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Un attacco della Russia in Romania spaventa la Nato. Anche perché, con la guerra in Ucraina, le truppe di Mosca sono a meno di 500 km da Bucarest. Più precisamente in Crimea. Insieme alla flotta navale nel Mar Nero. Condizioni elencate nel report del Cepa, Center for European Policy Analysis, coordinato dal generale dell’esercito americano Ben Hodges. Un'azione del Cremlino paralizzerebbe l'Europa. Che per questo sta investendo nella difesa.

C'è chi può non crederci, ma un intervento della Nato in caso di invasione russa della Romania potrebbe non essere così tempestivo. Perché? Precarietà delle infrastrutture e delle comunicazioni nella zona.

Due sono le possibili vie analizzate per l'attacco. Quella che preoccupa maggiormente è un'operazione di terra da parte della Russia attraverso la Porta Focsani. Che è considerato il punto più critico per la difesa della Romania, ma anche l'elemento di maggior debolezza dei confini Nato. Si tratta di una parte del territorio di Bucarest compresa tra i fiumi Danubio e Siret. Secondo gli esperti militari, l'esercito russo posizionate sulla costa nord-occidentale del Mar Nero raggiungerebbero la capitale in poco più di 24 ore.

Un'operazione anfibia lanciata dalla Crimea, occupata dopo l’annessione nel 2014, oppure un attacco via terra attraverso il Mar Nero. Questi i possibili scenari di un'invasione russa. Ce n'è anche un altra, anche se più remota, presa in considerazione dagli analisti. Ovvero la possibilità di occupare prima l'Ucraina e la Moldavia, e solo dopo la Romania. Ci sono, però, degli elementi che rendono questa possibilità molto remota.

E lo scenario che stanno cercando di "rimediare da parte della Nato" in un possibile attacco verso l'alleanza che sarebbe la fragilità nello spostamento di truppe e munizioni, le influenze di Putin nei Paesi confinanti e il punto debole nel territorio che consentirebbe di arrivare alla capitale in 24 ore.

Servirebbero infatti enormi preparativi e un tempo molto lungo per operazioni del genere. E la Nato non li ignorerebbe. Ma se ciò dovesse accadere, la Romania potrebbe perderebbe contro la Russia in meno di 24 ore. Questa la simulazione dell’accademia delle forze terrestri di Sibiu. Perché? La risposta della Nato impiega dalle 48 alle 72 ore per raggiungere qualsiasi posto dell’Alleanza. Ma ci sarebbero delle difficoltà a raggiungere la Romania a causa delle infrastrutture precarie.

A maggio l’Ue ha approvato la partecipazione di Stati Uniti, Norvegia e Canada all’iniziativa per aumentare la mobilità militare. Costo 1,5 miliardi di euro

Per rispondere a un attacco russo, secondo il quotidiano il Messaggero, la Nato dovrebbe portare 20 brigate (tra i 60.000 e i 100.000 soldati). Inoltre servirebbero 20 milioni di litri di gasolio e 12.000 tonnellate di munizioni. Da dove partirebbe le operazioni di difesa? Dalla Germania, attraverso Polonia e Ucraina, oppure dal Sud, in particolare dall’Italia e sfruttando i porti della Grecia, per poi passare attraverso la Bulgaria. Ma non tutte le rotaie, i ponti e i tunnel sono in grado di sopportare il trasporto di attrezzature pesanti. Tant’è che si prende in considerazione anche l’utilizzo di gru per aggirarli. Il più critico? Ruse-giurgiu sul Danubio. Se la Russia lo colpisse “porterebbe al fallimento del movimento delle forze dell’Alleanza”. L'alternativa è un sistema di chiatte sul Danubio che possa creare passaggi sul fiume e trasportare i treni.

Secondo l'agenzia Nova in questo momento è fuori questione che la Russia attacchi la Romania. Lo ha detto il ministro della Difesa romeno, Angel Tilvar, in un'intervista all'emittente televisiva "Digi24". Il ministro ha affermato che è normale nutrire qualche preoccupazione per i piani di Mosca, dato che l'Ucraina è uno dei vicini della Romania, ma ha precisato che non vi è alcun pericolo immediato. 

