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Domenica 9 aprile, con la benedizione delle palme e dei rami d’ulivo, nel Piazzale San Giovanni XXIII del Santuario, si apriranno i riti della Settimana Santa. Alle 10.30, Monsignor Tommaso Caputo, Arcivescovo di Pompei, presiederà la processione e la santa Messa in Basilica.

Il 12 aprile, Mercoledì delle Ceneri, la Chiesa che è in Pompei entrerà, poi, nel vivo del cammino di grazia che conduce alla Pasqua. Con la santa Messa Crismale presieduta dall’Arcivescovo Caputo, la comunità ecclesiale inizierà, dunque, il suo percorso di rinnovamento, di penitenza e di cambiamento, nel quale siamo tutti invitati a ritornare all’essenziale, all’unica vera ricchezza della Chiesa: la preghiera. Prepararsi alla Pasqua è anche, infatti, cammino di conversione nel quale prendere coscienza dei propri limiti e dei propri peccati, aspirando ad un vero cambiamento dell’anima. Questo periodo sia per tutti, dunque, occasione di un più forte impegno di carità verso i fratelli in difficoltà, di maggior intensità nella preghiera e di disponibilità al perdono. Tante le celebrazioni previste in Santuario.

Giovedì Santo, alle 19.00, sarà celebrata la santa Messa in “Coena Domini”, seguita, alle 21.30, dall’Adorazione comunitaria all’Altare della Reposizione. Il 14 aprile, Venerdì Santo, alle 15.30, nel Piazzale San Giovanni XXIII, si svolgerà la Via Crucis animata dall’Azione Cattolica Ragazzi. Alle 18.00, invece, Monsignor Caputo presiederà la santa Messa di celebrazione della Passione del Signore. Infine, a sera, in Piazza Bartolo Longo, sarà la comunità della Parrocchia “Sacro Cuore di Gesù” ad animare la Via Crucis delle 21.00.

Sabato Santo si darà inizio alla giornata con l’“Ora della Madre” alle 10.00. Poi, alle 18.00, la celebrazione del XVII dei Venti Sabati e, alle 22.00, la Veglia Pasquale, presieduta dall’Arcivescovo Caputo.

I riti della Settimana Santa culmineranno, domenica 16 aprile, Pasqua di Risurrezione, con la celebrazione della Santa Messa delle 11.00, presieduta da Monsignor Caputo in Basilica.

Armi da guerra che, aggirando l'embargo, facevano arrivare direttamente in Libia e Iran senza le necessarie autorizzazioni ministeriali. Quattro persone sono state fermate a Napoli con l’accusa di traffico internazionale di armi e di materiale dual use di produzione straniera. 

Quattro fermi con l'accusa di "traffico internazionale di armi": tre italiani e un libico avrebbero introdotto, tra il 2011 e il 2015, in paesi soggetti ad embargo quali Iran e Libia, elicotteri, fucili di assalto e missili terra aria in mancanza delle necessarie autorizzazioni ministeriali. Fra i fermati ci sono due italiani convertiti all'Islam e 'radicalizzati', una coppia di coniugi di San Giorgio a Cremano (Napoli): Mario Di Leva, convertito all'Islam con il nome di Jaafar, e Annamaria Fontana. Anche un loro figlio risulta indagato. L'indagine, coordinata dai pm Catello Maresca e Luigi Giordano, riguarda fra l'altro un traffico di armi destinate ad un gruppo dell'Isis attivo in Libia. Agli atti dell'inchiesta vi sarebbe anche una foto in cui la coppia è in compagnia dell'ex premier iraniano Ahmadinejad.

Figura anche l'amministratore delegato della Società Italiana Elicotteri, Andrea Pardi, già coinvolto un un'altra inchiesta su traffico di armi e reclutamento di mercenari tra Italia e Somalia, tra i quattro destinatari dei provvedimenti di fermo. L'ultima misura cautelare riguarda un libico, attualmente irreperibile.

I quattro fermati avevano contatti frequenti con cittadini libici, somali e iraniani. E, stando all'indagine coordinata dai pm Catello maresca e Luigi Giordano, proprio in Libia e in Iran avrebbero spedito, tra il 2011 e il 2015, armi da guerra e eliambulanze, che venivano poi trasformati in potenti elicotteri da guerra. Il tutto aggirando tranquillamente l'embargo. Agli atti dell'inchiesta vi sarebbe anche una fotografia in cui la coppia, entrambi convertiti all'islam e poi radicalizzati, è in compagnia dell'ex premier iraniano Mahmud Ahmadinejad. "I due - si legge tra le carte dell'inchiesta - intrattenevano rapporti con alti funzionari di Iran e Libia". Il sistema ruotava attorno a una società con sede a Roma. "Per vendere i pezzi di ricambio degli elicotteri in quel paese, i due - spiegano gli inquirenti - avevano messo in piedi una triangolazione con una società della Repubblica di Panama, che non riconosce l'embargo". Le armi e gli elicotteri sono stati commercializzati nel mercato nero.

