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Israele ha attaccato l'Iran nella regione centrale di Isfahan, dove si trovano diversi obiettivi militari, tra cui l'impianto di arricchimento dell'uranio. L'attacco con droni non è stato ufficialmente confermato da Tel Aviv, che ha scelto di mantenere un basso profilo per "ragioni strategiche", secondo fonti informali americane, mentre l'Iran ha preferito minimizzare l'incidente per evitare di dover attuare la "risposta dura" precedentemente promessa da Teheran.

"La presidenza italiana del G7 invita alla prudenza e a un'assoluta de-escalation. Chiediamo di fermare l'attacco a Rafah, vediamo se saremo convincenti. Lanciamo un appello alla de-escalation, alla prudenza". Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Rai News 24 commentando l'attacco israeliano delle scorse ore. Tajani ha anche rassicurato sulla sorte degli italiani che si trovano nella Repubblica islamica: "Sono al sicuro", ha aggiunto da Capri, dove è prevista la seconda giornata del G7 dei ministri degli Esteri. Tajani, in particolare, ha spiegato di aver parlato con l'ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei.

Secondo diverse fonti, i missili e droni lanciati avevano una portata limitata e quindi potevano essere stati tirati dallo stesso territorio iraniano; in passato è gi' accaduto che l'intelligence israeliana riuscisse a compiere attacchi di questo tipo. Secondo le primissime analisi, lo Stato ebraico ha scelto una iniziativa relativamente discreta per dare a Teheran la possibilità di non rispondere.

Gli Usa, che non sono stati coinvolti nell'azione offensiva condotta nella notte contro l'Iran, sono convinti che l'Italia - il cui "impegno e' gia' stato molto importante per contribuire alla de-escalation"- possa adesso svolgere un ruolo importante dialogando "con i Paesi in Medio Oriente con i quali ha ottimi rapporti": cosi' il segretario di Stato, Antony Blinken, nella conferenza stampa finale alla ministeriale degli Esteri del G7, che si e' conclusa a Capri. "Siamo impegnati sin dal primo giorno, il 7 ottobre, nello sforzo per la de-escalation", ha ricordato il capo della diplomazia americana. "Questo sforzo continua e l'Italia puo' avere un ruolo nodale, come Paese che e' impegnato nel mondo su molti fronti, con tanti Paesi. L'Italia ha i suoi colloqui diretti e penso che si sia visto, nelle due ultime settimane, quali siano questi rapporti. Rimane importante alimentarli per evitare escalation e per evitare un conflitto piu' ampio". "Israele e' stato colpito da un attacco mai visto prima e gli Usa hanno interesse a che Israele si difenda, ma vogliamo anche - ha ripetuto Blinken- mitigare il conflitto".

Quanto all'Iran, sta cercando di minimizzare la portata dell'attacco, la cui natura e' comunque ancora incerta. Di certo ci sono le esplosioni riferite da testimoni vicino alla città di Isfahan e a diversi siti militari, fra i quali quelli balistici e militari. In occasione dell'attacco iraniano di 5 giorni fa, erano stati filmati lanci di missili verso Israele che partivano proprio da uno di questi siti. L'agenzia Fars vicina ai Guardiani della rivoluzione ha scritto stamattina di tre esplosioni presso la base dell'esercito a Isfahan, affermando che la difesa aerea era stata attivata e che un drone era stato avvistato anche a nord-ovest, a Tabriz, non lontano da una raffineria.

Esplosioni sono state segnalate nella zona di alcuni siti militari, stamattina all'alba, ma per ora non si conosce la portata di quanto accaduto. Dall'attacco iraniano condotto la notte fra sabato e domenica scorsi, in risposta a quello israeliano sul consolato di Teheran a Damasco, la comunità internazionale sta cercando di contenere Israele perché la sua ritorsione fosse moderata e non tale da produrre un'esacerbazione del conflitto.

Le agenzie di stampa iraniane hanno poi citato il capo dell'esercito a Isfahan, Siavosh Mihandoust, secondo il quale il rumore dell'esplosione sentito dai testimoni veniva dalla difesa aerea. "Non abbiamo subito nessun danno, non c’è stato nessun incidente", ha detto. Fin dall'alba, la televisione ufficiale iraniana ha mandato i suoi inviati nel centro di Isfahan, per dimostrare che vi regna la calma e la vita quotidiana si svolge regolarmente.

La minimizzazione è avvenuta anche ai massimi livelli, visto che il presidente Ebrahim Raisi non ha citato nella sua conferenza stampa della preghiera del venerdi' l'attacco della mattina, dopo che ieri aveva minacciato "dure ritorsioni" in caso di un'iniziativa di Israele "anche minima".

