"70/30”: dal 1° ottobre il nuovo teatro è di scena al Biondo di Palermo
Sono state oltre 150 le domande di partecipazione alle selezioni per la rassegna 70/30 - Il teatro che verrà, promossa dal Teatro Biondo di Palermo per gli artisti under 30, ai quali il Biondo offre il palcoscenico, i servizi tecnici, la comunicazione e l’intero incasso tolte le spese Siae. Hanno risposto al bando, da tutta Italia e anche dall’estero, compagnie di teatro e danza e singoli performer, le cui proposte hanno contribuito a tracciare una mappa della nuova creatività, alla quale il Teatro Biondo si riserva di attingere anche in futuro per altre iniziative dedicate ai giovani.
«La quantità e la qualità delle domande presentate – spiega il direttore del Biondo Roberto Alajmo – hanno fatto affiorare un continente sommerso di giovani compagnie che normalmente sfuggono ai radar dei teatri Stabili. Le compagnie selezionate sono solo un’avanguardia: loro, assieme a molte altre che si sono candidate, rappresentano il futuro del teatro italiano. Questa vetrina consentirà a loro di farsi conoscere da un pubblico più vasto e diverso dai circuiti abituali, e al Biondo di ottemperare ancora una volta al suo ruolo di servizio pubblico teatrale».
La rassegna 70/30, curata da Roberto Giambrone, prenderà il via nella Sala Strehler del Teatro Biondo il 1° ottobre e proporrà i sei spettacoli ritenuti più interessanti per tematiche, stile e maturità espressiva. Il comune denominatore dei lavori scelti, condiviso con buona parte delle proposte giunte al Biondo, è il disagio delle nuove generazioni di fronte alla complessità e alla violenza del contemporaneo, che esige prestazioni sempre più dure a fronte di un incerto e cupo futuro. I giovani autori, registi e attori portano in scena la loro rabbia, il disagio, ma anche i desideri e le speranze, liberandole come in un rituale catartico.
Si comincia l’1 e 2 ottobre alle 21.00 con Sempre domenica del Collettivo Controcanto di Roma, con la regia di Clara Sancricca: uno spettacolo sul lavoro, o meglio sul tempo, l’energia e i sogni che il lavoro quotidianamente mangia, consuma, sottrae. Sul palco, Federico Cianciaruso, Fabio De Stefano, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero, schierati di fronte al pubblico su sei sedie, tessono una trama di storie incrociate. Sono vite affaccendate nei quotidiani affanni, vite che si arrovellano e intanto si consumano, che a tratti si ribellano in un carosello di moti e fallimenti dove il lavoro pesa come un destino ineluttabile.
Il 5 e 6 ottobre alle 21.00 sarà la volta di Fabrizio di Manuel Capraro, un one man show interpretato da Giacomo Lilliù e proposto dalla Compagnia Gli Artimanti, che opera tra Milano e Roma. In un mondo in cui l’unica cosa che conta è il denaro, in cui i sentimenti, le emozioni, la musica, il movimento non sono concessi, Fabrizio denuncia la necessità di aggrapparsi a qualcosa di profondo ed eterno, la sua immaginazione e le sue allucinazioni ci traghettano all’interno dei ricordi e ci fanno entrare nel Burlesque Club del suo grande amore, la star Mirandolina, presa in prestito da La locandiera di Goldoni. Un monologo incalzante, appassionato e tragico: il grido di una generazione che non si arrende e che lotterà fino all’autodistruzione.
A seguire, l’8 ottobre alle 17.30 e il 9 alle 21.00, il Collettivo Schlab di Roma proporrà Fäk Fek Fik, diretto da Dante Antonelli e interpretato da Martina Badiluzzi, Giovanna Cammisa e Arianna Pozzoli. Lo spettacolo, vincitore lo scorso anno del “Roma Fringe Festival”, è una scrittura originale che comincia là dove finisce il testo Le presidentesse del caustico drammaturgo austriaco Werner Schwab. Le tre pensionate di Schwab, imprigionate in una vuota e desolante cucina sono sostituite da tre giovani, che riprendono le fila del discorso con lo spirito della loro età, con la follia urlata della loro giovinezza emarginata, disillusa, arrabbiata. Tre ragazze che hanno l’ardire di sfidare il deserto di sentimenti e di valori del mondo contemporaneo, in nome delle minoranze, delle sottoculture oppresse e travolte dal rumore assordante della comunicazione. Desideri d’amore sempre più contorti e incerti, emarginazioni sempre più silenziose, periferie di un mondo globalizzato sono al centro di questa invettiva acuta e ironica, appassionata ma spietata.
Il 15 e 16 ottobre alle 21.00 saliranno sul palco i palermitani Gabriele Cicirello e Simona Sciarabba, per interpretare Caterina, di cui Cicirello è anche autore – insieme a Manuel Mannino – e regista. L’ossessione per una donna impedisce al protagonista il raggiungimento delle sue ambizioni artistiche, ma allo stesso tempo diventa fonte di ispirazione per la sua creazione. Un conflitto che procura sofferenza e conduce ad estreme conseguenze. La donna, benché compaia solo come silhouette e voce senza volto, domina la scena. La drammaturgia non lascia intendere se essa sia mai esistita o se sia già morta, in fondo potrebbe essere solo un’ombra di cui l’uomo è ora vittima e ora carnefice.
