Indagine sulle origini siciliane di Shakespeare

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William Shakespeare era siciliano? Era in realtà questo lo pseudonimo del messinese Michelangelo Florio, scappato in Inghilterra per sfuggire all’inquisizione? L’artista Laura Vinciguerra ha condotto ieri il pubblico ragusano in un magico viaggio a ritroso nel tempo, fatto di musica, canto e recitazione. Le note dell’arpa hanno scandito il ritmo di una narrazione suggestiva che ha ripercorso e incrociato le vite del letterato italiano e della produzione artistica di quello che a buon titolo è considerato il più grande drammaturgo della letteratura inglese. Lo spettacolo, dal titolo “Nelle terre di qui nascere è tornare”, ha aperto la nuova rassegna musicale del caffè letterario “Le Fate” a Ragusa, intitolata “Caféine mon amour, l’ora della ri-creazione al gusto musicale del caffè”, un interessante cartellone di appuntamenti in programma fino a maggio 2015 che vedono alla direzione artistica Carlo Muratori. In apertura proprio il cantautore siciliano, Muratori, insieme alla direttrice del caffè Le Fate, Alina Catrinoiu, ha dato il benvenuto al pubblico, presentando l’intera rassegna. Ad introdurre il pubblico al singolare tema trattato, svelando la vera identità del famoso scrittore e attribuendo l'origine siciliana, è stato Domenico Seminerio, autore del libro "Il manoscritto di Shakespeare" edito da Sellerio. E proprio a questo libro la musicista Laura Vinciguerra si è ispirata per la sua travolgente opera che ha particolarmente entusiasmato il pubblico, sia per l’avvincente narrazione, che per le straordinarie doti interpretative.

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Un vero e proprio documentario teatralizzato che ha portato in scena l’accreditata teoria secondo la quale William Shakespeare sarebbe stato in realtà lo pseudonimo dell’italiano Michelangelo Florio, di origini messinesi. Un crescendo narrativo in cui parola, musica e canto, sono riusciti a conferire all’impianto dell’opera e alla narratrice il fascino che il cantastorie girovago imprimeva alle sue esibizioni. Una scenografia essenziale, da un lato uno sgabello ed un tavolino da the, dall’altro la magica arpa tra petali di rose sparsi in sala, tra cui si è mossa con disinvoltura la narratrice-cantante abbigliata con abiti d’epoca, riuscendo a travolgere in una suggestiva atmosfera da sogno gli spettatori. La “cantastorie” fa rivivere le documentazioni esibite e mancate, vicende di vita di un esule, in giro per l’Italia e poi costretto a fare della sua casa l’Inghilterra. Vite che si incontrano, avvenimenti che si accomunano. Tra le tante opere di Shakespeare una ambientata a Messina, “Much ado about nothing” (Molto rumore per nulla), ma proprio a Messina vari anni prima della sua composizione inglese era andata in scena “Tantu scrusciu ppi nenti” scritta da Florio a soli 16 anni? Le strofe inglesi del canto incontrano le strofe in siciliano nella voce della Vinciguerra, ancor più ad evidenziare questo singolare legame.

Prossimo appuntamento con “Caféine mon amour” sabato 20 dicembre. In scena Elisa Nocita accompagnata alla chitarra da Maurizio Diaria nello spettacolo "Anima migrante".



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