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Costa Concordia, candidamo il porto di Crotone

Archiviata la straordinaria impresa di raddrizzamento della Costa Concordia, costata oltre 600 milioni di euro, molti porti italiani si candidano a ospitare le operazioni di rottamazione.

Anche in questo caso si prevedono poderosi investimenti indispensabili a consentire un opera mai fatta in passato, e indispensabile ad allocare migliaia di tonnellate di rifiuti speciali e recuperare altrettante migliaia di tonnellate d’acciaio.

Non è cosa da poco.

Si tratterebbe di un investimento di centinaia di milioni di euro per rendere, uno dei porti in lizza per questo lavoro, l’ultimo attracco di questa meravigliosa quanto sfortunata nave.

Ma non solo.

I lavori renderebbero il porto individuato, idoneo a essere utilizzabile per lavori eccezionali, unico nel suo genere.

Abbiamo avuto coscienza, solo dopo questo episodio, che in Italia, non vi sono porti pienamente attrezzati a tali compiti, in cui eseguire lavori di recupero, di ricostruzione, di demolizione, di smantellamento e di smaltimento di carcasse ferrose di grandi dimensioni.

Il porto in questo momento più accreditato per l’operazione, Piombino, avrebbe bisogno di 150 milioni di euro di nuovi lavori ed infrastrutture per poter accogliere il relitto.

Ed intanto anche porti lontani, come quello di Amsterdam e Rotterdam hanno già avanzato la loro disponibilità a poter accaparrarsi l’affare.

Il preambolo era necessario per proporre quello che, agli occhi dei più, potrebbe sembrare una pura provocazione.

Candidiamo il porto di Crotone a svolgere questa grande operazione ambientale, per una serie di valutazioni in parte economiche, in parte geopolitiche e in parte sociali.

150 milioni di investimento pubblico, comunque da fare in qualsiasi altro porto, servirebbero per creare una struttura sul lato ionico italiano che permetterebbe all’Italia di avere, in pochi mesi, un porto industriale di grandi dimensioni non solo perfettamente funzionante ma legato alle rotte più trafficate del mediterraneo, facendo di Crotone un vero porto “Hub”, capace di intercettare traffici pesanti dal medio oriente e da tutto il nord Africa.

Allo stesso modo renderebbe centrale, in un ottica federalista, il bacino ionico italiano, come una nuova macro regione economicamente circoscritta, che andrebbe a sostituire la presenza concomitante di 10 provincie (enti istituzionali), con un nuovo soggetto geo-politico.

Il porto di Crotone, al contrario di tutti gli altri candidati, ha il “pregio” di essere del tutto inutilizzato e di non essere incastonato nella città.

È provvisto di ampie banchine, di ampie vie di fuga, di collegamento con la rete ferroviaria, di un’area molto vasta al servizio, ex industriale e ancora non bonificata, che potrebbe essere utile per quei lavori non del tutto “ad impatto zero”, che seppur facendo rinviare di qualche anno la questione bonifica (ma siamo davvero certi che comunque sarebbe stata conclusa nei tempi?) non solleverebbe grandi questioni ambientali normali in qualunque altro posto.

Si potrebbero creare, insieme alle strutture di demolizione, strutture tecnico scientifiche, di ricerca, una sorta di facoltà universitaria di scopo, che accoglierebbe immediatamente centinaia di studenti, scienziati, giornalisti e esperti del settore, che consentirebbe di rendere immediatamente vivo il territorio, e che con un minimo investimento, potrebbe essere mantenuto anche dopo la conclusione della demolizione, oltre che creare un eventuale museo dedicato alla nave e il terminal crociere, di cui si parla ormai da tempo.

Questo meccanismo, come hanno già avuto modo di comunicare gli esperti, ma soprattutto il sottosegretario allo sviluppo del governo italiano, creerebbe oltre mille posti di lavoro solo per la rottamazione del relitto, per un periodo di oltre due anni, oltre agli altri creati dall’indotto per la fusione dell’acciaio e per il suo trasporto.

Penso sia giunto il momento di chiedere a tutti coloro che ne hanno capacità, siano essa politica, economica e organizzativa, di farsi “quattro conti” e fare squadra: Regione, Comune, ma soprattutto Governo Italiano ed ENI.

Non sarà una opportunità di quelle che ti cambiano la vita per sempre, ma è sicuramente è una di quelle chance che vanno accuratamente verificate: subito, senza tentennamenti e soprattutto senza paura.

Senza dimenticare che energia a basso costo e grave questione sociale potrebbero spianare la valutazione definitiva.

Se è vero che i sopravvissuti dai naufragi hanno paura a tornare in mare, Crotone deve ancora mettersi in salvo dal suo naufragio economico e quindi potrebbe essere la situazione più favorevole per salvare anche la sua popolazione alla deriva.

 

Luigi Monaco

Consulente economico

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