fiscali e misure di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale garantiscono una più equa distribuzione delle risorse in Italia, mentre in ambito internazionale è necessario cooperare con altri Paesi per contrastare la deleteria corsa globale al ribasso in materia di tassazione d’impresa e per la messa al bando dei paradisi fiscali. 

In ambito di politiche del lavoro, secondo Oxfam un lavoro ben retribuito e tutele solide per i lavoratori sono indispensabili perchè tutti i cittadini possano beneficiare dei vantaggi derivanti dalla crescita economica che lentamente sta riprendendo anche nel nostro paese, inoltre sono auspicabili misure e incentivi a sostegno di modelli imprenditoriali virtuosi, che praticano una maggiore equità retributiva e garantiscono livelli salariali dignitosi; l’introduzione di un tetto agli stipendi dei manager, in modo da contenere il divario retributivo nel rapporto 20:1; l’eliminazione del divario retributivo di genere.

In Italia a metà 2017 la ricchezza dei primi 14 miliardari (in dollari 2017) italiani della lista Forbes2 equivale alla ricchezza netta detenuta dal 30% più povero della popolazione (ovvero 107 miliardi di dollari, al netto dell’indebitamento del primo decile della popolazione pari a -0,09% della ricchezza netta complessiva degli italiani). Nel periodo giugno 2016-giugno 2017 l’indice di GINI della ricchezza (66) risulta in calo di 0,5 punti, rimanendo tuttavia ben 12 punti superiore al valore minimo dall’inizio del nuovo millennio (53,9) registrato alla fine del 2002.

Rielaborando i dati dalle indagini sui livello di reddito e dei consumi del World Panel Income Distribution Database3 di Lakner e Milanovic, Oxfam ha ricostruito e analizzato la distribuzione del surplus di reddito procapite registrato nel periodo 1988-20114 su scala globale. Quasi il 46% dell’incremento del reddito disponibile pro-capite globale è stato appannaggio del 10% più ricco della popolazione mondiale a fronte di appena il 10% ricevuto dalla metà più povera della popolazione del pianeta. 

I dati italiani rivelano per il periodo in esame un incremento complessivo del reddito nazionale pari a 220 miliardi di dollari (a parità del valore di acquisto nell’anno di riferimento 2005). Come per la ricchezza, anche per il reddito disponibile pro-capite nazionale quasi la metà dell’incremento (45%) è fluito verso il top-20% della popolazione, di cui il 29% al top-10%. In particolare, il 10% più ricco della popolazione ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani. La sperequazione desta ancor più allarme se ci si sofferma sulla quota di incremento del reddito ricevuta nell’arco degli oltre vent’anni in esame dal 10% più povero dei nostri connazionali: un risicato 1% corrispondente ad appena 4 dollari pro-capite all’anno.

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