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Ieri il ministro Alfano è stato presente a Melicuccà di Dinami (VV) e come di consueto nel mondo politico, non è mancata la “sceneggiata napoletana”. Anche Generazione Famiglia era presente, ed insieme a chi davanti al ministro reclamava un minimo di giustizia sociale, noi eravamo lì solo per ricordare ad Alfano il tradimento che ha avuto nei confronti del popolo del Family Day, e per cercare ancora una volta di smuovere la sua coscienza di dichiarato cattolico, affinché si renda conto dell’errore commesso votando a favore delle unioni civili, e forse riesca a rimediare il 9 maggio quando per quest’ultime sarà avviato il processo definitivo. Per ora sappiamo che Alfano ha tradito e che insieme al compagno Renzi non hanno mosso un dito contro l’utero in affitto. Noi di Generazione Famiglia abbiamo fatto arrivare il nostro messaggio ad Alfano, prima con uno striscione che recitava: “C’è chi difende la famiglia e chi difende al poltrona, Alfano ci ricorderemo!!!”, poi con un’attività di volantinaggio, e quando ha preso in mano il nostro volantino la sua risposta testuale e simil-strafottente è stata: “se non era per me avrebbero fatto le adozioni (gay)”. Possiamo dire che se non fosse stato per lui non avremmo proprio avuto questa legge che porterà ad una rottamazione e demolizione della famiglia naturale, è questa la dura realtà con la quale oggi ci confrontiamo e per la quale lottiamo. Qualunque sia l’esito, noi di Generazione Famiglia insieme a tutto il popolo del Family Day non ci fermeremo e continueremo a lottare per mantenere la famiglia fondata su vere basi antropologiche, etiche e morali. Noi non vogliamo che la famiglia naturale sia distrutta e non vogliamo che ci sia la programmazione di bambini orfani di madre o di padre.

Tempo d’estate, tempo di vacanze. Come si attrezza la Calabria? Giovedì scorso la Federalberghi Calabria, con il suo direttivo al completo si è riunito al Villaggio Stromboli, per anticipare le tematiche da trattare e sottoporre al Governatore della Calabria, Mario Oliverio e ai direttori generali dei dipartimenti Ambiente e Turismo nel corso della Conferenza regionale del turismo, che si è svolta nel pomeriggio di gioveì presso il complesso di Troppa Hotel Rocca Nettuno.

Di quanto deliberato dal direttivo si è parlato durante la tavola rotonda con gli operatori del settore e la politica del territorio per confrontarsi sulle criticità, ma soprattutto per registrare gli interventi e le azioni da compiere per un rilancio del comparto, che possa favorire sviluppo e crescita.

Viabilità, trasporti, ambiente i temi attorno ai quali dirigenti, tecnici e governatore della Regione hanno fatto quadrato, con l’idea di favorire un processo capace di rendere il turismo il settore trainante per l’economia della Calabria.

I funzionari regionali e il governatore Mario Oliverio hanno ragionato sul tema, anche con la partecipazione dei sindaci della costa vibonese e dei vertici di Federalberghi.

Tra i vari interventi, tutti costruttivi e ricchi di contenuti, ci sono da sottolineare quelli di Maria Cristine Born, presidente di Federalbreghi Vibo Valentia, e del presidente regionale, Vittorio Caminiti, il quale ha spiegato le ragioni per cui le strutture ricettive guardano con attenzione, ma anche con preoccupazione, le criticità che attraversano il settore, a cominciare dall’elevata tassazione: “Paghiamo   un prezzo enorme, reso ancor più gravoso dal fatto che certe imposte, come l’IMU e la TASI, sono dovute anche in relazione ai periodi di bassa stagione”.

E’ stato portato all’attenzione di tutti il decalogo redatto da Federalberghi contenente le azioni che ogni Comune della Calabria dovrebbe intraprendere per poter essere considerato a “vocazione turistica”.

Filomena Greco, presidente di Federalberghi Cosenza e vice presidente regionale, si é fatta carico di sostenere l'iniziativa in particolar modo nella provincia di Cosenza. A sostegno della categoria che rappresenta, giudica positiva l’esperienza del confronto, soprattutto coi sindaci: “Dobbiamo convincerci che alla base di ogni modello di sviluppo c’è sempre uno scrupoloso riguardo per il territorio che incide sulla qualità della vita delle persone. Curare l’ambiente significa innescare una serie di ricadute positive sul turismo  che vive soprattutto di “bellezza” e di decoro. Turismo e ambiente naturale sono legati l’uno all’altro a “doppio filo”. L’ambiente integro è, per il turismo, un forte motivo di attrattiva. E l’attrattiva crea sviluppo. Per tutti”.

