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Lungo il Volturno scorrono più di 1000 anni di storia e forse più. Non si sa, infatti, la data precisa in cui la Basilica di Sant’Angelo in Formis fu costruita. Le prime tracce “scritte” si ritrovano in un atto datato X secolo, quando fu ceduta ai monaci di Montecassino dal Vescovo Pietro I di Capua. Ricavata su un antico edificio dedicato a Diana, la Basilica fu eretta in una zona ricca di sorgenti e da lì il nome “in formis”, dal latino “forma” (acquedotto); ma potrebbe pure derivare da “informis”, cioè “senza forma” e, quindi, spirituale.
Una verità, però, è incontrovertibile: il senso di pace e di grandezza di cui si può godere. A pochi minuti dalla strada principale, eppure così lontana dai rumori quotidiani, la Basilica fu dedicata a San Michele Arcangelo e conserva una statua a Lui dedicata, mentre schiaccia il diavolo.

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Tre navate da quattordici colonne con capitelli corinzi e il pavimento che riporta un’iscrizione risalente al 74 d.C. testimoniano la grandezza e la storicità della struttura, fiore all’occhiello della Campania medievale.

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Nell’abside centrale il grande Cristo benedicente dona un senso di grandezza e protezione, circondato dagli Evangelisti.

navata 

Zona chiave della Campania, da sempre è stato luogo di grandi battaglie, dapprima quella vinta dai giacobini (purtroppo) nel 1799, guidati dal generale Championnet e poi, quella del 2 e 3 ottobre 1860 che sancì la vittoria sui soldati borbonici da parte di Garibaldi (purtroppo ancora). E proprio quest’ultimo, approfittando della posizione favorevole di cui godeva dal “belvedere”, riuscì nel suo intento. Ancora oggi un piccolo cimitero accoglie le spoglie di circa 500 garibaldini caduti. Dei soldati borbonici non è dato sapere, né di quelli morti in “Patria”, nè di quelli deportati, torturati e, infine, uccisi a Fenestrelle.

Sala studio GDSU 8 (1)

È stata completata la realizzazione della nuova sala studio del Gabinetto Disegni e Stampe delle Gallerie degli Uffizi - evento epocale per la storia dell’istituto -, resa possibile grazie a vari anni di finanziamenti statali cui si è aggiunto il generoso sostegno della Fondazione non profit Friends of Florence attraverso il contributo del Peter Cundill Study Center.

Collocato al Piano Nobile dell’edificio vasariano, l’istituto conserva una delle raccolte grafiche più importanti al mondo, ovvero circa 177.000 opere, un terzo delle quali annualmente chiede di essere visionato da circa 1200 studiosi che lo frequentano, provenienti da tutto il mondo.

Per ovviare alla crescente domanda di consultazioni e per le pressanti esigenze di ampliamento degli spazi destinati a una collezione costantemente in fieri, l’istituto necessitava di una sala studio più ampia e dotata di tecnologie all’avanguardia (strumenti multimediali e postazioni informatiche) tali da consentire l’esame dei documenti nelle migliori condizioni di spazio, di luce e di sicurezza. Ed è per questo che, dopo oltre due anni di lavori – durante i quali l’attività dell’istituto non si è mai fermata - il Gabinetto Disegni e Stampe delle Gallerie degli Uffizi può oggi dotarsi di una nuova sala studio, completa di biblioteca e fototeca, che sarà aperta agli studiosi entro giugno e che oggi per la prima volta è stata presentata ai media.

In questa operazione un ruolo importante l’ha avuto la Fondazione non profit Friends of Florence che ha donato un contributo davvero sostanziale (368mila euro su un totale di circa un milione di euro) per la conclusione dei lavori, grazie alla convenzione sottoscritta nel 2013 dalla presidente Simonetta Brandolini d’Adda, con l’allora Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini.

“”A partire dal libro di disegni di Vasari e oltre – si pensi alla raccolta del Cardinal Leopoldo de’ Medici - le collezioni di disegni e stampe sono state il crogiuolo della Storia dell’Arte come disciplina e come metodo – ha detto il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt -. Esse hanno sempre favorito l’educazione dell’occhio e stimolato la discussione scientifica e la ricerca, che verrà ulteriormente incrementata con la nuova sala di studio del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi”.

"Questo progetto rappresenta un nuovo impegno per Friends of Florence perché è la prima volta che la nostra fondazione partecipa a un intervento di natura architettonica di questa portata. È stato realizzato un centro studi e un spazio architettonico bellissimo e molto funzionale – sottolinea Simonetta Brandolini d’Adda Presidente di Friends of Florence -. Grazie al progetto, il Gabinetto Disegni e Stampe ora dispone di una sala attrezzata e all’avanguardia per accogliere i ricercatori italiani e stranieri e per consentire loro di consultare e prendere visione di una collezione di stampe, disegni e fotografie unica al mondo. Ringraziamo  la Fondazione Peter Cundill Study Center per il contribuito che  ha permesso a Friends of Florence di  partecipare all’intervento".

