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Gran Bretagna, Usa, Francia e Germania hanno sottoscritto una dichiarazione a quattro che punta il dito contro Mosca per l'attacco chimico di Salisbury contro l'ex spia russa. Lo riporta Downing Street, notando che i leader alleati, aggiornati da Londra, condividono il punto di vista secondo cui "la mancata risposta della Russia alle legittime richieste del Regno ne sottolinea la responsabilità". I 4 condannano poi quello che definiscono "il primo attacco con agente nervino in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale".

Nuovo colloquio telefonico questa mattina tra Theresa May e Emmanuel Macron, per fare il punto sul caso Skripal. La premier britannica, si legge in una nota diffusa dall'Eliseo, ha informato il presidente francese "dei progressi dell'inchiesta e dettagliato le misure annunciate ieri", con l'espulsione di 23 diplomatici russi, mentre Macron ha condiviso l'osservazione del Regno Unito secondo cui le responsabilità della Russia nell'attacco sono l'unica "spiegazione plausibile".

Sul caso dell'ex spia russa avvelenata, gli Usa sono "solidali" con Londra, ne "condividono" il giudizio sulla responsabilità di Mosca e ne "sostengono la decisione di espellere i diplomatici russi come giusta risposta". Lo riferisce la Casa Bianca, secondo cui questa ultima azione "rientra in un quadro di comportamento in cui la Russia disprezza l'ordine internazionale, mina la sovranità e la sicurezza di altri Paesi e tenta di sovvertire e screditare le istituzioni e il processo democratico occidentale".

Tra Londra e Mosca continuano così a rullare i tamburi di guerra sulla vicenda del tentato avvelenamento con un micidiale agente nervino, domenica 4 marzo a Salisbury, dell'ex spia russa Serghei Skripal e di sua figlia Yulia. Una vicenda che si colora di nuovi misteri, fra accuse incrociate, sospetti sempre più tenebrosi, minacce ormai incombenti di sanzioni e contro-sanzioni, ombre di rappresaglie diplomatiche e forse non solo. Mentre l'Occidente si ricompatta al fianco del Regno a colpi di dichiarazioni. 

La cittadina russa di Šichany, fondata nel 1928, ospita il centro di ricerca scientifica e chimica su cui ha acceso i riflettori Hamish de Bretton-Gordon, esperto di armi chimiche consultato dal quotidiano inglese. L'impianto è anche citato in un report che, diversi anni fa, la Russia ha sottoposto all'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac).

Sarebbe questo, secondo il The Guardian, il luogo dove è stato creato l'agente nervino Novichok usato a Salisbury, in Inghilterra, per l'avvelenare l'ex spia russa Sergei Skripal e a sua figlia Yulia.

Il governo britannico ha sollecitato l'ente a indagare sull'uso dell'agente nervino. Gli esperti stanno conducendo alcune ricerche sul luogo dell'avvelenamento a Salisbury e a breve dovrebbe tenersi un viaggio in Russia per appurare se siano presenti ancora scorte della sostanza.

"Noi riteniamo la Russia colpevole di questo spregevole atto": lo ha ribadito oggi la premier britannica Theresa May a proposito del caso Skripal parlando per le strade di Salisbury, la città in cui 11 giorni fa è avvenuto l'attacco chimico contro l'ex spia russa e sua figlia. May, a margine di una visita nella cittadina, ha poi assicurato che le indagini proseguono per far sì che "gli esecutori siano chiamati a rispondere", mentre ha rinnovato gli elogi ai servizi di soccorso e alla fortezza della gente di Salisbury.

Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov espellerà presto diplomatici britannici in risposta all'espulsione di 23 diplomatici russi da parte del Regno Unito. "La risposta arriverà molto presto, ve lo assicuro", ha detto Lavrov, citato dalla Tass. Il ministro degli Esteri russo ha poi precisato che Mosca annuncerà le proprie misure di risposta all'espulsione dei diplomatici russi da parte di Londra per il caso Skripal dopo averne informato il governo britannico.