Il Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Venezia, su ordine della Dda di Napoli, sta eseguendo nelle province di Roma, Napoli, Salerno e L'Aquila il fermo di 4 persone indiziate di traffico internazionale di armi e di materiale 'dual use', di produzione straniera.

Sono state eseguite anche 10 perquisizioni nei confronti di altrettante persone. La prima fase dell'odierna operazione ha avuto avvio nel giugno 2011, su input del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, in relazione ad un precedente procedimento penale instaurato presso la Procura della Repubblica di Napoli dalla quale è emerso che una persona organica ad un clan camorristico dell'area casalese era stato contattato da un appartenente alla cosiddetta "mala del Brenta" con precedenti specifici per traffico di armi.

Quest'ultimo ricercava, infatti, persone esperte di armi ed armamenti da inviare alle Seychelles per l'addestramento di un battaglione di somali, che avrebbero dovuto svolgere attività espressamente qualificate come "mercenariato". Le attività di indagine al tempo svolte, sfociate in diversi procedimenti penali, consentirono di evidenziare come la richiesta di addestramento fosse stata originata da una persona di nazionalità somala, con cittadinanza italiana, parente del deposto dittatore del Puntland (Somalia).

Una bimba di 10 anni è stata ferita accidentalmente al piede da un colpo d'arma da fuoco sparato in via Annunziata, centro storico di Napoli. Non si escludono altri feriti. Ancora incertezza sulla dinamica dei fatti e su chi abbia sparato. La piccola è ricoverata all'ospedale Santobono. Indaga la polizia.

Sono di nazionalità senegalese i tre commercianti extracomunitari rimasti feriti nel raid punitivo al mercato della Duchesca di Napoli. I tre hanno 36, 38 e 32 anni. I primi due sono stati feriti lievemente da alcune schegge. Il terzo, che comunque non è in pericolo di vita, è stato ferito in maniera più seria da un colpo d'arma da fuoco.

Il fatto è accaduto nel mercato della Maddalena dove folta è la presenza di commercianti di colore. I tre sono stati portati all'ospedale Loreto mare mentre la bambina è ricoverata nell'ospedale Santobono per una ferita a un piede. Non si esclude - ma è un'ipotesi ancora al vaglio degli investigatori - che gli immigrati fossero l'obiettivo del raid nell'ambito di una ritorsione da parte della malavita locale, forse per ragioni di pizzo.

Intanto sono state concluse senza problemi le operazioni nel centro di accoglienza di Conetta, frazione di Cona, per il trasferimento di cento migranti in strutture analoghe in Emilia Romagna. Il secondo pullman, dopo quello partito verso le 12.30 con due furgoncini, si è allontanato, verso i nuovi punti di ospitalità per la cinquantina di persone che erano a bordo.

Sulle proteste sono in corso accertamenti da parte della Procura di Venezia, che ha aperto un fascicolo d'inchiesta senza al momento iscrivere specifiche ipotesi di reato. Accertamenti sono stati avviati anche per ricostruire nel dettaglio le fasi precedenti alla morte della giovane ivoriana, alla luce comunque del fatto che l'autopsia ha stabilito le cause naturali del decesso. Stamani, intanto, si è tenuto anche un incontro in Procura per fare il punto della situazione e i possibili sviluppi delle verifiche in corso da parte di polizia e carabinieri. In mattinata al centro di Cona è giunta anche una delegazione di parlamentari di Sinistra Italiana. Nicola Fratoinanni ha riferito poi di aver trovato una "situazione disastrosa" e di "condizioni disumane" legate alla presenza di un numero così elevato di migranti in una struttura di questo tipo.

Un trasferimento teso ad 'alleggerire' le presenze di ospiti nella struttura, attualmente oltre 1.300, deciso dal ministro dell'Interno Marco Minniti, dopo la protesta dell'altra sera da parte di un gruppo di migranti ivoriani, successiva alla morte per cause naturali di una loro connazionale di 25 anni, Sandrine Bakayoko, deceduta per trombosi polmonare. 

 

Negli ultimi mesi gli abitanti del Vomero sono alle prese con un vero e proprio mistero, un giallo che riguarda il già precario arredo urbano del popoloso quartiere collinare. In particolare le panchine installate qualche anno addietro lungo le strade del quartiere, segnatamente, nei tratti pedonalizzati.