C'è un livello di preoccupazione per il comportamento aggressivo della Russia, un livello che ha dimensioni globali considerando l'aggressione non provocata e contro qualsiasi norma del diritto internazionale che la Russia ha messo in atto contro uno Stato sovrano. 

E per noi, essendo un Paese vicino, un Paese in prossimità di un conflitto di tale portata, è normale avere delle reazioni, preoccupazioni ed elementi di riflessione riguardo alle situazioni che possono crearsi. E' un fatto normale. Ovviamente la Nato, e lo si vede dal fatto che nell'ultimo vertice sono stati approvati dei piani regionali, tiene conto degli scenari che partono da quelli più negativi, fino a quelli con un approccio che genera meno preoccupazione, ciò di cui si discute ora riguarda la situazione esistente ed è avvenuta durante i due anni di conflitto", ha detto Tilvar. 

Fonte il messaggero / A.Rosi /  Agenzia Nova / e varie agenzie

 

 

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano è a Vienna, per partecipare ai lavori della 67esima sessione annuale della Commissione Stupefacenti (Cnd), organismo dell'Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e il Crimine (Unodc).
Mantovano è stato ricevuto a Palazzo Metternich dall'ambasciatore d'Italia in Austria, Giovanni Pugliese.
Mantovano era accompagnato dalla Rappresentante Permanente italiana presso le Organizzazioni Internazionali nella capitale austriaca, Debora Lepre

Il Sottosegretario alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano ha tenuto oggi a Vienna un breve colloquio con Antony Blinken, Segretario di Stato USA, al quale ha consegnato il Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di fentanyl e di altri oppioidi sintetici recentemente approvato e presentato dal Governo, comunicando l’intenzione di inserire i temi del contrasto alle droghe nel quadro di attività della presidenza italiana del G7. Il Segretario Blinken ha ringraziato per l’impegno italiano nella prevenzione dell’abuso di fentanyl e per l’impegno finora speso sul G7.

L’incontro è avvenuto nella seconda giornata della 67esima sessione della Commissione Stupefacenti (CND) dell’Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e il Crimine (UNODC).

“L’incontro con il Segretario Blinken e con gli altri interlocutori tenuti a Vienna hanno grande importanza”, dichiara il Sottosegretario Mantovano, “poiché il contrasto alle droghe non può essere condotto soltanto a livello nazionale, avendo il narcotraffico una dimensione pericolosamente globale. Così pure, il problema va affrontato preventivamente e non solo fronteggiando quando assume i caratteri dell’emergenza, come accaduto con il fentanyl negli Stati Uniti: anche su questo approccio abbiamo incontrato la condivisione di tutti i nostri interlocutori”.

Mantovano nella giornata di oggi ha incontrato poi Taulant Balla, Ministro dell’Interno dell’Albania, e Barrye Price, Eric Siervo e Ronald S. Rochon del CADCA, la Comunità delle Coalizioni Anti-droga d’America, la principale organizzazione per la prevenzione dell'abuso di sostanze negli Stati Uniti, che lavora in oltre 30 nazioni in tutto il mondo. Il Sottosegretario ha inoltre intrattenuto un bilaterale con Gabriela Sommerfeld, Ministro degli Esteri dell’Ecuador, dove il presidente Daniel Noboa ha dichiarato lo stato di “Conflitto Armato Interno” a causa dell’aumento di omicidi e atti di criminalità a opera dei narcotrafficanti.

 

Fonte Uff.St.Palazzo Chigi

 

"L'area del Mar Rosso è "una zona diventata pericolosa e si è passati (dagli attacchi, ndr) dalle navi mercantili a quelle militari, una evoluzione continua delle modalità di attacco. Anche questa notte gli attacchi sono stati condotti in modo diverso e più pericoloso rispetto alle altre volte". 

Nell'ambito dell'operazione dell'Unione Europea Aspides, la nave Caio Duilio ha abbattuto due droni aerei, "in attuazione del principio di autodifesa. Lo rende noto lo Stato Maggiore della Difesa, ricordando che l'Operazione Aspides "ha il compito di difendere la libertà di navigazione e le rotte commerciali". La nave Duilio continua la propria attività".