La rassegna proseguirà il 22 e 23 ottobre, sempre alle 21.00, con A tre ombre, ideato, diretto, coreografato e interpretato dalle attrici e danzatrici palermitane Federica Aloisio, Federica Marullo, Gisella Vitrano. Lo spettacolo racconta, con i linguaggi del teatro e della danza, i diversi desideri che convivono in seno ad un unico individuo, che si diverte a giocare e ad orchestrare le proprie ombre. Il filo sul quale sono stese alcune lenzuola segna il confine tra la luce e l’ombra, tra l’agire e il desiderio di ritrarsi dal mondo. Questa paradossale condizione è il pretesto per tracciare un bilancio della propria vita: lettere mai inviate, decisioni mai prese, medaglie mai vinte, che sembrano condurre ad un unico inesorabile epilogo.
La rassegna si concluderà il 26 e 27 ottobre (ore 21.00) con Un tram che si chiama Desiderio di Tennessee Williams nella messa in scena della Compagnia Fogli Bianchi di Milano diretta e interpretata da Dalila Reas, Davide Casarin, Viola Lucio e Giacomo Vigentini. Un classico della moderna letteratura drammatica rivisitato da un gruppo di ragazzi appena diplomati all’Accademia Paolo Grassi di Milano. Un accurato lavoro sulla recitazione, per portare alla luce i conflitti insiti nel testo. Elementi come l’acqua, la scenografia claustrofobica e i tamburi che suonano nei cambi scena, servono a sottolineare e rendere forti le linee di tensione di cui il testo è composto. Una regia semplice ed efficace, per uno spettacolo giovane e per tutti, dove la tensione cresce fino all’ultima toccante scena.
L’ingresso ai singoli spettacoli costa 10 euro; è possibile acquistare un carnet per i sei spettacoli a 50 auro.
Sabato 3 settembre2016 si è conclusa con successo la serie di incontri culturali, che hanno animato le calde serate estive di Cinema sotto le stelle, organizzate nello splendido giardino della villa di Giancarlo De Leonardis eSissi Parravicini, coppia storica di cineasti d’eccellenza, persone affabili e oltremodo ospitali.
Ospite d’onore dell’ultima serata è stato il regista Giuliano Montaldo insieme alla compagna Vera. Nato a Genova, ha dedicato una vita al Cinema, dove vi lavora da bel 66 anni. Ha iniziato da giovanissimo come attore, per poi passare alla regia di opere cinematografiche di grande spessore umano, storico e culturale, quali Sacco e Vanzetti, Giordano Bruno, L’Agnese va a morire, il kolossal Marco Polo, per arrivare a I demoni di San Pietroburgo e il più recente L’industriale del 2011. Nella sua carriera ha ricevuto ambiti premi e riconoscimenti.
Al termine della proiezione del suo documentario sulla rivoluzione cubana L’Oro di Cuba (2009) gli ho chiesto quali fossero le sue impressioni in merito a questa iniziativa portata avanti per tutta l’estate da Sissi e Giancarlo, in veste assolutamente privata e il Maestro ha risposto: Conosco questa coppia di amici da moltissimi anni. Con Giancarlo ho anche lavorato insieme e posso dire che il suo amore per il Cinema è contagioso. È stato un grande parrucchiere di scena e fa parte di quelle figure professionali, come gli scenografi, i costumisti e tutte le maestranze, che non stanno mai sotto i riflettori, poiché svolgono la loro importantissima attività dietro le quinte. Ma il risultato è dato dal lavoro di squadra. Le due esperienze che ho condiviso sul set con lui sono rimaste impresse nella mia memoria, soprattutto per il rapporto umano e per il suo modo di essere sempre presente, dimostrando infinita buona volontà.
Oggi lo scenario cinematografico è cambiato; non si fanno più film in costume e in coproduzione. E pensare che un tempo gli americani chiamavano Cinecittà la Hollywood sul Tevere ed erano sbalorditi dalla precisione e dalla professionalità delle nostre maestranze. Quando nel 1980 stavamo in Cina per effettuare le riprese del mio film storico-drammatico Marco Polo, gli studenti cinesi presenti sul set rimanevano quasi incantati dal nostro modo di lavorare, restando per ore a guardare, in silenzio, per imparare, ammirati dalle capacità dello scenografo, del parrucchiere, dell’operatore alla macchina etc. Io osservavo questi ragazzi, chiedendomi cosa avrebbero fatto nella vita; molti di loro hanno saputo affermarsi! La Cina di oggi è molto diversa da quella di trent’anni fa.
In merito a questa splendida serata trascorsa in vostra compagnia e inventata da Giancarlo e Sissi, in uno spazio che hanno saputo trasformare in un accogliente cineclub, posso dirle che rimarrà nel mio cuore. Queste iniziative vanno promosse per il piacere di condividere con gli amici, addetti ai lavori e non, le emozioni che solo il Cinema riesce a regalare a chi ne è veramente appassionato.
