Architetti Catania, le proposte al futuro sindaco

«Abbiamo invitato tutti i candidati sindaci di Catania a un confronto con la nostra categoria professionale, a chi è intervenuto abbiamo consegnato un documento ufficiale in cui abbiamo esposto la nostra visione di città, allo scopo di contribuire in modo concreto a partecipato, e al di sopra di ogni ideologia politica, alla prossima fase amministrativa del Comune». Il presidente dell’Ordine etneo degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Alessandro Amaro, a conclusione degli incontri con Emiliano Abramo, Enzo Bianco, Giovanni Grasso e Salvo Pogliese, sottolinea l’impegno civile dei professionisti a servizio della comunità catanese.

«Se, come architetti, non abbiamo una visione per le città, a che serviamo? […] È necessario fornire indirizzi sulle questioni di nostra competenza», si legge nel documento redatto dal Consiglio dell’Ordine. La tornata elettorale è quindi un’occasione utile per ribadire, a chi prenderà in mano le redini amministrative della città, le emergenze urbanistiche e infrastrutturali di Catania. «Gli Architetti chiedono al futuro Sindaco e alla sua Amministrazione che sarà eletta di essere ascoltati e non semplicemente sentiti», sottolineano a chiare lettere i rappresentanti della categoria.

Diverse le proposte avanzate, «tutte realizzabili e votate all’efficienza» spiega il presidente Alessandro Amaro. Si parte dalla Città Metropolitana e dal bisogno impellente di una programmazione a lungo termine, tra i 20 e i 50 anni. «Risulta indispensabile l’istituzione di un Urban Center Metropolitano, quale spazio di condivisione permanente a garanzia della continuità nel tempo delle visioni progettuali strategiche, e quale luogo deputato alla mediazione tra lo spazio fisico e la dimensione delle relazioni tra persone», si legge nel documento, dove tra le righe emerge anche la necessità di investire sul patrimonio esistente a diversi livelli. 

Altro elemento fondamentale è l’adozione da parte dell’Amministrazione comunale dello strumento del concorso di progettazione in due fasi, che «elimina qualsiasi possibilità di accettare e richiedere prestazioni gratuite ai professionisti che, come abbiamo visto, portano ad opere di scarsissima qualità architettonica». «La trasformazione – scrivono gli Architetti – va pensata quale azione contestuale che parte dal “macro” intervento di pianificazione per attuarsi e concretizzarsi poi attraverso il “micro” intervento locale».

La sinergia tra Ordine e Comune deve poi essere orientata a favorire processi occupazionali e di trasparenza in materia di lavori pubblici: in primis la rotazione nell’affidamento di incarichi diretti, nello specifico per importi sotto i 40mila euro e con maggiore coinvolgimento dei giovani talenti del nostro territorio; poi la maggiore fluidità del monitoraggio tecnico. «Si ritiene indispensabile la creazione di un contenitore informatico delle documentazioni a corredo di tutte le fasi di realizzazione delle opere pubbliche».

«Riteniamo sia opportuna la costituzione di un Osservatorio di Governo del Territorio e di un Ufficio dello sviluppo litoraneo a cui affidare la gestione di un Piano della fascia costiera, entrambi da istituire presso la Direzione Urbanistica» continuano gli Architetti, sollevando così i temi importanti del libero acceso al mare e dell’evoluzione progettuale della città.

In ultima istanza, ma di valore prioritario, l’attuazione del piano di messa in sicurezza del territorio dal punto di vista idrogeologico, sismico, e vulcanico; e di un piano specifico di controllo e manutenzione periodica, anche al fine di mettere a sistema e potenziare tutti i beni architettonici, archeologici e paesaggistici.

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