 

Fonte Agi e varie agenzie 

 

Nicola Lener, il capo della delegazione italiana per il G7, ha partecipato ieri all'ultima riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza, presieduto dal prefetto di Napoli, Michele Di Bari. L'isola sta tornando alla vita dopo la pausa invernale: gli alberghi e i negozi di lusso hanno riaperto, tutti presenti sull'isola simbolo del 'bel vivere' italiano. I turisti, che già riempiono le strade, si muovono agilmente nonostante le misure di sicurezza: la riunione ministeriale si terrà al Grand Hotel Quisisana, vicino alla 'piazzetta', cuore dell'isola, e gli ingressi sono sorvegliati con discrezione. A breve distanza si trova anche il 'media center', che da oggi ospiterà i 250 giornalisti accreditati. Gli abitanti dell'isola non sembrano disturbati: accettano con naturale saggezza e filosofia l'agitazione di questi tre giorni. Molti negozi espongono il cartello 'Capri dà il benvenuto al vertice del G7'. E come afferma un albergatore locale, "Ha da passa' 'a nuttata'".

L'isola di Capri, il gioiello di fronte a Napoli, è stata blindata in occasione della riunione dei ministri degli Esteri del G7, che si terrà da oggi fino a venerdì. In un periodo di intensa tensione internazionale, seguito all'attacco dell'Iran a Israele e all'anticipazione di una possibile risposta da parte di Israele, le misure di sicurezza sono state rafforzate: 1400 uomini sono stati dispiegati, tra cui agenti di polizia, carabinieri, vigili del fuoco (con sommozzatori) e agenti in borghese; sono state mobilitate unità cinofile, elicotteri e quasi tutte le specialità delle forze dell'ordine, inclusi gli artificieri. Per assicurare la protezione delle delegazioni e degli eventi, le forze dell'ordine sorvegliano tutti i punti strategici dell'isola. I controlli sono stati intensificati ai varchi di accesso alla zona del vertice, con posti di blocco al porto e nel centro, e droni per monitorare dall'alto e prevenire qualsiasi minaccia. Le forze dell'ordine mantengono anche una presenza discreta sui traghetti e gli aliscafi per monitorare gli arrivi.

La sorveglianza marittima è affidata alla Capitaneria di Porto e alla Guardia di Finanza; per tre giorni sarà imposto un divieto di attracco a Marina Grande, con una motovedetta che vigila sulle acque antistanti la Grotta Azzurra. Lo spazio aereo sull'isola è naturalmente protetto. A Napoli, presso il molo degli imbarchi, sono stati rafforzati i dispositivi di sicurezza e intensificati i controlli nei luoghi sensibili, come sinagoghe e luoghi di culto. A Capri, alcune aree sono da oggi inaccessibili, con restrizioni al transito per agevolare il movimento delle delegazioni e assicurare l'efficienza dei soccorsi. È stato inoltre potenziato il piano sanitario per fornire assistenza medica immediata in caso di necessità, con ambulanze e un servizio di elisoccorso.

Intanto gli Stati Uniti hanno annunciato l'imposizione di nuove sanzioni contro il programma missilistico e di droni dell'Iran in seguito all'attacco di questo fine settimana contro Israele, prevedendo che alleati e partner adottino misure simili. "Queste sanzioni, insieme ad altre azioni, mirano a mantenere una pressione costante per limitare e ridurre le capacità militari dell'Iran e per affrontare la vasta gamma dei suoi comportamenti problematici", ha affermato Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti..

Le misure, come ha spiegato Sullivan in una dichiarazione, si concentreranno principalmente sul programma missilistico e sui droni, sulle entità che supportano le Guardie Rivoluzionarie e sul ministero della Difesa iraniano. "Ci aspettiamo che i nostri alleati e partner impongano presto le loro sanzioni", ha detto, "che serviranno a mantenere una costante pressione per limitare e ridurre la capacità e l'efficacia militare dell'Iran".

Israele potrebbe rispondere all'Iran e un attacco è considerato "imminente". Seguendo l'offensiva di Teheran con droni e missili sul territorio israeliano sabato notte, la comunità internazionale si interroga sulla reazione del governo di Benyamin Netanyahu. Mentre analisti e osservatori non sono concordi, gli Stati Uniti prevedono che la risposta israeliana sarà probabilmente circoscritta e mirata a obiettivi specifici fuori dall'Iran, per prevenire un'escalation più estesa, secondo quanto riportato dai media americani che citano funzionari USA. Al posto di un attacco diretto all'Iran, che potrebbe rischiare di trascinare la regione in un conflitto totale, fonti americane hanno indicato a NBC che Israele potrebbe prendere di mira i 'proxies' iraniani, come le milizie in Siria o Hezbollah in Libano.

