Tra le ipotesi di pace: l'Italia tra i Paesi garanti di neutralità

Quattro passaggi e la base giuridica del capitolo VII della carta delle Nazioni Unite, quello riguardante le minacce alla pace. Sono questi i riferimenti che i Paesi garanti della neutralità ucraina, tra cui potrebbe esserci l'Italia, come ribadito anche oggi dai negoziatori di Kiev ai colloqui di Istanbul, dovrebbero avere nel caso in cui si arrivasse ad un trattato internazionale sul suo status.

Giorni fa, lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi aveva detto che l'Italia era stata richiesta come garante dall'Ucraina e dalla Russia. "Il contenuto esatto di queste garanzie è ancora presto per definirlo: dipenderà dal risultato dei negoziati fra Russia e Ucraina”, aveva spiegato Draghi. “Saranno garanzie che prevedono che le clausole negoziate siano attuate: la pace, il tipo di neutralità che l'Ucraina avrà, lo status delle regioni e via dicendo. Dipende dal contenuto dei negoziati"  

Nel weekend, il ministro italiano degli Esteri Luigi Di Maio ha ribadito in più occasioni la disponibilità dell’Italia a contribuire alla fine del conflitto in Ucraina e a fare da “garante” della neutralità del Paese. L’ex leader del M5S non ha spiegato cosa comporterebbe questo ruolo nel concreto, ma non è il primo politico a menzionare, e pare che la Turchia sia a lavoro per organizzare un vertice coi leader dei Paesi che potrebbero assumersi questa responsabilità

Intanto nelle ultime ore si è tornati a parlare di questa repubblica filorussa per via di un'indiscrezione diffusa dallo Stato maggiore ucraino e riportata da Ukrainska Pravda. Secondo Kiev, "è stato intensificato il lavoro per mobilitare unità di truppe russe con sede nel territorio della regione transnistria della Repubblica di Moldova al fine di condurre provocazioni e svolgere azioni dimostrative al confine con l'Ucraina"  la piccola repubblica separatista filorussa potrebbe essere la nuova frontiera del conflitto tra Mosca e Kiev. Un corridoio che potrebbe portare le truppe russe direttamente al porto di Odessa

Da quando la Russia ha avviato l’invasione dell’Ucraina, scatenando un conflitto che va avanti da più di un mese, si guarda con sempre più attenzione a quello che succede in Transnistria. Si tratta di un territorio che si trova tra l’Ucraina e la Moldavia, fa ufficialmente parte di quest’ultimo Paese ma all’inizio degli anni Novanta si è autoproclamato indipendente e ha poi chiesto di essere annesso alla Russia  

A guardarla in quest’ottica, la Transnistria è una sorta di corpo estraneo collocato tra due realtà politiche e culturali “aliene”. È per questo motivo che, all’indomani del crollo dell’URSS, quando la Moldavia e l’Ucraina dichiararono la loro indipendenza, la Transnistria, che fino a quel momento aveva avuto una sua collocazione all’interno dell’Impero Sovietico, divenne una zona ad alta tensione. La comunità russofona, che rappresenta il 90% della popolazione, denunciò gravi discriminazioni e violenze nei suoi confronti, tanto che nel 1992 si scatenò una guerra tra secessionisti della Transnistria e la Moldova. La prima appoggiata dalla Federazione russa e – oggi fa sorridere amaro - da volontari ucraini, mentre la seconda dalla Romania. È stato classificato come un conflitto a bassa intensità, ma ha comunque provocato 4mila morti, e si è concluso il 12 luglio di quell’anno con un cessate il fuoco e il dispiegamento di forze di peacekeeping russe, rumene e transnistria.

Nel territorio si trovano al momento circa 1.500 soldati russi e si ritiene che questi movimenti di truppe siano finalizzati a "dare una dimostrazione di disponibilità per un'offensiva e possibili ostilità contro l'Ucraina". Come ricorda l’Agi, la repubblica si trova infatti a ovest di Odessa e potrebbe essere un fronte alternativo per attaccare la città portuale, dopo il fallimento dei ripetuti tentativi russi di aggirare Mykolaiv, a Est 

La notizia è stata commentata dal Ministero degli Esteri moldavo, citato da Ukrainska Pravda. "Le istituzioni statali responsabili della Moldavia stanno monitorando da vicino la situazione della sicurezza nella regione. Al momento, non ci sono informazioni che confermino la mobilitazione delle truppe in Transnistria", si legge nella nota in cui si afferma anche che le autorità continueranno a monitorare e scambiare informazioni con i partner per garantire la sicurezza dei cittadini  

