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lo studio di Giangaleazzo Visconti di Milanoudio ospiterà la mostra di Marco Schifano.

L’esposizione, presenterà 35 fotografie del giovane artista romano, caratterizzate da un’elevata precisione formale e da un notevole gusto compositivo.

Pur lavorando con gli strumenti fotografici - apparecchi che lo accompagnano fin dalla sua infanzia -, Schifano si muove seguendo una manualità antica, come un maestro rinascimentale o come un pittore fiammingo, ricostruendo con maniacale accuratezza le scene che saranno oggetto delle sue attenzioni.

In bilico tra fotografia, montaggio filmico e pittura, queste immagini si accostano però anche al meccanismo della drammatizzazione teatrale e rappresentano sia la soggettività propria dell’artista, sia l’aspirazione all’oggettività dei singoli particolari.

Come afferma il critico Gianluca Ranzi, nel suo testo in catalogo, “C’è un profondo senso dell’avventura che anima le opere di Marco Schifano. L’avventura consiste anche nella creazione di immagini che contrappongono la rapidità istantanea dello scatto al tempo lungo richiesto dalla complessa preparazione di ogni set, delle luci, delle piante rare, degli animali vivi che vi compaiono, anche amplificata dall’assenza pressoché totale di interventi di post-produzione digitale sugli scatti realizzati”.

I soggetti comprendono animali, siano essi comuni (capre, oche, rane), o rari e feroci (leoni, armadilli, coccodrilli, avvoltoi) e vegetali (piante, fiori, frutta) che Schifano combina con oggetti inanimati come suppellettili, bicchieri in cristallo, argenterie, strumenti musicali, scranni neo-gotici, e molto altro, in una sorta di dialogo continuo che porta a interagire sullo stesso piano cose inanimate e soggetti viventi, in un sottile gioco tra realtà e finzione.

“Schifano - sottolinea ancora Gianluca Ranzi - coinvolge lo spettatore in un’avventura estetica e conoscitiva che riguarda da una parte il manifestarsi inaspettato di una relazione tra i soggetti (di qualsiasi natura essi siano) e dall’altra la magia della prodigiosa resa fotografica delle textures, dei materiali e dei riflessi”.

Con questo suo modo di operare, Marco Schifano si pone al di fuori del comune sentire artistico. Laddove si predilige la provocazione o l’elemento spettacolare e concettuale, lui risponde con immagini colte, costruite con un profondo senso della bellezza e della composizione.

Marco Schifano (1985) vive e lavora a Roma.

Sin dall`infanzia i suoi “giocattoli” sono cineprese e macchine fotografiche, con le quali cresce sperimentando la propria capacità comunicativa. Si esercita nel “montaggio in macchina” per ottenere filmati dove fonde le sue ricerche sul senso e sul ritmo: tante ore di girato e un gran numero di scatti per arrivare a una propria rappresentazione estetica del mondo.

La sua opera fotografica più recente si basa su una processualità complessa che prevede una lunga ricerca preliminare di elementi coordinati, assemblati e quindi ripresi per dare vita a iconografie altamente formalizzate. Lo still life è usato per rileggere la tradizione pittorica della natura morta, attraverso immagini che si collocano sulla soglia tra realtà e finzione.

È un viaggio in una possibile società del futuro quello che Marco Bolognesi proporrà a Merano Arte dal 26 settembre all’11 gennaio 2015, con il progetto Sendai City. Alla fine del futuro:un percorso concepito dall’artista per guidare il visitatore inuna megalopoli post-moderna, conflittuale e decadente, un non-luogo abitato da cyborg, governato dalle multinazionali e creato da un’intelligenza artificiale.
Bolognesi (Bologna, 1974) ci presenta un mondo ipertecnologico,  colmo di citazioni a partire dalla tecnica scelta dall’artista per riprodurlo: il collage. Tecnica che consente di creare sculture utilizzando pezzi di giocattolo, scomporre e rimontare vecchi B-movie, inventare nuovi personaggi che rimandano ai fumetti, secondo il più puro pensiero cyberpunk. Come tutte le correnti che si inseriscono nel clima postmoderno, si caratterizza per la grande varietà di fonti da cui attinge per elaborare il proprio immaginario, favorendo le ibridazioni tra generi.

