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Il culto a San Giorgio risale al periodo antecedente la dominazione araba

San Giorgio martire a Ragusa particolare del simulacro

Il culto a San Giorgio, nella città di Ragusa, è molto radicato. Era già presente nelle chiese siciliane ancor prima della dominazione araba, dovuta alla giurisdizione dell’impero bizantino sull’isola e, quindi, al culto di rito greco ufficiato. Lo dice lo studioso Gianni Giannone, componente dell’associazione “San Giorgio martire”, che ha esaminato con attenzione come è nata e si è sviluppata questa speciale devozione. “Il popolo ragusano – continua Giannone - ha sempre tributato, accrescendoli nel tempo, amore e devozione a questo “megalo-martire”, come lo chiama la Chiesa orientale. A Lui ha innalzato una prima Chiesa, prima ancora della venuta degli arabi in Sicilia (che sembra si trovasse nelle vicinanze dell’attuale Duomo), una seconda molto più maestosa (quella di cui è rimasto solo il “portale”), crollata per il terremoto del 1693, e infine una terza: l’attuale Duomo di Ragusa. Un importante decreto di Papa Onofrio III, datato 1217, pose la chiesa di San Giorgio a Ragusa sotto la protezione della chiesa di Mileto e ne garantì i diritti di Matricità. Già da allora, quando ancora non c’era la chiesa del famoso portale, è attestato che la chiesa Madre della città di Ragusa era dedicata a San Giorgio. Ragusa, dunque, ha sempre, da antichissima memoria, tenuto per Patrono S. Giorgio e quando in conseguenza della costituzione pontificia “Universa” di Papa Urbano VIII, ogni città fu obbligata a scegliersi tra i vari patroni e protettori, il Principale, perché la sua festa fosse dichiarata di precetto, i giurati e il consiglio del popolo ragusano riunitosi in data 10 maggio 1643, proclamarono e deliberarono tutti unanimemente che, “come in passato e per antichissima memoria, era stato considerato e tenuto per Patrono principale e titolare della città, il glorioso martire S. Giorgio, così fosse stimato e ritenuto al presente e nell’avvenire e festeggiato in singolar modo conforme al decreto pontificio”. Tale atto pubblico fu sancito con decreto pontificio in data 8 agosto 1643. Ricordiamo un particolare della festa del Patrono S. Giorgio del 1644: nella spianata antistante la Matrice, dove oggi si trova il Giardino ibleo, furono dati giochi e spettacoli tra i quali il gioco del “Tauro” (una corrida”) in onore di un illustre personaggio: don Giovanni Alfonso Henriquez Cabrera, vicerè di Sicilia e conte di Modica che venne a Ragusa in occasione della festa del Patrono. Il conte, gratissimo e ammirato per la magnificenza della città e per la meravigliosa e festosa accoglienza fattagli dai ragusani, concesse al Comune l’ampolloso titolo di “Città” e ai giurati col capitano la prerogativa di farsi accompagnare ed assistere da un banditore con clava d’argento e da due mazzieri con mazze d’argento. Le mazze e la clava d’argento oggi si conservano e possono essere ammirate presso il tesoro della chiesa Madre di San Giorgio nel museo del Duomo”. Il programma liturgico, intanto, prosegue domani, mercoledì 28 maggio, con la giornata diocesana del sollievo. Alle 17, al Duomo, sarà il direttore dell’Ufficio per la Pastorale della salute, don Giorgio Occhipinti, a presiedere la santa messa con la partecipazione degli ammalati, medici e operatori sanitari oltre ai componenti della rete delle associazioni di volontariato “Petali di rosa”. Sempre domani, ma alle 21,30, si terrà un incontro di preghiera carismatica. Tra gli appuntamenti del programma ricreativo, invece, da segnalare, giovedì 29 maggio, il gran concerto “Omaggio a San Giorgio” che, a partire dalle 20, al Duomo, sarà tenuto dal coro polifonico Enarmonia ed ensemble di fiati e organo, diretto dal maestro Salvatore Scannavino. L’appuntamento è a cura di Ibla Classica International – Agimus, con direttore artistico Giovanni Cultrera.

 

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