“La prima panchina a sparire fu quella all’altezza del civico 147 di via Scarlatti, dove un tempo vi era uno storico fioraio mentre più di recente ha aperto un negozio di golosità, ponendo dinanzi all’esercizio tavolini, sedie ed ombrelloni che coprono anche le tracce della panchina scomparsa – ricorda Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. Successivamente ne sono sparite, sempre nell’isola pedonale di via Scarlatti, altre tre, poste rispettivamente all’altezza dei civici 97, 130, e 181. Infine più di recente erano scomparse altre due panchine, una nell'isola pedonale di via Luca Giordano, dove sono ancora in corso gli eterni lavori di riqualificazione, che dovevano terminare il 2 novembre dell'anno scorso ma che invece a distanza di due anni sono ancora in corso e un'altra in via Morghen, all'altezza del civico 53, nei pressi di una fermata dell'ANM“.

“Ma evidentemente non è finita qui - puntualizza Capodanno -. Poco prima delle festività natalizie, un'altra panchina, posta in via Luca Giordano, all'altezza del civico 96, dalla sera alla mattina si è ritrovata con uno dei due sostegni in ghisa che supportano lo schienale, peraltro di consistente spessore, spezzato. Una rottura molto simile a quelle che avevano interessato anche alcune delle altre panchine, precedentemente sparite.  Nei giorni seguenti la panchina in questione, per ragioni di sicurezza, era stata transennata. Ma, adesso, è addirittura scomparsa, lasciando solo sulla pavimentazione le tracce dei ferri che l'ancoravano al suolo“.

“Perché stanno scomparendo le panchine del Vomero – domanda Capodanno -? A chi possono dare fastidio? Come si spiega che poi, una volta che sono scomparse,  non vengano più ripristinate e che, in alcuni casi, dove prima c'erano le panchine si osserva la presenza di arredi, sedie e tavolini, con relativo gazebo, a servizio di qualche esercizio pubblico privato? A che punto sono le indagini, avvalendosi anche delle telecamere per la videosorveglianza, per fare piena luce su quanto sta accadendo all'arredo urbano del Vomero?"

“Domande  - prosegue Capodanno - che, nell'occasione, reiteriamo, ma che attendono risposte immediate, che, ci si augura, non vengano ulteriormente differite, facendo calere il silenzio sull'emblematica vicenda. A questo punto, sono ben sette le panchine complessivamente scomparse negli ultimi tempi al Vomero e la cosa potrebbe non finire qui se non si adottano le misure del caso“.

“Chiedo – conclude Capodanno -, agli uffici competenti, effettuati gli opportuni accertamenti, per i provvedimenti consequenziali, di ripristinare immediatamente le panchine eliminate, aggiungendone anche altre, anche in risposta  alla forte richiesta di tale tipologia di arredo urbano, che si registra sia nei tratti destinati a isole pedonali sia alle fermate dei mezzi pubblici su gomma Così come ribadisco, ancora una volta la richiesta affinché vengano promosse tutte le opportune e necessarie indagini tese a fare piena luce sul giallo delle panchine scomparse al Vomero“.

 

Un'altra brutta sorpresa per le migliaia di residenti dell’area collinare del capoluogo partenopeo che stamani si sono ritrovati, ancora una volta, davanti ai cancelli sbarrati di uno dei pochi polmoni a verde pubblico a disposizione dei cittadini, il parco Mascagna, già conosciuto come giardini di via Ruoppolo. 

   Proprio nei giorni scorsi era stato ancora una volta evidenziato lo stato di degrado e di abbandono di questo parco comunale, dove, tra l'altro, si osserva la presenza di diverse aiuole brulle, ridotte perlopiù a campi in terra battuta, auspicando nell'occasione l’intervento immediato degli uffici competenti per i necessari  lavori di manutenzione – afferma Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. Bisogna al riguardo ricordare che, tempo addietro, il parco fu addirittura chiuso per problemi legati ad alcune infiltrazioni nei locali adibiti a servizi igienici ad esso annessi, chiusura che suscito la viva quanto giusta protesta dei tanti abituali frequentatori del parco per un disservizio che era stato più volte segnalato “.

 

“ L’aspetto che lascia quantomeno perplessi, trattandosi di un’area pubblica – puntualizza Capodanno -,  è che sia sull’ingresso posto su via Pacio Bertini sia su quello in via Ruoppolo non è stato affisso nessuno avviso scritto che in qualche modo motivi la chiusura e la sua durata. Da cosa può essere stata determinata questa nuova chiusura? Dalle condizioni del parco? Dal presumibile pericolo, determinato dalle raffiche di vento? E inoltre chi l’ha disposta e per quanto tempo? “.       

Domande che ovviamente attendono una risposta, facendo così chiarezza sui motivi che hanno prodotto l’attuale chiusura nonché la sua durata. Con l'auspicio che il parco venga riaperto in tempi rapidi, e cogliendo l'occasione per reiterare, ancora una volta, la richiesta di mettere in campo tutte quelle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria che si rendessero necessarie al fine di eliminare quei disservizi che possano, in qualche modo, limitare la fruibilità dell’area a verde pubblico, da parte dei numerosi abituali fruitori.

 

 

 

 

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