Così il ministro della Difesa Guido Crosetto parlando dell'abbattimento dei due droni, senza fornire ulteriori dettagli per ragioni di sicurezza, nel corso di un videocollegamento con la fiera LitExpo. "La situazione si evolve di settimana in settimana - ha poi aggiunto - dovremmo con i nostri alleati e il massimo del coinvolgimento arrivare ad una soluzione in tempi brevissimi perché l'intensità e la pericolosità sta aumentando di settimana in settimana".

"Noi ci siamo mossi, ma non basta l'approccio militare e la scorta che serve a dare sicurezza alle navi mercantili, il tema delle prossime settimane è affiancare anche altri sistemi, interventi e trattative politiche e diplomatiche per far cessare questi attacchi che alla fine non incidono come vorrebbero gli Houthi nella guerra a Gaza ma solo nell'economia italiana ed europea", ha spiegato Crosetto. 

"Calcoliamo che il 90% delle merci mondiali viaggiano nel mare, il 50% del cibo del prossimo secolo arriverà dal mare e l'80% della popolazione mondiale vive entro 200 km dalla costa quindi il nostro interesse di questo e altri passaggi fondamentali è che rimangano sicuri o tornino ad esserlo. Quello che sta succedendo nel Mar Rosso e a Panama sta creando una enormità di problemi".

Finora attaccavano obiettivi civili e non militari  : "gli Houthi uccidono civili innocenti con un attacco missilistico". Lo scrive su X il Comando centrale americano (Centcom). "Intorno alle 11:30 (ora di Sanaa) del 6 marzo, un missile balistico antinave (ASBM) è stato lanciato dalle aree dello Yemen controllate dai terroristi Houthi, appoggiate dall'Iran, verso la M/V True Confidence, una nave liberiana battente bandiera delle Barbados", si legge nel post.

"Il loro missile ha colpito la nave e l'equipaggio multinazionale segnala tre morti, almeno quattro feriti, di cui tre in condizioni critiche, e danni significativi alla nave. L'equipaggio ha abbandonato la nave e le navi da guerra della coalizione sono intervenute e stanno valutando la situazione. Questo è il quinto ASBM lanciato dagli Houthi negli ultimi due giorni. Due di questi ASBM hanno colpito due navi da trasporto - la M/V MSC Sky II e la M/V True Confidence - e un ASBM è stato abbattuto dalla USS Carney (DDG 64)", si conclude.

gli attacchi dei ribelli yemeniti sostenuti dall'Iran causano vittime. Colpita la True Confidence, battente bandiera delle Barbados ma di un armatore ellenico. Gravemente danneggiata, è stata abbandonata dall'equipaggio. Gli Usa: uccidono civili innocenti

 

fonte Agi e varie agenzie

La Russia è "pronta dal punto di vista tecnico-militare" a una guerra nucleare, è disponibile a una trattativa sulla guerra in Ucraina "ma solo a patto che si basi sulla realtà emerse sul terreno, non sui desideri espressi dopo l'uso di psicofarmaci" e si prepara a schierare le sue truppe al confine nord-occidentale con la Finlandia dopo l'ingresso di Helsinki nella Nato. 

Il presidente russo Vladimir Putin ha detto di non avere mai pensato di usare armi nucleari tattiche in Ucraina. L'uso del nucleare, ha affermato in un'intervista televisiva, è previsto solo nel caso in cui venga messa in pericolo "l'esistenza" e "la sovranità e indipendenza" della Russia.

Vladimir Putin si dice "pronto per i negoziati" ma solo negoziati che si tengano "sulla base delle realtà che si sono sviluppate, come si dice in questi casi, sul terreno, e non su desideri derivanti dall'uso di psicofarmaci". In un'intervista a Ria Novosti e Rossiya 1 il presidente della Federazione russa ha poi affermato che "possibili negoziati non sono una pausa per il riarmo di Kiev, ma una conversazione seria con garanzie di sicurezza per Mosca".

In un'intervista fiume a Rossija 1 e a Ria Novosti, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali, il presidente russo Vladimir Putin, torna a ribadire punto per punto la versione del Cremlino. A cominciare dalla minaccia nucleare, più volte agitata da Mosca come risposta potenziale a una escalation nei rapporti tesissimi con gli Usa, la Ue e l'intero Occidente. La Russia è pronta a usare armi nucleari se vedrà minacciata l'esistenza dello Stato russo o se subirà un attacco contro la sua sovranità e indipendenza, ripete Putin.

