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Da aspirante calciatore a promettente attore, incontro con Roberto Bagagli

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Roberto Bagagli è un giovane attore di grande talento che ho incontrato alla prima dell’interessante commedia musicale Il Congresso degli Arguti, andata in scena al Teatro Quirino di Roma lo scorso inverno, riscuotendo un notevole successo di pubblico e critica. Alla regista Anna Rita Cammerata, anche autrice dei testi e delle musiche, va il merito di essersi saputa cimentare su un argomento al quale nessuno aveva mai pensato a livello di soggetto per un’opera teatrale. Roberto ha interpretato il simpatico ruolo del Babbuino, una delle sei statue parlanti dell’Antica Roma, alla quale è stata dedicata, fra l’altro, la famosa via del centro della Capitale.

È sorprendente notare il suo entusiasmo e la passione per il teatro, nata quando era piccolo ma esplosa successivamente, dopo un periodo di incubazione, nel corso della quale il giovanotto pensava di poter diventare un calciatore, sogno nel cassetto di molti giovani.

Una serie di eventi hanno poi indirettamente illuminato la strada maestra e nel nostro incontro, con ironia e solarità, mi ha raccontato i punti salienti del suo percorso.

Qual è stato il magico momento in cui hai percepito per la prima volta la consapevolezza del tuo spiccato interesse verso il teatro?

Il mio interesse verso il teatro posso dire che è nato nell’età adolescenziale, durante un’uscita scolastica. Ci portarono a vedere uno spettacolo: Forza venite gente. Io, che prima di allora non ero mai stato in un teatro, fui letteralmente catturato da ciò che vidi! In quell’ora e mezza ricordo di aver vissuto un’esperienza magica; mentre il vero e proprio desiderio di salire sul palcoscenico e divenire un attore, l’ho avvertito in un letto di ospedale all’età di 25 anni, durante una mia degenza.

Sin da piccolo hai regolarmente esercitato attività sportive, prima nel nuoto e poi intraprendendo una promettente carriera di calciatore, interrotta prematuramente a causa di un incidente. Vorresti parlarmene?

Da bambino si cerca sempre di inseguire i propri idoli e i miei vestivano calzoncini e scarpini, mentre correvano dietro ad una palla. Quando perseguo un obiettivo, mi metto in gioco dando tutto me stesso; alla fine devo arrivarci, devo toccarlo, anche sconfinando a volte le cosiddette “linee di demarcazione”. Se si vuole davvero una cosa si deve rischiare, ma come succede spesso, la vita non è così benevola e ti pone degli ostacoli. Mi piace vederla così, che Lei, la vita, con me ha giocato la carta degli infortuni, pur di farmi capire che stavo percorrendo una via non troppo congeniale. Mi spiego meglio, nel settembre 2010 mi infortunai seriamente, rompendomi tutti i legamenti del ginocchio sinistro. Ora, a quasi sei anni di distanza, sono tornato a giocare qualche partita tra amici, niente più. Citando questo aneddoto, voglio solo dire che non ce l’ho con la vita; anzi, questa esperienza mi ha suggerito un chiaro messaggio che ho ben recepito, traendone un utile insegnamento. Infatti, ho capito chiaramente che la mia strada è un’altra.

Nel luglio del 2007 hai fatto parte dello spot pubblicitario “Canone Rai”. Come è andata?

Nel 2005 ero fidanzato con una ragazza di Fiumicino. Suo fratello e i suoi amici, come me, erano malati per il calcio. Uno di loro, parlando con noi una sera, ci disse che gli addetti al casting del film Notte prima degli esami oggi stavano cercando dei ragazzi bravi a giocare al calcio, poichè la trama del film si intrecciava con i mondiali e, quindi, ci sarebbe stata una partita. Tutti insieme ci recammo ai provini, ma solo tre di noi furono presi. Due anni dopo, tra lo stupore, fui contattato da un casting della produzione di uno spot pubblicitario; mi dissero che avevano trovato tra gli archivi delle mie foto e che desideravano vedermi di persona. Quindi, andai e feci il provino. Ricordo che quando uscii da quello studio, provai un forte senso di sicurezza; non so per quale motivo, ma ebbi immediatamente la netta sensazione che mi avrebbero scelto. Da lì a poco mi arrivò la telefonata di conferma che avrei fatto parte dello spot. Fu una bellissima esperienza! Durante le giornate di riprese, riflettevo positivamente nel constatare che non provavo timore o vergogna davanti alla telecamera. Al contrario, mi trovavo perfettamente a mio agio e posso senz’altro confidarti che questa esperienza, nella mia prospettiva artistica, ha giocato un ruolo fondamentale, direi determinante.

Dopo questa esperienza sul set ci sarà una nuova battuta d’arresto, nel corso della quale hai potuto riflettere e quindi elaborare la tua “necessità” di dedicarti alla recitazione, anche ripercorrendo le emozioni legate alla famosa rappresentazione teatrale Forza venite gente, che aveva lasciato una traccia indelebile nella tua memoria. Quando prende inizio il tuo percorso artistico?