Il risultato è una grande installazione, curata dal direttore di Merano Arte Valerio Dehò, che occuperà due piani del museo e che avrà come punto centrale il plastico della città (3 metri per tre). Qui, grazie all’uso sapiente della realtà aumentata e a tablet di ultima generazione, il visitatore potrà scoprire un secondo livello di immagini puntando lo schermo verso le diverse angolazioni della stanza.

Sopra la città viaggia un’astronave da cui è possibile godere in diretta la visione urbana dall’alto come se fossimo nella cabina di pilotaggio.

Completano il percorso i dipinti e i disegni a colori che sono stati il primo passo per la progettazione dell’universo di Bolognesi, con i suoi edifici, i suoi abitanti, tra cui un posto particolare è riservato alle divinità femminili a capo di Sendai City che saranno esposte in grandi light-box.

E poi allestimenti speciali per i modellini di astronavi.

La parole di Marco Bolognesi: "Siccome sono convinto che i luoghi siano finiti e definiti soprattutto da ciò che vi accade, animo la mia metropoli di personaggi e storie che fanno parte del mio mondo, del cinema che amo, di quella cultura a cui mi ispiro; storie che si incontrano per le strade, nei palazzi, sui treni di questo futuro senza tempo che è la mia metropoli."

Proprio per raccontare al meglio queste storie, l'artista si avvale del cinema, cinema italiano di genere fantascientifico, quello degli anni Sessanta e Settanta, così pieno di riferimenti alla politica e alla società di allora, e che utilizza il futuro per parlare del presente.

Vecchie pellicole di grandi registi italiani sono alla base delle contaminazioni tra passato e futuro operate dall'artista, unendole a nuove riprese e utilizzando illustrazione e animazione egli racconta attraverso immagini e video il suo mondo post-human e post-punk.
Tra le opere esposte anche il primo capitolo del film Blue Unnatural che sarà diffuso grazie a un enorme proiettore realizzato con decine e decine di pezzi di meccano. La visione completa del film (30 minuti circa) sarà visibile l'11 ottobre in occasione dellaGiornata del Contemporaneo promossa da Amaci.

La città-mondo di Sendai City è protagonista del video ed è la prima ambientazione strutturata del cosiddetto "Bomar Universe", l'universo di Marco Bolognesi. Da anni il lavoro dell'artista si muove verso la messa in scena di un mondo narrativo in cui inserisce ogni sua opera: fotografie, istallazioni e disegni prodotti negli ultimi dieci anni come piccole tessere di un suo mosaico artistico.

All’interno del video si ritrovano i personaggi di questa produzione: donne mutanti, robot, e cyborg, ma il vero cuore dell’opera è la città, con il suo aspetto fantascientifico e cyberpunk, la sua forma architettonica modulare, e la struttura a rete, dove la mescolanza di razze, linguaggi e tipologie di esseri racconta il potere della tecnologia e dell’informazione, la globalizzazione e il passaggio dalla nozione di post-umano a quella di post-mutante.

Il film è anche un omaggio ad Antonio Margheriti (Roma 1930 – Viterbo 2002), più conosciuto con lo pseudonimo di Anthony M. Dawson, il regista italiano di genere le cui pellicole soprattutto horror e sci-fi hanno fatto scuola nel b-movie italiano e di oltreoceano.

La produzione di Blue Unnatural muove dal desiderio di cimentarsi con varie forme espressive. Le scene in esterno sono state girate ex-novo utilizzando il moke-up, modello in scala della città Sendai (proprio come si faceva nei b-movie anni 60), poi animate in post produzione con luci, mezzi volanti e pubblicità a schermo. Mentre le scene di interni nascono dalla ricomposizione di decine di piccole parti delle pellicole di Margheriti, ricostruite attualizzando quelle narrazioni per arrivare a uno storyboard che viene poi stampato, fotogramma per fotogramma, sovra-dipinto con pastelli, digitalizzato, rimontato e animato.

Accompagnerà la mostra un volume NFC edizioni con intervista di Valerio Dehò a Marco Bolognesi e interventi di Massimo Sgroi, Roberto Terrosi, Pierluigi Molteni, Edoardo Margheriti e Nicola Dusi.