La "decisione finale" sulle misure di risposta a Londra nell'ambito del caso Skripal "sarà ovviamente presa dal presidente della Federazione Russa" Vladimir Putin, ha poi precisato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. "Non c'è dubbio - ha proseguito Peskov - che" Putin "sceglierà l'opzione che meglio di tutte corrisponde agli interessi della Federazione Russa"

"E' totalmente inaccettabile lanciare accuse ingiustificate come quelle contenute nella lettera di Theresa May al segretario generale". Lo ha detto l'ambasciatore di Mosca all'Onu, Vassily Nebenzia, nella riunione del Consiglio di sicurezza sull'ex spia russa avvelenata. "Ci è stato dato l'ultimatum di ammettere che abbiamo commesso un crimine. Noi non parliamo il linguaggio dell'ultimatum, e non lasciamo che ci si parli con questo linguaggio", ha aggiunto, chiedendo "prove materiali" di quanto afferma Londra.

"L'attacco brutale" con l'agente nervino "ispirato, molto probabilmente da Mosca" sarà "in agenda del vertice Ue della prossima settimana". Lo annuncia su Twitter il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che ha espresso la sua "piena solidarietà" alla premier britannica Theresa May per l'accaduto.

"L'uso" sul suolo europeo "di un agente nervino militare è scioccante" in quanto "minaccia i civili e mette in pericolo il pubblico". Così un portavoce della Commissione Ue sul tentativo di avvelenamento di una spia russa in Gran Bretagna. "Stiamo seguendo la situazione da vicino" e "siamo al fianco della Gran Bretagna per ottenere giustizia, e siamo pronti ad offrire il nostro sostegno se richiesto", ha aggiunto il portavoce.

"La Nato considera" l'avvelenamento con un agente nervino di un'ex spia russa in Gran Bretagna "una minaccia alla sicurezza internazionale e alla pace", in quanto costituisce una "violazione delle norme e accordi internazionali" che è "inaccettabile e non ha posto nel mondo civilizzato". Così il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

 

In questi giorni sui social gira un'immagine della regina Maria Antonietta con la scritta: «mia signora il popolo muore di fame...dategli l'antifascismo». Una foto che da sola rappresenta il momento attuale della politica della sinistra italiana. Infatti le ultime settimane prima del voto abbiamo assistito alla cagnara della sinistra che punta il dito sul pericolo fascista. Il momento più elevato si è registrato dopo la libera sparatoria dell'energumeno e solitario pistolero maceratese, che intendeva protestare per l'assassinio della povera Pamela.

Ha ragione Marco Invernizzi a sconcertarsi di fronte alle parole della «seconda e la terza carica dello Stato», che riprendono «i toni dell’antifascismo militante degli anni 1970». E poi come meravigliarsi se i centri dissociali, gli antagonisti, i liberi picchiatori, si sentano in diritto di bloccare le piazze, impedire comizi e lanciare oggetti contundenti contro i politici a loro sgraditi, come Salvini, la Meloni, o i gruppi estremisti di Casapound e Forza Nuova. In questi raid si è visto di tutto, sui social si susseguono le immagini del carabiniere pestato a sangue, le scritte oltraggiose a sfondo sessuale contro il maschio fascista, gli insulti incontrollati di quella povera donna (una insegnante, non poteva che appartenere al mondo della scuola) contro le forze dell'ordine.

I centri sociali, «sono il braccio armato di un'ideologia che si esprime ufficialmente in forma più presentabile, ma ugualmente autoritaria. Il picchiatore del centro sociale svolge tranquillo la sua professione, perché tanto Laura Boldrini, Pier Luigi Bersani, Matteo Renzi e mille altri chiedono lo scioglimento dei partiti 'neofascisti'». (F. Borgonovo, Danno lezioni di democrazia terrorizzando gli elettori, 25.2.18, La Verità).