Questi appuntamenti, che hanno visto la partecipazione di tanti amici dell’ambiente cinematografico e non solo, sono stati resi piacevolmente interessanti dalle numeroseproiezioni di cinema d’autore, docufilm di impegno civile, mostre d’arte e presentazioni di libri, fra i quali l’opera editoriale Non mi sono fatto mancare niente – la mia vita all’ombra di un padre ingombrante (Mondadori,2016), nel quale l’autore Piero Villaggio, genero di Giancarlo De Leonardis, si racconta a cuore aperto, con sottile ironia e grande onestà intellettuale.
L’ iniziativa, su idea di Giancarlo e Sissi, è stata realizzata grazie alla CINETECA NAZIONALE DEL CENTROSPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA e al contributo dell’AUGUSTUS COLOR. Augusto Pelliccia, intervenuto simpaticamente all’ultima serata, ha messo a disposizione le attrezzaturecinematografiche per porre in opera gli eventi. Un lavoro molto impegnativo, nel quale sono state di valido aiuto le collaborazioni dell’amica di una vita di casa De Leonardis, la nota segretaria di edizione e regista Annamaria Liguori e della regista e produttrice Emanuela Morozzi.
Annamaria Liguori svolge la sua professione di segretaria di edizione in cinema da circa quarant’anni e da grande appassionata, ha realizzato anche alcuni corti di forte impatto sociale, sul tema della leucemia, sulle nuove terapie per combattere il cancro, ed ancora sulle malattie rare, ottenendo sempre ampi consensi di critica e pubblico. In particolare, il corto INSIEME, presentato a Venezia nel 2013, vincitore di 4 premi, parla delle nuove terapie per combattere il cancro. Fra i vari riconoscimenti, ha ricevuto anche il Premio come Miglior Corto per ilSociale al FESTIVAL DI TAORMINA 2016. Inoltre, è presidente del FESTIVAL CORTI & CIGARETTES, giunto alla settima edizione e ritenuto uno degli appuntamenti più significativi della Capitale. Annamaria ha un lungo percorso di docente di Edizione presso la NUCT di Cinecittà, dove ha insegnato con grande dedizione per nove anni e a Ouarzazate in Marocco. Ha fondato anche l’associazione culturale MELTIN POT, che nel 2014 ha prodotto il docufilm LE FAREMO SAPERE, nel quale si è occupata della supervisione alla regia e che tratta le difficoltà dei giovani nel mondo della danza; è stato presentato in quell’anno come evento collaterale al FESTIVAL DI VENEZIA.
Emanuela Morozzi, laureata in Storia, Scienze e Tecniche della Musica e delloSpettacolo, ha iniziato in giovanissima età il suo percorso nel cinema indipendente e successivamente si è occupata della parte organizzativa di corti e lungometraggi e di pubblicità televisive, con occhio attento all’orizzonte d’autore ed alla dimensione indipendente di fare cinema. Dal 2009 ha iniziato la regia, prima come aiuto, ruolo che ancora oggi spesso ricopre, e dal 2011 anche come regista, autrice e produttrice indipendente, portando avanti con grande interesse e successo la realizzazione di cortometraggi. Ha fondato, insieme a Susanna Ferrando e Sonia Broccatelli, la casa di produzione OLIVIA FILM, per arrivare alla fondazione STUDIO CINEMA VERONA, realtà di altissima formazione professionale per attori. Sempre attenta all’aspetto espressivo della comunicazione per immagini, rivolge particolare attenzione a tematiche di interesse storico-sociale.
Nella serata inaugurale è stato proiettato UN INTELLETTUALE IN BORGATA (2014) del regista e scenografo Enzo De Camillis, un docufilm pluripremiato in varie manifestazioni per il messaggio socio-culturale che vuole far passare attraverso la figura di un grande intellettuale del ‘900: Pier Paolo Pasolini, scrittore, sceneggiatore, giornalista e raffinato poeta, assassinato nel 1975 in circostanze mai del tutto chiarite, nonché per il valore storico delle interviste integrali rilasciate da personaggi di spicco del mondo culturale, fra i quali Pupi Avati, Stefano Rodotà, Ugo Gregoretti, Osvaldo Desideri, i quali hanno dato testimonianza del travagliato periodo storico attraversato nel nostro Paese durante gli anni di piombo. Enzo De Camillis, fra l’altro, ha appena pubblicato il libro Pier Paolo Pasolini – Io so… (Arduini Sacco Editore), al fine di far emergere l’impegno sociale e la continua ricerca della verità da parte di un uomo che la società di allora non comprese e che solo oggi, almeno in parte, trova la giusta interpretazione dei suoi concetti esistenziali e filosofici. Il libro-inchiesta il 6 settembre 2016 è stato presentato alla 73ma MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA di Venezia, all’interno dello spazio Italian Pavillon dell’Hotel Excelsior del Lido di Venezia, dove la giornalista Laura Delli Colli, presidente SNGCI, ha tenuto un incontro con l’autore. Alla presentazione ha partecipato anche Angela Felice, direttore del Centro Studi di Casarsa, città dove sono nati i genitori di Pasolini, alla quale egli era affettivamente e culturalmente legato.
In una delle prime serate è stato proiettato il film IL GENERALE DELL’ARMATA MORTA di Luciano Tovoli, grande direttore della fotografia molto apprezzato anche all’estero, che nel 1983 ha esordito con questo film nella veste di regista. Fra i protagonisti, Marcello Mastroianni, Anouk Aimée, Michel Piccoli. Il film ha ottenuto importanti consensi da parte della stampa internazionale.
