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In provincia di Foggia la spesa di una famiglia per le festività natalizie sarà in media pari a 620 euro, il 13% in più rispetto al resto d'Italia e addirittura il 29% in più rispetto alla media europea. E' il risultato dell'analisi elaborata da Coldiretti e Campagna Amica, in occasione dell'inaugurazione del primo Mercato dei Contadini in Via San Lazzaro 22 a Foggia con la mostra delle eccellenze agroalimentari della Capitanata a disposizione dei consumatori nel pieno centro cittadino.

La famiglia foggiana conserva tradizioni radicate sul cibo per le feste - spiega Coldiretti - dove non possono mancare le tradizionali anguille, oltre a spigole, cozze, mazzancolle, scampi, canocchie, cannelli, seppie e polpi, gallinella e triglie, per passare agli acquisti di carne locale come agnello per gli ‘spamparill’, turcinelli, il ‘cappello del prete’ per la brasciola, le puntine di maiale, in dialetto foggiano ‘indracchi’, le cotiche, la ventresca e la salsiccia a punta di coltello per il ragù, con le tavole ricche di sottoli, formaggi freschi e stagionati, salumi, verdure e ortaggi cucinati nei modi più disparati, con il pancotto in bella mostra al centro delle tavole. La carrellata di dolci è ritenuta immancabile con le cartellate, i mostacciuoli, le mandorle atterrate ricoperte di cioccolata e l'ostia di Monte Sant'Angelo ripiena di mandorle zuccherate.

“Con il progetto economico ‘Campagna Amica’, è stata data una risposta alla grande attenzione dei consumatori alla tutela della salute e dell’ambiente  attraverso scelte agroalimentari consapevoli, testimoniata quotidianamente dall’affluenza nei Mercati di Campagna Amica e nelle Botteghe regionali, che contano 9.000 giornate di apertura, 750 produttori coinvolti, 22mila giornate lavorative (tra lavoro autonomo e dipendente), 6.500 tonnellate di prodotto commercializzato. I Mercati di Campagna Amica sono divenuti punti di incontro e di prossimità dove, oltre alla vendita diretta, trova spazio la comunicazione, l’informazione, il racconto attorno al cibo, spesso salvato dall’estinzione grazie al lavoro dei custodi della biodiversità, i nostri agricoltori che quotidianamente si impegnano nella produzione e al contempo nella salvaguardia del territorio e dell’ambiente”, commenta con soddisfazione il Presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, per l'apertura del Mercato cittadino a Foggia.

Alla vigilia della festività dell’Immacolata che apre ufficialmente lo shopping delle feste, a Foggia è stato preso d’assalto il ‘Salone dei Sigilli di Campagna Amica della Capitanata’, il primo appuntamento dedicato al Natale a tavola, la tradizione più radicata nella cultura dei pugliesi, con la preparazione fai da te dei tradizionali cesti da mettere sotto l’albero, con i tutor contadini che hanno guidato i consumatori su come allestire la tavola di Natale a Km0.

“La famiglia foggiana  mensilmente per il cibo 457 euro – ha detto il presidente di Coldiretti Foggia, Giuseppe De Filippo – con un prepotente ritorno alla dieta mediterranea e l’aumento della spesa per l’olio d’oliva (+11%), frutta e verdura (entrambe con +4%), pane e pasta (+1%) nonché la riscossa della carne dopo anni di costante calo dei consumi, di pesce e formaggi. Contro la crisi della quarta settimana diviene determinante il riequilibrio nei rapporti tra imprese agricole, distribuzione e consumatori con accordi e controlli per la verifica dei margini. Nei Mercati di Campagna Amicai c’è una guida naturale al consumo consapevole, grazie al quale il 56 per cento delle famiglie  ha ridotto gli sprechi facendo la spesa in modo più oculato magari direttamente dal produttore con l’acquisto di cibi più freschi che durano di più, il 34 per cento ha ridotto le dosi acquistate, il 27 per cento utilizzando quello che avanza per il pasto successivo e il 18 per cento prestando più attenzione alla data di scadenza”.

Grande attività per la pescheria del Mercato – continua Coldiretti - per far conoscere caratteristiche, qualità ed aiutare a fare scelte di acquisto consapevoli, con il pesce a miglio zero offerto direttamente dai pescatori, al centro delle ricette natalizie della tradizione.

Spazio alle degustazioni dei piatti provinciali storici delle feste e alla carrellata dei dolci natalizi, con l’approfondimento di Coldiretti su ‘La spesa a tavola dei foggiani’, con le previsioni su quanto spenderanno le famiglie della provincia per Natale e su quali saranno i prodotti maggiormente acquistati. 

