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"Non bisogna pensare che le ricerche di gas al largo di Cipro e le iniziative opportunistiche sulle rocce nel Mar Egeo sfuggano alla nostra attenzione. avvertiamo quelli che hanno superato i limiti a Cipro e nel Mar Egeo di non fare calcoli sbagliati". Lo ha detto il presidente turco recep Tayyip Erdogan, parlando ad Ankara al gruppo parlamentare del suo Akp. Da venerdì, la marina militare di Ankara blocca le trivellazioni della piattaforma Saipem 12000 dell'Eni al largo di Cipro. 

Intanto scontro in Egeo tra guardia costiera turca e greca...  E sale la tensione nel Mar Egeo tra Grecia e Turchia. Le autorità di Atene hanno denunciato che la scorsa notte una pattuglia della guardia costiera di Ankara ha speronato un mezzo dei suoi guardacoste nei pressi di alcuni isolotti rocciosi contesi tra i due paesi. Nello scontro, secondo la denuncia greca, non risultano feriti, ma danni alla nave greca, colpita a poppa dalla prua di quella turca

Le autorità di Atene hanno denunciato che la scorsa notte una pattuglia della guardia costiera di Ankara ha speronato un mezzo dei suoi guardacoste nei pressi di alcuni isolotti rocciosi contesi tra i due paesi. Nello scontro, secondo la denuncia greca, non risultano feriti, ma danni alla nave greca, colpita a poppa dalla prua di quella turca. Erdogan avverte: "Non sottovalutateci" 

Meno di un mese fa la guardia costiera turca ha impedito al ministro della difesa greco Panos Kammenos l’accesso a due isolotti dell’Egeo, da tempo contesi tra Grecia e Turchia. Nel 1996 i due isolotti, rispettivamente chiamati Kardak in turco e Imia in greco furono testimoni di un vero e proprio conflitto a fuoco tra i due paesi membri della Nato. In quell’occasione fu abbattuto un elicottero greco provocando la morte di 3 membri dell'equipaggio. Il ministro della difesa greco si stava recando sull’isola per rendere omaggio a 3 militari uccisi. 

Secondo un comunicato dello stato maggiore turco nel corso dell’operazione le navi turche hanno impedito il passaggio alla nave Nikiforos della marina greca e a un battello della guardia costiera greca. Questo nuovo episodio segue una serie di confronti tra mezzi militari dei due paesi che ha visto una notevole escalation nelle ultime settimane. Nei giorni scorsi, nel corso del Word Economic Forum a Davos, il Primo ministro greco Alexis Tsipras ha dichiarato che la Grecia deve fare fronte nel Mediterraneo alla sfida di convivere con un vicino "aggressivo" come la Turchia. La tensione tra Grecia e turchia risente anche della crisi in Siria dove è in corso un operazione militare turca contro il cantone di Afrin e il Rojava, un'entità territoriale autonoma, di etnia prevalentemente curda, che mantiene buoni rapporti con il governo greco guidato da Alexis Tsipras.

"Non ci aspettavamo che accadesse perché siamo assolutamente molto dentro l'Economic zone di Cipro, dove abbiamo già perforato dei pozzi in analoghe condizioni e non ci è successo assolutamente niente", ha detto l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, parlando dal Cairo a Rainews24 riguardo alla nave Saipem bloccata a Cipro dalla Turchia. 

"Probabilmente la tensione è salita per altri motivi - ha osservato - e quindi la nave è stata bloccata. Stiamo aspettando, so che è un discorso che ci riguarda ma non direttamente con gli interventi, perché è un discorso fra Paesi: fra Cipro, la Turchia, la comunità europea, l'Italia. Penso che stiano discutendo a quel livello. 

Noi aspettiamo. Chiaramente non possiamo aspettare per sempre. La sorpresa è che siamo nelle acque di Cipro".

Insomma la tensione provocata dalla Turchia contro Italia Grecia Cipro UE e questa :

La marina militare turca ha fermato il viaggio della Saipem 12000, la piattaforma dell'Eni, che si stava dirigendo verso Cipro per iniziare operazioni di trivellazione su licenza del governo di Nicosia.