Nella serata in cui è stato proiettato lo splendido film diretto da Pupi Avati MAGNIFICAT (1993), presentato in concorso al 46° FESTIVAL DI CANNES ed ambientato nel 926 dC durante la Settimana Santa, Sissi Parravicini, scenografa e costumista di grande talento, ha presentato una bellissima mostra di bozzetti per i costumi da lei realizzati per il film. Si tratta di un’opera di grande valore, che ha suscitato notevole interesse fra il pubblico intervenuto; un film storico con costumi d’epoca magistralmente curati da Sissi, già scenografa per tradizione famigliare. Infatti, suo padre è il prof. Camillo Parravicini, indimenticabile scenografo teatrale, che fra i tanti incarichi, è stato anche direttore del Teatro dell’Opera di Roma, docente e pittore di fama; famosi i suoi acquerelli. Egli, giovanissimo, già nel 1927 disegna le scene per l’opera Francesca Da Rimini per il teatro di Gabriele D’Annunzio; a soli vent’anni è bozzettista per la Scala di Milano, negli anni successivi mette in scena tutte le più famose opere liriche in Italia, come all’estero. Nel 1972 cura le scenografie per LA TOSCA di Giacomo Puccini al Théatre du Casino di Montecarlo. Una prestigiosa carriera costellata di successi, che rendono immortale questo grande artista italiano. Sua figlia Sissi, premiata con il Ciak d’Oro, il Nastro d’Agento ed all’attivo la nomination per il David di Donatello, nel corso di una luminosissima carriera cinematografica, ha ricevuto tantissime e meritate gratificazioni, sia sul piano professionale, che umano.
Altre presenze di rilievo, il produttore esecutivo ed organizzatore generale Gianni Saragò, il direttore di fotografia Adolfo Bartoli e su invito della brillante giornalista Cinzia Loffredo, ufficio stampa ed organizzatrice di eventi nazionali, nonché manager di artisti, la grande doppiatrice Ida Sansone, il presidente dell’Archivio Storico del Cinema italiano Graziano Marraffa, la giornalista ed autrice Rai Mariangela Petruzzelli, anche critica teatrale, sceneggiatrice ed assistente del compianto regista Giuseppe Ferrara negli ultimi 13 anni.
L’artista Giancarlo Maria Masala ha presentato le sue opere, ritratti di attori ed altri dipinti ambientati nel mondo del Cinema; una mostra d’arte significativa. Nella serata conclusiva del 3 settembre è stato proiettato un video con le opere dell’artista ed una splendida colonna sonora composta dal M° Andrea Castelli.
L’affascinante e simpaticissima attrice di teatro Vera Beth, presenza insostituibile di questi incontri, allieva prediletta del Maestro Mario Scaccia, che affettuosamente la definiva un animale da palcoscenico, ha presentato il libro M.d.P. La vita dietro la Macchina da Presa (Edizioni Albavision) di Giancarlo De Leonardis, un nome prestigioso in Cinema per la sua intensa attività di Hair designer e curatore d’immagine di una lista innumerevole di attori ed attrici. Una carriera lunghissima, nel corso della quale ha girato ben 150 film, la maggior parte internazionali, fra i quali, solo per citare i più famosi, BEN HUR, IL GATTOPARDO, LA PANTERA ROSA, MIMÍ METALLURGICO, IL PREFETTO DI FERRO, C’ERA UNA VOLTA IN AMERICA, HANNIBAL e tantissimi altri. Il suo esordio avviene nel 1957 con il kolossal BEN HUR, ma lavorerà definitivamente in cinema dal 1961. Negli anni ’80 è stato anche direttore di produzione di quattro film, per poi tornare al suo mestiere di sempre. Agli inizi del 2000 ha insegnato il mestiere del parrucchiere del cinema presso il CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA di Roma. Nel 2004 ha pubblicato il libro Le mani nei capelli (Peliti Associati) e da autentico appassionato di Cinema, nel 2008 ha creato un sito, completamente gratuito, www.giancarlodeleonardis.com con lezioni per i giovani sul mestiere di parrucchiere del cinema.
Nel suo secondo libro M.d.P. La vita dietro la Macchina da Presa Giancarlo parla delle fantasie e dei sogni di un grande cineasta, che si rivolge al suo pubblico, affermando che le certezze nella vita servono per costruire un futuro, per crescere ed andare avanti, ma che anche i sogni e le fantasie rivestono una grande importanza nell’animo di ognuno di noi. Il cinema, detto anche la fabbrica dei sogni, il teatro, la musica e l’arte ci permettono di fantasticare e sognare, anche ad occhi aperti. Essere un cineasta significa appartenere ad una razza ben precisa, che nonostante le diverse provenienze geografiche, parla la stessa lingua, ha un comune denominatore, rappresentato da sogni, fantasie, ma anche rappresentazione del quotidiano, quindi della realtà che si vive dietro la macchina da presa. Un libro che parla della vita della gente del cinema, fra suggestioni ed illusioni che questo affascinante mondo suscita nel loro animo ogni qualvolta si gira un film.