Fototeca GDSU 3 

due secoli e mezzo di storia

Ai tempi del cardinal Leopoldo de’ Medici la privata consultazione delle opere d’arte su carta era intrinsecamente legata al criterio di ordinamento dei fogli della collezione: essi erano incollati in volumi divisi per età e per scuole in modo che “senza lettura, ma con la sola vista si sarebbero potuti riconoscere (…) i progressi dell’arte”, secondo quanto affermato da Filippo Baldinucci, storiografo e curatore della raccolta medicea ante litteram.

Fu con Pietro Leopoldo di Lorena che si istituì un Gabinetto, nominato per la prima volta nel 1782 ne La Real Galleria di Firenze di Luigi Lanzi, come luogo designato ad accogliere i volumi della collezione di grafica e a esporre alcuni dei suoi maggiori esemplari.

Si tratta, in nuce, di una consuetudine cui nel XIX secolo furono sottoposti molti dei fogli con l’intento di rendere pubblicamente godibile un patrimonio considerato fino ad allora poco accessibile: sia nella Galleria degli Uffizi che lungo il corridoio vasariano vennero esposti, anche per lunghi periodi, molti esemplari ritenuti emblematici della collezione.

I noti danni che l’esposizione alla luce apporta a questi fragili materiali fecero prendere coscienza della necessità di una maggiore tutela. Sotto la direzione di Corrado Ricci, nei locali ricavati dal vecchio teatro mediceo di Bernardo Buontalenti, all’inizio del Novecento vennero inaugurati una sala espositiva per le mostre temporanee, un deposito e la prima sala di consultazione aperta al pubblico, destinata a ospitare sin dall’inizio tanti celebri “padri fondatori” della storia dell’arte, da Heinrich von Geymüller, a Bernard Berenson, sino a Heinrich Bodmer, solo per citarne alcuni.

Sulla spinta di un più moderno concetto di funzionalità, tra il 1953 e il 1962, l’architetto e urbanista fiorentino Edoardo Detti (1913-1984) procedette al rinnovo degli ambienti. La sua cifra distintiva è ancora visibile nell’elegante ristrutturazione delle sale che funsero da accoglienza e consultazione e nelle linee essenziali e sofisticate della sala di esposizione, oggi appunto a lui intitolata.

“Negli anni futuri il compito che ci prefiggiamo è quello di promuovere lo studio e la ricerca sui materiali grafici secondo due direzioni principali - ha affermato Marzia Faietti, Direttrice del Gabinetto Disegni e Stampe delle Gallerie degli Uffizi -, la prima delle quali è quella della consultazione in loco, la seconda, invece, riguarda la possibilità di accedere alle collezioni di grafica estesa a quanti siano interessati (e anche a coloro che al momento pensano di non esserlo) attraverso la digitalizzazione delle immagini e la schedatura online dei disegni, avviate da qualche tempo con il progetto Euploos. Un intreccio intenzionale ed equilibrato tra i due diversi approcci - quello sul campo e quello a distanza, quest’ultimo inteso anche come primo criterio selettivo per guidare la successiva consultazione in sede – si auspica possa concorrere a comprendere, in tutta la sua potenziale capacità di stimolare conoscenze, riflessioni e ispirazioni artistiche, lo straordinario fondo di disegni e stampe affidato alla nostre cure”.

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Sarà un caso ma in questi giorni a sostegno del tema della bellezza e la ricchezza del patrimonio artistico presente nel nostro Paese, che ho affrontato recensendo il volumetto del giornalista di Report Emilio Casalini, viene in “aiuto” la rivista La Roccia, il nuovo bimestrale di attualità religiosa e culturale diretto da Marco Invernizzi, ma soprattutto nientedimeno che Papa Francesco che ha scritto un agile libretto insieme alla giornalista Tiziana Lupi, “La mia idea di arte”, edito da Mondadori. Cosa scrive il Papa, nella presentazione:“L'arte, oltre a essere un testimone credibile della bellezza del creato, è anche uno strumento di evangelizzazione. Guardiamo la Cappella Sistina: cosa ha fatto Michelangelo? Un lavoro di evangelizzazione." Inoltre il Papa interviene sui musei, che, "devono accogliere le nuove forme d'arte. Devono spalancare le porte alle persone di tutto il mondo. Essere uno strumento di dialogo tra le culture e le religioni, uno strumento di pace. Essere vivi! Non polverose raccolte del passato solo per gli 'eletti' e i 'sapienti', ma una realtà vitale che sappia custodire quel passato per raccontarlo agli uomini di oggi, a cominciare dai più umili." Sul libro del Papa sicuramente dovrò ritornare. Per ora voglio soffermarmi sull'articolo de La Roccia, presente nel numero di gennaio-febbraio. Si tratta dell'interessante intervento di Silvia de Ascanis, “Ricorda, non siamo altro che viaggiatori qui”, la collaboratrice de La Roccia intende ricordare che il nostro patrimonio artistico e culturale oltre ad essere una fonte notevole di ricchezza economica per l'Italia, è soprattutto una straordinaria occasione di evangelizzazione, visto il“costante richiamo alla bellezza del cristianesimo e alla capacità, tipicamente italiana, di costruire cose belle”.