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Illustrato il progetto di valorizzazione territoriale delle due Associazioni che mira a mettere in rete le eccellenze, nella loro interezza ed unicità. Non solo spiagge e mare, ma beni museali ed archeologici, naturalistici, benessere e fitness, artigianato, eventi, sport, arte, cultura, tradizioni, gastronomia e servizi.

La strategia è chiara, offrire una mappa del “buon vivere” al turista che si appresta a trascorrere un periodo di relax nelle nostre strutture ricettive.

Consultando il sito “Itineraritaly” il visitatore saprà cosa fare, dove andare e più in generale, come riempire di esperienze personalizzate la sua vacanza che sia estiva o invernale, che si tratti di turismo balneare o religioso, culturale o sportivo, la risposta sarà on line 24 su 24.

La presentazione di ITINERARI è stata curata dall’ideatore del Progetto, Presidente di Confindustria Crotone, Michele Lucente, alla quale hanno preso parte i Presidenti territoriali, Pippo Callipo e Michele Catania coadiuvato da Giampaolo Masciari, Monsignor Vincenzo Varone per la Diocesi, il Sindaco di Vibo Valentia, Elio Costa e gli Assessori al commercio ed al bilancio, il Presidente della Camera di Commercio, alcuni rappresentanti dei comuni della costa, le Associazioni di Categoria, ITALIA NOSTRA, FAI ed il Club Unesco, il Sistema Bibliotecario Vibonese, il Rotary Club e la Rete Agroalimentare Calabria di Gusto.

Per gli operatori del settore ITINERARI, muovendo dall’esistenza di luoghi e contenuti turistici, esalta l’importanza di valorizzare a 360° il turismo, promuovendo il territorio come destinazione multi-prodotto e dando la possibilità di accedere anche alle piccole realtà, a costi davvero contenuti, ad un sistema di e-commerce e di e-booking.

Soddisfazione è stata espressa dal Presidente Pippo Callipo, che ha evidenziato come dalle collaborazioni e dalle sinergie, possa nascere un nuovo modo di mettere a sistema i diversi turismi che, con pari attenzione, devono essere sviluppati per rendere maggiormente attrattiva, lungo tutto il corso dell’anno, la destinazione Vibo Valentia.

Di pari idea il Presidente della Confcommercio, Michele Catania che ritiene, specie in questo difficile momento per il settore commercio, indispensabile mettere in atto azioni strutturate e mirate a valorizzare l’offerta dei tanti esercizi commerciali, che possono spingere i consumi dei prodotti made in Calabria, in una logica di promozione del turismo e delle lavorazioni artigianali di qualità, che questa terra sa esprimere.

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La scomparsa di Gennaro Prostamo, Mastro Luzzo, segna la fine di una vera e propria epoca di sartoria a Briatico. Ora, in paese, non ci sono più sarti, era l'ultimo vero "mastru custureri".