Un altro graditissimo ospite di una delle prime serate è stato Gianfranco Albano, regista del film per la televisione FELICIA IMPASTATO, recentemente andato in onda con successo. Egli ha realizzato soprattutto fiction televisive per la Rai e Mediaset e nel suo percorso ha ottenuto ambiti riconoscimenti. Per gli amici del Cinema è stato proiettato il suo film del 2003 ROSA FURIA, una pellicola molto intrigante.
Anche il direttore della fotografia Daniele Nannuzzi ha partecipato a diverse serate, fra le quali quella conclusiva. Egli, affascinato dalla professione di suo padre, fa il suo esordio in cinema come assistente nel film di L. Comencini INCOMPRESO (1966); si affianca sempre ai migliori direttori della fotografia, finchè nel 1976 firma la fotografia e la regia della seconda unità di regia di GESÚ DI NAZARETH di F. Zeffirelli, con il quale collaborerà ancora tante volte in film in costume e storici, come IL GIOVANE TOSCANINI. Negli anni ’90 ha curato la regia e le luci delle sfilate di Alta Moda di Valentino. Nel corso della sua brillante carriera collabora con registi di spessore, come Lizzani, Bolognini e Negrin. Inotre, si occupa delle luci e della regia di tre balletti al fianco del coreografo russo Boris Eifman e più volte si occuperà dell’illuminazione di importanti opere liriche. Ha realizzato i corti CINECITTÀ DREAM, che nasce da un live workshop di tre giorni tenutosi a Cinecittà e ITALIAN CINEMATOGRAPHERS’ STYLE, che vuol rappresentare un omaggio allo stile cinematografico italiano nato dal dopoguerra ad oggi. Ha ricevuto tantissimi premi ed è impossibile citare tutta la sua filmografia, poiché vastissima. Dal 2012 è presidente dell’Associazione Italiana Autori della Fotografia.
Sabato 27 grande serata di Cinema con il film IL MERCANTE DI STOFFE (2009), per la regia di Antonio Baiocco, che ha scritto anche il soggetto e la sceneggiatura. I protagonisti della storia sono Sebastiano Somma ed Emanuela Garuccio. La proiezione di questo film, ambientato in Marocco, una terra di grande fascino, ha portato ad opportune riflessioni circa la condizione socio-culturale presente in una parte del suo tessuto sociale, caratterizzato da una organizzazione di tipo patriarcale e maschilista.
Prima del film è stata la volta di un corto di grande impatto sociale A SPECIAL DAY realizzato da Kassim Yassin e Gaston Biwolé, registi e produttori. Questa proiezione è stata seguita dal pubblico con particolare attenzione.
Anche questo appuntamento si è chiuso con un grande successo e una cospicua partecipazione e al temine ho intervistato Sebastiano Somma, un attore che ha mosso i suoi primi passi nella filodrammatica napoletana, in opere di Scarpetta ed Eduardo, dove ha recitato accanto ad autorevoli nomi del teatro. Il grande pubblico l’ha conosciuto attraverso le varie serie televisive realizzate in questi ultimi anni. Ha portato in scena anche ottimi lavori teatrali e nel 2010 è tornato al cinema proprio con il film di Baiocco, per il quale diventa anche produttore. Fra le sue esperienze, anche quella di conduttore televisivo.
Agli eventi ha partecipato anche il regista Roberto Posse, del quale è stato proiettato il corto SOGNO... IN UNA NOTTE D'ESTATE.
A Sebastiano Somma ho chiesto di parlarmi del messaggio sociale racchiuso all’interno di questa bellissima e drammatica storia d’amore. Egli ha risposto: Il film proposto stasera è uscito già da diverso tempo ed è passato anche in TV; nell’insieme è una pagina di cinema epico, molto ben confezionato e di grande attualità, poiché la donna continua storicamente a viveresituazione di disagio ed emarginazione, in quel tipo di società patriarcale, dominata da forti posizioni di arroccamento culturale. La storia d’amore raccontata nel film non può essere vissuta appieno dai protagonisti, proprio perché la donna, come di consueto, viene relegata ad un ruolo di secondo piano, con un finale tragico che fa pensare.
Gli incontri di Cinema sotto le stelle per quest’anno si concludono e, con un filo di commozione, Sissi e Giancarlo si sono congedati da noi, facendo già grandi progetti per il prossimo anno, del tipo …se avessimo a disposizione un palco, chissa?! Ciò a dimostrazione del fatto che le vere passioni, se opportunamente alimentate, non si spengono mai. Questi appuntamenti hanno rappresentato un importante momento di aggregazione e condivisione, che ha toccato la sfera emozionale di ognuno.
Grazie infinite da parte di tutti per il vostro icastico contributo al Cinema, in nome della Cultura, nella sua più ampia accezione.
Inizia domani giovedì 8 settembre 2016 e si scontrerà con la seconda puntata di Un Medico in Famiglia 10 in onda sull’ammiraglia Rai.