La vendita diretta permette di avere a disposizione cibi più freschi, che durano più a lungo, visto che non devono percorrere lunghe distanze – aggiunge Coldiretti Puglia - permettendo di ridurre al massimo gli sprechi.

Accanto ai tradizionali luoghi di acquisto dei cibi delle feste un crescente successo viene così rilevato per i mercati degli agricoltori di Campagna Amica che per le festività si moltiplicano nelle città e nei luoghi di villeggiatura,  dove spesso – conclude la Coldiretti – si realizzano anche show cooking degli agrichef per aiutare la riscoperta delle ricette natalizie del passato.

 

 

Giovedì 18 ottobre 2018, presso la sede provinciale di Confartigianato Imprese Foggia, si è tenuto il primo di una serie di appuntamenti dedicati alle evoluzioni normative con cui sono chiamate a confrontarsi le aziende del territorio. “I sistemi di gestione per la prevenzione della corruzione” è infatti il titolo del seminario gratuito dedicato all’approfondimento della certificazione UNI ISO 37001 come asset per la prevenzione della corruzione in tutte le realtà aziendali.

Organizzato da Confartigianato in collaborazione con Bureau Veritas Italia, leader a livello mondiale nella verifica, valutazione ed analisi dei rischi in ambito qualità, ambiente, salute e sicurezza e responsabilità sociale, l’appuntamento si è aperto con il saluto del presidente della Federazione PMI di Confartigianato, Vincenzo Simeone, che ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa, “una delle prime organizzate sul tema”, argomento quanto mai attuale per la vita delle imprese perché “il fenomeno corruzione è articolato, complesso e produce conseguenze terribili per l’economia. Spesso si parla di “rivoluzione” culturale: è vero, la produzione di norme e la repressione da sole non bastano a contenere il problema. Per noi di Confartigianato – ha spiegato il presidente – esiste un punto fermo da cui partire: la corruzione produce solo arretratezza, rappresenta un freno alla crescita, un peso per l’economia ed un ostacolo allo sviluppo delle imprese. Strumenti come quello che presentiamo oggi, la certificazione ISO 37001, permettono alle nostre organizzazioni di tenere sotto controllo il rischio e sviluppare una sana cultura della trasparenza e della legalità”.

E’ toccato all’avvocato Sandra Melillo, esperta in Diritto penale di impresa, disegnare l’attuale contesto normativo italiano in materia di anticorruzione, contesto particolare poiché nato “nel 2001 sotto la spinta e la pressione delle normative europee” che hanno di fatto “ribaltato il dogma che voleva le società non perseguibili per reati penali, introducendo elementi di novità rispetto al passato, come la responsabilità ibrida, ed una serie di sanzioni particolarmente afflittive, culminanti con la confisca”. Il quadro si è ulteriormente definito nel 2012 “con una riforma epocale che ha messo a fuoco il ruolo del mediatore, ha codificato l’evoluzione del concetto di tangente ed ha fissato per la prima volta la nozione di prevenzione, attraverso l’istituzione dei piani triennali anticorruzione. Un adeguamento normativo” – ha concluso l’avvocato Melillo - “che nel giro di poco tempo, dal 2012 al 2018, ha permesso al paese Italia di salire dal 74esimo al 50esimo posto nella graduatoria della Trasparency International”.

Quali sono i vantaggi offerti da una certificazione ISO 37001? A questa domanda hanno provato a rispondere Claudia Strasserra e Maurizio Genna, rispettivamente Certification division-sustainability sector manager e Ict sector manager di Bureau Veritas Italia, società internazionale di certificazione presente in 18 regioni italiane. “La scelta di certificarsi produce una serie di vantaggi economici ma non solo. Costituisce sia un supporto per enti e società che devono adempiere  agli obblighi legislativi previsti in materia sia, più in generale, un’opportunità per tutte le imprese che intendono acquisire nel tempo una capacità di controllo maggiore dei rischi e dei costi collegati al fenomeno corruzione. Inoltre - hanno spiegato i responsabili di Bureau Veritas -, nei rapporti con la P.A., l’azienda, certificandosi, dimostra serietà, affidabilità e sensibilità sul problema, con ricadute positive sul calcolo dei punteggi di bandi e gare d’appalto. La certificazione, infatti, consente di ottenere non solo un alto rating per trasparenza e legalità ma rappresenta l’attestazione della buona reputazione dell’impresa”.

