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Il judo nelle scuole insegnato agli studenti di Ragusa

Il maestro Baglieri nella scuola delle suore orsoline

 

Non si può fare attività fisica, di qualsiasi tipo essa sia, senza prescindere dalla piena conoscenza del proprio corpo. E a maggior ragione se questo tipo di attività ha a che vedere con gli sport di contatto che, come il judo, prevedono la misurazione delle capacità atletiche, e non solo, tra due contendenti. Ma proprio nel caso del judo, l’obiettivo primario che si intende raggiungere è quello di una crescita psicofisica sostenibile con le proprie possibilità, senza eccessi e senza esasperazioni, con il solo scopo di stare bene. Ecco perché, soprattutto tra i più giovani, diventa fondamentale fare sport, a qualsiasi livello, per acquisire degli elementi necessari a garantirsi, anche in futuro, un corretto stile di vita. Sono questi i messaggi positivi trasmessi dal maestro Salvo Baglieri e dagli altri istruttori della scuola Basaki di Ragusa che, nelle ultime settimane, hanno avuto modo di illustrare la propria visione dell’agonismo sportivo agli studenti delle scuole elementari, medie e superiori della città. Un percorso articolato, resosi possibile grazie alla collaborazione dei dirigenti scolastici e dei docenti di educazione fisica, che hanno visto nel progetto l’opportunità di ampliare le conoscenze dei propri allievi.

“Anche perché – dice il maestro Baglieri – quelle che noi abbiamo spiegato non sono soltanto le tecniche del judo ma abbiamo cercato di spaziare sulla psicologia di fondo delle arti marziali e di una disciplina che può accompagnare il giovane nella sua crescita, in uno dei periodi, quello scolastico, soprattutto nel caso delle superiori, tra i più delicati della sua esistenza. La nostra disciplina, da questo punto di vista, può trasformarsi in una sorta di palestra di vita proprio perché si basa sul massimo rispetto dell’avversario, sulla lealtà, su principi che oggi, nella vita di tutti i giorni, magari vengono quotidianamente calpestati da pratiche poco confacenti”. Dirigenti scolastici e docenti di educazione fisica, prima che il percorso prendesse il via, avevano manifestato qualche ritrosia ad accogliere una iniziativa del genere, timorosi del fatto che i piccoli, ma anche gli adolescenti potessero, piuttosto, essere istigati alla violenza. “E’ chiaro che questo aspetto – continua il maestro Baglieri – non viene neanche preso in considerazione. Anzi, il nostro insegnamento è rifuggire proprio la violenza attraverso l’adozione di tecniche speciali che possono bloccare il potenziale aggressore. In questo caso fa scuola la difesa personale e le numerose attività che, nel corso di questi ultimi mesi, abbiamo portato avanti in tale direzione. Nei vari istituti scolastici in cui siamo stati abbiamo dunque messo a conoscenza i ragazzi del nostro modo di vedere il judo e le pratiche sportive più in generale. Abbiamo lanciato degli input positivi, abbiamo cercato di seminare delle sensazioni di benessere, nella speranza che si possa raccogliere quanto prima qualche frutto. Come se non bastasse, abbiamo messo a disposizione degli stage gratuiti presso la nostra scuola per fare vedere come si fa. Diciamo che si tratta di una iniziativa che ci ha motivato parecchio e che non vediamo l’ora di ripetere prossimamente. Confrontarsi con i giovani è sempre una esperienza positiva che merita di essere valorizzata nella maniera dovuta”.

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