Secondo quanto riporta il Financial Times, anche le autorità della Transnistria hanno negato questo scenario definendo le informazioni diffuse da Kiev “assolutamente false” e dichiarando che “tutte le unità militari presenti nel territorio sono in dispiegamento permanente e svolgono le attività in una modalità operativa standard”. Secondo la loro versione, anche quelle in programma sarebbero state anzi “deliberatamente minimizzate” per evitare di aumentare la tensione  

Intanto l 'orrore della guerra mostra, dunque, il suo volto più crudo con il massacro dei civili compiuto a Bucha, da dove emergono centinaia di cadaveri. "L'Unione europea condanna con la massima fermezza le atrocità commesse dalle forze armate russe in una serie di città ucraine occupate, che ora sono state liberate". Lo afferma l'alto rappresentante della Ue per la politica estera Josep Borrell in una nota. "L'Ue continuerà a sostenere fermamente l'Ucraina e avanzerà con urgenza nell'elaborazione di ulteriori sanzioni contro la Russia".

Per Kiev è genocidio, mentre Mosca nega, affermando che si tratta di una provocazione degli ucraini per bloccare i negoziati. La Russia ha respinto oggi "categoricamente" tutte le accuse sulla strage di civili a Bucha: lo ha fatto sapere il Cremlino. "La situazione a Bucha è una messa in scena dell'Occidente e dell'Ucraina sui social network". A dirlo è il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ripreso dalla Tass.

Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha definito quanto accaduto a Bucha un altro "falso attacco" e ha sostenuto che nella cittadina ucraina alle porte di Kiev è stata organizzata una messinscena.

"L'altro giorno, è stato effettuato un altro falso attacco nella città di Bucha, nella regione di Kiev, dopo che le truppe russe se ne erano andate dalla zona secondo i piani", riferisce l'agenzia russa Ria Novosti.

Lavrov parlava a margine dell'incontro con il vice segretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari Martin Griffiths.
Secondo il capo della diplomazia russa, pochi giorni dopo la partenza delle truppe russe dalla cittadina è stata "allestita una messinscena, diffusa (nell'etere; ndr) attraverso tutti i canali e i social network dei rappresentanti ucraini e dai loro protettori occidentali".

Sulle atrocità a Bucha attribuite ai russi, "queste aree di cui parliamo sono state sotto l'occupazione, sotto il controllo dell'aggressore, delle truppe russe, o sono state bombardate dall'aggressore. Quindi, naturalmente, non c'è nessun altro che avrebbe potuto commettere queste atrocità". Lo ha detto il portavoce dell'Ue Peter Stano interpellato sul fatto che vengano attribuite alla Russia prima dell'esito di un'indagine. "Ovviamente ci deve essere un'indagine", ha aggiunto, già annunciata dalla Corte penale internazionale e l'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani.

Intanto le elezioni di ieri hanno segnato un uno-due alla politica di Bruxelles  che, in altri casi, sarebbe un know-how politico. A Budapest non solo Viktor Orban vince, ma stravince, nonostante tutti i sondaggisti dicessero che sarebbe stata un’elezione combattuta. In questo modo si conferma un detto che in Italia dovremmo conoscere bene: i voti, non i sondaggi, eleggono i deputati.

Anche in questo caso la sinistra viene decisamente sconfitta, anche se i verdi compaiono per la prima volta nella vita politica serba. Tra l’altro Vucic e Orban condividono una “Relazione speciale”

Orban fu cacciato dal PPE e considerato a lungo un Paria politico. ora il suo popolo lo conferma alla guida del paese, il tutto nonostante, o forse per, le sue politiche contro l’indottrinamento LGBTQ e la sua posizione molto moderata nella crisi ucraina. In altri momenti altri politici a Bruxelles avrebbero compreso il segnale, ma quelli attuali Non capiscono , non vogliono capire, non capiranno. Continueranno per la propria strada incuranti dei voti e della democrazia. Nessuno toccherà le loro certezze fino a quando non saranno, fisicamente, cacciati dai loro posti di potere.

Fonti  : Sky 24 / adnkronos / Agi / Ansa e varie agenzie 
 

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