Una mossa a sorpresa, annunciata dal ministro degli esteri cipriota e confermata dal gruppo petrolifero italiano, che arriva dopo le parole del presidente turco Recyp Erdogan che, all'indomani della sua visita in Italia, si era detto contrario alle operazioni del gruppo "nel Mediterraneo orientale". "I lavori (di esplorazione) del gas naturale in quella regione rappresentano una minaccia per Cipro nord e per noi", aveva sottolineato lo stesso presidente spiegando di aver espresso, nella sua missione a Roma la scorsa settimana, le "preoccupazioni turche" al presidente Sergio Mattarella e al premier Paolo Gentiloni.

La nave della Saipem, conferma l'Eni, "ha dovuto interrompere il viaggio verso una nuova location da perforare in quanto bloccata da alcune navi militari turche con l'intimazione a non proseguire perché sarebbero in corso attività militari nell'area di destinazione". La nave ha così "prudentemente eseguito gli ordini e rimarrà in posizione in attesa di un'evoluzione della situazione.

La Saipem 12000 ha in programma attività di perforazione per conto di Eni nel blocco 3 nelle acque della Zona Economica Esclusiva della Repubblica di Cipro", ricorda il gruppo. Da parte sua il ministro degli esteri di Nicosia, Ioannis Kasoulides, ha fatto sapere - secondo quanto riportato dall'Ap - che Cipro è in contatto con la società e con il governo italiani.

La Farnesina ha fatto sapere che segue al più alto livello, in raccordo con le proprie rappresentanze diplomatiche a Nicosia e Ankara, la vicenda della nave. Il ministero degli Esteri, secondo quanto appreso, sta percorrendo tutti i possibili passi diplomatici per risolvere la questione.

L'Eni è presente a Cipro dal 2013 e detiene interessi in sei licenze situate nell'acque economiche esclusive della repubblica (nei Blocchi 2, 3, 6, 8, 9 e 11), cinque in qualità di operatore. Solo qualche giorno fa il gruppo ha annunciato di aver effettuato una scoperta di gas nel Blocco 6, nell'offshore di Cipro, attraverso il pozzo Calypso 1. Si tratta - è stato spiegato - di una promettente scoperta di gas e conferma l'estensione del tema

La marina militare turca ha fermato il viaggio della Saipem 12000, la piattaforma dell'Eni, che si stava dirigendo verso Cipro per iniziare operazioni di trivellazione su licenza del governo di Nicosia.

Una mossa a sorpresa, annunciata dal ministro degli esteri cipriota e confermata dal gruppo petrolifero italiano, che arriva dopo le parole del presidente turco Recyp Erdogan che, all'indomani della sua visita in Italia, si era detto contrario alle operazioni del gruppo "nel Mediterraneo orientale". "I lavori (di esplorazione) del gas naturale in quella regione rappresentano una minaccia per Cipro nord e per noi", aveva sottolineato lo stesso presidente spiegando di aver espresso, nella sua missione a Roma la scorsa settimana, le "preoccupazioni turche" al presidente Sergio Mattarella e al premier Paolo Gentiloni.

La nave della Saipem, conferma l'Eni, "ha dovuto interrompere il viaggio verso una nuova location da perforare in quanto bloccata da alcune navi militari turche con l'intimazione a non proseguire perché sarebbero in corso attività militari nell'area di destinazione". La nave ha così "prudentemente eseguito gli ordini e rimarrà in posizione in attesa di un'evoluzione della situazione.

La Saipem 12000 ha in programma attività di perforazione per conto di Eni nel blocco 3 nelle acque della Zona Economica Esclusiva della Repubblica di Cipro", ricorda il gruppo. Da parte sua il ministro degli esteri di Nicosia, Ioannis Kasoulides, ha fatto sapere - secondo quanto riportato dall'Ap - che Cipro è in contatto con la società e con il governo italiani.

La Farnesina ha fatto sapere che segue al più alto livello, in raccordo con le proprie rappresentanze diplomatiche a Nicosia e Ankara, la vicenda della nave. Il ministero degli Esteri, secondo quanto appreso, sta percorrendo tutti i possibili passi diplomatici per risolvere la questione.