Nonostante tutto il pericolo per la sinistra rimane il Fascismo, lo hanno manifestato a  Macerata e l'altro sabato a Roma, in una «bella insalatona mista in salsa 'antifascismo'», che ha visto sfilare insieme Partito democratico, (con Renzi dietro le quinte per evitare contestazioni), Liberi e Uguali, il Partito comunista, le Acli e anche gente dei 5 Stelle. A Roma addirittura Amnesty International,  invece di controllare i violenti dei centri sociali, si è permessa di inviare suoi emissari per sorvegliare la polizia.

Certamente il pericolo fascista non esiste, anche se i politici di sinistra, in preda alla disperazione, continuano ad attaccarsi al feticcio antifascista. Sostanzialmente, «la cultura di sinistra, sempre più egemone nel tessuto sociale italiano, non ha mai smesso di gridare al “fascista”, soprattutto negli anni della contestazione. È una operazione culturale spiegata dal filosofo cattolico Augusto Del Noce (1910-1989) e descritta attraverso l’uso criminalizzante di quell’espressione, usata fuori contesto, messa in atto dall’allora Partito Comunista Italiano per colpire tutti coloro che – pur non avendo alcun legame né ideologico né storico con il fascismo – non si sono voluti e non si vogliono omologare al verbo marxista. Il termine “fascista” viene così esagerato rispetto al suo significato storico e arruolato dalla neolingua rivoluzionaria come marchio infamante». (Daniele Fazio, Il «Fascista che non c'è», 28.2.18, alleanzacattolica.org).

Piuttosto esiste il pericolo «comunista», di quei partiti, movimenti, politici, intellettuali, che ancora insistono a usare strumentalmente il termine“fascista” per insinuare la solita presunta superiorità morale del comunismo e ostracizzare chi non si allinea al pensiero unico.

Notoriamente sul piano storico, ancora persiste il silenzio vergognoso su molti crimini del socialcomunismo; potremmo fare l'elenco completo, da quelli del maoismo cinese a quelli sovietici, a tutti quelli della cosiddetta “Cortina di ferro”, fino a quelli delle Foibe al «Triangolo rosso» in Italia.

Comunque sia ha ragione anche chi si è lamentato che in queste dispute elettorali si parla solo di passato e non di futuro, qualcuno addirittura ha scritto ironicamente che era, «meglio accapigliarsi sulle guerre puniche». Effettivamente non mancherebbero i temi di stretta attualità, come la disoccupazione giovanile, i giovani che fuggono all'estero, le aziende che delocalizzano in altri paesi, la questione delle pensioni, l'immigrazione selvaggia, ma soprattutto l'inverno demografico.

Quest'ultimo tema è quello più grave, dovrebbe essere nell'agenda politica di ciascun uomo politico, invece finora si è quasi sempre evitato di parlarne. Alleanza Cattolica che da sempre ha evidenziato il problema, insieme al Comitato «Difendiamo i nostri figli» di Massimo Gandolfini, il 27 gennaio scorso ha organizzato un convegno a Roma per richiamare la grave emergenza demografica del nostro Paese. Sono stati invitate tutte le forze politiche a presentare i loro progetti per affrontare il problema, qualora dovessero essere chiamati a governare l’Italia. Alla chiamata hanno risposto soltanto quelle del centrodestra.

In una Lettera agli amici dei giorni scorsi, il reggente nazionale di Alleanza Cattolica aveva fatto il punto sulle prossime elezioni. Stiamo vivendo la fine di una civiltà, contrassegnata dallo sgretolarsi delle relazioni fra gli uomini, in particolare quelli matrimoniali. Litigare sembra un obbligo. E la politica si presta facilmente alla divisione. Certo bisogna lavorare per l'unità, almeno nel mondo cattolico, ma non è facile, lo abbiamo visto dopo i due Family Day, gli eventi politici più importanti degli ultimi anni, centinaia e migliaia di persone e famiglie sono scese in piazza a Roma per affermare la bellezza della famiglia e per difenderla dalla legge iniqua sulle unioni civili, oltre che dalla diffusione dell’ideologia gender.