Mastro Luzzo aveva da sempre il suo piccolo laboratorio sartoriale, con il manichino di legno, il grande specchio leggermente inclinato, l'asse da stiro con il ferro professionale, la macchina da cucire nera, rigorosamente Singer e a pedale, le grandi forbici da sartoria, rotoli di filo da imbastitura e rocchelline colorate di mille colori. Era davvero un bravo sarto Mastro Luzzo, la porta della sua sartoria era sempre aperta a tutti, per piccoli lavori di accorciatura, di pantaloni e gonne da riparare, di cerniere lampo scarrellate da sostituire, di lavori di rifinitura, per bottoni ed automatici da cucire, per mille altre scuciture da risolvere... ma la sua vera professionalità la si poteva osservare quando, da un pezzo di stoffa arrotolata, tirava fuori un classico abito da sposo, un vestito scuro e raffinatissimo, cucito su misura. Gennaro Prostamo era nato a Briatico il 18 ottobre del 1936, apparteneva ad una antica famiglia di Briatico storicamente dedita alla pesca, lui invece, sin da ragazzino, aveva scelto di andare dal Mastro. In quel tempo, negli anni Quaranta, ogni sarto aveva il proprio nutrito gruppo di discepoli, poi in realtà solo i migliori diventavano veri sarti per tutta la vita. Mastro Luzzo era stato allievo, con l'amico Bruno Galati di Mandaradoni, del mitico Mastro 'Ntoni, di Antonio Bonaccurso. Poi, successivamente, Prostamo era emigrato, si era spostato a lavorare al nord, a Venezia. Nella città lagunare Gennaro Prostamo si specializza e lavora nell'atelier di Alviano, un sarto del tempo. Ritornato a Briatico dopo dieci anni, apre un suo laboratorio sartoriale, si sposa, diventa padre di due figli, Saverio e Giuditta. Una personalità mite e silenziosa quella di Gennaro Prostamo, un uomo rispettoso di tutti, riservato, serio, ben voluto da chi l'ha conosciuto, disponibile, onesto e comprensivo. Con il suo metro giallo appeso sempre al collo, il mastru custureri Prostamo è l'uomo dai modi garbati, il sarto puntuale e preciso che diventa molto ricercato, la sua clientela all'epoca è davvero variegata, dal contadino all'operaio, dal nobile marchese al professionista vibonese. Per lui a Briatico arrivavano in tanti, da Pizzo, Vibo Valentia, Tropea, da tutta la provincia ed oltre. Per mastro Luzzo il mestiere del sarto era, ogni volta che doveva cucire un abito maschile, una giacca e un pantalone, un impegno di serietà ed un viaggio appassionato e affascinante. "Vestire donne e uomini non è cosa da poco", diceva che "in un abito devono fondersi estro e abilità, creatività e gusto". Nel paese e nel circondario di Briatico erano presenti tante piccole sartorie con sarti che lavoravano pazientemente con gli stessi antichi strumenti di lavoro di sempre, dietro il grande bancone in legno o sulla soglia della sartoria, affacciati direttamente sulla strada. Gennaro, la sua bella macchina da cucire nera "Singer", con le scritte dorate, la preferiva di gran lunga alle nuove macchine elettriche. Mastro Luzzo nella sua vita ha cucito tante giacche, pantaloni, cappotti e camicie su misura, da uomo e da donna, nell’inconfondibile ed inimitabile stile classico italiano, abiti rigorosamente realizzati e rifiniti a mano, utilizzando solo tessuti italiani di alta qualità. Il bravo sarto briaticese sceglieva i tessuti, pensava al tipo di colletto e ai polsini da inserire, al modello, alla sua vestibilità, e poi le piccole rifiniture, i bottoni e le asole, le iniziali del nome da ricamare. I capi cuciti da Mastro Luzzo erano davvero unici, realizzati sempre su misura, diversi uno dall'altro. Una volta prese le misure al cliente, Prostamo realizzava il vestito, senza alcun cartamodello, soltanto utilizzando gessetto e squadretta, un abito imbastito con ago e filo, senza l'uso di spilli. Poi la prova e la cucitura, ben quattro lunghi giorni di lavoro per una giacca. Una giacca per un abito raffinato, perfetto, da alta moda. Oggi, con la sua scomparsa, si perde l'ultimo dei sarti di Briatico, rimangono i suoi capi cuciti con passione, tantissimi ricordi, le belle foto (che pubblichiamo) del reportage di Pino Albanese e si ripensa nostalgicamente agli altri mitici componenti di una famiglia di una vera e propria epoca sartoriale, formata da Francesco Francica, detto Cicciu 'u Russu, da Mastru 'Ntoni Bonaccurso, da Nicola Calzone, da Mastro Peppino Limardo, da Mastro Nino Scarmato e Mastro Cono Bagnato di San Costantino, da Fortunato Polito di Paradisoni detto Mastro Nato, da Antonino Lo Giacco di Paradisoni, detto Mastro Nino che, a sua volta, era cresciuto nella bottega di Mastro Antonio Vasapollo, dal sarto Francesco Pietropaolo di Sciconi, morto a più di cento anni e, pian piano, la storia scende profonda nelle antiche generazioni di sarti provenienti dalla Briatico dell'Ottocento.

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Rigore dei conti pubblici e stabilità dei prezzi, per il perseguimento del pareggio di bilancio, con il conseguente contenimento dell'inflazione. Il modello economico adottato negli Stati membri dell'Unione europea, di matrice tedesca, anziché portare alla crescita, ha determinato un reale rischio di insolvenza. La politica dell'austerity ha generato il più grande “crimine della democrazia”. In nome e in forza di numerosi trattati internazionali, agli Stati membri è stata preclusa la possibilità di emettere autonomamente moneta, così vietando la monetizzazione dei debiti sovrani. Una situazione nell'ambito della quale l'unico dato che si attesta in crescita è il tasso di disoccupazione. Affinché il trend possa essere invertito, è necessario che gli stati adottino precisi strumenti.