L'Eni è presente a Cipro dal 2013 e detiene interessi in sei licenze situate nell'acque economiche esclusive della repubblica (nei Blocchi 2, 3, 6, 8, 9 e 11), cinque in qualità di operatore. Solo qualche giorno fa il gruppo ha annunciato di aver effettuato una scoperta di gas nel Blocco 6, nell'offshore di Cipro, attraverso il pozzo Calypso 1. Si tratta - è stato spiegato - di una promettente scoperta di gas e conferma l'estensione del tema

 

Il governo italiano sta provando a tenere basso il livello della crisi con la Turchia che ha bloccato al largo di Cipro la piattaforma per esplorazioni dell’Eni “Saipem 12000”. Ma per precauzione ha ordinato alla Marina Militare di spostare nel Mediterraneo Orientale un'unità militare che fa parte della missione Nato “Sea Guardian”.
 
Il comandante dell’unità ha ricevuto ordini chiari: non provare in nessun modo di alzare la tensione con le navi militari turche che bloccano la Saipem, ma essere pronti ad offrire assistenza alla nave-piattaforma e soprattutto coordinarsi con le altre unità militari europee che sono in zona, una fregata greca e una spagnola. In attesa di capire come verrà risolta la contesa, che è già diventata una partita fra la Turchia e tutta l’Unione europea dall’altra, il ministro della Difesa Roberta Pinotti nel frattempo riceve a Roma oggi e domani il segretario alla Difesa americano Jim Mattis.
 
Da sabato il presidente cipriota Anastasiades e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni si sono messi in moto per coordinare la loro risposta con quella dell’Unione Europea. E oggi la Ue ha lanciato il primo avvertimento a Erdogan: «La Turchia si deve impegnare inequivocabilmente a mantenere relazioni di buon vicinato e a evitare qualunque fonte di frizione, minaccia o azione verso uno Stato membro che possa danneggiare le buone relazioni e impedire una definizione pacifica delle dispute», ha detto una portavoce. Che aggiunge: «La Ue sottolinea la necessità di rispettare la sovranità degli Stati anche nei loro confini marittimi e aerei».
 
Lo scontro sulla piattaforma Saipem è nato venerdì scorso quando la marina turca ha intimato alla nave di non entrare nelle acque del “blocco di esplorazione 3” della “Zona Economica Esclusiva” cipriota. Ankara contesta a Cipro la possibilità di sfruttare liberamente quelle acque finché non ci sarà un accordo con la parte settentrionale di Cipro, quella “Repubblica Turca di Cipro Nord” che è riconosciuta appunto soltanto dalla Turchia.


Una spiegazione di quanto è stato deciso dal presidente Erdogan può ricavarsi da un ammiraglio turco in pensione, Cem Gurdeniz citato dall’agenzia “Aki”. Secondo Gurdeniz, il blocco imposto alla Saipem 12000 è una dimostrazione di forza della Marina turca che non farà marcia indietro sulla questione. «Queste mosse della Grecia e della parte greca di Cipro stanno mettendo alla prova la nostra pazienza e la possibile reazione della Turchia», dice Gurdeniz, secondo il quale se la Turchia dovesse cedere darebbe l'impressione che è disposta a farlo anche su altre questioni. Secondo l'ex ammiraglio, «Grecia e Cipro hanno voluto approfittare del fatto che ora l'attenzione della Turchia è focalizzata sulle operazioni in Siria per lo sfruttamento delle risorse dell'area, evidenziando tuttavia che ogni volta che i due Paesi hanno agito con opportunismo, hanno subito significative perdite territoriali».
 
"Il loro obiettivo è costringere la Turchia nel Mediterraneo orientale a restare confinata tra Antalya e il Golfo di Alessandretta, ma anche far utilizzare la ricchezza naturale del Mediterraneo orientale ai Paesi che vogliono loro. Ma nel 21esimo

Non solo le scimmie. I gas di scarico delle auto diesel tedesche sarebbero stati somministrati anche ad alcune cavie umane, secondo quanto rivelano due giornali tedeschi, Sueddeutsche Zeitung e Stuttgarter Zeitung.