Dopo Merano, il progetto Sendai City di Marco Bolognesi, curato da Valerio Dehò, sarà esposto allo Spazio ABC di Bologna e successivamente al PAN- Palazzo delle Art di Napoli.

Marco Bolognesi, artista e filmmaker, nasce a Bologna nel 1974 dove si laurea al DAMS nel 2001; oggi vive e lavora tra Londra e Roma. Del 1994 e 1996 sono le sue prime opere video, realizzate per la RAI e presentate al Giffoni Film Festival e alla Biennale di Venezia. Nel 2002 si trasferisce a Londra, dove vince The Artist in Residence Award all’Istituto Italiano di Cultura (2003) e realizza la mostra Woodland, da cui due anni dopo nasce l’omonimo libro fotografico e con il quale inaugura la sua prima personale alla Cyntia Corbett Gallery di Londra. Nel 2008 realizza il cortometraggio Black Hole, che vince il premio miglior film fantascientifico all’Indie Short Film Competition in Florida ed esce il libro monografico Dark Star. Nel 2009 viene pubblicato per Einaudi “Protocollo”, il primo volume di una graphic novel nata dalla collaborazione con Carlo Lucarelli e nello stesso anno presenta nella londinese Olyvia Fine Art Z Generation, Realm of Ambiguity e alla Fondazione Solares delle arti di Parma il progetto Genesis. Nel 2011 realizza l’installazioneMock-up esposta allo IED di Milano all'interno del festival Invideo e partecipa alla collettiva londinese What made us famous a fianco di artisti quali Damien Hirst, Helmut Newton, Sarah Lucas.

Nel maggio 2012 il Festival di Fotografia Europea di Reggio Emilia presenta il suo ultimo lavoro Humanescape, a ottobre partecipa alla Biennale d’Arte Contemporanea Italia-Cina, inaugura la personale B.O.M.A.R. Universe alla Galleria La Giarina (Verona) e in novembre partecipa al festival Eyes OnMonat der Fotographie di Vienna.

Accattivante e internazionale, con la partecipazione di centinaia di artisti provenienti da ogni angolo del mondo, dalla Svezia all’Iran passando per la Russia, si prepara al primo step espositivo il Premio Adrenalina 3.0, nato come progetto/laboratorio nel 2009, oggi concorso internazionale biennale di Arte Contemporanea. Organizzato dalla FEF sas con il patrocinio di Roma Capitale, il premio vuole abbracciare e promuovere tutte le forme artistiche, da quelle considerate “classiche”, come la pittura, la scultura e la poesia, fino a quelle più moderne che fanno uso sostanziale di tecnologia d'avanguardia, come la musica elettronica, l'elaborazione digitale, la video-art . Per questo motivo, le varie discipline, sono state suddivise in 4 Aree Creative, che comprendono 3 categoria ciascuna.

Il tema di questa edizione è : “IL MIO PARADISO  -la visione onirica di un personale stato emotivo o la surreale rappresentazione di un ambiente esoterico”.

L’esposizione sarà visibile tutti i giorni dal 2 al 14 settembre, dalle 19 alle 24, presso gli spazi di Factory Pelanda presso l’ex mattatoio di Testaccio.

La presentazione internazionale e il relativo party del Premio Adrenalina 3.0 si sono svolti sabato 2 Agosto 2014, in Spagna, presso EL HOTEL PACHA di Ibiza con la presenza di importanti personalità dell’IslaBlanca a consolidare questo gemellaggio culturale con il progetto.

Il Premio Adrenalina, prevede, come da tradizione, più eventi, in cui i finalisti selezionati sia dal pubblico sia dalla giuria, potranno mettere in mostra i propri lavori.

Una giuria di altissimo livello composta, tra gli altri, da Giovanna Mulas (poetessa), Joan Ribas (dj), Roberto Libera (archeologo), Roberto Mineo (Presidente Ceis), Federico Mollicone (operatore culturale) e presieduta dal direttore artistico e curatore Ferdinando Colloca (artista creativo) e dal co-curatore e direttore organizzativo Federico Bonesi.

Importante anche l’impegno sociale del premio, attraverso aste di beneficenza, raccolta di fondi e promozione del CEIS Fondazione Don Mario Picchi e dell’ Associazione Amici Alzheimer Onlus

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