Si prevede che la risposta israeliana all'attacco iraniano sarà contenuta e includerà azioni contro le forze militari iraniane e i loro alleati fuori dall'Iran, secondo quanto riportato. Teheran ha messo in guardia che eventuali attacchi ai suoi interessi all'estero potrebbero portare a un'escalation. Funzionari israeliani hanno informato gli Stati Uniti sulle potenziali contromisure, che potrebbero cambiare dopo l'attacco di questo weekend, senza fornire dettagli specifici. Non è chiaro quando avverrà una risposta israeliana, ma potrebbe accadere in ogni momento.

Secondo quanto riportato da Channel 12, il gabinetto di sicurezza israeliano ha deciso di rispondere "con determinazione e forza" all'Iran per dimostrare che Israele "non lascerà senza risposta un attacco così serio". Tuttavia, lo stesso canale ha indicato che Israele non vuole scatenare un conflitto regionale e cerca di coordinarsi con gli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha chiesto a trentadue paesi, compresa l'Italia, di imporre nuove sanzioni all'Iran. "Questa mattina ho inviato lettere a 32 paesi e ho parlato con numerosi ministri degli Esteri e rappresentanti governativi di tutto il mondo, chiedendo di sanzionare il programma missilistico iraniano e di classificare il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica come organizzazione terroristica".

 

Fonte Agi e varie agenzie

 

 

 

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano è a Vienna, per partecipare ai lavori della 67esima sessione annuale della Commissione Stupefacenti (Cnd), organismo dell'Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e il Crimine (Unodc).
Mantovano è stato ricevuto a Palazzo Metternich dall'ambasciatore d'Italia in Austria, Giovanni Pugliese.
Mantovano era accompagnato dalla Rappresentante Permanente italiana presso le Organizzazioni Internazionali nella capitale austriaca, Debora Lepre

Il Sottosegretario alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano ha tenuto oggi a Vienna un breve colloquio con Antony Blinken, Segretario di Stato USA, al quale ha consegnato il Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di fentanyl e di altri oppioidi sintetici recentemente approvato e presentato dal Governo, comunicando l’intenzione di inserire i temi del contrasto alle droghe nel quadro di attività della presidenza italiana del G7. Il Segretario Blinken ha ringraziato per l’impegno italiano nella prevenzione dell’abuso di fentanyl e per l’impegno finora speso sul G7.

L’incontro è avvenuto nella seconda giornata della 67esima sessione della Commissione Stupefacenti (CND) dell’Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e il Crimine (UNODC).

“L’incontro con il Segretario Blinken e con gli altri interlocutori tenuti a Vienna hanno grande importanza”, dichiara il Sottosegretario Mantovano, “poiché il contrasto alle droghe non può essere condotto soltanto a livello nazionale, avendo il narcotraffico una dimensione pericolosamente globale. Così pure, il problema va affrontato preventivamente e non solo fronteggiando quando assume i caratteri dell’emergenza, come accaduto con il fentanyl negli Stati Uniti: anche su questo approccio abbiamo incontrato la condivisione di tutti i nostri interlocutori”.

Mantovano nella giornata di oggi ha incontrato poi Taulant Balla, Ministro dell’Interno dell’Albania, e Barrye Price, Eric Siervo e Ronald S. Rochon del CADCA, la Comunità delle Coalizioni Anti-droga d’America, la principale organizzazione per la prevenzione dell'abuso di sostanze negli Stati Uniti, che lavora in oltre 30 nazioni in tutto il mondo. Il Sottosegretario ha inoltre intrattenuto un bilaterale con Gabriela Sommerfeld, Ministro degli Esteri dell’Ecuador, dove il presidente Daniel Noboa ha dichiarato lo stato di “Conflitto Armato Interno” a causa dell’aumento di omicidi e atti di criminalità a opera dei narcotrafficanti.

 

Fonte Uff.St.Palazzo Chigi

 

Un attacco della Russia in Romania spaventa la Nato. Anche perché, con la guerra in Ucraina, le truppe di Mosca sono a meno di 500 km da Bucarest. Più precisamente in Crimea. Insieme alla flotta navale nel Mar Nero. Condizioni elencate nel report del Cepa, Center for European Policy Analysis, coordinato dal generale dell’esercito americano Ben Hodges. Un'azione del Cremlino paralizzerebbe l'Europa. Che per questo sta investendo nella difesa.

