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Via alla nuova stagione dell'antiracket: nasce Fai Catania

FOTO FAI 2

Antiracket e nuovi segnali di attivismo: il convegno di presentazione della sezione catanese della FAI, la federazione nazionale antiracket e antiusura, ha lanciato forti segnali di rinnovamento, riunendo attorno al tema della lotta alla criminalità organizzata, forze dell’Ordine, magistratura, imprenditori e commercianti spinti dalla voglia di riscatto. La presenza del viceministro dell’Interno Filippo Bubbico ha testimoniato la convergenza tra le istituzioni e la società civile: «Adesso è necessario produrre atti e azioni – ha sottolineato Bubbico – basta con la retorica dell’antimafia: oggi dobbiamo recuperare quello spirito e quella speranza, propria degli anni ’90, che si è dispersa nel tempo. Rigore, coerenza e rispetto delle regole devono contraddistinguere una battaglia quotidiana contro la mafia. In questa direzione, le relazioni di fiducia e condivisione delle forme aggregative e associative sollevano la vittima dalla condizione di isolamento. È terribile sentirsi minacciati da un nemico invisibile – ha concluso il viceministro - un nemico che tutti noi dobbiamo combattere». A moderare il convegno, il presidente onorario FAI Tano Grasso, che ha ricordato il lungo percorso dell'Associazione: «Venticinque anni dopo Capo d'Orlando – ha sottolineato - abbiamo ottenuto importanti risultati anche sotto il profilo legislativo: le associazioni sono diventate uno strumento efficace e fondamentale per consentire agli imprenditori di emanciparsi dai condizionamenti mafiosi». A raccontare un percorso che si snoda lungo piccoli e grandi centri della Sicilia e che vede ancora la presenza di un fenomeno diffuso e arginato con difficoltà, il presidente nazionale FAI Pippo Scandurra, che ha presentato i 17 soci etnei, presieduti dall’imprenditore italo-tedesco Walter Rudolf Ansorge, anche lui – in passato – vittima di racket e usura. «Il territorio deve reagire – ha detto il prefetto di Catania Maria Guia Federico – la credibilità e la fiducia nelle associazioni rappresentano un tassello importante del percorso di legalità».

Una storia fatta di lotta all'omertà e di aiuti concreti sul campo, che vede oggi una nuova stagione di speranza: «Adesso è quella parte di società civile ancora silente, che deve risvegliarsi e denunciare – ha continuato Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere e vice presidente nazionale di Confindustria – la presenza della FAI nel capoluogo etneo è di fondamentale importanza, perché offre capacità e competenze – dettate dall’esperienza su tutto il territorio nazionale - per gestire i rapporti tra chi denuncia e le forze dell'ordine, e per trovare quel punto di equilibrio che viene raggiunto con grande difficoltà».

Anche la magistratura catanese, forte dei brillanti risultati raggiunti negli ultimi anni grazie al lavoro della squadra guidata da Giovanni Salvi, sarà un punto di riferimento per la neonata associazione: «Le porte della procura saranno aperte per chiunque vorrà denunciare il fenomeno – ha dichiarato Carmelo Zuccaro, procuratore aggiunto della Repubblica di Catania – ci aspettiamo un grande contributo dalle associazioni, ma vigileremo attentamente su fenomeni di collusione, copertura e trasformismo con l’etichetta della legalità, all'interno di queste realtà». Il procuratore reggente Michelangelo Patanè si è soffermato sull'importanza della certezza della pena, che «costituisce il principale deterrente per i criminali e il vero incentivo per gli imprenditori che vogliono denunciare. Il sistema deve essere rivisto – ha dichiarato Patanè - le vittime spesso si chiedono: se denuncio, quanto tempo passerà prima di vedere i criminali in carcere?».

Il saluto della città nelle parole del sindaco Enzo Bianco, che ha accolto con entusiasmo la nascita della sezione catanese della FAI, «strumento importante – ha affermato - che accompagnerà la città nel cammino verso la definitiva sconfitta dell'illegalità diffusa».

A sottolineare la valenza di un associazionismo realmente attivo e fattivo, il Commissario straordinario antiracket Santi Giuffrè: «È tempo di rigenerare l’antiracket in una città come Catania, che ha bisogno di nuove energie per diventare modello virtuoso di un’economia sana».

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