Il Governo formato per un giorno al liceo “Capialbi” di Vibo Valentia e intervistato da studenti-giornalisti, nella specialissima edizione del Tg “Capialbi”, andato “in onda” al Sistema bibliotecario vibonese per il Festival per l'economia, ha prospettato interventi e soluzioni. “Espandere i limiti del deficit – ha detto il premier a palazzo Chigi – consentirebbe di uscire dalla situazione in cui ci troviamo oggi”. Un discorso pronunciato in conferenza stampa, dal presidente del Consiglio in pectore insieme con i propri ministri. Ruoli tutti rivestiti dagli studenti che, con spirito critico, hanno cambiato la linea dell'esecutivo in ambito economico. Alessandro De Salvo, referente nazionale della scuola economica Mmt e organizzatore dell'evento, ha ospitato nella sua iniziativa l'istituto diretto dal preside Antonello Scalamandrè. “Nel nostro istituto – ha detto il dirigente scolastico – abbiamo un indirizzo economico-sociale. Il percorso valorizza il diritto e l'economia. La speranza è che attraverso questi studi possa nascere in Calabria una classe imprenditoriale sana, dove vengono occupati i bravi, abbandonando logiche clientelari in favore della meritocrazia”.

Occupazione e formazione scolastica si legano in una trattazione comune che nel Festival vede collegate tematiche e questioni sociali, oltre che economiche. “Gli input che vengono dal Festival – ha spiegato De Salvo – non sono solo divulgativi: abbiamo degli obiettivi concreti”. E concreto è il piano proposto dal team di Scenari economici, diretto da Paolo Savona, per ripensare l'Italia, fuori dal contesto europeo. Un piano B, presentato da Maurizio Gustinicchi del blog economico e introdotto dal giornalista Tonino Fortuna, da attuare nel caso in cui sia necessario uscire dall'Euro. Il piano focalizzandosi sull'analisi del contesto, definisce come debba avvenire l'allontanamento dall'euro-zona, riconsegnando allo Stato la sua piena sovranità monetaria. Questo perché si ritiene che crisi e occupazione dipendano da assenza di liquidità. Ma uscire dal sistema-euro può fare paura, ecco perché è stata vagliata anche un'altra opzione, che va verso l'immissione di una moneta “fiduciaria”. Si tratterebbe di affiancare a quella esistente un'altra moneta, accettata dallo Stato per il pagamento delle tasse. Una doppia circolazione, in buona sostanza, sull'esempio di molti popoli antichi.

Le dinamiche economiche, però, sono anche determinate dai comportamenti della società, in cui spesso si trova la chiave dell'andamento generale e dalla sua corretta lettura. Di psicologia economica e monetaria ha parlato il professore Luigi Ferrari, docente di psicologia delle condotte finanziarie dell'università “Bicocca” di Milano, il quale ha spiegato come i sentimenti e i comportamenti delle masse definiscano l'andamento dei mercati finanziari.

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Full immersion nel mondo delle politiche attive e dei servizi per il lavoro nel pomeriggio vibonese. Al Festival per l’Economia, al 501 Hotel, si è affrontato l’argomento con ospiti d’eccezione: Maurizio Del Conte, presidente Anpal, Associazione nazionale per le politiche attive del lavoro; Francesco Duraccio, vice presidente “Fondazione consulenti del lavoro” e Giuseppe Buscema, esperto fondazione studi “Consulenti del lavoro”. Come emerso dai lavori, l’impronta del legislatore ai tecnici è stata chiara: intervenire sulle rigidità nel mercato del lavoro, sull’astrattezza della fase di disoccupazione e sul riordino degli ammortizzatori sociali. Con il termine “Politiche attive del lavoro – ha evidenziato Duraccio– si intendono misure, progetti, incentivi che hanno come obiettivo il favorire l’entrata nel mondo del lavoro”. Il Jobs act pone le basi per una gestione delle politiche attive pari agli altri paesi europei: “Noi abbiamo servizi per l’impiego, incentrati nella mani del pubblico, che non hanno dato grossi risultati”. Nell’ultimo ventennio, politiche fortemente assistenzialistiche avrebbero “diseducato al lavoro”. Oggi il disoccupato, che percepisce indennità, viene accompagnato in un percorso di formazione tendente alla rioccupazione (altri strumenti previsti: l’assegno di ricollocazione). Per Del Conte risulta “fondamentale il sistema informativo, che metta in comunicazione tra loro le banche dati, per avere una fotografia precisa del lato domanda e lato offerta del lavoro, a livello nazionale”. Invertire la rotta, dunque, presuppone sia la responsabilizzazione dei soggetti in stato di disoccupazione, che dovrebbero adoperarsi fattivamente per la ricerca di una nuova posizione occupazionale; sia la creazione di un sistema virtuoso di rete tra operatori pubblici e privati.