Il mio percorso artistico comincia nel settembre 2008, anno in cui iniziai a frequentare la scuola di recitazione La stazione. Ricordo che era luglio. Chiamai una mia amica attrice e le dissi che volevo diventare un attore. A pensarci ora, questa cosa mi fa sorridere! Gli chiesi qualche consiglio in merito a come avrei potuto cominciare e lei mi suggerì di contattare questa scuola.

Nel 2011 tu e Andrea Bizzarri, avete dato vita ad una Compagnia teatrale. Finora, cosa avete rappresentato?

Andrea Bizzari diventerà un grande regista e un grande autore. L’ho conosciuto lì, durante il periodo a La Stazione insieme ad Alida Sacoor, l’altro tassello della nostra compagnia. La soprannominammo e si chiama tutt’ora Rèadarto. Il primo spettacolo fu Calabroni, in scena a novembre 2011 al piccolissimo Teatro Manhattan e poi, nel 2014, durante il concorso Fringe Festival. L’anno successivo portammo in scena Bobò al Teatro Agorà. Nel 2013 fu la volta dello spettacolo Diana e la Tuda di Luigi Pirandello, entrambi in scena al Teatro Colosseo. Il 2014 è l’anno di Viva la Guerra al Teatro dell’Orologio e riportato a marzo di quest’anno al Teatro Nino Manfredi. Per me Viva la Guerra rappresenta un piccolo capolavoro scritto da Andrea. Ovviamente, tranne che per le opere Diana e la Tuda, i testi sono tutti scritti e diretti da Andrea.

Negli anni successivi hai lavorato di frequente in teatro. Quando è avvenuto il tuo incontro con la bravissima regista e autrice Anna Rita Cammerata?

Il primo incontro con Anna Rita avvenne durante l’ultima replica di Viva la Guerra presso il Teatro dell’Orologio. Credo molto nel destino.

Vorresti parlarmi della commedia musicale Il Congresso degli Arguti, scritta e diretta dalla stessa Anna Rita Cammerata e portata in scena con successo al Teatro Tasso di Sorrento e al Teatro Quirino di Roma. Cosa ti ha lasciato questa significativa esperienza da una punto di vista umano e professionale?

Parlerei per ore dell’esperienza legata al Congresso degli Arguti. Nel febbraio 2015 mi contattò Anna Rita, la quale mi disse che le ero piaciuto molto in Viva la Guerra e che aveva un ruolo per me nel suo nuovo spettacolo. Ti giuro Daniela, finchè non ho firmato il contratto non ci credevo! E’ stata un’esperienza straordinaria. Ti confido che, inizialmente, non mi sentivo proprio a mio agio; sai, confrontarmi con attori di quel calibro non è stato facile. Ci sono state notti insonne, non lo nego, ma che mi hanno aiutato a trasformare la paura in consapevolezza; infatti, mi resi conto che se mi trovavo lì sul palco, era perchè sapevo starci! Questo mi ha lasciato, oltre il gusto e la soddisfazione di salire su un palcoscenico come quello del famoso Teatro Quirino, l’orgoglio di aver lavorato con grandi professionisti, sapere di essere un attore.

Nell’ambito di questa commedia, ambientata nella Roma Papalina e dedicata alle sei statue parlanti, di cui la più nota nella cultura popolare romana è quella di Pasquino, interpretavi il Babbuino. Vorresti parlare ai nostri lettori del tuo personaggio?

Il Babbuino è il miglior sileno che io abbia mai conosciuto. E’ l’unica statua parlante alla quale sia stata dedicata una via al centro di Roma. Forse qui esagero, però lui dovrebbe stare al pari di Pasquino, anche perché se Pasquino ha le “pasquinate”, in questo caso ci sono anche le “babbuinate”!!

Dopo aver visto la commedia, alcuni addetti ai lavori e non, mi hanno detto che il Babbuino era entrato in me e sinceramente non avrebbero potuto farmi miglior complimento. Sai, un attore quando deve interpretare un personaggio, comincia a vivere come quel personaggio, in tutto e per tutto, ma non mi era mai capitato di interpretare una statua. Il Babbuino mi ha messo in seria difficoltà anche perché, me ne vergogno un pò a dirlo che, pur essendo romano, non conoscevo tutte le sei statue parlanti di Roma. Nella mia memoria avevo ricordi sbiaditi, che risalivano ai racconti di mia nonna, quindi, non avevo un’idea completa del personaggio. Ora posso dire di conoscerlo come le mie tasche. Consiglio ai lettori di andare a visitare la fontana del Babbuino, situata nell’omonima via!

Quali sono i tuoi programmi nell’immediato futuro?

I miei programmi futuri? Mi piacerebbe mettermi in gioco davanti la macchina da presa, col grande schermo. Ho avuto poche opportunità di lavorare per la televisione e ancor meno per il cinema. Sono cosciente che questo mondo per uno come me, fornisce pochissime occasioni, però sono convinto che prima o poi avrò anche io le mie carte e allora sì che verrà il bello! Aggiungo che il teatro non lo lascerò mai. Spero di continuare a lavorare, poiché amo profondamente il mio lavoro di attore.

 

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