Tutto avrebbe avuto inizio nel 2012, quando uno studio dell'Oms, l'organizzazione mondiale della sanità, lanciò l'allarme gas di scarico delle auto, accusati di essere cancerogeni. I colossi dell'auto decisero di controbattere all'offensiva finanziando studi specifici volti a dimostrare che la nuova tecnologia diesel era più pulita che in passato, tra i quali il controverso esperimento di Albuquerque. Uno studio che secondo l'azienda di Wolfsburg sarebbe serissimo e credibile ma che invece sarebbe stato «truccato». 

Gli scienziati americani, infatti, non sarebbero stati a conoscenza del fatto che il Maggiolino fornito da Volkswagen era stato truccato per produrre livelli di inquinamento molto meno dannosi in laboratorio di quanto lo fossero sulla strada. Secondo Margaret Douglas, presidente di un gruppo di consulenza del sistema sanitario scozzese in materia di inquinamento, le case automobilistiche si comportano come le multinazionali del tabacco, promuovendo ricerche ambigue, esercitando pressioni per istituire leve fiscali e utilizzando tutti gli strumenti per rendere i cittadini europei e occidentali «dipendenti» dal gasolio. «Ci sono molti parallelismi - dice Douglas - tra le industrie del tabacco e dell'automobile per il modo in cui cercano di minimizzare il danno e incoraggiare le persone alla dipendenza».

Ma c'è di più. La Bild sarebbe anche in possesso di una mail datata 31 ottobre 2013 che evidenzia come i promotori della ricerca stessero pensando se sottoporre al test anche volontari umani. Un'idea che venne bocciata, come si arguisce dal testo scritto da Michael Spalleck, direttore generale della fondazione, solo per paura delle ripercussioni che un simile esperimento avrebbe provocato sull'opinione pubblica.

Ma secondo un'inchiesta condotta negli States e rivelata dalla Bild, nel laboratorio della Lovelace Respiratory Research Institute, in New Messico, dieci scimmie giavanesi furono chiuse in una stanza per quattro ore e costrette a respirare i gas di scarico delle auto, mentre erano distratte dalla proiezione di un cartone animato. Secondo la Bild tutte e dieci le scimmie sarebbero ancora vive, anche se non si sa se abbiano riportato danni a causa dell'esposizione.

E inizialmente Stuttgarger Zeitung e Suddeutsche Zeitungse si erano concentrati sugli esperimenti con le scimmie che l’Eugt aveva commissionato nel 2013 ai Lovelace Laboratorio Biomedico ad Alburqueque, negli Usa, e condotti nel 2015. Un direttore di Volkswagen, attualmente detenuto negli Stati Uniti per lo scandalo dei dati manipolati delle emissioni, avrebbe portato personalmente un "maggiolino" al laboratorio. Gli esperimenti furono condotti in una piccola stanza dove erano state rinchiuse dieci scimmie. 

Ma ora la stampa rivela che l’Eugt commissionò anche esperimenti il biossido di azoto (NO2) fosse inalato dagli esseri umani: lo scopo era dimostrare che con il progresso tecnico le emissioni dei motori diesel non avevano conseguenze importanti sulla salute dei cittadini. Il primo ministro dello Stato federale della Bassa Sassonia (Germania settentrionale), Stephan Weil, definì gli esperimenti "assurdi". La Bassa Sassonia ha una partecipazione in VolksWagen, quindi Weil, in qualità di primo ministro, siede nel supervisory board del consorzio. Già venerdì scorso, Daimler e Bmw avevano preso le distanze dagli esperimenti, assicurando che le loro auto non sono state coinvolte nelle sperimentazioni.

Cosi i gas di scarico delle auto diesel dei colossi tedeschi non sono stati provati solo su scimmie, ma anche su cavie umane. Lo rivelano Sueddeutsche Zeitung e Stuttgarter Zeitung, rivelando nuovi particolari sui test di cui sono coinvolte Vw, Daimler e Bmw. Daimler però prende le distanze da questo nuovo caso. Secondo i media, la Società di Ricerca europea per l'Ambiente e la Salute nei Trasporti, fondata dai 3 colossi dell'auto, ha promosso "un breve studio di inalazione con ossido d'azoto su persone sane".