Dal punto di vista tecnico-militare siamo ovviamente pronti" per una guerra nucleare: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un'intervista alla tv statale e all'agenzia Ria Novosti, aggiungendo tuttavia di non aver mai pensato di utilizzare l'arsenale nucleare."Gli Stati che dicono di non avere linee rosse verso la Russia devono capire che la Russia non avrà linee rosse verso di loro", ha aggiunto Putin.

"Le armi esistono per essere usate - dice - abbiamo i nostri principi". Fino a oggi tuttavia, aggiunge il capo del Cremlino, Mosca non ha mai contemplato la necessità di utilizzare tali armamenti. "Perché avremmo bisogno di usare armi di distruzione di massa? Non c'è mai stata tale necessita'", ribadisce.

Quanto all'Ucraina, Putin ripete che la Russia è pronta a sedersi a tenere dei negoziati, ma questi devono basarsi sulla realtà consolidata sul terreno. "Siamo pronti per i negoziati? Sì, lo siamo. Non sulla base di alcuni desideri emersi dopo l'uso di psicofarmaci, ma sulla base delle realtà che sono emerse sul terreno", dice. "Siamo pronti per un dialogo serio e vogliamo risolvere tutti i conflitti, e soprattutto questo conflitto, con mezzi pacifici. Ma dobbiamo essere chiaramente certi che questa non sia una pausa che il nemico vuole prendersi per il riarmo, e che questa sia una conversazione seria con garanzie di sicurezza per la Federazione Russa", aggiunge.

Il presidente russo ripete che Mosca "non intende interferire nelle elezioni presidenziali Usa" e lavorerà "con qualsiasi leader goda della fiducia del popolo americano" e torna anche ad attaccare la Nato, in particolare la Finlandia, che da poco ha dato il suo via libera all'ingresso nell'Alleanza Atlantica. "Non avevamo nemmeno truppe schierate" al confine con la Finlandia, "le avevamo rimosse tutte da lì, dal confine russo-finlandese. Perché hanno aderito alla Nato? 

Questo è un passo assolutamente insensato dal punto di vista della tutela dei propri interessi nazionali. Noi non avevamo truppe lì, ora le schiereremo". Putin infine risponde alle parole del presidente francese Emmanuel Macron, che aveva parlato della possibilità di inviare truppe di terra occidentali a combattere in Ucraina: "i militari dei Paesi occidentali sono presenti in Ucraina da molto tempo", dice Putin, secondo cui la loro presenza "non cambierà comunque l'esito" della guerra.

 

Fonte Agi e varie agenzie

 

 

Inutile girarci intorno. Ieri mattina a Odessa, intorno alle 11.40, si è arrivati a 200 metri dallo scoppio di una guerra globale. E’ la distanza che ha separato l’esplosione di un missile russo sul porto della città Ucraina e le delegazioni di Zelensky e del Premier greco Mitsotakis. Che ha dichiarato di non aver fatto in tempo a mettersi in sicurezza. “E’ stata un’esperienza impressionante”, ha detto il Primo Ministro greco. L’episodio ha inasprito ulteriormente i rapporti fra la Russia e l’Occidente. In particolare, è stata l’Unione Europea a rilasciare le dichiarazioni più dure nei confronti di Mosca. “Condanniamo l’attacco a Odessa”, ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. “Un altro segno delle tattiche codarde della Russia nella sua guerra di aggressione contro l’Ucraina”. Michel poi ha rincarato la dose: “Quello che è successo è riprovevole e addirittura al di sotto delle regole del Cremlino. Il pieno sostegno all’Ucraina e al suo popolo coraggioso non vacillerà”. 