Purtroppo anche all'interno di questa organizzazione è nata la divisione, alcuni hanno preferito fondare un partito (il Pdf) pretendendo di rappresentare il Family Day. Gandolfini e gli altri si sono dissociati dal progetto, ritenendolo inutile e sterile. Il Family Day, non può mai essere percepito come un partito. «Siamo convinti che i cattolici sono una minoranza nel Paese e che di conseguenza devono cercare di penetrare in tutti gli ambienti, poi dobbiamo tirarne le conseguenze anche nel campo della politica».(M. Invernizzi, “Di fronte alle elezioni del 4 marzo”, 15.2.18 in alleanzacattolica.org)

Anche perché siamo convinti che la Dottrina sociale della Chiesa insegna «ad animare cristianamente l’ordine temporale (Concilio Vaticano II, Apostolicam actuositatem) favorendo la penetrazione dei principi dentro il corpo sociale, nel rispetto della sussidiarietà, e soltanto poi, se e quando ci saranno le condizioni, a tentare la conquista delle istituzioni». Pertanto,  è sbagliato costituire un partito estremamente minoritario, compatto sui principi ma insignificante, quando invece si tratterebbe, in una situazione di estremo relativismo come l’attuale, di contaminare le forze politiche esistenti con i valori della dottrina sociale della Chiesa.

Dalla società alla politica, dalla cultura alle istituzioni, non viceversa come invece avvenne negli Anni Trenta e Quaranta, quando la società peraltro era assai più omogenea dell’attuale». (M. Invernizzi, “La politica e la salvezza delle nazioni”, 16.1.18, in alleanzacattolica.org)

Pertanto è stato costituito il “Comitato Difendiamo i nostri figli” (Cdnf) per svolgere quel compito di animazione socio-culturale per poter parlare a tutti. «Questo compito continua adesso di fronte alle elezioni politiche. Esse non sono decisive per la salvezza del mondo, ma potranno portare in Parlamento un certo numero di candidati che si sono dimostrati difensori della famiglia nella passata legislatura o che hanno condiviso le battaglie del Cdnf durante gli anni scorsi. Saranno chiamati ad agire in Parlamento come sentinelle che ci avviseranno dei possibili attentati legislativi alla famiglia e alla vita. Saranno pochi purtroppo, ma questa è la realtà del nostro Paese. Per migliorarla bisogna prima conoscerla».

Queste sentinelle, amici della famiglia, si possono trovare nella coalizione di centrodestra, in particolare nella Lega. «Al contrario, le altre due forze politiche che hanno la concreta possibilità di governare l’Italia, ossia il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle, hanno sempre pubblicamente dimostrato la loro avversione ai principi che hanno animato i Family day».

Questa è la realtà che stiamo vivendo in queste settimane, poi dopo il 4 marzo, si riprenderà il solito lavoro che abbiamo sempre fatto, sia in Alleanza cattolica che nel Comitato, andare «verso una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio».

Insomma dobbiamo tentare di portare il family day nei comuni e nelle regioni, nel Parlamento potendo, perché la scritta family day che si accese sul Pirellone di Milano si accenda anche nei cuori dei governanti e di chi aspira a governare, di chi ha una vocazione politica ma spesso non ha nessuno che lo aiuti a discernere, che gli suggerisca i temi da affrontare, che lo conforti e lo ammonisca, insomma non ha un ambiente di riferimento che lo aiuti e lo accolga.

Non so quanti uomini politici capiranno, ma questa è la strada. Altrimenti vincerà l’indifferenza, e il partito dell’astensione potrebbe raggiungere la maggioranza assoluta.

 

 

Lacrimogeni e idranti sono la risposta al corteo antifascista che ha cercato di raggiungere a suon di bombe carta l'hotel Nh di Corso Vittorio Emanuele dove era in programma un incontro elettorale con Simone Di Stefano, leader di CasaPound. Dopo aver aggirato un primo blocco, gli antagonisti sono stati caricati da polizia e carabinieri. Alcuni manifestanti hanno lanciato bottiglie, rovesciato e incendiato cassonetti dei rifiuti e divelto le recinzioni di un cantiere stradale vicino alla stazione ferroviaria di Porta Susa dove sono state raccolte pietre da scagliare contro gli agenti. Sei poliziotti sono rimasti feriti. 