C'è chi può non crederci, ma un intervento della Nato in caso di invasione russa della Romania potrebbe non essere così tempestivo. Perché? Precarietà delle infrastrutture e delle comunicazioni nella zona.

Due sono le possibili vie analizzate per l'attacco. Quella che preoccupa maggiormente è un'operazione di terra da parte della Russia attraverso la Porta Focsani. Che è considerato il punto più critico per la difesa della Romania, ma anche l'elemento di maggior debolezza dei confini Nato. Si tratta di una parte del territorio di Bucarest compresa tra i fiumi Danubio e Siret. Secondo gli esperti militari, l'esercito russo posizionate sulla costa nord-occidentale del Mar Nero raggiungerebbero la capitale in poco più di 24 ore.

Un'operazione anfibia lanciata dalla Crimea, occupata dopo l’annessione nel 2014, oppure un attacco via terra attraverso il Mar Nero. Questi i possibili scenari di un'invasione russa. Ce n'è anche un altra, anche se più remota, presa in considerazione dagli analisti. Ovvero la possibilità di occupare prima l'Ucraina e la Moldavia, e solo dopo la Romania. Ci sono, però, degli elementi che rendono questa possibilità molto remota.

E lo scenario che stanno cercando di "rimediare da parte della Nato" in un possibile attacco verso l'alleanza che sarebbe la fragilità nello spostamento di truppe e munizioni, le influenze di Putin nei Paesi confinanti e il punto debole nel territorio che consentirebbe di arrivare alla capitale in 24 ore.

Servirebbero infatti enormi preparativi e un tempo molto lungo per operazioni del genere. E la Nato non li ignorerebbe. Ma se ciò dovesse accadere, la Romania potrebbe perderebbe contro la Russia in meno di 24 ore. Questa la simulazione dell’accademia delle forze terrestri di Sibiu. Perché? La risposta della Nato impiega dalle 48 alle 72 ore per raggiungere qualsiasi posto dell’Alleanza. Ma ci sarebbero delle difficoltà a raggiungere la Romania a causa delle infrastrutture precarie.

A maggio l’Ue ha approvato la partecipazione di Stati Uniti, Norvegia e Canada all’iniziativa per aumentare la mobilità militare. Costo 1,5 miliardi di euro

Per rispondere a un attacco russo, secondo il quotidiano il Messaggero, la Nato dovrebbe portare 20 brigate (tra i 60.000 e i 100.000 soldati). Inoltre servirebbero 20 milioni di litri di gasolio e 12.000 tonnellate di munizioni. Da dove partirebbe le operazioni di difesa? Dalla Germania, attraverso Polonia e Ucraina, oppure dal Sud, in particolare dall’Italia e sfruttando i porti della Grecia, per poi passare attraverso la Bulgaria. Ma non tutte le rotaie, i ponti e i tunnel sono in grado di sopportare il trasporto di attrezzature pesanti. Tant’è che si prende in considerazione anche l’utilizzo di gru per aggirarli. Il più critico? Ruse-giurgiu sul Danubio. Se la Russia lo colpisse “porterebbe al fallimento del movimento delle forze dell’Alleanza”. L'alternativa è un sistema di chiatte sul Danubio che possa creare passaggi sul fiume e trasportare i treni.

Secondo l'agenzia Nova in questo momento è fuori questione che la Russia attacchi la Romania. Lo ha detto il ministro della Difesa romeno, Angel Tilvar, in un'intervista all'emittente televisiva "Digi24". Il ministro ha affermato che è normale nutrire qualche preoccupazione per i piani di Mosca, dato che l'Ucraina è uno dei vicini della Romania, ma ha precisato che non vi è alcun pericolo immediato. 

C'è un livello di preoccupazione per il comportamento aggressivo della Russia, un livello che ha dimensioni globali considerando l'aggressione non provocata e contro qualsiasi norma del diritto internazionale che la Russia ha messo in atto contro uno Stato sovrano. 

E per noi, essendo un Paese vicino, un Paese in prossimità di un conflitto di tale portata, è normale avere delle reazioni, preoccupazioni ed elementi di riflessione riguardo alle situazioni che possono crearsi. E' un fatto normale. Ovviamente la Nato, e lo si vede dal fatto che nell'ultimo vertice sono stati approvati dei piani regionali, tiene conto degli scenari che partono da quelli più negativi, fino a quelli con un approccio che genera meno preoccupazione, ciò di cui si discute ora riguarda la situazione esistente ed è avvenuta durante i due anni di conflitto", ha detto Tilvar. 