Di Europa e professioni, invece, s'è parlato con Marina Calderone, presidente del Comitato unitario delle professioni; Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro all’Università Bocconi e Stefania Tamburello, giornalista del Corriere della Sera. Evidenziati alcuni aspetti relativi alle professioni ordinistiche, al valore sociale loro riconosciuto e alle nuove forme di formazione obbligatoria, indispensabili per la crescita del professionista ed il suo continuo aggiornamento. Negli anni come sono cambiate le professioni? La Calderone ha evidenziato le mutazioni del mercato di lavoro: “Il mondo delle professioni ordinistiche (27 sono gli ordini in Italia) dà grandi segni di vitalità – ha dichiarato aggiungendo - I lavoratori intellettuali, usciti dal percorso studio universitario preferiscono mettersi in gioco”. E se è vero che il lavoro autonomo vero deve essere di qualità, come ha rimarcato Del Conte, “bisogna creare un sistema di regole per il lavoro autonomo diverse da quello del lavoro subordinato, perché si tratta di realtà diverse”.

Evento clou della giornata, il dibattito con l’economista Warren Mosler e il docente Unical, Damiano Silipo che ha preso le mosse da un quesito di fondo: “Piena occupazione e stabilità dei prezzi sono obiettivi raggiungibili anche in Eurozona?” “La Bce - ha esordito il docente dell'Università della Calabria Damiano Silipo - ha ricoperto bene il ruolo di prestatore di ultima istanza, salvando alcune banche dal fallimento ma non si può dire lo stesso per quanto concerne la capacità di creare crescita e occupazione, tanto che ci troviamo siamo in una situazione di deflazione”. Quindi analizzati gli effetti delle scelte della Banca centrale che, a suo giudizio, non sarebbe riuscita nemmeno a influenzare la variabile dell’inflazione attesa, non producendo, di conseguenza, effetti sull’inflazione effettiva.

Lo studio di Silipo e Mosler “Maximizing Price Stability in a Monetary Economy”, è una proposta compatibile con i trattati Ue e con le attuali funzioni della Bce. Al centro, la determinazione dei salari e dei prezzi, tramite i quali la Banca centrale europea interverrebbe nell’anello precedente – quello dei salari- influenzando i prezzi. Uno strumento in più, aggiuntivo, come lo ha definito Mosler: “Il problema è la disoccupazione, se non fosse all’11 per cento questa sala sarebbe vuota. Il problema dal loro punto di vista (Ue) si risolve variando l’inflazione. Secondo loro, aumentare i tassi di interesse, farebbe rallentare l’economia e crescere la disoccupazione. Se, viceversa, i tassi diminuiscono, la disoccupazione e quindi l’inflazione aumenta”. Troppo rischioso per le aziende, secondo la visione dell’economista, assumere disoccupati. Se una persona lavora, è possibile valutare se affidabile o meno e quindi se assumerlo o meno. La riserva di disoccupati non funziona quando l’economia va bene. Perciò se l’economia va meglio, la disoccupazione non diminuisce.

“La nostra proposta – ha aggiunto Mosler – prevede che la Bce finanzi un piano di lavoro (di transazione), al fine di aiutare la transazione tra disoccupazione e occupazione nel settore privato, mantenendo piena occupazione e stabilità dei prezzi”. Nuovi strumenti di politica monetaria potrebbero adottarsi dalla Banca centrale europea, per riportare l’inflazione al 2 per cento l’anno.

Un appuntamento a più voci, moderato dalla giornalista Tamburello, realizzato con Alfredo D’Attorre, parlamentare; Rosario De Luca, presidente nazionale della “Fondazione studi consulenti del lavoro” e Anna Maria Grazia Variato, docente di Economia monetaria presso l’Università di Bergamo.

Una riflessione sui “Mercati finanziari, bolle ed instabilità: chi decide realmente il nostro destino?”. Ha caratterizzato l'ultimo appuntamento pomeridiano con Luigi Ferrari, docente di psicologia delle condotte finanziarie all’Università Bicocca, Giovanni Zibordi, strategist Cobraf.com e Francesco Romano, dottore commercialista.

In chiusura di giornata, la performance musicale del gruppo “Ars Populi”, nella sede del Sistema bibliotecario vibonese.

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