Dirigenti pubblici e privati: la crisi ha decimato la categoria

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Una scarsa attenzione da parte degli Enti locali, la mancanza di un piano industriale e una fiscalizzazione pressante: sono questi i freni per il rilancio e lo sviluppo del settore occupazionale e manageriale in Sicilia e in Italia. A denunciare le criticità di un sistema che non concerta azioni e programmi con le categorie interessate, sono le sigle sindacali della dirigenza pubblica e privata (pubblica amministrazione, sanità, scuole e industrie, credito, terziario) riunite sotto il coordinamento regionale Cida/Mapi che, ieri pomeriggio (26 settembre) presso la Camera di Commercio di Catania, ha incontrato rappresentanti istituzionali per avanzare proposte, modelli e progetti.

«Dal 2008 al 2014 il settore pubblico ha perso 300mila dipendenti, un dato sintomatico di un apparato istituzionale frammentato e poco funzionante – ha sottolineato il vicepresidente nazionale Cida Giorgio Germani – la pubblica amministrazione deve dare più risposte in tempi reali. Siamo favorevoli al disegno di legge sulla semplificazione delle dirigenze a tre livelli – Stato, regioni ed enti locali – facendo eccezione, a nostro parere, per i medici, e includendo invece i dirigenti scolastici».

Proprio sulla scuola è intervenuto il coordinatore Cida/Mapi Sicilia, e presidente regionale FP/Cida, Domenico Mazzeo, organizzatore dell’evento: «La situazione dei servizi resi agli istituti scolastici siciliani è drammatica – ha continuato – scarseggiano scuolabus, mense scolastiche, manutenzioni, assistenza igienico-personale agli alunni disabili. Rispondiamo all’appello del premier Renzi su “La buona scuola” con cinque sintetiche proposte: realizzare l'autonomia scolastica che da decenni non trova piena concretizzazione; riformare la governance ferma al 1974, ai cosiddetti decreti delegati; aumentare le risorse economiche, poiché solo gli investimenti consentono riforme e cambiamenti; stabilizzare il personale docente e Ata, riesaminando gli organici nelle scuole del primo ciclo; infine sburocratizzare le procedure». Sul fronte del settore industriale il presidente di Federmanager Sicilia Orientale Gregorio Mirone ha illustrato numerose statistiche: «Diversi dati raccolti negli ultimi anni confermano come la produttività in Sicilia sia arretrata rispetto al resto del Paese: il Pil è sceso del 14,54%. Come dirigenti e quadri apicali abbiamo, più di tutti, la forte percezione del processo di deindustrializzazione e smobilitazione che investe la regione, basti pensare alla Fiat a Termini Imerese, la Eni a Priolo, il settore petrolchimico a Gela, e molti altri. Finora non abbiamo visto programmi e definizione di piani industriali che possano incidere su tale situazione: vogliamo interloquire con la Regione Siciliana – ad oggi muta e sorde davanti alle nostre richieste - per avviare una concertazione». Tra gli interventi registrati, quello del sottosegretario al ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Giuseppe Castiglione, che ha parlato di «una strana ma importante stagione delle politica, dove, essendo in corso la programmazione 2014-2020, il contributo dei professionisti a servizio della PA può cambiare in positivo il processo di sviluppo»; e quello dell’assessore comunale alle Attività produttive Angela Mazzola, che ha affermato di «credere nelle nuove realtà che si stanno concretizzando e nella forza produttiva della città metropolitana».

Hanno relazionato inoltre il segretario della Cimo di Ragusa (Coordinamento Italiano dei Medici Ospedalieri) Guglielmo Piccione – introdotto dal segretario amministrativo e organizzativo Cimo Sicilia Aldo Cirnigliaro – il consigliere di Manageritalia Sicilia Giuseppe Rallo, il consigliere di Sindirettivo Nicolò Cipolla, il prof. Pietro Santagati.

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