I dolci fra modernità e tradizione

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Si è svolto sabato al Museo Diocesano di Catania l’annuale evento organizzato dalla Fondazione “Cav. Francesco Condorelli” per la Santa Pasqua: “I dolci fra modernità e tradizione” il titolo scelto quest’anno per riflettere su come il gusto e la memoria popolare siano intrecciati e pesino anche sul presente iper tecnologico che viviamo oggi.

Dopo gli indirizzi di saluto dell’arcivescovo metropolita di Catania, monsignor Salvatore Gristina, e dell’assessore alle Attività produttive del Comune etneo, Angela Mazzola, il convegno è stato introdotto da Giuseppe Condorelli, presidente della Fondazione dedicata al compianto cavalier Francesco, l’ideatore dei torroncini celebri in tutto il mondo. Monsignor Gristina ha ricordato il suo personale rapporto con Francesco Condorelli, «difensore della famiglia e del suo ruolo nella società e anche nella conduzione di una impresa», mentre l’assessore Mazzola ha sottolineato «l’esigenza della Sicilia di puntare sulle eccellenze per uscire dalla lunga crisi economica in cui si trova da anni».

Giuseppe Condorelli ha invece rammentato «il rapporto emotivo che nell’arte dolciaria si instaura fra modernità e tradizione, con il comparto che, nonostante l’industrializzazione, mantiene una forte anima artigianale, non solo e non tanto per strizzare l’occhio al mercato e ai consumatori, ma proprio per radicato convincimento».

Alla tavola rotonda, moderata dal giornalista Carlo Lo Re, hanno preso parte Elita Schillaci, ordinario di Imprenditorialità, nuove imprese e business planning presso l’Università degli Studi di Catania, Salvatore Abate, imprenditore, consigliere delegato della Roberto Abate Spa, Salvatore Cappello, maestro pasticcere, Orazio Licciardello, ordinario di Psicologia sociale presso l’Università degli Studi di Catania, Dario Pistorio, presidente di Fipe Sicilia, e l’aziendalista Antonio Pogliese, dell’omonimo studio professionale.

Elita Schillaci ha parlato delle fondazioni familiari come «fulcro di uno stile filantropico di fare impresa che oggi può concretamente aiutare nella fuoriuscita dalla crisi, soprattutto per quel che concerne le opportunità di lavoro per i giovani».

Salvatore Abate ha evidenziato la «sintesi possibile fra consumo ludico ed esigenze psicologiche nell’acquisto di dolci, cosa che mi fa pronosticare come ben difficilmente questo specifico mercato possa mai entrare in crisi. La nostra azienda ha sposato in pieno l’idea di innovazione continua, ma certo coniugata con quella qualità che solo la tradizione può garantire».

Per il maestro Cappello, «la relazione fra innovazione e tradizione è tutta nella rielaborazione continua degli usi di un popolo, operazione che in Sicilia, terra abituata al cambiamento, assume un particolare significato».

Orazio Licciardello ha invece sottolineato come «rivedere le tradizioni e costruire il futuro alla loro luce possa rilanciare l’Isola, ad esempio potenziando il turismo o, appunto, il settore dolciario, perché l’innovazione è soprattutto un cambio di mentalità. È, ad esempio, capire come anche dall’accoglienza possano scaturire opportunità di crescita economica».

Per Dario Pistorio, «l’esigenza, oggi sempre più sentita, di abbattere i costi di produzione fa sì che in pasticceria si utilizzino anche semilavorati. Nulla di scandaloso, ma l’importante è che l’input sia sempre la tradizione».

Dal canto suo, Antonio Pogliese, ha sottolineato come «in una società “liquida” come quella odierna, l’annuale iniziativa della Fondazione Condorelli, che invita a fare memoria e riflettere sulle radici dei nostri territori, sia ormai consolidata. Per delineare un efficace piano di sviluppo della Sicilia del futuro serve realismo, serve impostarlo sulle eccellenze, identificando le nicchie in cui vi siano spazi».

Durante il dibattito, Franco Ruta, dell’Antica dolceria Bonajuto di Modica, ha parlato della «personalità delle materie prime e di come un dolce possa essere una vera e propria esperienza emozionale», mentre Gabriella Macauda, direttore di UniCredit Catania, ha evidenziato come «le aziende debbano sì produrre reddito, ma che sia sostenibile, ovvero che possa perpetuarsi».

Nel pomeriggio si è poi svolto il concorso dolciario, giunto alla sua quinta edizione. Ben 39 gli iscritti. Nella categoria Pasticcieri ha vinto Giuseppe Leotta (secondo Angelo La Placa e terzo Vincenzo Riccardo Cinardo), mentre fra gli Apprendisti si è classificato primo Gianluca Quaranta (secondo Tommaso Anastasi e terzo Luciano Mammolito).

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