La De Ascanis, parte dalla metafora della vita come viaggio che dovrebbe essere sempre presente nel cristiano, ciascuno di noi del resto è un pellegrino che percorre una via per giungere a una meta, la patria celeste. Non dobbiamo dimenticarlo, tutto quello che sta intorno a noi, che facciamo, o che incontriamo, lungo il percorso della nostra vita, è solo uno strumento per raggiungere la meta ultima.

La parola turismo, deriva dal francese,“tour”, viaggio, giro sportivo. De Ascanis ricorda a questo proposito i viaggi a tappe che facevano i giovani benestanti delle classi agiate europee, soprattutto dal Seicento all'Ottocento, con lo scopo di istruirsi e formarsi sia culturalmente che dal punto di vista esistenziale. Ogni tour, implica una partenza e un ritorno a casa: si va a scoprire e conoscere, per poi portare a casa, come faceva il grande poeta tedesco Wolfgang Von Goethe, che ha attraversato tutta l'Italia.

Fare turismo è una delle principali attività di tempo libero, è il tempo della libertà, amava ricordare monsignor Luigi Giussani. Una libertà, sia “da”, che “per”.

Peraltro nella Gaudium et Spes, si può leggere che il tempo libero dev'essere impiegato per “distendere lo spirito, per fortificare la salute dell'anima e del corpo; mediante attività e studi di libera scelta; mediante viaggi in altri paesi (turismo), con i quali si affina lo spirito dell'uomo, e gli uomini si arricchiscono con la reciproca conoscenza”. Quindi fare turismo, non è solo disimpegno, riduce le distanze,“sia in termini geografici che in termini culturali e sociali, e quindi promuove l'unità e la fraternità”. Qualcosa di simile lo rilevava anche Casalini, quando scriveva che il turismo, ha un'etica sociale, per sua natura, crea pace e scambio tra i popoli, valorizza e rispetta le persone.

la mia idea di arte

Addirittura De Ascanis, vede nel turista, che esplora e vive esperienze nuove, un ideale quasi olimpico, perchè attraverso i viaggi il turista, mira allo sviluppo integrale della persona e al suo benessere,“in armonia con l'ideale di conseguire una fraternità tra paesi e culture, superando gli ostacoli che vi si oppongono”.Infine il “Turismo, promuove la comprensione e l'affermazione dell'identità, potenziando in questo modo l'appartenenza a un certo ambito culturale”. Infatti è proprio attraverso il “confronto con il diverso che emergono le proprie caratteristiche e peculiarità, e che si prende coscienza del patrimonio intangibile di valori e credenze che guidano l'agire quotidiano”. Pertanto, non si arricchisce solo il visitatore, ma anche chi accoglie, che così potrà “misurare”, la propria cultura e di conoscerne nuove. Ma soprattutto, attraverso il turismo, si può favorire l'esperienza della fede, attraverso la contemplazione della bellezza dei paesi, delle culture e della natura, perchè “dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore” (Sap 13,5). Sicuramente è un'occasione preziosa per la missione di evangelizzazione della Chiesa dove il luogo visitato troviamo tracce di cristianesimo. E le tracce di cristianesimo in Italia sono innumerevoli, se si pensa all'Italia dei mille campanili, ogni luogo piccolo o grande è impregnato, fatto di cristianesimo.

Pertanto, “basterebbe, 'far parlare' il patrimonio di arte e cultura di cui il nostro territorio è ricolmo, per dare ad altri la possibilità di fare un'esperienza di fede. Basterebbe - conclude la De Ascanis - imparare ad accorgersi del bello che ci circonda, per essere missionari a casa nostra”. Anche perchè l'umanità d'oggi smarrita, priva di senso, sazia e disperata ha profondamente bisogno di rialzarsi e riprendere il suo cammino, e quale migliore medicina come la bellezza dell'arte e le sue meraviglie.

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