Esprimo la mia più netta condanna per l'attacco perpetrato oggi a Odessa durante l'incontro tra Volodymyr Zelensky e Kyriakos Mitsotakis. Questo ennesimo atto di intimidazione russo non sortirà alcun effetto e non indebolirà la resistenza ucraina, al fianco della quale l'Italia e il suo governo sono schierati senza cedimenti". Queste le affermazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Le bombe sono cadute a 150 metri dal luogo in cui si trovava nella zona portuale della città il corteo di auto con Zelensky e Mitsotakis. Il bilancio è di 5 vittime. Nessun componente delle delegazioni al seguito di due leader è rimasto coinvolto. Avete visto con chi avete a che fare, a loro non importa dove colpire. Così Zelensky nel corso di una conferenza stampa. Abbiamo sentito il suono delle sirene dei raid aerei e delle esplosioni molto vicino a noi, non abbiamo avuto il tempo di andare nei rifugi. E’ quanto ha spiegato Mitsotakis, parlando di un’esperienza impressionante. Nessuno è intimidito da questo nuovo tentativo di terrorismo, ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Gli attacchi contro Odessa dimostrano che gli aiuti militari all'Ucraina sono "urgenti", ha sottolineato la Casa Bianca in una nota. Il ministero della Difesa russo ha affermato che il bombardamento missilistico era diretto contro un hangar portuale militare dove si costruiscono droni marini, obiettivo che è stato colpito

Nataliya Humenyuk, capo del centro stampa congiunto delle Forze di difesa del sud dell'Ucraina, ha negato che l'attacco a Odessa sia collegato alla visita di Zelensky in città, in occasione del viaggio del premier greco Mitsotakis. "Quello che accade è che la Russia è terrorista e continua ad attaccare le infrastrutture portuali", ha detto Humenyuk.

Sale la tensione, in tutto il mondo, per i tanti fronti aperti e per la minaccia, sempre più concreta, di una nuova guerra mondiale. Dalla guerra in Ucraina a quella nel Mar Rosso, passando per Israele e Palestina, Taiwan, Corea del Nord e le rivolte in Africa. La paura è tanta e chi al momento si ritrova a governare il mondo non diffonde molta tranquillità. Cosa sta per succedere, dunque? Ne ha parlato anche Mario Giordano nel suo consueto editoriale all’inizio della trasmissione “Fuori dal coro”, nella puntata in onda il 6 marzo su Rete4. “Questi sono pazzi”, ha attaccato subito il giornalista senza usare mezze misure. E poi lancia l’allarme: “Ci stanno portando alla guerra mondiale, alla guerra nucleare”.

Ha detto Mario Giordano nel suo editoriale: “Non fanno altro che parlare di missili, di invasione. Non c’è mai nessuno che parli di pace. L’altro giorno il presidente francese Macron ha ipotizzato la presenza di truppe Nato in Ucraina ma le truppe Nato in Ucraina vuol dire fare un passo decisivo verso la guerra mondiale, quindi verso il rischio di guerra nucleare”. E ancora, Giordano ha sottolineato le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha detto che “dobbiamo correre a comprare le armi come abbiamo comprato i vaccini”. Insomma, anche per Giordano ora il rischio catastrofe è davvero concreto.

Archiviati i risultati del Super Tuesday, la sfida per le presidenziali Usa entra davvero nel vivo. Certo, le primarie non sono ancora terminate ma entro pochi giorni Donald Trump dovrebbe ottenere con certezza matematica la nomination del partito che fu di Ronald Reagan. E contro un avversario che ha asfaltato con facilità l’ex astro nascente del Gop Ron DeSantis, governatore della Florida, e Nikki Haley, ex ambasciatrice all’Onu, la campagna di Joe Biden si prepara a spendere cifre record per cercare di garantirsi altri quattro anni alla Casa Bianca.

Si stima che saranno 2,7 miliardi di dollari che verranno investiti in pubblicità. I super Pac legati al presidente, Future Forward e American Bridge, hanno già predisposto una batteria di spot da 450 milioni di dollari e gli uomini di Biden precisano che i gruppi a sostegno del vecchio Joe spenderanno più di 700 milioni per fermare Trump.

"Da qui a novembre sarà guerra”, afferma a Politico Bradley Beychok, co-fondatore di American Bridge, spiegando che il Super Tuesday ha fatto chiarezza sui reali candidati che si affronteranno tra meno di otto mesi. E adesso quindi per Beychok la valanga di pubblicità si rende necessaria per ricordare agli elettori quanto sia stata caotica la presidenza dell’ex star di The Apprentice.

Fonte varie agenzie fuori da coro il giornale 

 

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