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Manfredonia - Quando Siponto andò in Argentina

E’ stato in questi giorni a Manfredonia, ricevendo il saluto del Sindaco Riccardi, per ritornare nella città da cui partì con la propria famiglia più di mezzo secolo fa, per cercare fortuna in Argentina. Il protagonista di questa storia è Raffaele “Rafael” Papagno, che ha soddisfatto il desiderio di tornare nella terra dove è nato e vissuto per pochi anni e dove sono nati suo padre Mario Siponto e sua madre Carmela Santoro.

Correva l’anno 1952 e, con la fine del secondo conflitto mondiale, lo squilibrio tra le risorse e la popolazione riemergeva e la disoccupazione assumeva caratteri preoccupanti. Il trentunenne Mario Siponto Papagno decise anch’egli di fare una scelta dolorosa: lasciare casa e diventare emigrante. La sua destinazione? Buenos Aires. Lo accompagnarono la consorte ed i due figli Raffaele e Maria Pia. Viaggio di sola andata.

“Rafael”, come viene chiamato, è quindi nato a Manfredonia, ma vi ha vissuto soltanto i primi anni della propria infanzia. Ne ricordava il fascino, le peculiarità, la gente. Una volta adulto aveva appreso delle condizioni di vita difficili che avevano costretto i propri genitori all’emigrazione.

“Una decisione che raramente era il frutto di una libera scelta, ma nonostante tutto – considera Angelo Riccardi - si affrontavano le difficoltà con coraggio e con la speranza che un giorno si sarebbe potuto tornare in Patria. I sentimenti con cui gli emigrati approdavano nei nuovi Paesi – termina il Sindaco - erano contrastanti: da un lato c’era la voglia di affermarsi e riscattarsi dalla povertà patita in Italia, dall’altro c’era la nostalgia per tutto ciò che apparteneva alla vita nella propria città”. Nostalgia che ha nutrito a lungo Rafael.

Il primo cittadino sipontino, dopo essere stato contattato direttamente da “Rafael” che preannunciava il suo arrivo a Manfredonia, lo ha invitato a Palazzo San Domenico, dove gli è stato fatto dono del crest della Città di Manfredonia. Quella città che, per quanto poco l’abbia vissuta, è la sua natìa.
Quella stessa città che, nonostante controsensi e difficoltà o le centinaia e, a volte, migliaia di chilometri di distanza di chi è costretto ad emigrare, resta per sempre nel cuore.

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