Lizzano - «Nuovo umanesimo cristiano: nella famiglia le radici del proprio futuro!»

CHIESA 1

Un cammino formativo mensile, tutto dedicato alla realtà della famiglia, nel contesto della nuova evangelizzazione. È questo un concreto ed audace impegno pastorale che, nell’anno giubilare, la chiesa madre “San Nicola” di Lizzano ha inteso intraprendere per la propria compagine parrocchiale sotto la saggia guida del proprio parroco, don Giuseppe Costantino Zito.

Lo scorso lunedì 7 marzo, infatti, in un’aula liturgica decisamente gremita di coppie e di genitori lizzanesi, ha preso avvio questo importante progetto laboratoriale con l’ausilio della dott.ssa Lucia Palombella, psicologa e psicoterapeuta.

«Sulla scia del recente Sinodo sulla famiglia – ha affermato don Giuseppe Zito, aprendo i lavori dell’incontro – abbiamo pensato a questo percorso comune, perché desideriamo comunicare a tutti la bellezza della famiglia, la sua rilevanza per il futuro della Chiesa e del mondo! Ci sta a cuore la famiglia, non certo un’idea di famiglia! Ci stanno a cuore le “nostre” famiglie, così come sono nella realtà, anche se a volte abitate da varie difficoltà e da molteplici ferite! Di esse vogliamo metterci in ascolto, facendoci compagni di cammino per condividere con loro la gioia, che nasce dall’incontro con il Signore e per offrire loro la proposta alta di vita, che scaturisce dal Vangelo!».

Questo itinerario di pastorale familiare è stato voluto dal giovane arciprete anche per concretizzare un impegno comunitario unitario, declinato nei tre ambiti pastorali, che il nostro arcivescovo ci consegnò nel pellegrinaggio diocesano a San Giovanni Rotondo lo scorso 12 settembre: “la misericordia, la famiglia, la custodia del creato”! «Tre consegne – ha affermato don Giuseppe – che risuonano fortemente nel nostro cuore e che ci spingono a vivere appieno la scelta missionaria del nostro essere “Chiesa in uscita”».

La famiglia, perciò, lungi dal ripiegarsi sulle proprie difficoltà, deve ritrovare – come ha concluso don Giuseppe – «nuove capacità di protagonismo, imparando a riscoprirsi non solo “chiesa domestica”, luogo cioè della trasmissione della fede, ma anche tessuto di relazioni educative che generano vita, crocevia di impegni e di responsabilità condivise, trama di accoglienza concreta dell’altro e, per questo, insostituibile scuola di umanità e di socialità!».

Ciò di cui si avverte, allora, esigenza è imparare a raccontare le tante esperienze belle di famiglie, che nella loro semplicità rappresentano la forza, la ricchezza e la struttura portante dei nostri territori! È imparare a raccontare la bellezza dell’essere famiglia e di come l’amore possa compiere miracoli nella vita quotidiana: cosa vuol dire essere padri e madri, figli e fratelli, il senso della reciprocità e della responsabilità gli uni per gli altri, l’asimmetria della cura!

Il Vangelo, che è annuncio di vita, risuona così nella famiglia e attraverso la famiglia! Perché «senza la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, chiese domestiche, l’annunzio, anche se corretto, rischierebbe di essere incompreso o di affogare nel mare di parole, che caratterizza la nostra società» (Relatio Synodi, 37).

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