"Venticinque persone sono state sottoposte a dei controlli presso la clinica universitaria di Aquisgrana dopo che avevano respirato, per diverse ore, e in diverse concentrazioni, dell'ossido d'azoto", scrive la Sz. Stando al rapporto della stessa società di ricerca (Eugt) che ha promosso gli esperimenti, e che viene citato dal giornale, non sarebbero stati rilevati effetti sui pazienti dall'emissione del gas. La stessa società, probabilmente anche alla luce del dieselgate, è stata poi sciolta nel 2017.

Weil, presidente della Bassa Sassonia, il Land che rappresenta uno dei grandi azionisti di Volkswagen, chiede al colosso tedesco di fare subito "piena chiarezza" sui test sui gas di scarico, che stando alla stampa sarebbero stati fatti su scimmie e addirittura su alcune cavie umane. Già sabato, a proposito degli esperimenti condotti sulle scimmie, Weil aveva affermato che si tratta di procedure "assurde e nauseanti", e questo, ha spiegato oggi in uno statement, vale ovviamente a maggiore ragione se i test sono stati fatti su persone. Weil ha affermato che va chiarito anche lo scopo: se i test non fossero stati promossi per tutelare i lavoratori in fabbrica, ma a scopi di marketing e per le vendite, "non trovo nessuna giustificazione accettabile per procedure del genere".

Il gruppo automobilistico Daimler ha preso chiaramente le distanze dai test delle emissioni di gas di scarico delle auto su scimmie e cavie umane. La Sueddeutsche Zeitung scrive che l'azienda ha affermato di "non avere avuto alcuna influenza sugli esperimenti". "Prendiamo espressamente le distanze dalle ricerche dell'Eugt - afferma Daimler citando la società di ricerca che ha promosso i test (di cui il colosso faceva parte però con VW e Bmw) -. Siamo sconvolti dal tipo di esami condotti. E condanniamo aspramente questi test". Daimler ha annunciato un'inchiesta. Anche Bmw aveva preso le distanze, sabato scorso, dalle pagine di Bild che rivelò i test sulle scimmie fatti negli Usa. Vw aveva invece chiesto scusa affermando che gli esperimenti sulle scimmie fossero stati un "errore di valutazione di alcuni".

Anche la cancelliera Angela Merkel condanna gli esperimenti dell’industria dell’ auto sui gas di scarico: «Questi test sugli animali e perfino sulle persone non trovano alcuna giustificazione sul piano etico. L’indignazione di tante persone è assolutamente comprensibile», ha affermato il portavoce Steffen Seibert, rispondendo a una domanda a riguardo oggi in conferenza stampa a Berlino.

Volkswagen chiede scusa per gli esperimenti sulle scimmie, sottoposte ai gas di scarico delle auto - un caso rivelato in Germania dalla Bild - e prende le distanze da ogni forma di tortura degli animali. "Siamo convinti che il metodo scientifico scelto in quella circostanza fosse sbagliato", ha affermato il colosso dell'auto, già travolto dal dieselgate e il cui nome compare fra le tre case automobilistiche che hanno promosso test dannosi su 10 esemplari, insieme a Bmw e Daimler.

"Ci scusiamo per l'errore e per le sbagliate valutazioni commesse da alcuni", continua il comunicato. Anche il presidente della Bassa Sassonia, Stephan Weil, maggiore azionista del gruppo, ha preso le distanze, definendo "assurda e nauseabonda" la procedura utilizzata.

Il Bmw Group fa invece sapere di non condurre studi su animali e di non avere preso parte a questa sperimentazione mentre il gruppo Daimler spiega di prendere espressamente le distanze dallo studio. ''Abbiamo avviato un'indagine per capire come siano andate le cose. Gli esperimenti animali nello studio sono superflui e ripugnanti'', comunica quest'ultimo. 

"Ci sembrava che ci fossero dei sassi sotto il treno - ha raccontato Maurizio Lanzani, un collaboratore di Rtl 102.5 - poi il convoglio si è fermato". L'allarme è scattato alle 6.57, quando la centrale di Trenord ha perso i contatti con il treno. I pendolari stavano correndo a Milano per andare al lavoro, poi tutto d'un tratto uno schianto ha squarciato le carrozze e gettato i corpi nel vuoto. Quando sono arrivati all'altezza di Rugacesio, tra Pioltello e Segrate, i soccorritori e i vigili del fuoco hanno dovuto lottare contro il tempo per estrarre dalle lamiere alcuni passeggeri incastrati. Quello che si sono trovati ad affrontare, è una situazione senza precedenti. Dopo lo schianto alcuni vagoni si sono letteralmente accartocciati attorno ai palo della corrente elettrica.