Fonte il messaggero / A.Rosi /  Agenzia Nova / e varie agenzie

 

 

La Russia è "pronta dal punto di vista tecnico-militare" a una guerra nucleare, è disponibile a una trattativa sulla guerra in Ucraina "ma solo a patto che si basi sulla realtà emerse sul terreno, non sui desideri espressi dopo l'uso di psicofarmaci" e si prepara a schierare le sue truppe al confine nord-occidentale con la Finlandia dopo l'ingresso di Helsinki nella Nato. 

Il presidente russo Vladimir Putin ha detto di non avere mai pensato di usare armi nucleari tattiche in Ucraina. L'uso del nucleare, ha affermato in un'intervista televisiva, è previsto solo nel caso in cui venga messa in pericolo "l'esistenza" e "la sovranità e indipendenza" della Russia.

Vladimir Putin si dice "pronto per i negoziati" ma solo negoziati che si tengano "sulla base delle realtà che si sono sviluppate, come si dice in questi casi, sul terreno, e non su desideri derivanti dall'uso di psicofarmaci". In un'intervista a Ria Novosti e Rossiya 1 il presidente della Federazione russa ha poi affermato che "possibili negoziati non sono una pausa per il riarmo di Kiev, ma una conversazione seria con garanzie di sicurezza per Mosca".

In un'intervista fiume a Rossija 1 e a Ria Novosti, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali, il presidente russo Vladimir Putin, torna a ribadire punto per punto la versione del Cremlino. A cominciare dalla minaccia nucleare, più volte agitata da Mosca come risposta potenziale a una escalation nei rapporti tesissimi con gli Usa, la Ue e l'intero Occidente. La Russia è pronta a usare armi nucleari se vedrà minacciata l'esistenza dello Stato russo o se subirà un attacco contro la sua sovranità e indipendenza, ripete Putin.

Dal punto di vista tecnico-militare siamo ovviamente pronti" per una guerra nucleare: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un'intervista alla tv statale e all'agenzia Ria Novosti, aggiungendo tuttavia di non aver mai pensato di utilizzare l'arsenale nucleare."Gli Stati che dicono di non avere linee rosse verso la Russia devono capire che la Russia non avrà linee rosse verso di loro", ha aggiunto Putin.

"Le armi esistono per essere usate - dice - abbiamo i nostri principi". Fino a oggi tuttavia, aggiunge il capo del Cremlino, Mosca non ha mai contemplato la necessità di utilizzare tali armamenti. "Perché avremmo bisogno di usare armi di distruzione di massa? Non c'è mai stata tale necessita'", ribadisce.

Quanto all'Ucraina, Putin ripete che la Russia è pronta a sedersi a tenere dei negoziati, ma questi devono basarsi sulla realtà consolidata sul terreno. "Siamo pronti per i negoziati? Sì, lo siamo. Non sulla base di alcuni desideri emersi dopo l'uso di psicofarmaci, ma sulla base delle realtà che sono emerse sul terreno", dice. "Siamo pronti per un dialogo serio e vogliamo risolvere tutti i conflitti, e soprattutto questo conflitto, con mezzi pacifici. Ma dobbiamo essere chiaramente certi che questa non sia una pausa che il nemico vuole prendersi per il riarmo, e che questa sia una conversazione seria con garanzie di sicurezza per la Federazione Russa", aggiunge.

Il presidente russo ripete che Mosca "non intende interferire nelle elezioni presidenziali Usa" e lavorerà "con qualsiasi leader goda della fiducia del popolo americano" e torna anche ad attaccare la Nato, in particolare la Finlandia, che da poco ha dato il suo via libera all'ingresso nell'Alleanza Atlantica. "Non avevamo nemmeno truppe schierate" al confine con la Finlandia, "le avevamo rimosse tutte da lì, dal confine russo-finlandese. Perché hanno aderito alla Nato? 

Questo è un passo assolutamente insensato dal punto di vista della tutela dei propri interessi nazionali. Noi non avevamo truppe lì, ora le schiereremo". Putin infine risponde alle parole del presidente francese Emmanuel Macron, che aveva parlato della possibilità di inviare truppe di terra occidentali a combattere in Ucraina: "i militari dei Paesi occidentali sono presenti in Ucraina da molto tempo", dice Putin, secondo cui la loro presenza "non cambierà comunque l'esito" della guerra.

 

Fonte Agi e varie agenzie

 

 

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