Nel cast di Squadra Antimafia 8 non vi saranno, come ormai tutti sanno, nè Marco Bocci, l’affascinante Calcaterra, nè Giulia Michelini. Oltre, quindi, ai confermati: De Silva, interpretato da Paolo Pierobon, e la Cantalupo, interpretata da Daniela Marra, tanti nuovi innesti cercheranno di far dimenticare i vecchi personaggi. Riuscirà Giulio Berruti, ad esempio, con il suo personaggio, a prendere il posto di Calcaterra ? A deciderlo saranno solo i telespettatori che da giovedì 8 settembre seguiranno le nuove puntate dell’amatissima fiction Mediaset.Cosa succederà nella prima puntata di Squadra Antimafia 8 in onda giovedì 8 settembre 2016? La nuova squadra Duomo, sotto la guida della rientrante Anna Cantalupo, si ritroverà subito orfana del sostituto del vice-questore Calcaterra. La morte di Tempofosco però, oltre a causare la rottura di un equilibrio appena ritrovato e a riempire di dolore i colleghi della Duomo, aprirà un nuovo capitolo e una nuova faida. A voler che Tempofosco morisse è infatti stato Giovanni Reitani, nuovo boss della zona che, ritornato dopo 30 anni, volendo prendere il comando, ha iniziato a far scorrere sangue per le strade.
Un'esplosione coinvolgerà alcuni membri della Squadra Duomo e l'arrivo in Italia di un misterioso personaggio, il boss Reitani (Ennio Fantastichini), le cui mosse saranno imprevedibili e letali apriranno l'ottava stagione della fortunata serie. E poi, come nella tradizione di Squadra Antimafia, non mancheranno le passioni divoranti dei protagonisti: la conturbante lap dancer Patrizia (Caterina Shulha) metterà in crisi la fredda determinazione di Reitani ma porterà lo scompiglio anche all'interno della Duomo
I nuovi membri dovranno dividersi tra un lavoro che non lascia respiro e la ricerca di qualche momento di serenità. Tornerà De Silva (Paolo Pierobon), di cui come sempre sarà impossibile prevedere le mosse e che però in questa nuova stagione sarà al centro di un colpo di scena davvero incredibile.
Ma non è tutto. Si sta concludendo un importante accordo internazionale per la cessione dei diritti di remake della serie Tv "Squadra Antimafia" per il mercato di telespettatori ispanici residenti negli Stati Uniti (oltre 50 milioni) e in Messico. Un'ulteriore conferma del grandissimo successo della serie in onda sulle Reti Mediaset dal 2009. Nel corso degli anni "Squadra Antimafia" è stata esportata in oltre 60 paesi in tutto il mondo. In Italia ha registrato una media totale di 5 milioni di telespettatori e una share del 24% sul pubblico attivo. È la serie televisiva italiana più social in assoluto: la pagina Facebook conta la cifra record di 1.200.000 fan.
Ma “Squadra Antimafia 8” ha anche un nuovo personaggio centrale e sara interpretato da Hong-hu Ada, la bellissima ed affascinante attrice e cantante italo-giapponese cresciuta a Miami (USA) e tra Italia e Londra, l abbiamo intervistata in esclusiva per il corriere del sud per il suo debutto alla serie piu amata dagli Italiani.
Attrice completa, cantante e doppiatrice, artista a tutto tondo. Ecco Hong-Hu Ada, la nuova promessa del cinema internazionale, coprotagonista di Squadra Antimafia 8 e non solo voce della tigre Shira nel capolavoro d’animazione della 20 Century Fox L’Era Glaciale 4 e nell’ultimo capitolo della saga, L’Era Glaciale 5: in rotta di collisione, nelle sale italiane già d'agosto, ma anche interprete di tutta la colonna sonora.
"Quando mi hanno comunicato di essere stata scelta per “Squadra Antimafia 8” quasi sono scoppiata a piangere mi dichiara Hog Hu Ada. Ho sentito i battiti del cuore sempre più forti e una stretta allo stomaco. E’ stata una notizia meravigliosa per me sapere di essere un personaggio di punta di questa famosa serie tv, così bella, avvincente, emozionante e seguita da tanto pubblico. E’ tutto molto bello, ma alla stesso tempo, comporta anche una grande responsabilità
Per contratto non posso dire tante cose ma saro una ragazza forte,mi dice Hong Hu determinata, di grande fascino ma sensibile e anche fragile, definita come “Una Lara Croft” in terra siciliana. Una ragazza che combatte, corre proprio come Angelina Jolie nel film Tomb Raider. Sono sicura che emozionerà e appassionerà tanto, sia grandi che piccoli".
Ma vediamo chi la bellissima Hong Hu Ada una carriera in ascesa, bastino le collaborazione con maestri del cinema come Pupi Avati, Nanni Moretti o Emiliano Ferrera per credere. Prima il mentore però, Abel Ferara “Lui è un genio assoluto, anche se è una perrsona complicata e difficile con cui lavorare.
Hong Hu Ada giovanissima, bellissima e con un curriculum che metterebbe in imbarazzo anche i più grandi: lineamenti orientali che raccontano delle sue doppie origini, italiane quanto nipponiche, madrelingua inglese ma cresciuta negli States, a Miami. Hong Hu Ada ha ricostruito il suo percorso professionale, dai primi passi sui palchi americani fino all’esperienza a cavallo tra grande e piccolo schermo, attrice in Squadra Antimafia 8 e voce in L’era Glaciale.
Nel mentre la musica incisa nello storico studio di registrazione di Abbey Road e la carriera cinematografica diretta dal maestro e mentore Abel Ferrara, con uno sguardo rivolto in avanti verso l’International Tour Film Fest di Civitavecchia che la vedrà madrina dal 28 settembre fino al 1 ottobre: un progetto di respiro internazionale che preme sul meltin pot che la stessa attrice rappresenta. Italia culla di insegnamenti cinematografici, come quelli del vecchio Sergio Leone rivolti ad un giovanissimo Cameron.
