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Nell’anno in cui gli occhi di tutti sono puntati su San Pietro e i piedi di tanti pellegrini attraversano via della Conciliazione, l’esposizione promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura e curata da Laura Petacco e Claudio Parisi Presicce, propone un viaggio a ritroso nel tempo nei luoghi che conducono alla Basilica di San Pietro, raccontandone le profonde trasformazioni dall’antichità fino al Giubileo del 1950, anno in cui ne venne completato l'arredo urbano.

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Dal 9 settembre al 9 ottobre 2016, la BAG GALLERY di Parma ospita la mostra Mantua, Cuba, curata da Andrea Tinterri, organizzata da BAG GALLERY e Zeitgeist Art Exhibit Group, col patrocinio della Fondazione Casa America e in partnership con #AImagazine, che presenta una selezione di 21 fotografie di Paolo Simonazzi (Reggio Emilia, 1961), che fanno parte di un progetto inedito di oltre 40 immagini realizzato nell’isola caraibica, nato dalla collaborazione con lo scrittore Davide Barilli.

Mantua è una piccola città di frontiera, a ovest della capitale L’Avana, che, secondo quanto racconta una leggenda, venne fondata da un gruppo di naviganti italiani - molti sono i cognomi, per lo più genovesi, fra gli abitanti del paese - naufraghi di un brigantino dal nome ‘Mantua’.

Attorno a questo aneddoto, a metà tra il mito e la realtà, si è sviluppato il racconto fotografico di Paolo Simonazzi che ha affrontato l’olvido, ovvero quel sentimento della dimenticanza, fatto di simboli, piccoli totem intimi, interni di case, manifesti, edifici abbandonati, che conservano icone e pitture murarie di un socialismo forse ancora romantico, inserite nel contesto storico attuale in cui Cuba, finito l’embargo economico, sarà costretta ad aprirsi e, necessariamente, a cambiare.

Con i suoi scatti, Simonazzi fissa questo momento di sospensione, tra quello che la storia recente dell’isola ha già tramandato e quello che si deve ancora scrivere, in linea con la sua cifra stilistica che lo ha portato a documentare la poetica dei piccoli mondi, ovvero quella condizione dello spirito che si sperimenta solo vivendo in provincia, non importa se emiliana o cubana.

“Leonard Cohen - afferma lo stesso Simonazzi - sostiene che quando un autore compone una canzone, compone sempre quella canzone. In effetti anche a Mantua ho ritrovato atteggiamenti simili a luoghi distanti nello spazio, che avevo precedentemente fotografato. Ho scoperto i simboli che hanno caratterizzato la cultura e l’educazione di quel paese”.

Mantua, Cuba è un progetto organizzato da BAG GALLERY, un marchio che rappresenta l’impegno nel contemporaneo, in particolare nel mondo della fotografia. Dopo l’anteprima parmigiana, la mostra viaggerà a L’Avana, a novembre, in occasione della Settimana della Cultura Italiana a Cuba.

Accompagna l’esposizione un libro Greta edizioni con un racconto di Davide Barilli e un’introduzione di Andrea Tinterri in forma di intervista con Paolo Simonazzi

Paolo Simonazzi (Reggio Emilia, 1961) divide la propria vita tra l'attività di medico e quella di fotografo, a cui si dedica con passione.

Nel 2016 espone presso la Collezione Maramotti, all'interno dell'XI edizione del festival di Fotografia Europea, dedicato alla via Emilia. Il progetto che propone, So near, so far, è un’ originale rilettura dei suoi progetti principali che guardano alla propria terra d'origine con uno sguardo complice, affettuoso ed ironico al tempo stesso.

Nel 2015 presenta a Torino, in occasione di The Other Art Fair, Torino, il progetto inedito Icons of Liscio, afferente alle icone del ballo liscio in Emilia-Romagna. Nel 2015 espone a Rimini (Museo della Città) Cose ritrovate, mostra realizzata e presentata nel 2014 per la IX edizione di Fotografia Europea: un viaggio visionario ispirato ai testi letterari di Ermanno Cavazzoni e di Raffaello Baldini (cat. Marsilio, 2014). Il progetto Bell'Italia (cat. Silvana Editoriale, 2014), presentato in anteprima a Fotografia Europea 2011, è successivamente approdato a Sydney, Melbourne (2012) e Tokyo (2014).