Poche parole per chiarire la sua presenza al corteo: "Sono persone dichiaratamente fasciste. Mi porta qui la mia rabbia". 

Parole pesanti, che pronunciate da un'insegnante diventano pietre. Quelle urla rivolte agli agenti di polizia, durante il corteo degli antoginisti contro CasaPound a Torino: "Vigliacchi, mi fate schifo. Dovete morire","Senza manganelli, quando volete, fascisti", hanno fatto breccia. Dalla strada alla televisione (il filmato è stato trasmesso dal programma Matrix), lo sconcerto è arrivato a varcare la soglia degli uffici del Miur che ha avviato accertamenti sul caso. Dunque, il comportamento dell'insegnante ripresa in tv mentre insulta e minaccia le forze dell'ordine è al vaglio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca: "È stato attivato l'Ufficio scolastico regionale per il Piemonte che, appena ricevuta notizia del fatto, sta provvedendo ad acquisire dalla scuola della docente ulteriori informazioni per avviare i necessari approfondimenti".

Cappuccio del cappotto sulla testa per proteggersi dal getto degli idranti. Torino. Scontri tra antagonisti e forze dell'ordine schierate a difesa di CasaPound. "Vigliacchi, mi fate schifo, dovete morire", urla la donna guardando in faccia le divise.

Professoressa, la donna è stata intervistata da Angelo Macchiavello di Matrix. Il servizio, mandato in onda ieri sera, sta già facendo discutere. "Sì, ho detto quelle parole perché loro stanno proteggendo i fascisti - ha ribadito la donna - e perché un giorno potrei trovarmi fucile in mano a combattere contro questi individui".

Nel mezzo degli scontri, incurante delle telecamere che la stavano riprendendo, la professoressa aveva urlato di tutto contro i tutori dell'ordine. "Mezza cartuccia del cazzo...". E ancora: "Vergognati, schifoso".

Durante quella serata di ordinaria guerriglia antagonista, un agente della polizia di stato è rimasto ferito dopo essere stato trafitto da una scheggia di legno schizzata nella sua gamba dall'esplosione di una bomba carta "costruita per uccidere

"Cara professoressa, ti parla la figlia di un appartenente alle forze dell'ordine". Inizia così la lettera inviata da una anonima alla insegnante di Torino, intervistata da "Matrix"

La missiva aperta è stata pubblicata su una pagina Facebook di sostegno alle forze dell'ordine. "Tu che gli urli 'dovete morire', vedi ogni volta che mio padre si allaccia gli anfibi e si chiude il cinturone ho davvero paura che qualcuno lo faccia morire. Forse tu non sai cosa vuol dire. Tu non sai cosa vuol dire vivere di turni, vivere di imprevisti, di compleanni in cui nelle foto ci sono tutti: tranne lui. Del pranzo di Natale che diventava freddo a forza di aspettarlo. Del cuscino vuoto accanto a mia madre. Del freddo, del sonno, del sangue sulla strada, degli insulti che gente come te ogni giorno rivolge a chi indossa una divisa".

Negli scontri di Torino un agente della polizia è stato ferito da una scheggia esplosa da una bomba carta lanciata dal gruppo di antagonisti presenti al corteo a cui, birra in mano, ha partecipato l'insegnante che ora Renzi vorrebbe "licenziare". "Non sono dei mostri come li dipingete - si legge ancora nella missiva - Ma sono persone. Le stesse persone che chiamate a tutte le ore se avete bisogno di aiuto, e loro anche se voi gli augurate le morte vengono ad aiutarvi: perché hanno giurato di esserci, e quella divisa che tanto odiate rappresenta anche questo. C'è chi della propria divisa ne fa un abuso, come ovunque c'è la mela marcia e sono concorde nel punirlo adeguatamente secondo le leggi, ma non per questo bisogna augurare il male a tutti coloro che indossano una divisa. Perché io nonostante tutto non auguro del male a nessuno e mai lo farò, perché mi hanno insegnato il rispetto per la vita di tutti. Così, cara prof, ora vai e guarda negli occhi tuo padre e tuo marito/compagno/ fidanzato che sia (se ne hai uno), guardali negli occhi e cerca solo di immaginare cosa si possa provare: a sapere che tanta gente come te augura la morte a quegli uomini che per noi sono la vita".