Abel Ferara “Lui è un genio assoluto, anche se è una persona complicata e difficile con cui lavorare....Maestro della creatività e del modo di fare cinema – commenta continuando la sua intervista al Corriere del Sud l’attrice italo giapponese – Fa onore all’Italia: è americano, vincitore di un Oscar, ed innamorato dell’Italia. ‘La vita di Pasolini’ e ‘Maria Maddalena’ sono entrambi girati in Italia. Abel è stato il primo che ha creduto in me e mi ha dato la possibilità di essere sul set con quattro premi oscar. Mi ha dato una possibilità importantissima e l’ha fatto per tre volte, Io a questo signore devo tutto”.
“In Italia c’è una distinzione tra attrice, cantante, cantautrice e doppiatrice. Io vengo dall’America e lì questa distinzione non c’è”, racconta a Il Corriere del Sud Hong-Hu Ada, prodotto nuovo nel mercato italiano. Negli States infatti è normale recitare e cantare e quindi unire e fondere due anelli della stessa collana, ne sono esempi Jennifer Lopez, Will Smith o Jamie Fox piuttosto che Kevin Costner. Gli Stati Uniti, spiega la stessa Hong Hu, vedono l’artista in quanto tale e dunque a 360°, “la distinzione picchia la creatività. Non ci sono barriere, non c’è una distinzione e non facciamo le differenze tipicamente italiane: copione, sceneggiatura e pentagramma sono la stessa cosa”.
Civitavecchia sara teatro e un spettacolo pirotecnico con ospiti stranieri ed italiani, vedi Paolo Genovese presente all’apertura della manifestazione. Ha recitato nella pellicola “The kay and the answer” per la regia di Silvio Alfonso Nacucchi, un fantasy andato in Gran Bretagna, mentre sta per uscire il suo nuovo disco, il settimo della sua carriera, “The door of desires”.
Ma quanto è stato importante nel corso della carriera il suo multiculturalismo? “Mi ha aiutato molto, le mie capacità su più fronti hanno scatenato curiosità ed interesse nelle persone”. Caratteristiche che oggi fanno di Hong Hu uno dei fiori all’occhiello del panorama cinematografico italiano, già promessa madrina del Festival del Cinema di Civitavecchia, l’attrice italo giapponese ha potuto nel corso del suo percorso fare forte affidamento su un pista che lei stessa ha definito dorato. Ne è l’esempio il suo ruolo nell’Era Glaciale: scritturata dalla Fox per il colossal d’animazione al momento della scelta è seconda solo a Jennifer Lopez nella scelta della doppiatrice in lingua originale, così Hong-Hu è diventata la voce italiana della tigre Shira che nel prossimo episodio sarà unica protagonista del film. Ruolo da protagonista che ha fatturato di miliardi di dollari per l’azienda americana.
Tante collaborazioni per arrivare poi all’impegno più importante di questi ultimi mesi, Squadra Antimafia.
La guida della serie è affidata a Renato Di Maria: regista italiano dal taglio molto internazionale, confessa la ‘Lara Croft’ della fiction. Recitazione asciutta, naturale e spontanea, tipico degli States. Un distacco tra Italia e America capace di non avvertirsi nel cast di un programma televisivo tra i più seguiti in Italia.
Ma cosa manca al piccolo schermo italiano per mettersi allo stesso livello di quello americano? “E’ complicato da spiegare. In Italia manca la mentalità, bisogna apprezzare di più i talenti, bisogna riconoscerli. Ci sono tantissimi bravi attori che sono poco valorizzati. Questo il primo step. Poi il modo di girare sarebbe da rivedere, più spazio a storie che non siano soltanto delle commedie spicciole ma che abbino un senso del racconto vero come ad esempio ‘Il Trono di spade’ o ‘Miami vice’. Prodotti internazionali che vanno in tutto il mondo, il set del racconto ed una mentalità che deve cambiare. La valorizzazione dei talenti e stop alle raccomandazioni che picchiano il talento. L’Italia è la patria del cinema mondiale, vedi Fellini, De Sica e Visconti. Oggi il mondo ci invia la storia, oggi ci siamo però un po’ persi. Occorre che si torni a quegli anni, alle Notti di Cabiria o al Gattopardo”.
In un’atmosfera suggestiva, sabato scorso, presso il teatro greco di Tindari si è svolta la cerimonia dei sessant’anni dalla riapertura al pubblico dell’antica struttura greco-romana.
Era il 25 agosto 1956 quando, dopo duemila anni di inattività, la scintilla dell’arte tornò a brillare nel teatro di Tindari con la messa in scena dell’Aiace di Sofocle per la regia di Michele Stilo.
In occasione dell’importante anniversario, grazie all’impegno del direttore artistico Anna Ricciardi, sono stati rivissuti i sessant’anni del Tindari Festival attraverso un viaggio condotto dall’ex direttore dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Patti Filippo Nasca e dalla giornalista Rai Tindara Caccetta. Grazie al racconto di alcuni dei protagonisti di quell’impresa è stato possibile ripercorrere i passi che hanno portato, tra mille difficoltà e l’incredulità diffusa, alcuni giovani di Patti e Barcellona a far sì che il sogno di pochi divenisse una splendida realtà che continua a brillare ancora oggi. Ad illustrare quel periodo sono stati il prof. Andrea Costanzo, il dott. Alfio Noto, il dott. Domenico Scaffidi, il dott. Melo Freni e l’avv. Nicola Adamo.