Dal 2006 al 2010 si è dedicato a Mondo Piccolo, un lavoro alla riscoperta delle terre care a Guareschi, luoghi dell'anima più che della geografia (cat. Umberto Allemandi, 2010), con tappe in varie città italiane. Tra la Via Emilia e il West (cat. Baldini Castoldi Dalai, 2007) è il titolo della mostra esposta a Villa delle Rose – MAMbo, Bologna (2007), e a seguire in altre sedi italiane e straniere tra cui New York e San Francisco. Nel 2006 si è avvicinato al tema del disagio sociale con il progetto La casa degli angeli, presentata alla I edizione di Fotografia Europea e successivamente alla VI edizione di FotoGrafia – Festival Internazionale di Roma (2007). Circo Bidone, uno dei suoi primi progetti fotografici, racconta di un piccolo circo sopravvissuto all'epoca della multimedialità e degli effetti speciali (cat. Zoolibri, 2003, con prefazione di Moni Ovadia).

Davide Barilli, nato a Parma nel 1959, ha pubblicato numerosi romanzi e raccolte di racconti. Diversi suoi libri sono ambientati a Cuba, come Le cere di Baracoa (Mursia, 2009), La nascita del Che (Aragno, 2014) e Carte d’Avana (Fedelo’s, 2010), rispettivamente secondi ai premi Fabriano (2010) e Chiara (2014) e vincitore del premio  Microeditoria per la narrativa (Chiari, 2011). Assiduo frequentatore dell’isola caraibica,  ha presentato i suoi libri e tenuto conferenze alla Feria internazionale del libro, Uneac (Unione scrittori e artisti cubani), Flex (Università di lingue straniere), Fondazione Guillen, biblioteca Villena, Casa Garibaldi, ex Union latina, sede della sezione avanera della Dante Alighieri, partecipando a numerose edizioni della Settimana della Lingua italiana. Recentemente ha curato l’antologia Gli amanti del secondo piano che raccoglie racconti di alcuni fra i più importanti narratori cubani di oggi come Alberto Guerra, Marcial Gala e Emerio Medina. Da oltre 25 anni lavora come giornalista  nella redazione della Gazzetta di Parma, occupandosi di cronache e della pagina culturale.

Il Colosseo restaurato

Vogliamo che il mio mondo si metta a disposizione del Paese per quello che serve al Paese. Che i giovani pensino di poter lavorare in Italia, che gli artigiani cerchino di non chiudere le proprie attività”. Questa la dichiarazione di Diego Della Valle, titolare del gruppo Tod’s, alla conferenza stampa di presentazione, il 1° luglio scorso, della fine dei lavori di restauro degli esterni del Colosseo insieme al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al ministro per i Beni e le Attività culturali, Dario Franceschini. Tod’s è sponsor dell’operazione. “Operazioni come questa - ha sottolineato della Valle - servono come avvio dei rapporti tra mondo delle imprese e quello che è pubblico. La giornata di oggi è culturale ma ha anche un senso economico importante per quanto il turismo può apportare”.

il Colosseo ha avuto nel 2015 6.551.046 visitatori, +6% rispetto al 2014, pari a +369.344 ingressi ed oltre ad essere il monumento più visitato d’Italia , è il secondo al mondo dopo la Grande Muraglia cinese.

L’investimento di 25 milioni di euro assegnato dal gruppo all’impegno sul Colosseo prevede, in particolare:

Il Piano di interventi:

allestimento delle opere provvisionali per singoli settori, integrazione del rilievo e mappatura dello stato di conservazione;

restauro dei prospetti comprensivo di prima verifica d’insieme, eventuali preconsolidamenti, pulitura con acqua nebulizzata, stuccature, trattamento degli elementi metallici;

progressiva rimozione delle strutture in tubo/giunto poste a protezione delle arcate del primo ordine e sostituzione con nuova recinzione.

