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Reggio Calabria - De Masi rilancia la sua battaglia contro l'usura bancaria

L’invito fatto dall’imprenditore Antonino De Masi alle istituzioni perché si costituiscano parte civile nel procedimento del 3 aprile p.v. nei confronti di una banca per il reato di usura ci mette tutti di fronte a una scelta: continuare a guardare da un’altra parte mentre il sistema bancario viola e avvelena il mercato creditizio (e così l’intero sistema economico) o finalmente prendere posizione a difesa di un diritto solenne ed essenziale al futuro dell’Italia.

De Masi si batte da oltre dieci anni contro la pratica criminosa attraverso cui il sistema bancario, per perseguire il massimo profitto, viola impunemente il bene e l’interesse pubblico, dimostrando al costo di prezzi altissimi – ma inequivocabilmente – le responsabilità penali delle banche nella morte e il fallimento di moltissime aziende.

Con la sua lettera, dunque, l’imprenditore gioiese ci impone finalmente di decidere da che parte stare: coraggiosamente al suo fianco nella titanica battaglia che sta combattendo contro un sistema marcio, o vigliaccamente tra nel fila di chi, pur sapendo, sceglie da sempre di tacere nella speranza di non trovarsi mai nella stessa situazione. In questo contesto, le istituzioni – per prime la Provincia di Reggio Calabria e la Regione Calabria – hanno il dovere di dimostrare chiaramente e una volta per tutte la propria posizione, accogliendo l’opportunità storica di costituirsi parte civile nel procedimento che sta per essere avviato contro i dirigenti di una banca primaria.

Il livello di disoccupazione è ai massimi storici e la difficoltà di fare impresa – in un Paese come l’Italia, retto dalla costellazione di micro e medie imprese, ma soprattutto nel nostro territorio pianigiano, già vessato da centinaia di pesanti criticità – sta raggiungendo il punto di non ritorno, oltre il quale sarà difficile persino augurare un qualche tipo di futuro ai nostri figli. Scuotere l’opinione pubblica, oltre che il Governo e le istituzioni centrali, con un gesto forte come quello sollecitato da De Masi può e deve cambiare la tendenza.

La Provincia si faccia apripista di questo nuovo corso e, consequenzialmente a quanto promesso durante il consiglio provinciale dell’11 luglio 2013, si costituisca parte civile nell’imminente processo, eleggendosi così ad esempio per gli altri enti e istituzioni. È giunto il momento di costringere i tanti Don Abbondio annidati nella nostra società a venire allo scoperto, perché se c’è una cosa di cui i cittadini hanno bisogno per recuperare la fiducia, in una congiuntura socioeconomica critica come quella attuale, è della certezza di poter contare ancora sul supporto delle istituzioni nella lotta contro le ingiustizie.

Giuseppe Longo,
Consigliere Provinciale

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