La lettera ha già raccolto migliaia di condivisioni e commenti di apprezzamento. "Cara professoressa, hai mai provato ad accarezzare la stoffa della giacca di un poliziotto o di un carabiniere? Sai non è di un cotone morbido, non è il lusso che tutti credono che lo Stato regali a quegli uomini e a quelle donne in divisa. Cara professoressa, tu sai che mentre auguravi a quei ragazzi la morte a casa c'erano i loro bambini che si erano appena addormentati che si aspettavano di vedere i loro papà il giorno dopo come tutti i giorni? Lo sai che c'erano madri, fidanzate e mogli che in quel preciso momento stavano pensando a loro? E stavano pensando se magari potevano avere troppo freddo là fuori?".

Era stato lo stesso Matteo Renzi, lunedì a tarda sera, a chiamare al telefono Valeria Fedeli, dagli studi di Matrix, per segnalarle il filmato appena trasmesso dal programma di Nicola Porro. Ripetendo quel che aveva già detto in diretta: «Che schifo, un'insegnante che augura la morte ai poliziotti andrebbe licenziata su due piedi». Più facile a dirsi che a farsi, spiegano gli esperti della materia, perchè il fatto in questione è avvenuto fuori dalle mura scolastiche, durante un cosiddetto «presidio antifascista» dei centri sociali torinesi in piazza, e non nell'esercizio delle funzioni di docente. L'iter comunque è stato subito avviato: «Occorre per prima cosa risalire formalmente all'identità della docente, controllare il suo fascicolo scolastico per capirne i precedenti e verificare se ci può essere una correlazione tra i suoi comportamenti a scuola e quello che è accaduto fuori, per capire se ci sono i termini per avviare un procedimento disciplinare. Il fatto resta comunque gravissimo», dice il ministro.

In attesa degli accertamenti ufficiali, Matteo Salvini rivela di aver già individuato la maestra torinese, e racconta che tempo fa la signora lo avrebbe attaccato su Facebook con inconfondibile savoir faire: «Mi ha scritto: sei incompatibile con la Costituzione, vattene affanculo».

Intanto i sindacati di polizia chiedono la sospensione immediata della docente: «Un fatto grave e intollerabile, che deve indurre a riflettere sul pericoloso clima di odio e intolleranza che si è generato», afferma Felice Romano, segretario del Siulp. Serve, aggiunge, «una ferma e corale condanna morale e anche concreta. Serve a tutela della dignità dei poliziotti, in primo luogo. Ma anche, e soprattutto, a tutela della dignità delle centinaia di migliaia di insegnanti che, diversamente da questa signora, sono consapevoli di svolgere una delicatissima funzione pubblica».

E ringrazia Renzi «per aver tempestivamente censurato questo tipo di condotta esprimendo solidarietà nei confronti dei poliziotti ed auspicando l'immediato sospensione dell'insegnante».

Toni duri anche dal segretario generale del Sap, Gianni Tonelli: «Abbiamo assistito alla sospensione di un poliziotto per molto meno. Adesso ci chiediamo: cosa ne sarà di questa insegnante? Cosa avrà mai potuto insegnare ai suoi alunni? È possibile che una istituzione come la scuola, deputata alla formazione e all'inclusione nella società, si avvalga di insegnanti che incitano all'odio e non rispettano le istituzioni? Da cittadino, ancora prima che poliziotto, mi aspetto che questa persona sia immediatamente sospesa dall'insegnamento».

Con Renzi, ringraziato dal Siulp, polemizza invece il parlamentare di Fi Stefano Maullu: «Non è credibile quando chiede il licenziamento, perchè il Pd non ha mai condannato apertamente le attività dei centri sociali». A Matrix, il segretario del Pd aveva però spiegato che «a Torino ci sono molti centri sociali che andrebbero semplicemente chiusi».

 

 

 

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