Il progetto di restauro complessivo aveva previsto altre due fasi:

progettazione ed esecuzione, con acquisizione del progetto definitivo in fase di offerta, dei lavori per la realizzazione di un Centro Servizi entro il terrapieno tra via Celio Vibenna e la piazza del Colosseo. La durata stimata dei lavori è pari a 18 mesi. Il Piano di interventi prevederà:

scavo del terrapieno posto sulla piazza del Colosseo (con assistenza archeologica) e allestimento opere provvisionali;

realizzazione della struttura portante del Centro Servizi;

nuova copertura della struttura con terra e trattamento a verde;

finiture interne ed esterne;

Della Valle e i restauratori del Colosseo

Restauro degli ambienti interni del monumento, comprese le opere impiantistiche. Si procederà al restauro degli ambulacri, dei due terzi dei sotterranei (ipogei) e alla messa a norma e implementazione degli impianti tecnologici. 

Durante i lavori, che consegnano una superficie visitabile incrementata del 25%, il Colosseo rimane aperto al pubblico.

La prima fase dei lavori di restauro del Colosseo, è quindi finalmente giunta al termine.

I ponteggi, che da ottobre 2013 hanno celato le prime 5 arcate, hanno lasciato spazio solo ed esclusivamente alla magnificenza del monumento, simbolo indiscusso della cultura italiana, che ha ritrovato il colore delle sue pietre velate dalla patina del tempo.

Il lavoro è il risultato della stretta collaborazione tra le migliori professionalità del nostro Paese (archeologi, architetti, ingegneri, restauratori e operai specializzati), che hanno contribuito con la propria esperienza, dedizione e passione al restauro. Le lavorazioni si sono basate principalmente sul ricorso alla sapiente manualità dei singoli operatori, tramite un intervento minuzioso e di assoluta precisione, dove emerge la grande e inimitabile abilità degli artigiani italiani che tutto il mondo rispetta.

Restaurare un monumento così importante, che è simbolo dell’Italia nel mondo, attraverso una forte sinergia tra pubblico e privato, è uno stimolo che vorremmo venisse seguito da altri, a partire dalle grandi realtà imprenditoriali italiane. I Beni Culturali dell’Italia rappresentano un patrimonio di bellezze che nessun altro Paese può vantare; riportarli al loro splendore ci permetterà di attirare sempre più turisti nel nostro Paese e quindi creare imprese ed occupazione diffusa nel territorio, soprattutto occupazione giovanile: giovani che avranno un lavoro ed allo stesso tempo potranno contribuire allo sviluppo culturale ed economico del nostro Paese, orgogliosi di poterlo fare. Questo non è un sogno, è vera realtà, basta volerlo fare davvero e farlo subito”, aveva commentato all’inizio dell’avventura del restauro Diego Della Valle.

Per la pulitura del Colosseo è stata utilizzata prevalentemente acqua nebulizzata a temperatura ambiente senza aggiunta di solventi, nel pieno rispetto di tutte le norme ambientali. Questa procedura, opportunamente dosata, ha rimosso i depositi e le croste nere, senza intaccare in alcun modo il materiale lapideo e le sue preziose patine, né i segni di lavorazione che sono la testimonianza di storia e di tecnica.

Ecco alcuni dati quantitativi:

10.150 m² di superfici in travertino restaurate

1700 chili di calce e inerti di diversa dimensione e colore

13.000 ca. foto scattate per documentare il restauro del Colosseo

1200 m² di cancellate, telai e parapetti in ferro

81.895 elementi censiti nel prospetto nord e sud

Con il chiudersi di questa importante fase di lavori e con l'ormai ultimato smantellamento delle impalcature, si restituisce a tutti i visitatori una prima porzione restaurata del monumento, su cui leggere i segni della sua storia.

presentazione

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