 

La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018 del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro, firmato dall’ex Ministro per le Politiche Agricole Martina, di concerto con quello dello Sviluppo Economico Calenda sarà uno strumento di tutela e promozione della produzione pugliese, in particolare della provincia di Foggia e la base di partenza per il futuro del comparto, secondo quanto emerso nel corso del convegno organizzato oggi a Foggia.

“Il 40 percento del pomodoro italiano viene proprio dalla Capitanata - precisa Lorenzo Bazzana, Responsabile Settore Ortofrutta - Area Economica della Coldiretti Nazionale – e la provincia di Foggia è leader nel comparto con 3.500 produttori di pomodoro che coltivano mediamente una superficie di 26 mila ettari, per una produzione di 22 milioni di quintali ed una Produzione Lorda Vendibile di quasi 175.000.000 euro. Dati ragguardevoli se confrontati al resto d’Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita. A completare il quadro è da precisare che, pur essendo investiti a pomodoro 32mila ettari di superficie in Puglia, la maggior parte degli stabilimenti della trasformazione – in totale 223 – sono fuori regione, in particolare, 134 in Campania e 32 in Emilia Romagna.  E’ evidente, dunque, il danno arrecato alle imprese agricole pugliesi e alle produzioni tipiche e di qualità regionali dalle 82.000 tonnellate di concentrato di pomodoro provenienti dalla Cina per produrre salse ‘italiane’”.

Per la Coldiretti l’etichetta deve riportare obbligatoriamente la provenienza della materia prima impiegata per la frutta e verdura trasformata come i derivati del pomodoro, come chiede peraltro l’84 per cento degli italiani secondo la consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche Agricole, che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf. Il consiglio della Coldiretti è, comunque, di preferire i prodotti, concentrato o sughi pronti, che volontariamente indicano sulla confezione l’origine nazionale 100% del pomodoro utilizzato.

“Si tratta di una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori dopo che dall’estero – rileva il Presidente di Coldiretti Foggia, Giuseppe De Filippo - sono arrivati nel 2017 ben 170 milioni di chili di derivati di pomodoro che rappresentano circa il 25% della produzione nazionale in equivalente di pomodoro fresco. Un fiume di prodotto che per oltre 1/3 arriva dagli Stati Uniti e per oltre 1/5 dalla Cina e che dalle navi sbarca in fusti da 200 chili di peso di concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. Nel 1985 il pomodoro da industria veniva pagato 180 lire. L’attuale prezzo è identico a quell’anno dell’anno scorso e del 1985. Ovviamente gli industriali continuano a chiedere di ridurre la produzione nazionale perché ritenuta eccessiva, mentre continuano inarrestabili gli sbarchi di pomodoro concentrato dall’estero, un affronto alle nostre produzioni di qualità made in Italy”.

“I derivati del pomodoro – aggiunge il Direttore di Coldiretti Foggia, Marino Pilati - sono il condimento più apprezzato dagli italiani che ne consumano circa 30 chili a testa all’anno a casa, al ristorante o in pizzeria secondo le stime della Coldiretti. Ad essere preferiti, sono stati nell’ordine le passate, le polpe o il pomodoro a pezzi, i pelati e i concentrati. Finalmente sarà possibile fare scelte di acquisto consapevoli e decidere se acquistare prodotti che arrivano da migliaia di chilometri di distanza spesso senza garantire gli standard di sicurezza europei oppure pomodori Made in Italy per sostenere l’economia e il lavoro sul territorio e l’indicazione dell’origine consentirà di valorizzare la qualità delle produzioni tricolori”.

La Cina - sottolinea la Coldiretti - ha conquistato il primato nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge, da parte dell’Unione Europea, secondo una elaborazione della Coldiretti sulla base della Relazione sul sistema di allerta per gli alimenti relativa al 2015. Su un totale di 2967 allarmi per irregolarità segnalate in Europa, ben 386 (15 per cento) - precisa la Coldiretti - hanno riguardato il gigante asiatico.

Il decreto – spiega la Coldiretti – prevede che le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:

a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;

b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato.

Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.

Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura "Origine del pomodoro: Italia".

Per consentire lo smaltimento delle scorte – continua la Coldiretti - i prodotti che non soddisfano i requisiti previsti dal decreto, perché immessi sul mercati sul mercato o etichettati prima dell’entrata in vigore del provvedimento, possono essere commercializzati entro il termine di conservazione previsto in etichetta.

 

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