Le vittime del deragliamento sono tre donne: Pierangela Tadini, 51enne originaria di Caravaggio ma residente a Vanzago (Milano), Giuseppina Pirri, 39 anni, di Cernusco sul Naviglio e Ida Maddalena Milanesi, aveva 61 anni, originaria di Caravaggio (Bergamo).

Un cedimento strutturale di circa 20 centimetri di binario, circa due chilometri più indietro rispetto al luogo del deragliamento del treno regionale Trenord, è stato accertato dai tecnici di Rete Ferroviaria Italia. Lo si apprende da fonti della stessa Rfi. Attraverso indagini successive si dovrà stabilire se il cedimento del binario sia stato causa o effetto del deragliamento del treno.

La procura di Milano ha aperto un'inchiesta per disastro colposo ferroviario. A uscire dalla loro sede sono state le carrozze centrali che hanno disallineato il treno: il treno ha percorso ben due chilometri con le ruote fuori dal binario prima che uno dei vagoni si mettesse di traverso, trascinando gli altri e accartocciandosi contro un palo della luce. "L'incidente ha profili di grave preoccupazione", ha commentato l'assessore lombardo alla Sanità, Giulio Gallera. A causarlo è stato, infatti, il cedimento strutturale della rotaia. Dopo la tragedia, si è subito aperto il dibattito sulla sicurezza sulla rete ferroviara Italiana. "Siamo, purtroppo, in debito su tutte le infrastrutture rispetto agli altri Paesi Ue - ha commentato Silvio Berlusconi a Rtl 102.5 - questo è un tema su cui ci dovremo impegnare a migliorare". "Ogni volta che si parla di interventi economici a Roma, c'è una riga sui tagli al trasporto pubblico locale", ha lamentato il leader della Lega, Matteo Salvini parlando a Mattino Cinque."Prima di tagliare sulla sicurezza e sulla manutenzione - ha continuato - bisognerebbe valutare dove farlo: in Italia gli sprechi da tagliare sono tanti". "Il diritto alla mobilità deve partire dalla sicurezza delle persone come garanzia imprescindibile", ha ammesso il ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio, "In questa direzione occorre continuare a lavorare da parte di tutti".

Secondo i primi rilievi, il convoglio viaggiava a 100 chilometri orari in una tratta in cui la velocità massima consentita è maggiore. Nonostante questo, la carrozza centrale di un treno formato da 5 vagoni è uscita dai binari, portandosi dietro le due seguenti.

Una dinamica "strana" per un deragliamento, che in genere coinvolgono le carrozze di testa o di coda. Per questo in un primo momento si pensava che alla base ci fosse un malfunzionamento di uno scambio ferroviario, scattato dopo il passaggio dei primi due vagoni.

Ipotesi subito scartata dai tecnici di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), la società di Fs che gestisce le ferrovie. Dopo una verifica, gli esperti hanno rilevato che i sistemi di sicurezza della rete hanno funzionato: i sensori posizionati sugli scambi hanno fatto scattare tutti i sistemi di segnalamento, bloccando di fatto la circolazione nell'area. Si sarebbe trattato invece di "un cedimento strutturale": un binario sarebbe collassato, facendo uscire le carrozze dalla rotaia. E il treno avrebbe percorso ben due chilometri con i vagoni fuori dal binaro, fino a che un vagone non si è messo di traverso e si è accartocciato contro un palo della trazione elettrica.

Sul luogo dell'incidente sono presenti il questore di Milano Marcello Cardona, che ha confermato la prima ricostruzione parlando di "cedimento" dello scambio ferroviario, e il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Luca De Marchis. La procura di Milano ha aperto un'inchiesta per disastro colposo ferroviario.

Il 23 luglio scorso un treno di Trenord che viaggiava tra Milano a Bergamo era parzialmente uscito dai binari proprio all'altezza di Pioltello

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