Dalla riapertura ai giorni nostri sono, poi state ripercorse le tappe più importanti della rassegna tindaritana ed è stata ricordata la figura dell’attore Massimo Mollica, scomparso il primo maggio del 2013 e molto legato al teatro di Tindari.
Gli anni più recenti, invece, sono stati raccontati dal direttore artistico del Teatro dei due mari Filippo Amoroso che, da diverse edizioni collabora con il Comune di Patti nella realizzazione della rassegna tindaritana.
I vari interventi sono stati inframezzati dai monologhi più famosi delle tragedie greche rappresentate nel tempo al teatro greco-romano interpretate dagli attori Vincenzo Pirrotta e Cinzia Maccagnano.
La serata è stata dedicata dal Comune di Patti alle popolazioni del Centro Italia colpite dal terribile sisma del 24 agosto scorso. Nel corso della serata è stata anche promossa, dalla direzione del Festival, dal Teatro dei due mari e dalla Pro Loco di Patti, una raccolta fondi in favore delle popolazioni terremotate.
Nota del direttore artistico del Tindari Festival Anna Ricciardi
60 anni di storia di emozioni, di suoni, di incantidi luci, di applausi e di mito. I festeggiamenti son partiti con l’indimenticabile spettacolo di poesia e musica a maggio con l’inconfondibile pianoforte di Gilda Buttà ed i versi di Leopardi recitati da Ugo Pagliai e Paola Gassman, artisti che hanno fatto la storia più recente del Festivale e che hanno sublimato il senso più profondo ed antico di un teatro che ha il privilegio di avere una skenè che si confonde con l'orizzonte marino.
Per raccontare il teatro greco di Tindari avremmo avuto bisogno di dedicare più serate, tanta e sfaccettata è la storia di questo Festival. Si è scelta una prospettiva sicuramente storica: le fil rouge è stato la riapertura del 1956 con l’Aiace di Sofocle con la regia Di Michele Stilo. Si sono, soprattutto, ricordati i momenti lontani ed emblematici, quelli avvolti quasi da leggenda ed onoranto tutti gli artisti che hanno reso grande questo teatro anche solo con un breve ricordo! Come non far sbiadire i ricordi e dare la parola agli ultimi a quei “giovani ragazzi del ‘56”(poi diventati uominidi successo (il prof. Andrea Costanzo, dott. Alfio Noto, il dott. Melo Freni, il dott. Mimmo Scaffidi, l’avv. Nicola Adamo ed il prof Francesco Alioto ricordato con dolcezza dal figlio Salvatore) e farci raccontare daquali sogni fossero attratti per riaprire il teatro insieme a Michele Stilo, uno dei più straordinari e fini registi di teatro classico. Qui è passato tutto il migliore teatro italiano da Tedeschi a Strehler da Orazio Costa a Bosic, Lupo e tantissimi ancora sino ai giorni nostri con le nuove produzioni del Teatro dei due Mari. Il prof. Filippo Amoroso, suo fondatore, ci ha lasciato a tal proposito una sua toccante testimonianza). E ci sono stati i figli migliori del teatro siciliano Salvo Randone, Turi Ferro, Massimo Mollica che amò Tindari con un amore viscerale e a cui dedicò le sue migliori regie e pregnanti interpretazioni. A lui, un cameo per la lunghissima attività svolta a Tindari tra cui l’aver dato vita con Andrea Camilleri in versione di regista, allo spettacolo “u Ciclopu” con un cast che radunò davvero il fior fiore di attori siciliani oggi notissimi.
Come non ricordare la direzione artistica di Paolo Gazzara che con lo straordinario Massimo Venturiello ripropose un’indimenticabile Aiace e diede vita alle produzioni made Tindari Festival.E Abbiamo affidato a due attori straordinari, Vincenzo Pirrotta e Cinzia Maccagnano, il compito di far rivivere gli eroi i del mito classico, maggiormente rappresentati in questo teatro.
Vincenzo Pirrotta, come un aedo epico fa tremare con il suo Aiace il teatro: la sua forza dirompente ha scosso gli spettatori travolti dai suoi ritmipalpitantied il monologo tratto dal “Ciclopu (Pirrotta è stato l'unico attore e regista a riproporre il testo nei teatri nazionali) ha dato prova del suo talento unico e a cui il pubblico ha tributato lunghi applausi.
Applauditissima anche Cinzia Maccagnano, sublime Medea ed Ecuba ha commosso e rapito rendendo catartiche e moderne le parole immortali di Euripide. Ringrazio tutti gli artisti e le maestranze che hanno contribuito a rendere grande questo teatro e coloro che non hanno potuto essere presenti.
Un festival che cresce di anno in anno. La conferma arriva dal numeroso pubblico che ha frequentato le varie proiezioni, tutte ad ingresso gratuito per diffondere il più possibile la settima arte, di quella che è sicuramente un’edizione di svolta.
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